La ragazza e il suo uccello a Gaza

Immagine: Alfo Medeiros
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da MARCELO GUIMARÉS LIMA*

Il genocidio, la violenza omicida, perpetrata dall’estrema destra al potere in Israele, e alimentata dall’Unione Europea e dagli Stati Uniti, sembra non avere fine  

La ragazza palestinese vaga per Gaza alla ricerca di un posto sicuro. Tieni il tuo uccellino nella sua gabbia. “Con lui mi sento più sicura”, dice, “Se vivo, lui vive, se muoio, lui muore”. La ragazza e il suo uccellino condividono in solidarietà il destino che tocca oggi ai palestinesi di Gaza, la punizione collettiva per essere palestinesi.

L'infanzia di fronte alla morte a Gaza. Fino a che punto di barbarie possiamo arrivare in questi tempi di decadenza e disintegrazione della civiltà? Il genocidio, la violenza omicida, perpetrata dall’estrema destra al potere in Israele, e alimentata dall’Unione Europea e dagli Stati Uniti, sembra non avere fine. La religione identitaria, combinata con l’“ultranazionalismo” formalizzato dalla dottrina essenzialista e discriminatoria del sionismo al comando politico in Israele, sanziona la violenza criminale e la morte.

In questo amalgama risuona un fondo primitivo di violenza, di odio e di paura combinati (si odia ciò che si teme, il nemico designato). La “teologia”, il diritto divino alla terra, serve come pretesto, implicito o esplicito, per la violenza interessata. Potrebbe essere questo il segreto del monoteismo, delle religioni del diritto divino, della colpa, della sottomissione, della legge indiscutibile, dell'autorità assoluta? O forse la “religione laica” dello Stato come una sorta di “entità suprema” nella vita quotidiana, quella che sancisce la mortale irresponsabilità dei suoi agenti e impone l’acquiescenza dei cittadini?

La crudeltà esercitata in nome della “difesa” dello Stato identitario appare come fanatismo (sempre in nome di una “autoprotezione” che finisce per difendere l’indifendibile) e allo stesso tempo come un cinico calcolo per eliminare un’intera popolazione senza protezione e senza via d’uscita, consentendo la conquista territoriale, la pura e semplice appropriazione materiale, e che riecheggia il “I Lebensraum” di tempi non così remoti, dottrina e iniziativa che hanno vittimizzato i popoli europei e le minoranze ebraiche in Europa.

Dalla storia non si può imparare altro che, come diceva Hegel, la consapevolezza dell’incapacità umana di imparare qualcosa dal passato e dalle sue catastrofi, di imparare dai propri errori.

Cosa spinge un soldato di fanteria o un aviatore a seppellire le case, ad uccidere freddamente e vigliaccamente civili disarmati e indifesi, donne, bambini? La funzione militare degrada a crimine premeditato e impunito. Oppure, in questo modo, si rivela per ciò che è nella sua essenza. La barbarie in Palestina delle cosiddette potenze occidentali, rappresentata nelle azioni dello Stato di Israele, è un attentato all'umanità di ognuno di noi, un degrado assoluto dei criteri morali minimi che consentono la convivenza umana tra individui e persone diverse gruppi umani, una presa in giro per tutti coloro che rifiutano di sottomettersi al dominio della violenza come realtà ultima della condizione umana.

Questa logica della violenza ci costringe a una scelta “inesorabile” tra essere carnefici o vittime: una logica che rifiutiamo come mera giustificazione vile della barbarie e del crimine.

*Marcello Guimarães Lima è un artista, ricercatore, scrittore e insegnante.

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