Il declino istituzionale americano

Immagine: Valeria Possos
WhatsApp
Facebook
Twitter
Instagram
Telegram

da TADEU VALADARES*

L'establishment democratico si trova ridotto, per sua stessa volontà e cecità, al logoro progetto di più o meno lo stesso, solo migliorato.

“E ora il nostro governo / un uccello con due ali destre / continua a volare di zona in zona mentre noi continuiamo a divertirci e a giocare / a ogni elezione / come se importasse davvero chi è il pilota / dell'Air Force One (Loro siete intercambiabili, stupido!)” (Lawrence Ferlinghetti, Uccello Con Due Ali Destre)

Il decadimento istituzionale degli USA, un fatto indiscutibile, interagisce con le altre facce interne della crisi generale che si sta aggravando, un processo che risale a molto tempo fa, almeno dagli anni '70. repubblica delle banane – tende a prendere ritmo, la Cina passa. Promette di seguire salti e limiti, salti e limiti. Forse è già un processo irreversibile. Almeno, così mi sembra.

l'estremismo tutte breve del partito che un tempo si ispirava a Lincoln, alleato dell'altro, ancor più completo, impersonato da Trump e dalla sua barbarie, cristallizzato generando una polarizzazione senza via d'uscita. Da una parte i repubblicani; dall'altra, tutti gli altri. Questo perché l'estrema destra repubblicana – oggi il centro alla Yates è quasi inesistente – ha amalgamato, all'altro estremo ideologico, il partito democratico e l'ancora fragile sinistra che, con Bernie Sanders e i giovani che animano il movimento , ha finalmente ottenuto un'espressione duratura.

Nel frattempo, il stabilimento Il democratico si vede ridotto, per sua stessa volontà e cecità, al malconcio progetto del più o meno uguale, solo migliorato (?). E, sì, è lo stesso che viene proclamato, con arti retoriche, come il nuovo becchino del vecchio repubblicanesimo-trumpismo, nuovo come l'ultima fioritura della fallita strategia clintoniana. Questa, l'essenza della scommessa Biden-Kamala, più tutta la falsa civiltà del mondo imperiale.

Nonostante la sconfitta elettorale, il movimento estremista, le cui due ali principali si rafforzano a vicenda, mette in scena quotidianamente manifestazioni di forza, mostra il suo potere di blocco, esplora nuovi limiti autoritari, che vengono subito superati. Non si nota, in quanto conformano le cronache quotidiane, nulla che indichi che sono i discorsi e i gesti di Trump e della leadership di quello che un tempo era grande, ma che oggi è solo un vecchio partito, limitato esercizio congiunturale, manovra tattica, prefazione , nel mondo dalla ragione astratta, direbbe il fenomenologo dello Spirito e della coscienza infelice, al secondo momento dialettico, molto meno distruttivo.

Al contrario, il Gestalt La repubblica repubblicana che emerge dal tumulto che sono gli Stati Uniti esplode come una figura di strategia di mobilitazione permanente ben congegnata dell'estrema destra, cioè febbre alta, termometro rotto, patologie sociali sciolte, caos duraturo. L'obiettivo che guida questa follia organizzata ci ricorda quello che ci rende infelici... Ma, vista l'impossibilità dello spettacolo, pur continuando a cambiare la realtà definita lo scorso novembre nel piano elettorale, i repubblicani ricorrono a un doppio movimento, a qualcosa dal doppio carattere (o mancanza di…): quello di garantire, ricorrendo a ferocia esplicita, il ritorno del partito alla Casa Bianca, altri quattro anni; e allo stesso tempo per mantenere le relazioni appassionate del Leader con le loro basi di zombi.

Se questo è il panorama visto dal ponte del lungo termine, nel brevissimo termine la determinazione dei rapporti di forza al Senato dipende dai risultati delle elezioni del 5 gennaio in Georgia. Il tabellone della contesa per i due seggi definirà chi dominerà la camera alta, se i repubblicani, come adesso, oi democratici, in questo caso per il voto di Minerva che sarà sistematicamente esercitato da Kamala Harris. Alla Camera dei deputati, messaggio telegrafico ai dimenticati, i democratici hanno mantenuto la maggioranza, ma sono stati alquanto diminuiti. Della Suprema Corte, meglio non parlare. Infine, per quanto riguarda i governi statali, le elezioni sono state favorevoli a candidati che, in entrambi i partiti, si dividono in conservatori, reazionari e arcireazionari.

Non vedo come le dinamiche di questa problematica realtà, il cui impossibile perfetto equilibrio tende al catastrofico, cambieranno sostanzialmente, a vantaggio del Partito Democratico, durante il mandato di Biden. Quale incentivo c'è per i repubblicani a tornare agli anni d'oro dell'intesa tra gentiluomini, tempi mitici che in fondo, ben esaminati, rivelano molta più nostalgia dell'immaginazione di quanto richieda la questione della memoria storica?

Lo sappiamo, la sorpresa e il miracolo accadono. Sorpresa, senza dubbio; miracolo, abolizione delle leggi newtoniane della natura o storia un po' filosofica, direbbe uno spinozista, molto più difficile da realizzare, per non dire impossibile. Ma se almeno per sobrietà lasciamo l'uno e l'altro sullo sfondo, la proposta di Biden – riconciliazione pragmatica all'interno del quadro legislativo in leale dialogo con l'esecutivo, intesa razionale tra repubblicani patriottici e democratici illuminati, governo di unità in ultima istanza – a almeno suscita un sano scetticismo.

Questo voto del cuore generoso, questa composizione instabile tra opposti, va contro il reale corso del mondo che vibra e si impone dentro ciò che quelli di Washington DC basta chiamare circonvallazione, spazio dipendente, il più impotente, nella politica del potere. Tornare a ciò che non è stato equivale a gettare le basi per il futuro ricorrendo all'annuncio, sempre attuale, dell'urgenza del “bene comune”, senza sapere neanche approssimativamente come superare la distanza tra dovere etico-morale di essere e la freddezza dell'essere storico, inevitabilmente permeata dal realismo che risale a Machiavelli.

Per vendicare, l'angelica proposta di Biden chiede molto di più dell'evento a sorpresa. Richiederà la miracolosa sospensione delle leggi naturali del calcolo politico, la cui tendenza propria e predominante, in quest'era di polarizzazione a lungo termine in cui sono entrati gli Stati Uniti, è quella di diluire spietatamente i discorsi e di erodere le pratiche fondate su devoti voti. Tempi interessanti ci aspettano tutti.

*Tadeu Valadares è un ambasciatore in pensione.

 

Vedi tutti gli articoli di

I 10 PIÙ LETTI NEGLI ULTIMI 7 GIORNI

Vedi tutti gli articoli di

CERCARE

Ricerca

TEMI

NUOVE PUBBLICAZIONI