Dominio della cultura

Immagine: Clem Onojeghuo
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da LUIS EUSTAQUIO SOARES*

C’è stata una guerra senza e con quartieri che è stata portata avanti almeno dall’11 settembre 2001, con l’obiettivo di trasformare il capitalismo in neofeudalesimo

Panorama

Con Marx ed Engels, considerando il materialismo storico-dialettico, è necessario assumere sempre e dinamicamente la prospettiva epistemologica che non è la coscienza a determinare la realtà e anche che non è la realtà in sé a determinare la coscienza.

Pensare che sia la coscienza a determinare la realtà, sempre in dialogo con Marx ed Engels, significa credere in azioni immaginarie donchisciottesche di soggetti immaginari non meno donchisciotteschi, convergenti con la teologia e, quindi, con il cielo dei principi, senza zavorra nelle relazioni sociali , produzione economica e culturale, storicamente e materialmente situata.

Adottare, a sua volta, il principio che la realtà determina la coscienza significa accettare, sempre in dialogo con Marx ed Engels, che la storia e con essa la civiltà è un insieme di fatti morti, perché questa è stata la realtà del materialismo oligarchico occidentale degli ultimi due anni. e mezzo millennio: guerre di saccheggio, riduzione in schiavitù, servitù e sfruttamento eccessivo, colonizzazione, genocidio.

Interagendo con la seconda e la terza nota presentate, abbiamo: (i) che riguarda forme di rappresentazione del mondo e della vita antirealistiche o idealistiche, tipiche delle circostanze storiche tipiche della tradizione oligarchica occidentale, prive di un rapporto di destino con il totalità dell’essere sociale, tenendo conto delle concrete formazioni economico-sociali in cui siamo ciò che siamo stati effettivamente, oppressori e/o oppressi, a seconda della posizione che occupiamo nell’unità di contraddizione delle lotte di classe.

(ii) Il terzo è empirista o pseudo-realista in quanto taglia e reifica la realtà storica, essendo legato a forme di rappresentazione della natura e delle classi sociali sfruttate, contrassegnandole come vulnerabili, manipolabili e uccidebili; (iii) entrambi, il secondo e il terzo, nascondono la lotta di classe su scala planetaria, nazionale e locale.

(iv) Entrambi naturalizzano ed eternano il passato oppressivo nel presente oppresso, squalificando il prassi individuale e collettivo fondato sulla piena consapevolezza che tutto è storico e, quindi, mutevole, trasformabile; (v) entrambe si incarnano rispettivamente nelle classi oppresse e oppresse (naturalizzandole), nel processo storico reale che è alla base della loro esistenza antirealista (oligarchie, piccola borghesia) e pseudorealista (la classe operaia, quando sottomessa ) esistenze.

L’epistemologia e l’estetica marxiana sono coinvolte, se consequenziali e dialettiche, con l’interfaccia intrinseca, in ogni epoca oligarchica, del rapporto tra anti-realismo e pseudo-realismo, al fine di situare materialmente ciò che conta nell’ambito dell’economia politica estetica ed epistemologica. : realismo scientifico e artistico, considerando i rapporti oggettivi di produzione di un dato periodo storico.

Il materialismo scientifico-estetico è, quindi, realistico ed essere realisti non significa in alcun modo accettare la realtà esistente. Si tratta, al contrario, di conoscerlo e oggettivarlo, nella sua totalità dinamica storicamente costituita, come condizione per trasformarlo collettivamente. Per raggiungere questo obiettivo, è essenziale comprendere come si verificano, sempre oggettivamente, rapporti di produzione antirealisti e pseudorealisti nelle società basate sulla polarità, sull’oppressione e sullo sfruttamento delle oligarchie contro la maggioranza della popolazione e, in ultima analisi, contro gli ecosistemi.

Con questo intendiamo ciò che viene detto: le società basate sui rapporti sociali di produzione, segnate dalla polarità, dall'oppressione e dallo sfruttamento di una minoranza che succhia sangue parassitaria alla maggioranza, sono alienatemente costituite dal rapporto tra antirealismo e pseudorealismo. Il realismo è, quindi, censurato sia per le classi oppresse che per quelle oppresse. E questa censura è effettiva, reale e oggettiva, perché deriva dai rapporti sociali di produzione, allo stesso tempo, per essere ridondanti, antirealistici (posizione materialmente occupata dagli oppressori) e pseudo-realistici (posizione effettivamente vissuta dagli oppressi) , nell'ambito del vissuto immediato, come se avessero le proprie mani che accecavano i loro occhi).

