da LEONARDO BOFF*
Per i 730 milioni di persone che soffrono la fame ogni giorno, il desiderio di benessere è continuamente frustrato
Anche nella cupa situazione in cui vive attualmente l’umanità, bisogna sempre porsi la domanda: in che misura l’umanità, tutti i paesi e le persone possono e devono collaborare per raggiungere un benessere minimamente possibile e desiderabile. Per la stragrande maggioranza dell’umanità, con 730 milioni di persone che soffrono la fame ogni giorno, questo desiderio è continuamente frustrato. Ciò rappresenta una disumanità poiché abbiamo le condizioni economiche e politiche per consentire a tutti di vivere dignitosamente. Ma ci mancano cuore e sensibilità verso chi soffre.
Vale la pena avvertire Papa Francesco nella sua enciclica Laudato Sì: sulla cura della nostra Casa Comune (2015), rivolto a tutta l’umanità e non solo ai cristiani: «tutti dobbiamo fare una conversione ecologica globale» (n. 5). Senza questa volontà di cambiamento non riusciremo a superare le minacce che colpiscono la Terra, come il cambiamento climatico e le tragedie che stanno già accadendo.
Potremmo addirittura raggiungere un punto critico, di non ritorno. Ci troveremmo di fronte al collasso della nostra civiltà e persino della nostra esistenza su questo pianeta. Nell'enciclica fratelli tutti (2021) lo stesso pontefice è stato enfatico quando ha detto: «siamo sulla stessa barca; O siamo tutti salvi o non si salva nessuno» (n. 34).
Alimentiamo, però, la speranza Carta della Terra (2003) che “le nostre sfide ambientali, economiche, politiche, sociali e spirituali sono interconnesse e insieme possiamo creare soluzioni inclusive” (Preambolo). Questa è la sfida da affrontare con coraggio.
Chiariamo innanzitutto cosa si intende per “benessere nazionale e planetario”. La risposta non può essere antropocentrica, come se l’essere umano fosse il centro di tutto e l’unico fine a se stesso. Al contrario, è un anello della catena della vita e una parte intelligente della natura. Vale quello che Carta della Terra: dobbiamo «riconoscere che tutti gli esseri sono interconnessi e che ogni forma di vita ha valore, indipendentemente dalla sua utilità per l'essere umano» (I,1.a).
A livello infrastrutturale, il benessere è un accesso equo per tutti ai beni di base come cibo, salute, alloggio, energia, sicurezza, istruzione, comunicazione e tempo libero. Sul piano sociale, è la possibilità di condurre una vita materiale e umana soddisfacente, in dignità e libertà in un ambiente senza violenza, cooperazione, solidarietà e convivenza pacifica. Questo sarebbe il grande ideale per tutta l’umanità e i popoli.
Questo tipo di benessere, che equivale a ciò che chiamiamo bene comune, si applica a tutti i paesi e a tutti i popoli. Ma poiché siamo parte della natura e senza di essa non potremmo vivere, il benessere comprende la comunità biotica, gli ecosistemi e tutti i rappresentanti delle diverse specie che hanno il diritto di esistere, di essere rispettati come portatori di diritti.
Il benessere comprende anche il rispetto del mondo abiotico, come i paesaggi, le montagne, i fiumi, i laghi e gli oceani, poiché con tutti formiamo una grande comunità terrena.
Data la riconnessione di tutti con tutti, la cooperazione tra tutti è la linfa segreta che alimenta il benessere nazionale e planetario nel suo complesso. L’intero pianeta, inteso come superessere che articola sistematicamente il fisico, il chimico e il biologico, consegue il benessere a condizione che l’intero pianeta diventi sostenibile, mantenga l’equilibrio di tutti gli elementi che lo compongono e consegua permanentemente il mantenimento e autoriprodursi. Questo è ciò che significa la categoria sostenibilità.
A Carta della Terra collocare sapientemente i pilastri che sorreggono il benessere comune: un cambiamento della mente e del cuore. Avere cioè una visione della Terra davvero come nostra Madre che dobbiamo amare, rispettare e curare. Un cambiamento di cuore verso la creazione di un legame emotivo con tutti gli esseri, poiché sono i nostri fratelli e sorelle con i quali vivremo in armonia. Il bene comune risulta da un senso di interdipendenza globale tra uomo e natura. Richiede anche un senso di responsabilità universale per il bene comune valido per tutta l’umanità e la natura.
Solo così si potrà raggiungere uno stile di vita sostenibile, che è più di uno sviluppo economico sostenibile, a livello locale, nazionale, regionale e globale, espressione di un benessere possibile e raggiungibile per tutti noi. Forse la più grande sfida umanistica ed etica è creare le condizioni che consentano questo tanto desiderato benessere nazionale e planetario. Questo bene inestimabile va ricercato e costruito giorno per giorno, attimo per attimo per garantirne la possibile realizzazione.
*Leonardo Boff è un ecologista, filosofo e scrittore. Autore, tra gli altri libri, di La giusta misura – Il fattore di equilibrio della Terra (Voci). [https://amzn.to/464Nipp]
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