La letteratura fantastica di Sergio Papi

Immagine: Vasco Prado
WhatsApp
Facebook
Twitter
Instagram
Telegram

da DANIELE BRASILE*

Commento al libro “99 Storie”.

Sergio Papi ha costruito la sua carriera di grafico fin dai tempi eroici della stampa alternativa, negli anni '70 e '80. Ha ascoltato e trascritto tante storie, accompagnato episodi oscuri, illustrato e schematizzato diffamazioni e diatribe.

Con la riconquista della democrazia è emerso il narratore, il narratore, lo scrittore. E nel 2020, con il Paese che flirta ancora una volta con l'oscurità, pubblica 99 storie (Terra Redonda Editora), dove la sua fantasia si distende in racconti e cronache che formano un intricato arazzo di perline di diversi colori.

Di origine ebraica, come molti di noi, ogni tanto Papi fa riferimento al Medio Oriente, alle questioni arabe, alla geografia immemorabile dei persiani. Si tuffa anche nella storia del Brasile, nella tragedia latinoamericana, nelle scoperte della scienza. Ciò conferisce un certo sapore borghese alle sue narrazioni, che oscillano tra il verosimile e il fantastico. Quella città esiste davvero nello Yemen? Ha avuto luogo quella battaglia tra Incas e spagnoli? C'era davvero quella cioccolateria a Butantã?

La fluente prosa di Papi a volte assume la forma di una cronaca, descrivendo ambienti urbani (di solito San Paolo), viaggi o strani sogni. Spesso appare l'insolito, come se nel concreto quotidiano si fosse aperta una porta verso un'altra dimensione. L'uso costante di termini scientifici – siano essi di chimica, medicina o astronomia – conferisce una stranezza a cui non manca una certa dose di umorismo. Non a caso, uno dei suoi orixás ispiratori è il vecchio barone di Itararé, di cui ha ripubblicato i facsimili Tre Almanacchi, tra il 1989 e il 1995.

Altre volte la narrazione si configura fin dall'inizio come un racconto breve, creando scenari e personaggi, dialoghi e situazioni. Questa commistione di generi, sempre più caratteristica del nostro tempo, non può essere confusa con la sciatteria formale 99 storie. È l'ovvio risultato di una vita di molte letture, di uno sforzo professionale per tradurre un testo in immagini. Qui, in modo curioso, il designer-scrittore Sergio Papi utilizza spesso un'immagine, reale o immaginaria, per trasformarla in testo.

Questa operazione inversa ci porta a un dilemma sempre più presente nell'oceano di informazioni virtuali in cui siamo immersi. Quando il giornalismo elettronico si restringe testualmente, optando per l'immagine come supporto privilegiato, viene messo a rischio un intero edificio culturale costruito da secoli di esperienza. Torneremo ai geroglifici?

È su questa struttura convulsa che si bilancia la letteratura di Sergio Papi. I 99 brevi testi, precedentemente pubblicati su internet, tracciano un panorama distopico di questo tempo, ritraendo il vertiginoso Aleph di informazioni la cui veridicità è sempre più difficile da provare. Ma nel terreno debitamente segnato della finzione, è possibile parlare dell'acqua come se fosse vino, e trasmettere al lettore la sensazione di aver assaggiato qualcosa di nuovo.

* Daniele Brasile è uno scrittore, autore del romanzo seme di re (Penalux), sceneggiatore e regista televisivo, critico musicale e letterario.

 

Vedi tutti gli articoli di

I 10 PIÙ LETTI NEGLI ULTIMI 7 GIORNI

Vedi tutti gli articoli di

CERCARE

Ricerca

TEMI

NUOVE PUBBLICAZIONI

Iscriviti alla nostra newsletter!
Ricevi un riepilogo degli articoli

direttamente sulla tua email!