A partire da 2500 anni fa, con l’emergere dell’oligarchia nell’antica Grecia, in interazione con Michael Hudson (2022), le economie dell’Occidente cominciarono a strutturarsi attorno alla figura antirealista dell’oligarca, che imponeva al mondo, da dal periodo coloniale in poi, lo stato di eccezione contro le persone e la natura su scala planetaria, rese impoverite e uccidibili in modo pseudo-realistico proprio perché la realtà (la società stessa) non appartiene loro, sebbene sia prodotta dal lavoro collettivo.

La dialettica tra coscienza e realtà presuppone più dialettica, cioè né coscienza autonoma, né azione immaginaria di immaginari soggetti oligarchici antirealisti; non meno realtà autonoma, per non dire reificata come raccolta di fatti morti antirealisti.

La guerra di classe sarà sempre vinta dagli oppressori quando saranno oggetto di antirealismo e gli oppressi accetteranno la condizione di oggetti passivi nella raccolta di fatti morti, vivendo di fatto come zombie. Nota: è evidente che, in quanto classe oppressa, essere oggetto di antirealismo è una chimera pseudo-realista.

In opere come Contributo alla critica dell'economia politica, di Marx, Anti-Duhring di Engels, Materialismo ed empiriocriticismo, di Lenin, l'epistemologia marxiana acquistò una propria consistenza, opponendosi sia all'antirealismo oligarchico-borghese sia allo pseudo-realismo delle scienze e dell'estetica positivista, tendendo a rappresentare la natura e le persone come raccolte di fatti morti e le classi oppressive come esseri umani civilizzati. , ideali dell'Io.

Il fascismo in questo contesto non è l’eccezione, ma la regola latente del sistema oligarchico occidentale. Questo, in tempi di crisi o di tendenza al calo del tasso di profitto, attiva i suoi agenti o addens, al fine di farli agire al di fuori dei quadri giuridici e istituzionali antirealisti esistenti o dei sistemi di apparenza, imponendo la raccolta di fatti morti come regola estesa – cosa che di fatto è sempre stata, in contesti in cui l’antirealismo oligarchico e lo pseudo-realismo dominano i positivisti, nella vita carnale della natura e delle persone.

Il suprematismo oligarchico occidentale, nella dialettica tra antirealismo e pseudorealismo, si impone e si attualizza permanentemente protagonizzando il non meno permanente stato di eccezione contro il popolo. Cioè: bisogna uccidere, impoverire, sacrificare, diventare come Dio, nel pendolo – e in modo antirealista – davanti ai mortali pseudo-realisti del Pelourinho quotidiano rapiti dalle oligarchie nazionali e imperialiste.

Le élite occidentali hanno occupato una dimensione apparentemente teologica e trascendentale nel modo seguente: nascondono il loro lato oligarchico presentandosi come aristocratici, civili, alfabetizzati, democratici, politicamente corretti, cercando con tutti i mezzi di separarsi dall’insieme di fatti morti che imporre senza tregua alla maggioranza mondiale e alla biodiversità della natura, condannata all’empirismo della vivisezione senza fine.

Il principale modo oggettivo di farlo, di essere soggetto oligarchico del massacro generale (senza rivelarsi o lasciarsi cogliere in flagrante) è sempre stato attraverso il dominio finanziario, perché questo garantisce lo status di paese parassitario. , classe rentier, separata dai comuni mortali.

Il sessismo, il razzismo e le forme più diverse di omofobia sono diventati, nella storia dell'Occidente oligarchico e patriarcale, variazioni etniche e di genere delle raccolte di fatti morti imposti contro la classe operaia e contro la natura.

Il libro PoeticaAristotele ratificò, in campo estetico, il rapporto oligarchico occidentale tra antirealismo e pseudorealismo (idealismo ed empirismo) nel modo seguente: (a) genere tragico-epico, analizzato come e per la nobiltà (gli oligarchi) interpretato come espressione estetica della figurazione, come eroi, della particolarità umanizzata dell'oligarca maschio guerrafondaio; (b) il genere lirico (machisticamente femminilizzato) ridotto ai segmenti sociali che vivono nell'ozio, all'ombra delle guerre di saccheggio delle saghe mitiche del primo genere; (c) commedia e variazioni del fumetto riferite generalmente alla gente comune, rappresentata in modo pseudo-realistico, empirista, vulnerabile, ridicolo, animalizzato, uccidebile.

