da MARCELO GUIMARÉS LIMA*
Considerazioni democratiche e patriottiche sul paese di uno dei pensatori del capitalismo rastaquera brasiliano
Essere uno scrittore di narrativa in Brasile è dura, molto dura. La realtà supera costantemente l'immaginazione più fertile! Tra noi, i prodotti dell'immaginazione prendono ripetutamente il posto della realtà, cose, fatti, concetti cambiano posto, sottilmente o apertamente, ma sempre allegramente o ridendo, senza molte riserve, senza angoscia, ansia o vergogna. E tutto si confonde in un ingorgo generale dove le identità evaporano, le distinzioni logiche svaniscono, le idee sono malleabili a livelli superlativi, ancorate solo nella cordialità di uno sguardo cordiale e di un sorriso gentile di riconoscimento nelle conversazioni tra intimità che si rispecchiano nel luogo del buon senso di pubblica cordialità.
Siamo, in fondo, un paese surreale ma, purtroppo, il nostro è un surrealismo impoverito da automatismi paralizzanti, infruttuosi, un surrealismo i cui deliri sono facilmente decifrabili nei loro sottili significati, dove i sogni non integrano, ampliano e rinvigoriscono la realtà, ma solo specchio realtà, più che una miseria spirituale relativa, una miseria morale quotidiana.
Un esempio interessante è il recente articolo di Mr. Delfim Netto nel prestigioso Folha de S. Paul, un giornale che finge di essere un portavoce della destra benpensante del Brasile. Nell'articolo il sig. Delfim Netto, economista che fu (tra il 1967 e il 1974, ci racconta il Foglio) onnipotente ministro della dittatura militare tesse la sua molto considerazioni democratiche e patriottiche sul Paese, sulla nostra democrazia, sulla necessità di un progetto nazionale in concomitanza delle prossime elezioni e altre considerazioni caritatevoli.
Tutto questo in un linguaggio, direi, quasi paterno, certamente proprio di un vecchio cittadino con vasta esperienza della vita e della vita pubblica, rivolgendosi ai lettori con un tono di sublime benevolenza e tranquillità. La tranquillità di chi ha fiducia nella propria saggezza e sa che, quindi, deve essere ascoltato, o, naturalmente, non avrebbe il suo spazio nella già caratterizzata prestigiosa pubblicazione. La tranquillità degli ex servitori della dittatura degli affari militari, mai ritenuti responsabili.
All'inizio dell'articolo dell'ex “Zar dell'Economia” sotto il regime militare (così chiamato dai media giornalistici dell'epoca), Mr. Netto dimostra la sua conoscenza della storia moderna del paese, storia in cui è stato una persona molto importante nel suo tempo. C'è stato un tempo, dice, in cui il Brasile era, per così dire, "l'invidia delle nazioni" (nostra espressione qui, non da parte di chi scrive, ma nello spirito della proposta), per i suoi vigorosi tassi di crescita superiori alla media mondiale , tra gli anni '50 e '70 del secolo scorso. A partire dagli anni '80 le cose sono cambiate, le difficoltà si sono accumulate e “siamo precipitati in una dinamica di impoverimento relativo accelerato, che non siamo riusciti a invertire”, scrive.
Di fronte all'attuale impasse del regime golpista in cui viviamo, Mr. Netto scrive militante: “la bassa crescita non è destino” e chiede con insistenza a chi se lo merita, cioè ai candidati alla presidenza nel 2022, un progetto per un Paese che di fatto contempla le enormi difficoltà attuali e offra una guida sicura per il futuro.
E' da notare che il sig. Delfim Netto è stato in prima linea, come ministro dell'Economia, di iniziative e idee coraggiose, di un preciso progetto Paese: quello della dittatura militare. Gli anni in cui Delfim Netto comandava l'economia brasiliana furono gli anni della rinascita della dittatura militare iniziata con il colpo di stato del 1964, anni di censura intensificata, compressione salariale, interventi nei sindacati, nelle università, torture e omicidi di oppositori del regime, regime la cui condizione per l'impianto e la sopravvivenza è stata proprio il sovvertimento dell'organizzazione politica e delle istituzioni del Paese, la tortura ei crimini di repressione generalizzata, la violenza senza limiti. Dal 1964 al 2016, da un regime golpista all'altro, Delfim Netto è un anello di congiunzione oggettivo, che si esprime in questa occasione come mediatore nella sua vasta esperienza politico-amministrativa.
Lo stesso si può dire, nel suo ambito specifico di professionista politico, di Jair Bolsonaro, un ex soldato formatosi nell'ideologia di estrema destra della dittatura degli affari militari, e che oggi offre al Paese, come progetto unico di (mal)governo , l'ideologia anacronistica del generico e provvidenziale “anticomunismo”. Un vero “figlio della dittatura”, nell'espressione con cui il combattivo progressista Leonel Brizola, acerrimo nemico del potere militare, definì Mr. Paulo Maluf nelle lotte politiche dell'epoca.
A Folha de S. Paul, nutrendo le idee di Mr. Delfim Netto e molti altri pensatori e ideologi del capitalismo rasta brasiliano, dà espressione al surrealismo nazionale. Da parte mia, esprimendo le mie scarse doti di profeta, prevedo che quando l'illustre Jair Bolsonaro lascerà la presidenza, si ritirerà dalla politica, avrà anche il suo spazio democratico scrivendo sul famoso quotidiano di San Paolo. Forse anche una rubrica settimanale democratica. Probabilmente scritto da Carlos Bolsonaro e dal suo ufficio comunicazioni. Forse dopo un periodo di lunga vacanza dalla vita pubblica seguendo l'esempio del sig. Eduardo Cunha, agitatore del golpe del 2016. O forse no. Dopotutto, la nostra tradizione e pratica legale è selettivamente cristiana e dedita a perdonare coloro che possono o meritano di essere perdonati per accuse o crimini noti. Nelle parole dell'illustre ministro dell'STF, Alexandre de Morais, la giustizia brasiliana è cieca, ma non è sciocca.
*Marcello Guimarães Lima è un artista, ricercatore, scrittore e insegnante.