da EUGENIO TRIVINO
Priorità procedurale della necropolitica neofascista sotto un nord neoliberista: testare i limiti del capitale di tolleranza istituzionale e democratico.
1.
Alla vigilia del primo Natale pandemico degli ultimi 100 anni, il governo dello Stato di San Paolo e il municipio della metropoli hanno annunciato un'azione congiunta per revocare il diritto degli anziani a un "pass gratuito" nella mobilità pubblica urbana sistemi. Il provvedimento, datato 23/12, ha danneggiato in gran parte la fascia di età compresa tra 60 e 64 anni nella Grande San Paolo.
La complessità dello sviluppo socioeconomico ha elevato la mobilità urbana a asse multidimensionale della vita lavorativa, relazionale e del tempo libero. Questo scenario di possibilità è attualmente al centro di innumerevoli attività e aspettative, al di là del semplice spostamento. Qualsiasi onere su questa mobilità colpisce facilmente settori diversi e sparsi della vita quotidiana della popolazione, non solo la fascia di età interessata.
La lettura umanista e indignata, legittimamente imbrattata di moralismo pragmatico, sospende, con perplessità, la decisione delle due principali istanze esecutive di San Paolo sui libri del male. L'imperturbata lettura strategica, scottata senza stupore nelle aberrazioni della storia, ci ricorda però che si tratta puramente di politica, nel modo ultraliberale, secco e oggettivo, di bucare l'occhio di qualcun altro, senza colpa.
Il provvedimento restrittivo cavalca (e brevetta) il progressivo e legale smantellamento dei diritti sociali dall'interno dello stesso Stato.
Non sorprende che il neofascismo eserciti una politica opportunistica: beneficia istituzionalmente delle circostanze per intraprendere progressi. La decisione della ghigliottina gli fa approfittare dell'attuale atmosfera di paura anti-pandemia. Non dipende dal fatto che il periodo della schiusa fosse Natale. Le convenienze neofasciste includono favole e festeggiamenti di massa solo se sono utili ai propri racconti di terrore occultato.
Se c'è un calcolo per lo smaltimento (e non solo a piccolo costo), il neofascismo sparerà anche a chi dovrebbe ricevere favori di protezione da tutti (non solo da esso), o per sanzione legale contro l'omissione, o per morale imperativi di solidarietà. In molti casi il neofascismo attacca i cittadini che lo hanno votato alle ultime elezioni.
2.
Il San Paolo e l'anti-Natale girato in una fascia d'età delicata come quella degli anziani richiede perizie contro specifiche politiche, anche se solo toni circolano luci sull'argomento. (La speranza della democrazia come valore universale richiede una vigilanza continua a suo favore – uno sforzo collettivo che, vediamo oggi, interessa solo una certa parte della popolazione.)
Simbolica aggressione di Stato, lo sparo, per le sue gravi conseguenze materiali, è, come detto, emblema del funzionamento regolare, legale e populista del neofascismo.
L'andamento necropolitico della demolizione dei diritti sociali in Brasile, se non è lineare, non è nemmeno liquido e garantito, nonostante la marcia. Rifiutando una barriera, convinta e rappresentativa della società civile organizzata, il neofascismo, mimando un felino inzuppato, addomestica la coda tra le gambe e, simulando una testa china, si ritira di fronte a battute d'arresto e battute d'arresto. Questa teatralità, convincente per gli avventati e i creduloni, non mette a nudo debolezze. Piuttosto, la necropolitica neofascista sfrutta, con questo procedimento, la propria potenza, affina la propria forza, misura le possibilità, calcola i successi, ammorbidisce le sconfitte, progetta di risollevarsi – e scoppia di nuovo. Certo, può mantenere i guru della bara come fonti di ispirazione storica. Tuttavia, segue i principi dell'autodidatta in tutto. È pragmatico: equilibrato, con pazienza gestionale, insegnamenti estratti dalla propria cruda esperienza politica, scavata, a volte, in fallimenti programmati, poi compensati da ricuciture e guadagni sequenziali.
Sotto tale flemma, l'obiettivo ben noto della necropolitica neofascista è la distruzione neoliberista di tutte le politiche pubbliche per la lotta vittoriosa contro le disuguaglianze socioeconomiche – la riparazione statale considerata feticci “comunisti”, “socialisti” e simili. Il disservizio nazionale della terra bruciata si estende fino a quando non rimane alcun pezzo geografico senza incrostazioni di qualche tipo di attività privata redditizia. L'efficacia di questa diserzione sociale corrisponde al più alto picco annuo possibile di finanziarizzazione e alla massima debolezza economica dello Stato come investitore, amministratore e negoziatore di beni e risultati produttivi, capace di un'ampia creazione di posti di lavoro.
3.