A mimesi della divisione sociale del lavoro del genere estetico proposta da Aristotele, oltre a sancire il rapporto tra antirealismo e pseudorealismo, gerarchizzandolo, mistifica il soggetto estetico dell’azione storica, replicando l’interfaccia sessista tra attivo e passivo. Per spiegarmi meglio: la presunta nobiltà del genere maschile tragico-epico o epico-tragico ha come inconscio politico l'ideologia secondo cui solo l'aristocrazia (di fatto l'oligarchia) può affrontare il destino, cioè la storia, forzando il futuro.

A sua volta il genere lirico, in quanto espressione di una soggettività infondata, cominciò a essere concepito e prodotto come pura fuga dalla storia. Per quanto riguarda la commedia, essa tende ad esprimersi come un genere empirista e passivo che è servito a squalificare e disumanizzare la possibilità minima del soggetto plebeo, come soggetto attivo del destino comune, della storia di tutti e di nessuno.

Dall'era dell'oligarchia europea

Gli oligarchi dell'Impero Romano d'Occidente, concentrando grandi estensioni di terre, guidarono, non senza numerose guerre, il processo di formazione economico-sociale medievale, occupando la posizione di feudatari specializzati nell'estorsione di redditi ai contadini, divenuti poi servi. Con il navigatore Cristoforo Colombo, nel 1492, così come con Vasco da Gama nel 1498, la mentalità allo stesso tempo schiava e feudale della tradizione oligarchica occidentale comincia la sua espansione verso e contro i cosiddetti, in epoca contemporanea, popoli della maggioranza mondiale. , ormai epistemologicamente (ed esteticamente) concepiti come uccidibili, pseudo-realistici, potenzialmente servi e nuovamente schiavizzati.

L’espansione commerciale colonialista dell’Occidente europeo diffuse la sua tradizione suprematista in tutto il mondo, attualizzando il rapporto tra soggetti immaginari, con le loro azioni immaginarie; e le raccolte di persone-fatti uccidibili, potenzialmente (e genocidi negli atti) resero i loro nuovi servitori e ridotti in schiavitù.

L’Occidente oligarchico (una ridondanza di per sé), nella sua epoca greco-romana, era logocentrico (loghi, la parola, il pensiero, il respiro di Dio), poiché faceva della prosodia oligarchica una soluzione divinamente immaginaria in un'interfaccia mitica con un'ascendenza trascendentale, eroica, divina.

I periodi colonialista, capitalista e imperialista europeo furono fondamentalmente grafocentrici, dividendo il mondo tra alfabetizzati (saggi, intellettuali, scienziati...) e analfabeti (improduttivi, ignoranti, ingenui), alfabetizzati e analfabeti.

Dal punto di vista antropologico-culturale, la pelle bianca cristocentrica occidentale è diventata la misura di tutte le cose. L'altro o l'alterità (il non occidentale) divennero etnie non bianche, con la pelle nera che occupava una posizione agli antipodi; e diventare l'altro dell'altro o l'alterità delle alterità, in relazione alle alterità non bianche indigene dell'America Latina, del Nord Africa, dell'Asia, dell'Oceania.

L’espansione coloniale-capitalista-imperialista europea, quindi, fu responsabile della condizione assoluta di uccisione dei neri, schiavizzandoli e rendendoli il criterio di “uccidibilità” per tutte le altre alterità, non solo etniche, ma anche di genere, economiche, culturali. analfabeti, religiosi.

Uccidibile, nella tradizione oligarchica suprematista occidentale, è sempre stata ed è la classe operaia, schiava, servilizzata, supersfruttata, disumanizzata. Il colonialismo occidentale la caratterizzava con la pelle nera. Questa osservazione è importante perché è fondamentale non lasciarsi prendere dall’ideologia sionista dominante dell’epoca della dominazione nordamericana, che separa genere, etnia e classe in modo antirealistico, inventando categorie ipocrite e non meno antirealistiche. come quello riguardante la presunta intersezione tra razza, genere e classe, che non tiene mai effettivamente conto della classe sociale, quella degli uccidibili, dei non oligarchici, quella della maggioranza globale che comprende anche la classe operaia bianca ed eterosessuale, soprattutto quello dei paesi che sono diventati paesi di persone mortali, di tarda modernizzazione, come quelli dell’America Latina, per esempio; e anche i paesi centrali dell’asse imperialista USA-Europa.

Dal punto di vista dell'epistemologia realistica, c'è identità e alterità in una relazione dialettica tra società e natura. Il primo è ciò che può essere visualizzato, identificato, designato. Ad esempio, un bocciolo di rosa. La seconda riguarda la legge generale del moto; legge universale e onnipresente perché tutto ciò che si suppone esista cessa di essere permanentemente, sia a livello subatomico e microscopico, sia a livello macro, cosmologico.

