da JORGE GERMANIA*
C'è solo un modo per raddoppiare al massimo la potenza della maledizione ed è prolungarla con la minaccia della morte.
Imprecare è l'invenzione del linguaggio per interrompere qualsiasi dialogo.
La maledizione non è rivolta alla parola dell'altro, ma al suo essere.
Essa mira all'essere nel senso più ampio del termine: alla sua storia, al suo corpo, alla sua esistenza in tanto valore di vita.
C'è solo un modo per raddoppiare al massimo la potenza della maledizione ed è prolungarla con la minaccia della morte.
Con la minaccia di morte viene sospeso il patto minimo: continuare con la parola.
Se la minaccia di morte si estende allo spazio democratico, si rilassa e si realizza lo stato di eccezione.
Il neoliberismo, nella sua interpretazione ed esercizio del potere, non è più in grado di legittimarsi democraticamente. E questo per motivi strutturali. Il suo piano di appropriazione e sfruttamento di una nazione richiede la pratica permanente dell'odio, degli insulti e delle minacce. Per questo ha un gran numero di soggetti simbolicamente devastati la cui unica possibile identità si conquista solo attraverso queste pratiche. Si tratta solo di reclutarli.
Ben presto, i politici neoliberisti ei loro dispositivi mediatici intraprendono l'operazione perversa. Colpire prima frontalmente, poi seminare il dubbio sull'esistenza della lesione, infine incolpare la vittima del danno verificatosi. Ovviamente questa sequenza viene “spettacolarizzata” nei media con diverse strategie drammatiche.
Gli attuali quadri politici determinati a combattere questo stato di cose, che hanno indubbiamente un grande potere internazionale, devono analizzare queste strategie come un'analisi che fa parte della loro militanza. Infatti, nonostante si presentino come rapporti, al loro interno si trova un meccanismo per la distruzione sistematica della democrazia.
*Jorge Alemán è psicoanalista e scrittore. Autore, tra gli altri libri, di Capitalismo: delitto perfetto o emancipazione (Edizioni Ned).
Traduzione: Maria Cecilia Ipar.
Originariamente pubblicato sul giornale pagina 12.
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