L'età dell'errore

Immagine: Craig Dennis
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da LUCIANO NASCIMENTO*

C’è una moralità quasi superficiale che permea l’idea che, in generale, nella vita di tutti i giorni sia molto più facile commettere errori che fare le cose per bene.

Dicono che “il Diavolo è pericoloso perché è vecchio”. Nonostante la possibile validità filosofica dell’aforisma, è comprensibile che la sua matrice giudaico-cristiana metta brividi in chi è minimamente informato sulle più recenti notizie riguardanti Gaza o sull’operato del canceroso “gruppo evangelico” brasiliano.

Potrebbe quindi valere la pena cercare una versione meno ortodossa della massima; Forse qualcosa come “il male conosce tutte le scorciatoie”. Eppure c’è una moralità quasi superficiale che permea l’idea (solo apparentemente semplice) che, in generale, nella vita di tutti i giorni, è molto più facile sbagliare che fare le cose bene.

La semplicità dell'idea è solo apparente perché, purtroppo, l'errore non è a merce Qualunque. A parte la natura difficile da delimitare, cosa c’è “certamente sbagliato”, dopo tutto, al di fuori dell’esattezza della matematica pura? –, il prezzo dell’errore varia molto, essendo soggetto a molte variabili e poche costanti.

O continuo il tempo-spazio è una di queste variabili; anche l'agente dell'azione criticata. All'incrocio di questi due vettori il punto sensibile è: alcune persone, in certi spazi-tempo, se commettono errori creano una tragedia. In pratica ciò equivale a dire: un errore A, se commesso da B, nella circostanza C, ha un costo D (a volte maggiore, a volte meno misurabile); ma, questo stesso errore A, se commesso da X, nella stessa circostanza C... fa implodere l'equazione, fa crollare tutto.

La conclusione è che il costo della “combo” di alcuni errori può essere così elevato che semplicemente rischiare di commettere errori non è un’opzione. Bisogna evitare a tutti i costi la situazione, nemmeno flirtarci, nemmeno prendere in considerazione l'ipotesi che, in fondo, non sia quello che in realtà è – un errore, dopotutto. Ed è qui che il tempo gioca ancora una volta un ruolo cruciale: ci si aspetta che, man mano che passa, le persone comprendano questa complessa contingenza esistenziale (la necessità di contenere alcuni dei propri impulsi) e, consapevolmente, inizino a commettere meno errori.

In fondo è anche una questione morale. Di qui la sua facile cattura da parte della religione, evidente nel famigerato ed ageista riferimento all'età del diavolo giudaico-cristiano: vecchio com'è, lui stesso avrebbe commesso non pochi errori e, quindi, saprebbe dove e come far sì che le persone sbagliare – che, ovviamente, sono più giovani di lui, “il timido”, il “cattivo”, il “cane”…

È chiaro che, mettendo da parte i ricatti ageisti e il romanticismo giovanile (pur travestito da anziani), resta chiaro che la maggiore età non è e non è mai stata sinonimo inequivocabile di maggiore saggezza, nonché di pura informazione o conoscenza – per quanto migliore e più sofisticati possano essere presenti – né garantiscono l’immunità dal fallimento. “Errare è umano” e il luogo comune è tanto stanco quanto vero.

Ma allora, se sbagliare è inevitabile, cosa si può fare? Chiudere gli occhi e arrendersi al “godersi la vita come un matto”? No, non è proprio così – a quanto pare.

Commettere errori è inevitabile; tuttavia, non tutti gli errori lo sono. Nuovi, insoliti, derivanti da circostanze inaspettate o sconosciute... questi errori sono quasi sempre inevitabili; le vecchie conoscenze, famose e intime, i piccoli amici...non quelli.

È vero che l’infallibilità non è un predicato raggiungibile dagli esseri umani? E. Tuttavia, è anche legittimo aspettarsi da alcuni un maggiore discernimento rispetto a ciò che la comunità in cui essi stessi sono inseriti ha accettato di chiamare “giusto” o “sbagliato”. Dopotutto, non tutti navigano in questo mondo allo stesso modo alla cieca, nonostante l’onda anomala e il tifone bianco con cui la lettura di José Saramago può colpire questa affermazione.

Infine, nell'equazione generale dei fallimenti evitabili, a parte quelli più idiosincratici, una variabile essenziale è il tempo-spazio, un'altra è l'agente e un'altra è, senza dubbio, l'età dell'errore. Un vecchio errore non viene mai commesso; il costo è quasi sempre troppo alto; a volte incalcolabili.

*Luciano Nascimento È professore di educazione tecnica e tecnologica di base federale al Colégio Pedro II.


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