Tutto è anzitutto alterità di sé; un bocciolo di rosa è il suo divenire fiore, che diventa seme, che... Il modello di affermazione del sistema oligarchico europeo si è imposto come identità unica, colonizzando ogni forma di alterità, comprese quelle europee, costrette a dialogare con il libro Pelle nera, maschere bianche di Frantz Fanon, per imitare le maschere dell’identità oligarchica eurocentrica, per evitare di essere concepiti come raccolte di fatti morti pseudo-realistici, poiché l’essere alterità veniva visto come inferiore, sacrificabile, uccidebile.

Un'osservazione

Considerando che la principale alterità del sistema oligarchico occidentale, fin dall’antichità greco-romana, è stata ed è la classe operaia, estorta su scala planetaria al sistema capitalistico europeo, è necessario ricordare che quest’ultimo non era omogeneo, come altrimenti niente lo è. Al suo interno, la classe operaia divenne gradualmente una classe rivoluzionaria, con l’obiettivo di costituirsi come soggetto collettivo per competere a partire dal presente per il futuro.

In questo contesto essa divenne il riferimento laico e immanente per l’emergere del pensiero marxiano, basato sul principio scientifico (sì, il marxismo è la scienza delle scienze umane) che la storia, perché è sempre in movimento, perché è segnata dalla classe lotta, non è un insieme di azioni immaginarie antirealiste di soggetti immaginari né una raccolta di fatti morti pseudo-realisti.

L’era dell’oligarchia europea non fu quindi unidimensionale. Conobbe le lotte di classe guidate dalle grandi alterità, le lotte operaie, come quelle del 1848 e del 1871, quelle della stessa borghesia rivoluzionaria e anche quelle che si esprimevano come lotte religiose, essendo state espressioni fondamentalmente inconsce delle lotte di classe contadine in la fine del Medioevo.

È stata quest’Europa dell’alterità operaia e anche borghese (nella sua fase rivoluzionaria, con l’Illuminismo) a diventare il riferimento per le rivoluzioni anticoloniali del XX secolo, come, ancora nel periodo coloniale, quella del bolivarismo latinoamericano, con il suo Illuminismo della Patria Grande anticoloniale, come quelli dei sovietici, dei cinesi, dei vietnamiti, dei nordcoreani, dei cubani nel XX secolo. Era, alla fine e all’inizio, l’Europa dell’Eurasia laica e multipolare del lavoro, della maggioranza multipolare di oggi.

Nel Libro VII del la Repubblica, con l'allegoria della caverna, Platone anticipò quello che sarebbe diventato il sistema dell' mimesi (rappresentazione) dell'oligarchia eurocentrica. Per affrontare il rapporto tra educazione e ignoranza, con Socrate come narratore, descrisse una grotta dove i prigionieri (imprigionati fin dall'infanzia, legati alle gambe e al collo) erano condannati a guardare solo avanti. Dietro di loro c'era una collina con un falò; e tra loro e il falò c'era una strada in salita che portava all'esterno (la luce del sole), con gente che passava e trasportava oggetti di ogni genere, animali.

Tutti i condannati vedono sono immagini proiettate sul fondo della grotta. Queste immagini sarebbero il simulacro, la copia della copia o la forma della falsa conoscenza degli stolti, degli ignoranti. Tuttavia, se lasciassero la grotta e vedessero la luce del sole, potrebbero vedere il mondo e i suoi esseri, con il sole come metafora dell'Essere, e con esso del bene, della bellezza e della giustizia. L’oligarchia dell’era eurocentrica si presentava al mondo colonizzato come l’Essere stesso, il bello, il buono e il giusto, rappresentando (mimesi) la maggioranza globale come luogo storico-geografico del simulacro, della copia della copia, dell’ignoranza, dei condannati alla “grotta” dell’inferiorità, lontano dal sole oligarchico dell’Occidente. È quindi un modo di mimesi che ha come figura retorica la metafora perché si basa sul confronto: il sole o l'essere o l'oligarchia europea e le sue copie e simulacri.

Dall'era dell'oligarchia nordamericana

Le innumerevoli guerre di religione che ebbero luogo in Europa durante i secoli XVI e XVII furono un sintomo della fine dei rapporti di produzione medievali e dell’emergere di nuove forze produttive oligarchiche occidentali che avrebbero poi guidato la formazione economico-sociale del capitalismo, basata su: (1) l'accumulazione primitiva di capitale sulle spoglie del mondo medievale, con l'inferno posto sul massacro, soprattutto dei contadini.

