La trappola del bolsonarismo e i limiti del lulismo

Flamínia Mantegazza, Piccolo diario, 2015
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da MIGUEL ENRIQUE STEDILE*

Considerazioni sul libro recentemente uscito di Valerio Arcary

Preso a prima vista, La trappola del bolsonarismo e i limiti del lulismo è l'insieme dei testi pubblicati su vari veicoli, scritti negli ultimi due anni, che coprono proprio la prima metà del terzo governo Lula. Ogni testo può essere letto singolarmente, come originariamente previsto, come un'analisi situazionale, quasi un diario politico testimoniale, degli anni in cui viviamo ancora in pericolo. In altre parole, dopo la vittoria di misura nelle elezioni presidenziali che ha cambiato la correlazione politica, ma non è stata sufficiente a cambiare la correlazione delle forze sociali.

La forza del nuovo lavoro di Valerio Arcary, però, sta nell'essere colto nel suo insieme e nella sua interezza. In questo aspetto si richiama un passaggio del testo “Il fascismo è il vero volto del capitalismo” (1935) del drammaturgo tedesco Bertold Brecht: “Coloro che sono contro il fascismo senza essere contro il capitalismo, che lamentano la barbarie che emerge dalla barbarie, sono come chi vuole mangiare carne di vitello senza ammazzare il vitello. Sono disposti a mangiare il vitello, ma non gli piace la vista del sangue. Si accontentano facilmente se il macellaio si lava le mani prima di pesare la carne”.

In ogni capitolo, Valerio Arcary ci ricorda con forza che l'immutato rapporto sociale di forze significa che l'estrema destra non solo rimane viva, ma anche con capacità di mobilitazione e, tragicamente, con influenza sulla classe operaia. In questo senso è complementare al suo lavoro precedente, Il labirinto reazionario (Pianta, 2023). In ogni momento, ci ricorda che è in questa dura e quotidiana lotta contro questa estrema destra che risiede il compito principale dei tempi in cui viviamo. Questo ci impone di competere nelle strade, nelle reti, nell’immaginazione del presente e del futuro.

Ai tempi di Javier Milei, Donald Trump, Benjamin Netanyahu e Narendra Modi, è ingenuo e delirante credere che una vittoria elettorale sia sufficiente per sradicare questa minaccia. Pertanto, la prima parte del libro, dedicata alla situazione brasiliana, si arricchisce della seconda, dove la situazione brasiliana può essere compresa nella prospettiva delle trasformazioni e delle crisi del capitalismo globale in questo primo quarto di secolo.

Così, pur partendo dalla foga degli episodi, l'interpretazione di Valerio Arcary non corre il rischio di invecchiare perché l'autore, marxista rigoroso, non è dedito ai movimenti di superficie, ma attento alle condizioni strutturali, siano esse in le categorie essenziali dell'analisi marxista, utilizzando la struttura e la formazione economica e sociale della società brasiliana, supportate da dati e interpretazione storica. Come nei suoi lavori precedenti, la scrittura didascalica, senza intenti manualistici, consente al lettore di appropriarsi non solo dell'interpretazione, ma del metodo di analisi.

Pertanto, come il lettore capirà, purtroppo l’analisi del primo anno del terzo mandato potrebbe essere applicata alla fine del secondo anno, perché in sostanza, a titolo di monito, l’unica possibilità di modificare i rapporti di forza sociali, in uno scenario internazionale controrivoluzionario, sarebbe un’opzione del governo Lula per “governare a caldo”, mobilitando o provocando la mobilitazione popolare e contestando ideologicamente la società. L'opzione di governare “a freddo”, felici che le mani del macellaio siano pulite, fiduciosi che le consegne economiche facciano il lavoro della politica, si traduce in un governo che più spesso indietreggia che avanza, ostaggio degli umori del mercato finanziario e del Centrão .

In quanto leader politico esperto e stagionato, Valerio Arcary non scrive al di fuori delle organizzazioni popolari. Se scrive nella foga del momento, scrive anche nella foga dei dilemmi degli attivisti come lui. E quindi, quando elenca le possibilità di lotta sociale, non lo esternalizza o lo raccomanda ad altri, lo offre a se stesso e alle organizzazioni in cui lavora o ha influenza. Non è quindi un analista irresponsabile e sa che nelle analisi situazionali non prevalgono i desideri o le idealizzazioni, ma sempre la correlazione delle forze.

Ciò non fa di lui un sostenitore della politica del “ciò che è possibile”. Al contrario – e per questo la terza parte del libro è complementare alle precedenti – ha sempre come orizzonte il socialismo e, come si conviene ai buoni leader, senza teleologia né pessimismo, ma prendendo come presupposto il dato della realtà, allo stesso tempo chi ha la sensibilità per percepire azioni e valori, come l'internazionalismo, che sono presenti nei nuovi movimenti o espressioni della sinistra e che possono essere embrionali di una nuova fase di lotte e organizzazioni popolari.

Valerio Arcary non scrive per ricordare il passato, anche se lo fa, né per lasciare tracce per il futuro. Il suo destino è il presente, intervenire mentre c'è tempo affinché la lotta sociale possa apportare un cambiamento nel corso deplorevole in cui ci troviamo. La sua attenzione è focalizzata su ciò che la società e la sinistra emergeranno se riusciremo – o meno – a superare l’eredità dell’estrema destra e i limiti del lulismo.

*Miguel Enrique Stedile Ha un dottorato in storia presso l'UFRGS ed è membro del gruppo di coordinamento dell'Istituto Tricontinentale per la ricerca sociale.

Riferimento


Valerio Arcario. La trappola del bolsonarismo e i limiti del lulismo. San Paolo, Editoriale Usina, 2024, 334 pagine. [https://amzn.to/4hj3zfN]


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