da BENÍCIO VIERO SCHMIDT*
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Le dichiarazioni di Bolsonaro, in diretta televisiva il 29 luglio, sulle possibilità di frode nel sistema elettorale gestito dalle urne elettroniche, sono state l'ennesima dimostrazione di argomentazioni deboli; in realtà un'operazione supplementare di creazione notizie false.
La Corte Elettorale Superiore (TSE), che ha tre ministri STF (Moraes, Fachin e Barroso) ha reagito prontamente attraverso note tecniche, contestando i sospetti sollevati. Successivamente, lo stesso presidente ha accettato il fatto come prova inesistente.
E' una battaglia immensa, ormai nettamente tracciata, che oppone settori del potere giudiziario alla presidenza della repubblica sull'opportunità e la legittimità delle elezioni del prossimo anno. Questa battaglia allude a una realtà parallela, tipica di giurisprudenza, in costante elaborazione da parte del bolsonarismo militante. Quest'ultimo non è interessato all'ineluttabile riferimento empirico alla legalità e all'efficienza della macchina per il voto elettronico, quanto piuttosto alla ricerca di sospetti e presunte cause ipotetiche della probabile sconfitta del situazionismo nelle elezioni presidenziali.
Il Partito Militare, con quasi 2022 dei suoi quadri sistemati in posizioni dirigenziali, rimane aggrappato agli stessi sospetti, almeno da parte dei suoi vertici (Ministro della Difesa e Capi delle Tre Armi). Un segnale di crisi, da qui all'ottobre XNUMX, che esaspera gli animi della Magistratura e dell'Esecutivo; il Congresso nazionale come cassa di risonanza delle diverse posizioni, alla ricerca di una temeraria e quasi impossibile conciliazione.
La presa in consegna della Casa Civile da parte del Centrão ha molte funzioni. Per i democratici più ottimisti, si tratta di controllo civile sull'aggressività militare, sostenendo le posizioni inquietanti di Bolsonaro, a favore della continuità istituzionale attraverso le normali elezioni del 2022. Per i pessimisti, si tratta di una conciliazione con il clientelismo e il patrimonialismo così costosi per le élite conservatrici in parlamento, con l'obiettivo di salvare un presidente con sempre meno sostegno pubblico; così come un tentativo di coalizzarsi con le élite militari, senza cambiare le regole del gioco. I prossimi mesi determineranno i fattori decisivi di questo processo.
Sempre in agenda per la successione, il Congresso deve spiegare all'STF i rinvii relativi al Fondo elettorale (5,7 miliardi di R$) nella LDO, mentre Bolsonaro ondeggia con un taglio di 2 miliardi di R$. Polemica che coinvolge direttamente i vertici dei partiti, sempre avidi di risorse.
Per quanto riguarda la delocalizzazione dei ministeri e degli organi collegati, si segnala che il taglio del Ministero dell'Economia sottrae circa l'85% delle sue risorse al “nuovo” Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale. Un provvedimento elettorale, che mira a concentrare le risorse sotto il controllo di Onix Lorenzoni.
Inoltre, vale la pena notare l'ennesima umiliazione pubblica da parte di Bolsonaro del suo vice, il generale Mourão; nonché pressioni dell'Esecutivo sul Senato Federale, in vista di nomine di diplomatici, giudici e direttori di agenzie regolatorie, coinvolgendo persone prive di specifiche e comprovate capacità. È lo Stato aggredito da un vecchio e resistente clientelismo.
*Benicio Viero Schmidt è professore in pensione di sociologia presso UnB e consulente per Empower Consult. Autore, tra gli altri libri, di Lo Stato e la politica urbana in Brasile (LP&M).