(2) La necessità di unità nazionale è il motivo per cui principati e feudi dovrebbero essere distrutti e rimodellati attorno a un unico sovrano, come il re, per avviare, dai loro paesi, l’espansione coloniale come seconda forma di accumulazione primitiva di capitale, a a spese della maggioranza mondiale. In questo contesto, riproducendo allegoricamente la fuga degli ebrei dall'Egitto attraverso il Mar Rosso e manipolata dalla Corona britannica, l'arrivo dei primi pellegrini europei nel cosiddetto Nuovo Mondo, sulla nave Biancospino, nel Massashusetts nel 1620, definì in prospettiva l'avvento dell'era nordamericana dell'oligarchia occidentale, considerando la seguente particolarità: la fuga dalla lotta di classe, tenendo conto del mito del Destino Manifesto per la conquista della Terra Santa, con la ritorno di un eccezionalismo pre-adamico, paradossalmente nel futuro di un'illusione/catarsi cinematografica.

Nel rapporto tra un eccezionalismo pre-adamico proiettato sul futuro del Destino Manifesto, con il presente esteso (la stessa storia umana) come strumento di manipolazione insieme antirealistico e pseudorealistico, l’assioma dell’era dell’oligarchia americana diventava : moneta nuda (dollaro), cioè senza limiti di alcun genere; e nudo lavoro, in due sensi interconnessi: qualsiasi lavoro è lavoro per nudo denaro, lavoro di guerre infinite, lavoro di saccheggio, lavoro di prostituzione, di dittatori, torturatori, nazisti, lavoro di manipolazione dei desideri, delle speranze; tutte le forme di lavoro esistenti e future non devono offrire la minima resistenza o limite al vortice infinito del nudo dollaro, che si è tradotto in pratica con l’“opera” di genocidio dei “pelli rossi” e la trasformazione della guerra di sterminio in il genere cinematografico, il western.

Una caratteristica che distingue il capitalismo oligarchico yankee da quello europeo è strettamente legata al fatto che esso si è costituito contemporaneamente come metaoccidentale (l’oligarchia delle oligarchie in Occidente, fin dall’antica Grecia), metacapitalista e metaimperialista. Come ultra-imperialista, ha occupato e ha occupato una posizione signorile (un'oligarchia da balcone) in relazione alle contraddizioni delle lotte di classe che si verificano in paesi come Inghilterra, Francia e Germania. Approfittando del suo eccezionalismo politico-geografico (Atlantico e Pacifico, separandoli dall’Europa), ha manipolato dietro le quinte le dispute politico-militari tra le principali potenze europee, cercando allo stesso tempo con tutti i mezzi di impedire che al suo interno si verificassero i lavoratori del territorio (neri, bianchi, innanzitutto) si unirono, anticipando, manipolando e gestendo la divisione tra la classe operaia bianca e quella nera, ad esempio fomentando e finanziando milizie suprematiste come il Ku Klux Klan.

Seguendo il principio immanente e assolutamente pragmatico del dollaro nudo e avendo come opera nuda la storia culturale e materiale dell'umanità stessa, questo capitale costante, l'oligarchia americana sviluppatasi come revisionista di tutto ciò che esiste, è sempre esistito. A differenza di Mosè, che proibì il culto dell'immagine, egli ha creato e ha posto alla base del suo complesso strategico di dominio culturale planetario il culto dell'immagine, edita e rieditata all'infinito come quintessenza dell'antirealismo. trasformando la realtà in pseudo-realismo da combattere, attaccare, denigrare, genocidare.

Se l’era dell’oligarchia strettamente europea fu grafosferica, dividendo il mondo in alfabetizzati e analfabeti, l’era americana divenne un processo iconosferico, e non è un caso, tra l’altro, che fece dell’industria culturale un pilastro fondamentale della sua egemonia, sia nell’era della televisione, sia nell’era delle infrastrutture fisiche interconnesse (fibra ottica, satellite, cavo, hardware, Software) della telematica. Si è così assunta l’avanguardia della materialità dei mezzi di produzione culturale, trasformando la cultura in un mezzo per produrre culti infiniti dei “vitelli d’oro” del nudo dollaro, a scapito del nudo lavoro, perché in esso tutto ciò che risplende in modo l'antirealismo viene feticizzato come se l'oro fosse, essendo nella sua quintessenza, ragione sufficiente (o la sua assoluta mancanza), come è avvenuto, per rompere con la zavorra nell'oro fisico, appunto.

