La forza storica dei poveri e degli oppressi

Immagine: Margherita
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da LEONARDO BOFF*

Dobbiamo ascoltare i poveri che, prima di leggere i testi, leggono correttamente il mondo

Sono sempre rimasto colpito da una piccola storia raccontata nel libro di Ecclesiaste del Primo Testamento (o dell'Antico). Ecclesiaste presume di essere il saggio re Salomone. Sarebbe quello che oggi chiameremmo un accademico o un professore universitario (in ebraico Qoèlet). Si conosce con l'espressione “vanità, pura vanità; tutto è vanità” (1,2). Alcune traduzioni moderne traducono: “illusione, pura illusione; tutto è illusione”.

L'intero libro è un'instancabile ricerca della felicità, che però si confronta con l'inevitabile morte che rende tutte le ricerche illusioni, pure illusioni. Ciò non significa che cessi di essere timorato di Dio ed etico quando si indigna di fronte all’oppressione: «quante sono le lacrime degli oppressi che non hanno nessuno che li consoli quando sono sotto il potere degli oppressori. ... felice è colui che non è nato, perché non ha visto il male che si commette sotto il sole» (4,1.3).

Il racconto è questo: “C'era una città con pochi abitanti. Un potente re marciò su di esso, lo circondò e alzò contro di esso grandi rampe d'attacco. C'era un uomo povero ma saggio in città che avrebbe potuto salvare la città con la sua saggezza. Ma nessuno si ricordava di quel poveretto. La saggezza dei poveri è disprezzata e le loro parole non vengono mai ascoltate» (9,14-16).

Questa osservazione mi riporta alla teologia della liberazione latinoamericana. È una teologia il cui asse articolante è l'opzione non esclusiva per i poveri e la loro liberazione. Dà centralità ai poveri come nel vangelo del Gesù storico: «beati i poveri, perché a voi appartiene il Regno di Dio» (Lucas 6, 20). Ma c’è qualcosa di senza precedenti nella Teologia della Liberazione che supera il tradizionale welfare e paternalismo che dava carità ai poveri ma li lasciava nella loro situazione di povertà.

La Teologia della Liberazione ha aggiunto qualcosa di unico: riconoscere la forza storica dei poveri. Hanno cominciato a prendere coscienza che la loro povertà non è voluta da Dio, né è naturale, ma è conseguenza di forze sociali e politiche che li sfruttano per arricchirsi a loro spese, rendendoli così poveri. Quindi non sono semplicemente poveri, sono oppressi. Contro ogni oppressione, vale la pena liberarsi. Consapevoli di questo fatto e organizzati, costituiscono forze sociali, capaci, insieme ad altre forze, di cambiare la società in modo che sia migliore, non così ingiusta, oppressiva e diseguale.

I cristiani si sono ispirati alla tradizione di Esodo (“Ho ascoltato il grido del mio popolo oppresso, sono sceso per liberarlo”, Es 3,7), in quella dei profeti che, contro gli oppressori dei poveri e delle vedove, denunciavano le élites dominanti e i re (Isaia , Amos, Osea, Geremia ), facendo dire a Dio: “Voglio misericordia e non sacrifici; cercate la giustizia, correggete l’oppressore, giudicate la causa dell’orfano e difendete la vedova” (Isaia, 1,17). Ma soprattutto nella pratica del Gesù storico che evidentemente è sempre stato dalla parte della vita sofferente, soprattutto dei poveri, dei malati, degli emarginati, delle donne, guarendo e portando avanti una pratica veramente liberatrice dalla sofferenza umana. Annunciava loro il progetto di Dio, una rivoluzione assoluta: un Regno di amore, di pace, di perdono, di compassione e anche di dominio sulla natura ribelle.

Questa è la base della teologia della liberazione. Marx non è stato né il padre né il padrino di questo tipo di teologia, come molti lo accusano ancora oggi. Ma si basa sulla tradizione profetica e sulla pratica del Gesù storico. Non dimentichiamo che fu giudicato, condannato ed eretto in croce da religiosi dell'epoca legati al potere politico romano. A causa della libertà presa di fronte a leggi oppressive e all’immagine di un Dio vendicatore. Ha messo tutto sotto il vaglio dell’amore e della misericordia: se non è servito all’amore e non ha portato alla misericordia, ha rotto con usi e costumi che gravavano sulla vita di un intero popolo.

La Teologia della Liberazione ha dato un voto di fiducia nei poveri, considerandoli protagonisti della propria liberazione e attori di una società come la nostra che crea sempre più poveri e li disprezza vergognosamente e li relega alla marginalità. Si basa sullo sfruttamento delle persone, sulla competizione anziché sulla solidarietà e sulla depredazione irresponsabile della natura.

L'esperienza che abbiamo avuto è esattamente quella raccontata nel libro di Ecclesiaste: i poveri sono saggi, ce lo insegnano, perché la loro conoscenza viene dalle esperienze; Scambiamo conoscenza, tra la nostra conoscenza scientifica e la loro conoscenza esperienziale, e così uniamo le forze. Abbiamo scoperto che quando si organizzano in comunità, in movimenti e come cittadini partecipano a partiti che cercano la giustizia sociale, rivelano la loro capacità di fare pressione e persino di imporre trasformazioni sociali. Ma quali politici nei parlamenti, quali pochi governi li ascoltano e rispondono alle loro richieste? In genere contano solo quando ci sono le elezioni per sedurli nei loro progetti generalmente fittizi.

Vi racconto, non senza un certo imbarazzo, cosa mi è successo. Il grande filosofo e giurista Norberto Bobbio dell’Università”degli studi” di Torino ha voluto onorare la Teologia della Liberazione, concedendomi il titolo di “dottore causa onoraria" in politica. Settori del Vaticano e del cardinale di Torino esercitarono forti pressioni affinché questo evento non accadesse, cosa che irritò non poco il filosofo-giurista Norberto Bobbio. L'evento è avvenuto alla sua presenza, già vecchio e malato. Nel diploma universitario si legge: “La personalità del francescano Leonardo Boff si distingue sia nella ricerca nelle scienze politiche e teologiche, sia nell'impegno etico e sociale. I suoi scritti e la sua riflessione, fortemente originali e animati da passione civica, sono al centro di un fervente dibattito politico ed ecclesiale nel mondo contemporaneo”. Il 27 novembre 1990 mi è stato concesso il suddetto titolo.

Noberto Bobbio è rimasto così colpito dalla masterclass che ho tenuto, come ringraziamento per il titolo, che ha commentato: “Noi, a sinistra, dovremmo aspettare che un teologo ci ricordi che i poveri sono soggetti della storia” (cfr M Losano, Norberto Bobbio: una biografia culturale,Unesp, pag. 460-463).

Per me è stata la conferma della verità della storia di Ecclesiaste: dobbiamo ascoltare i poveri (per questo sono stato onorato del titolo) che prima di leggere i testi, leggono correttamente il mondo. Senza la loro saggezza e quella dei popoli originari, non salveremo le nostre società e non eviteremo le catastrofi della nostra civiltà.

*Leonardo Boff È teologo, filosofo e scrittore. Autore, tra gli altri libri, di La ricerca della giusta misura: come bilanciare il pianeta Terra (Voci Nobilis). [https://amzn.to/3SLFBPP]


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