La figura della morte in Giulia Zanatta

Immagine: Wendelin Jacober
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da ADRIANO LUIZ DUARTE*

“Ci sono idee e modi di pensare che hanno in sé i semi della vita, e ce ne sono altri, forse nel profondo della nostra mente, che hanno i semi di una morte generale. La misura del nostro successo nel riconoscere questi due tipi e nominarli, consentendo così il loro riconoscimento collettivo, può letteralmente essere la misura del nostro futuro.

Raimondo Williams

Il ritratto del deputato non considera la politica come la nostra capacità - umanissima - di rendere desiderabile il necessario

Credo che molti di noi si siano già chiesti quale sarebbe l'immagine della morte. Forse molte sono possibili, ma una, in particolare, nella scorsa settimana mi ha colpito molto: un viso giovane e angelico (del resto si sa che la rappresentazione degli angeli è sempre di bambini biondi, capelli ricci e occhi azzurri) un ghirlanda tra i capelli (come sappiamo, le ghirlande rimandano al matrimonio e alla fertilità), nella mano destra un potente fucile, ma sempre con il sorriso sulle labbra. Una maglietta beige con sopra più pistole e, in inglese, una frase: “come and get this”, ma a cosa si riferisce esattamente? Sul lato destro della maglia una mano aperta, dettaglio, la mano ha quattro dita e tre fori di proiettile. Sul lato, in colore dorato, quattro diversi tipi di proiettili.

La deputata federale Júlia Pedroso Zanatta (PL-SC) ha pubblicato questa foto su tutti i suoi social network e ha aggiunto: “Non possiamo abbassare la guardia”. L'immagine della morte è definita come madre, moglie, avvocato e giornalista e l'uso della ghirlanda è ricorrente nelle sue apparizioni pubbliche al punto da essere diventato un marchio, per il quale non ci sono dubbi: è anche possibile far nascere morte. La foto è completamente contraddittoria: annuncia la vita, ma esalta la morte; annuncia la pace, ma propaga l'odio. Quale gratificazione emotiva, istintuale o economica comporta la visualizzazione di un'immagine così orrenda?

Il ritratto non lascia spazio al futuro. Non c'è futuro nella morte. Non lascia spazio alla speranza di una pacifica convivenza. Non considera la politica come la nostra capacità, umanissima, di rendere desiderabile il necessario. Lancia un solo messaggio, che alimenta l'odio: se tocca a me, ti ammazzo! La domanda a cui occorre urgentemente rispondere è: può esserci spazio nella sfera pubblica, in politica, per persone che si esprimono in questo modo? Il desiderio di morte può essere usato come libertà di espressione? È possibile per noi ricostruire una convivenza sociale minimamente rispettosa con una tale esaltazione della morte e della violenza che dilaga nel nostro Stato?

Giulia Pedroso Zanatta-Morte, non passerà!

* Adriano Luiz Duarte è professore di storia all'Università Federale di Santa Catarina (UFSC).


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