L’era dell’egemonia dell’oligarchia americana si divide in creditore e debitore. Nel primo caso, quello del benessere sociale, c’era il capitalismo produttivo e c’era la classe operaia. A partire dagli anni Sessanta si manifestò anche il desiderio di alcuni paesi europei, come la Francia, di uscire dalla propria sfera di dominio; e sì, c’era l’URSS, il vero socialismo. In questo contesto, come risposta nell’ambito del “vitello d’oro”, gli USA pubblicarono, come prodotto della loro industria culturale, la seguente e potente arma biopolitica: l’invenzione della gioventù, con epicentro nel francese “May 60”. ”, una rivoluzione colorata contro la Francia del generale Charles de Gaulle.

L’invenzione biopolitica della gioventù semi-secolare, anarchica, emancipata e sessualmente non repressa definisce il “vitello d’oro” della fase di welfare sociale dell’egemonia oligarchica yankee. D’ora in poi, nella sua dimensione revisionista immanente (corporea), la sinistra delle rivoluzioni precedenti, in tutti i quadranti della Terra, si trasformò in vecchia, anacronistica, superata e autoritaria (per non dire totalitaria), con la “nuova sinistra” senza “confidare in nessuno che abbia più di trent'anni”, per ricordare la canzone di Marcos Valle e Paulo Sérgio do Valle del 1971, proprio all'ora del giorno, in modo antirealista, come è stato tipico della petit- borghesia.

Nel contesto brasiliano, il Tropicalismo e la cosiddetta Poesia Marginale divennero la copia della copia dei “vitelli d’oro” della fuorviata gioventù americana, con i suoi emancipati, vanitosi, irrazionalisti e anarchici incarnati nello stile di vita romantico-reazionario del tempo, come ne sono l'esempio Caetano Veloso, che compose la canzone che simboleggiava questa fase dell'egemonia oligarchica dello Zio Sam nel Paese, “É proibito proibisci”, del 1968; e il poeta Paulo Leminski, con la sua poetica scarna, segnata da una voce lirica convergente con la soggettività tipica delle circostanze soggettive storico-sociali tipiche della gioventù fuorviata.

Il sistema di mimesidell’era dell’oligarchia americana non è platonico, non interagisce nel mondo attraverso un rapporto comparativo, metaforico, ma attraverso l’uso del procedimento metonimico. Sarebbe più corretto designarlo come aristotelico, Poetica, un'opera in cui il mimesi è delimitato dal rapporto tra genere e posizione sociale dei personaggi o voce lirica, nel caso della poesia, con forme di soggettività legate alla posizione di classe. Consideriamolo partendo da due categorie: feticismo della merce e reificazione.

Nel primo caso la fondazione è metaforica perché presuppone il “come” al tempo del feticismo tribale; nella seconda, invece, è in gioco lo spostamento della totalità nelle sue parti autonome. In questo contesto, la suddetta canzone di Caetano Veloso può essere analizzata solo superficialmente come una protesta contro la dittatura militare o l'AI-5. Si tratta innanzitutto di una reificazione dell'essere dell'epoca giovanile yankee, dell'essere dell'essere o della reificazione della reificazione.

La conseguenza dell'osservazione precedente distingue radicalmente il modello di realizzazione, via mimesi, dal periodo europeo a quello nordamericano. Ciò cattura le alterità e le moltiplica in modo reificato, segnandole come presenza (o meno) dell'Essere nell'era oligarchica dello Zio Sam. Il primo, a sua volta, condannando l'alterità alla condizione di simulacro, la inferiorizza e la disumanizza.

Il modello europeo non è in alcun modo peggiore o migliore di quello americano. Sono distinti e quindi devono essere analizzati dialetticamente, poiché il processo dello Zio Sam si caratterizza come un processo di sussunzione/cattura più avanzato e dinamico di quello eurocentrico, oltre ad essere attuato nell'ambito della cultura o dei mezzi di produzione dei “vitelli d'oro”. ” dell’industria culturale dell’oligarchia yankee. La cultura stessa, così, viene reificata, separata dalla dimensione economica e sociale, ed è per questo che, da un punto di vista collettivo e basato sulla dimensione economica reale, miseria, violenza, razzismo, genocidio, in modo pseudo-realistico, spietatamente dominare contro le persone e la vita sulla Terra, con la tendenza a nascondere/dimenticare la memoria di realistiche lotte di classe portate avanti dalle classi subalterne.

