da FLAVIO AGUIAR*
L’estrema destra europea non è un blocco coeso
La crescita delle intenzioni di voto dell’estrema destra in diversi paesi europei, unita agli incontri sistematici dei suoi leader, dà l’impressione che i suoi partiti formino un blocco coeso. In realtà non è proprio così. Hanno, ovviamente, bandiere comuni, che si manifestano con sfumature e varianti anche in altri continenti, come nel caso di Donald Trump negli Stati Uniti, Javier Milei e Jair Bolsonaro in America Latina, Benjamin Netanyahu e il suo governo in Israele.
Ne elenco alcuni: il nazionalismo xenofobo, che prende di mira gli immigrati e i rifugiati, soprattutto quelli extraeuropei; la crescente islamofobia, che in Europa sostituisce, ma non sempre, l’antisemitismo; una marcata sfiducia nei confronti dell’Unione Europea, almeno nel suo stato attuale; un discorso che si basa su un moralismo retrogrado e spesso su argomenti religiosi; opposizione ai movimenti identitari, come il femminismo, l'apprezzamento della diversità culturale e altri; azioni e discorsi di odio e violenza, contro coloro che considerano loro avversari e nemici; condanna della politica e dei politici tradizionali, siano essi conservatori, liberali o di sinistra.
Avere bandiere comuni non significa necessariamente avere un programma comune, e nemmeno un’identità storica condivisa. “L’Europa per gli europei” è uno slogan che mobilita l’estrema destra, dall’Ucraina a est al Portogallo a ovest, dal Circolo Polare a nord al Mediterraneo a sud.
Ma le “Europa” del portoghese Chega, dello spagnolo Vox, del francese Rassemblement National, dei Lega e Fratelli d'Italia a Milano o Roma, da Alternative für Deutschland (AfD) in Germania, per citare alcuni esempi, non hanno lo stesso significato, né le stesse radici storiche.
Una testimonianza di questa diversità, che può essere contrastante, è la recente crisi che ha colpito il blocco di estrema destra del Parlamento europeo, “Identità e Democrazia”, alla vigilia delle elezioni per quella camera legislativa continentale, previste a partire dal 06 al 09 giugno.
La crisi è iniziata con un'intervista rilasciata da Maximilian Krah, uno dei principali deputati del Alternative für Deutschland Tedesco al Parlamento europeo e candidato alla rielezione, al quotidiano italiano La Repubblica. In essa il deputato dichiarava che un membro delle ex SS, la principale organizzazione paramilitare nazista, “non era necessariamente un criminale”.
La dichiarazione è caduta come una bomba in mezzo all'isolato. La leader francese Marine Le Pen, da Raccolta, ha subito ribattuto che d'ora in poi si rifiuterà di collaborare con i membri dell'AfD. Con il supporto di Lega in Italia tutti i membri dell’AfD hanno finito per essere letteralmente espulsi dal blocco parlamentare. All'interno del proprio Alternative c'è stato un terremoto: la direzione del partito ha deciso che Maximilian Krah non avrebbe più potuto partecipare alle sue manifestazioni e alla campagna per il Parlamento, pur mantenendolo candidato.
La crisi mostra, da un lato, come le dichiarazioni della deputata tedesca potrebbero nuocere agli sforzi di Le Pen di avvicinarsi al centro politico e cancellare la macchia di antisemitismo dal partito fondato nel 1972 da suo padre, Jean-Marie Le Pen, COME Fronte Nazionale. Questo stesso sforzo per avvicinarsi al centro è condiviso da Lega Italiana.
Evidenzia anche il timore stesso dell'AfD di scendere ulteriormente nelle intenzioni di voto, che una volta erano al 23% e oggi sono intorno al 15%, ancora confortevoli, ma un calo considerevole.
Il portoghese Chega coltiva la memoria del salazarismo; la Vox spagnola, quella del franchismo. Molti sostenitori di Vox si considerano eredi dei Cavalieri Templari del Medioevo, accentuando un contenuto fortemente religioso. Non si può dire lo stesso Lega o Fratelli d'Italia, sebbene condivida le bandiere con i movimenti cattolici conservatori, come quelli anti-aborto o anti-matrimonio tra persone dello stesso sesso. Anche la religione stessa non fa parte del menu principale del Raduno nazionale, nemmeno dall’AfD tedesca. D’altro canto, è molto più forte nella vicina Polonia e in altri paesi dell’ex Europa orientale. In alcuni di questi paesi, tra cui l’Ucraina, c’è una maggiore tolleranza verso l’uso, da parte dei militanti di estrema destra, di simboli che ricordano quelli dell’ex nazismo.
C’è però una novità nel panorama. Contrariamente a quanto accaduto nei primi decenni del secolo scorso, l'estrema destra non ha trovato un sostegno entusiasta negli ambienti economici europei, che generalmente preferiscono affidarsi a politici di tradizionale conservatorismo, austeri nei bilanci sociali, e talvolta sempre liberali nei costumi neoliberista nell’economia.
Tali ambienti non vedono di buon occhio la sfiducia dell’estrema destra verso uno dei dogmi dell’Unione Europea, la cui libertà nella circolazione dei capitali rappresenta, dopotutto, una ottimo affare, un affare molto vantaggioso. Per questo motivo, in quasi tutti i paesi, la maggioranza degli estremisti proviene dalle classi medie urbane e rurali, o anche dai poveri che si sentono minacciati, cercando “nemici” facilmente identificabili, come gli stranieri o le persone culturalmente diverse.
Flavio Aguiar, giornalista e scrittore, è professore in pensione di letteratura brasiliana all'USP. Autore, tra gli altri libri, di Cronache del mondo sottosopra (boitempo). [https://amzn.to/48UDikx]
Originariamente pubblicato sul sito web Radio Francia Internazionale, Agenzia Radio-Web.
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