La necropolitica neofascista, palesemente brancolante, mette alla prova, beffando in bella vista o in maniera occulta, i limiti istituzionali della democrazia formale esistente, cioè costituzionalmente riconosciuta e consolidata, oro storico della coscienza liberal-repubblicana, tappa fondamentale e straordinario avanzamento nella l'agenda della difesa dei diritti sociali, politici, civili, lavorativi e previdenziali – ma non ancora la democrazia ideale e desiderata, con radici concrete e profonde nella quotidianità. Il sinistro strategico della sperimentazione si scaglia contro la capitale della tolleranza delle istanze civili organizzate e gioca con la pazienza della silenziosa sofferenza della popolazione impoverita. Lo fa un po' ogni volta, a volte con salti e "incidenti", a volte con una certa progressione. Cerca, quindi, di acculturare le mentalità nell'assuefazione a idee e proposte che rovinano il patrimonio pubblico attraversato da interessi di movimenti sociali; e, al di là dei palloncini delle prove, modella la percezione comune nelle complessità della sua visione del mondo. La sua aspettativa è che un giorno gli atti di test diventeranno così comuni che, in un vano sogno di devastazione, la resistenza della società civile organizzata andrà in postumi di una sbornia e abbandonerà l'agenda, aprendo la strada a un'accoglienza immediata, sotto attiva o passerà senza clamore . O telos del test come procedura di Stato è la sua validità come politica banale e invisibile.
La necropolitica neofascista ripete, ripete e ripete ancora una volta, come se riecheggiasse un recente capitolo funebre di antichi papiri insanguinati. Si comporta come se avessi tutta la vita davanti. Sicuramente sarà riemerso per rimanere ufficialmente a lungo.
4.
Ovviamente, l'eventuale cancellazione di qualsiasi proposta tramite ritiro strategico non è mai assoluta. In generale, la necropolitica neofascista non spreca un biglietto. Preserva gli obiettivi intensificando concedendo incoraggiamento al ritmo controllato: la ripetizione è – e sarà sempre – il fulcro della sua tensione originaria. Non pratica la reiterazione dello Stesso letterale. La ricetta riceve sempre una manciata di pepe deteriorato: cerca lo stesso riscaldato, con modulazioni previste, accomodanti aggiustamenti di ritirata. In altre parole – ea meno che non ci si sorprenda del fallimento di un miglior giudizio –, l'irrigidimento del neofascismo non ha bisogno di ricorrere al metodo tradizionale dell'imposizione militare in gola a presunti vassalli. Se la strumentalizzazione golpista dell'apparato repressivo dello Stato è la corsia preferenziale per la protezione militare degli spazi civili, la ripetizione metodica di attentati sperimentali alla società intende avere nel tempo un identico risultato.
Il diapason di questo passaggio si dissolve nella relatività. La lentezza strategica del procedere dello smantellamento è evidente agli osservatori che lo seguono giorno per giorno, soprattutto in un momento in cui, inzuppando ancora di più la vernice, gli eventi di ieri finiscono, molto spesso, per importare poco quando l'intera società è già passata al agonia del presente. tendenza scorso. La stessa lentezza, tuttavia, apparirà "ultra-veloce" se catturata sotto il prisma delle lunghe temporalità della storia. Questo prisma mostra, infatti, quanto il rapporto politico con la velocità come risorsa strategica – a volte assunta come totale prontezza, a volte assunta come calcolata attesa – costituisca un raggio fondamentale del successo populista del neofascismo e della sua necropolitica. Nella storia dell'umanità, la velocità ha servito regimi autoritari e totalitari come terreno docile, senza resistenza, agli invasori.
L'incerto e brancolante modello di amministrazione prepara, in anticipo, alti rendimenti alle prossime elezioni, finché un giorno riesce a fagocitarli in un banchetto tanto desiderato, di tempo ristretto allo scoperto, all'ombra di un'estesa pusillanimità di appoggio civile , relativamente dopati nella palude carismatica dell'intenzionalità “buona” (e opaca) dei corteggiatori.
5.
Il compito fondamentale e instancabile delle forze democratiche di centrosinistra – nell'ambito della politica convenzionale così come nell'universo della cultura e delle arti, nell'educazione come nelle scienze e nell'innovazione tecnologica, e così via – è quello di intercettare e fermare, nel profondo, con la massima controvelocità possibile, questo processo populista di naturalizzazione dell'iniquità necropolitica. Senza la decisa vivacità delle strade e delle vetrine – compresi i social network come uno dei suoi più importanti flussi di rinnovamento storico – nessuna necropolitica sarà però neutralizzata, e tanto meno estirpata, sia dal lento universo della legislazione e della morale, sia soprattutto dove questa lentezza trascina il piacere per la permanenza, in spazi discreti, al di qua delle pubbliche piazze.
*Eugène Trivinho è professore del Graduate Studies Program in Communication and Semiotics presso la Pontificia Università Cattolica di San Paolo (PUC-SP).