La seconda fase dell’egemonia americana è quella attuale, l’era dell’ultra-imperialismo improduttivo e parassitario delle carte di credito. A differenza del primo, in questo il processo di reificazione/cattura dell’alterità si intensifica, si moltiplica, acquisendo una dimensione messianica, con due assi: (i) quello del ritorno a Biancospino (movimento al passato pre-adamico) con alterità di genere ed etniche reificate e trasformate nei nuovi Pellegrini di Terra Santa e, come tali, essenze intoccabili, pure (puritane), trascendentali dell'Essere antirealista occidentale.

(ii) Quella della proiezione/aggiornamento dell'immaginario del Vecchio test, Dio-tuono, guidato dal neo-pentecostalismo popolarmente pseudo-realista, proiettato al futuro, senza paura di “sporcarsi il sangue nelle guerre sante” del presente, in modo empirista nei termini dell’esperienza immediata.

Considerando il rapporto tra nudo dollaro/nudo lavoro e l’effetto cinematografico del complesso strategico della dominazione americana, l’era dell’ultra-imperialismo debitore ha creato uno studio di sinistra e uno di destra, con l’obiettivo di trasformare la reale lotta di classe tra la classe operaia e i proprietari dei mezzi di produzione in una lotta messianica tra puritani e neo-pentecostali, con i primi che prendono il posto della sinistra operaia e i secondi che sostituiscono la rappresentanza partigiana della borghesia con un'alleanza populista e diretta tra il leader (i pastori dei vitelli d'oro) e il popolo di Dio Israele, nel contesto giudaico-cristiano; oppure il leader e il popolo in una guerra santa per la conquista del Grande Califfato, con riferimento alla manipolazione dell'escatologia araba effettuata storicamente dalle oligarchie britanniche (inizio XX secolo) e americane (soprattutto da Ronald Reagan ai giorni nostri).

Arriviamo così all’era della sinistra falso (puritano) e di destra falso (libertario) con alcune differenze tra le due escatologie dell'oligarchia di dominio americano: la prima, in quanto antirealista, si incarna nell'idea platonica come copia intoccabile del sole yankee; il secondo, in quanto pseudorealista, si assume come simulacro, un branco di porci; la prima, senza rapporto diretto con alcuna forma di religione, è tuttavia concepita come sacra, divina; il secondo, essendo evangelico, neo-pentecostale, jihadista…, appare nella pratica come profano, bugiardo, artificiale, dissimulato; la prima crede nell'essere-copia dell'Essere, nella verità della sua identità essenzialista (copia); il secondo mantiene il distacco, sa manipolare, è assolutamente pragmatico.

Dal dominio alla cultura

Nel libro Il vantaggio ideologico, il filosofo e poeta venezuelano Ludovico Silva ha sviluppato il concetto di plusvalore ideologico, diverso dalla categoria classica del plusvalore. Mentre quest'ultima riguarda l'estrazione economica, sotto forma di profitto, reddito e interesse, dal surplus del lavoro del lavoratore, la prima estrae “il plusvalore ideologico che si traduce in schiavitù inconscia al sistema. […] Si tratta, in breve, di un surplus di energia mentale di cui il capitalismo si appropria. (SILVA, 2013, pag.182)

È di questo surplus di energia mentale, individuale e collettiva, che gli Stati Uniti si appropriano attraverso la loro industria culturale su scala globale e multitudinale. Piattaforme come Netflix, Amazon, HBO Max, tra l'altro, catturano e trasmettono film da tutto il mondo, estraendone ulteriore valore ideologico, integrandoli nella sfera della cultura oligarchica dominante di sinistra e di destra falsi.

 Una situazione simile si verifica, in tempo reale, con gli utenti di storie da diverse piattaforme come WhatsApp, Facebook, Instagram, rafforzando la separazione ideologica tra segmenti del ha risvegliato la cultura e neo-pentecostali, potenziandoli attraverso gli algoritmi e l’intelligenza artificiale, questo strumento del potere revisionista all’infinitesimale che cattura il plusvalore ideologico della cultura e della scienza realistiche, trasformandole in antirealistiche, se possono essere al servizio della cultura americana dominio oligarchico; o pseudo-realisti, soprattutto quando sono legati alla sovranità nazionale e all’emergere di una civiltà multipolare.

E a proposito di questo, è frequente sentire e leggere ovunque che l’oligarchia del plusvalore ideologico-culturale è in bancarotta, con l’emergere della Cina, che ha superato economicamente gli Usa; e la Russia, che lo ha superato militarmente. Con l'avvento della IV Rivoluzione Industriale, il concetto di forze produttive diventa più complesso, soprattutto considerando gli ambiti delle biotecnologie e delle nanotecnologie, che favoriscono la riconferma della natura (e con essa della vita) e della materia; e la dimensione cosmologica, con la colonizzazione dello spazio che avviene sotto gli occhi di tutti, con l’avanguardia di oligarchi come Elon Musk e Jeff Bezos.

