da DANIELE BRASILE*
Commento al libro appena pubblicato di Wilson Gorj
Una delle sfide più provocatorie della letteratura contemporanea è quella di saltare il recinto che separa la finzione dalla realtà, mescolando tecniche narrative che coinvolgono l'auto-fiction, la cronaca documentaria e la testimonianza in prima persona. A volte porta tratti autobiografici, altre volte è camuffato da un narratore onnisciente, e non di rado la trama è esposta al lettore in lettere anonime, testamenti, registrazioni o anche una conversazione al bar.
Ci vuole molta abilità per gestire tutte queste funzionalità senza sembrare un pastiche di opere famose. Ci sono diversi autori famosi che fanno uso di questi trucchi, e persino il premio Nobel nel 2022 assegnato alla francese Annie Ernaux, il cui lavoro è segnato dall'auto-fiction. Cioè, nessuno è trasgressivo praticando un genere che è diventato un segno distintivo di questo secolo. Da Marguerite Duras a Lobo Antunes, da Cristóvão Tezza a Ricardo Lísias o Rita Carelli, le vite degli autori si intrecciano sempre più con le loro opere, senza dimenticare di lasciare socchiusa la porta alla narrativa.
Ed è qui che sta la grande difficoltà: essere creativi in un campo sempre più congestionato. A volte la via d'uscita è cercare una lingua originale, anche se anche questa è una strada spinosa. Un buon argomento è metà della battaglia, e il momento in cui i teorici del nuovo romano scommettono le loro fiches su una storia senza inizio né fine. Nell'era del post-tutto, tutte le carte sono in tavola, e il gioco letterario può avvalersi di qualsiasi risorsa, anche consacrata.
Il romanzo recentemente pubblicato di Wilson Gorj, L'inevitabile debolezza della carne, gioca – seriamente – con questo salto tra i generi. Un breve prologo rivela due amici al bar, uno dei quali sta scrivendo un romanzo “con forti tratti autobiografici”. Presto entriamo nella parte 1, narrata in terza persona. Una storia lineare, scarna e ben risolta che va dritta al punto: un uomo riceve la notizia della morte del padre assente, con il quale non ha mai avuto alcun contatto.
La madre, che lo ha sempre isolato e protetto, sta finendo i suoi giorni in manicomio, con l'Alzheimer. Suo padre ha lasciato una fattoria in eredità e visiterà la proprietà, nell'entroterra di San Paolo. Il loro matrimonio di quattro anni sta vivendo un momento di instabilità, con la donna che vuole avere un figlio. Il viaggio favorisce nuovi rapporti, con il custode e la sua famiglia, moglie e figlia, la seconda moglie del padre, che non ha mai conosciuto di persona, e persino un gattopardo che tenta più volte di rubare un pollo dal suo cortile. È l'inevitabile debolezza della carne che, nel caso degli esseri umani, è intesa come tentazione al peccato carnale.
La trama è realistica e priva di giudizi, in quanto assume contorni selvaggi. Prima che sembri la trama di una telenovela mondiale, una sorpresa: dopo 114 pagine, compare una seconda parte narrata in prima persona, che dà una svolta stilistica e assume un tono confessionale. Ci riprendiamo appena dalla barricata e, 30 pagine dopo, appare un sorprendente epilogo (o “una postfazione in forma di epilogo”) che confonde tutto e ci rimanda al prologo, così come è narrato da un editore.
È tutto vero? È tutta una bugia? Wilson Gorj, editore nella vita reale, autore di ingegnosi racconti (Storie della buonanotte del drago, 2012), esordio nella narrazione lunga (ma poco, poco più di 150 pagine) dimostrando di avere parecchia bottiglia da vendere. La sua scrittura è facile, apparentemente semplice, ma contiene insidie che ci incantano quando vengono sapientemente svelate.
L'unico autore menzionato nella trama - e ha un ruolo importante nella trama! – è Milan Kundera, e due parti del libro hanno epigrafi dell'autore ceco. È chiaro che il titolo L'inevitabile debolezza della carne è un'appropriazione antropofagica di L'insostenibile leggerezza dell'essere. Senza volersi confrontare, Wilson Gorj si appoggia alle spalle del gigante per realizzare un'opera originalissima, che farà sicuramente un nodo nella testa dei suoi lettori.
* Daniele Brasile è uno scrittore, autore del romanzo seme di re (Penalux), sceneggiatore e regista televisivo, critico musicale e letterario.
Riferimento
Wilson Gorj. L'inevitabile debolezza della carne. San Paolo, Penalux 2023, 162 pagine (https://amzn.to/47y9gTa).
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