Dominazione della cultura, particolarità morbido dell’egemonia yankee, trova nuovi scenari di guerra. Non è corretto affermare che gli Stati Uniti hanno perso questa battaglia. Al contrario. La maggioranza globale ha bisogno di affermarsi in modo realistico, unendo e accumulando forze per affrontare la posta in gioco, dal punto di vista dell’oligarchia occidentale, in modo simile a quanto accaduto con il protagonismo dei nuovi oligarchi dell’Impero Romano Impero in decadenza: la costituzione dei rapporti feudali di produzione. con gli oligarchi, con il loro bottino di guerra, trasformandosi in feudatari.

C'è, infine, una guerra senza e con le caserme che è stata portata avanti almeno dall'11 settembre 2001, con l'obiettivo di trasformare il capitalismo in neofeudalesimo. Il progetto di un nuovo secolo americano non solo non è superato né sconfitto, ma si propone anche e soprattutto di distinguersi totalmente dalla società industriale del XX secolo.

L’autosufficienza culturale accompagnata dalla conquista della proprietà pubblica dei nuovi mezzi di produzione della cultura collettiva sovrana è quindi essenziale, per prevenire l’estorsione del plusvalore ideologico.

*Luis Eustaquio Soares È professore presso il Dipartimento di Letteratura dell'Università Federale dell'Espírito Santo (UFES). Autore, tra gli altri libri, di La società del controllo integrato (Edufe).

Riferimento


ECHEVERRIA, Bolivar. Critica della modernità capitalista. La Pace, 2011.

ENGELS, Federico; MARX, Carlo. l'ideologia tedesca. Trans. Rubens Enderle, Nelio Schneider, Luciano Cavini Martorano. San Paolo: Boitempo, 2007.

Lenin, Vladimir. Materialismo ed empiriocriticismo. Note critiche su una filosofia reazionaria. Buenos Aires: Ediciones Estudio, 1973.

CARLO, Marx. Contributo alla critica dell'economia politica. Trans. Florestan Fernandes. San Paolo: Expressão Popular, 2008.

MARX, Carlo; ENGELS, Federico. manifesto comunista. Tradotto da Álvaro Pina e Ivana Jinkings. San Paolo: Boitempo, 2010.

SILVA, Ludovico. Il vantaggio ideologico. Trans. Maria Ceci Araújo Mosocsky. Florianópolis: Editora Insular, 2013.


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Umberto Eco – la biblioteca del mondo
Di CARLOS EDUARDO ARAÚJO: Considerazioni sul film diretto da Davide Ferrario.
Il complesso dell'Arcadia della letteratura brasiliana
Di LUIS EUSTÁQUIO SOARES: Introduzione dell'autore al libro recentemente pubblicato
Cronaca di Machado de Assis su Tiradentes
Di FILIPE DE FREITAS GONÇALVES: Un'analisi in stile Machado dell'elevazione dei nomi e del significato repubblicano
Il consenso neoliberista
Di GILBERTO MARINGONI: Le possibilità che il governo Lula assuma posizioni chiaramente di sinistra nel resto del suo mandato sono minime, dopo quasi 30 mesi di scelte economiche neoliberiste.
Dialettica e valore in Marx e nei classici del marxismo
Di JADIR ANTUNES: Presentazione del libro appena uscito di Zaira Vieira
Gilmar Mendes e la “pejotização”
Di JORGE LUIZ SOUTO MAIOR: La STF decreterà di fatto la fine del Diritto del Lavoro e, di conseguenza, della Giustizia del Lavoro?
L'editoriale di Estadão
Di CARLOS EDUARDO MARTINS: La ragione principale del pantano ideologico in cui viviamo non è la presenza di una destra brasiliana reattiva al cambiamento né l'ascesa del fascismo, ma la decisione della socialdemocrazia del PT di adattarsi alle strutture di potere
Incel – corpo e capitalismo virtuale
Di FÁTIMA VICENTE e TALES AB´SÁBER: Conferenza di Fátima Vicente commentata da Tales Ab´Sáber
Brasile: ultimo baluardo del vecchio ordine?
Di CICERO ARAUJO: Il neoliberismo sta diventando obsoleto, ma continua a parassitare (e paralizzare) il campo democratico
I significati del lavoro – 25 anni
Di RICARDO ANTUNES: Introduzione dell'autore alla nuova edizione del libro, recentemente pubblicata
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