da ADEMAR BOGO*
Quando i critici visualizzano solo il presente, a causa dei terribili risultati delle tattiche elettorali, non riescono a rendersi conto che il prima e il dopo sono sempre tempi immensamente più grandi di stupore momentaneo.
1.
Sono diverse le posizioni politiche in circolazione; Tutti cercano di rendere conto della situazione creata dal rapporto di forze favorevoli alla classe dominante nel periodo post-elettorale. Tesi come “masse di destra” o “poveri di destra” hanno invaso i dibattiti, quando in realtà sono solo espressioni che rivelano immobilismo e mescolano certi pregiudizi con l’incapacità politica di percepire le strozzature che si trovano nella cause un po’ più profonde.
Consideriamo innanzitutto ciò che Marx ed Engels difesero nel 1850, nel loro messaggio alla direzione della Lega dei comunisti: «Mentre i democratici piccolo-borghesi vogliono concludere la rivoluzione il più presto possibile, dopo aver le suddette rivendicazioni sono state raggiunte, i nostri interessi e compiti consistono nel rendere permanente la rivoluzione finché non sarà eliminato il dominio delle classi più o meno possidenti, finché il proletariato non conquisterà il potere dello Stato, finché l’associazione dei proletari non si svilupperà non solo in un paese, ma in tutti i paesi dominanti del mondo, in proporzioni tali da far cessare la concorrenza tra i proletari di questi paesi, e finché almeno le forze produttive decisive sono concentrati nelle mani del proletariato”.[I]
Quando i critici visualizzano solo il presente, a causa dei terribili risultati delle tattiche elettorali, non riescono a rendersi conto che il prima e il dopo sono sempre tempi immensamente più grandi di stupore momentaneo. D'altra parte, coloro che hanno formato le loro concezioni sulla base di un presunto determinismo storico, di fronte a situazioni avverse, come quelle attuali, e non vedendo i risultati attesi, iniziano a incolpare i diseredati di non credere nel paradiso.
Nel messaggio sopra, che difende la continuità della rivoluzione liberale, fino al punto di invertire il comando del potere politico e di far passare le forze produttive al controllo dei lavoratori, non è previsto un tempo per il completamento, pertanto, quel processo potrebbe avere si è trasformata, nel corso di questo lungo periodo, in una rivoluzione liberale permanente.
2.
Che spiegazione possiamo dare all’attuale situazione politica? La più certa sarebbe ritenere che la rivoluzione liberale a cui si riferiscono Marx ed Engels, nel 1850, non sia ancora del tutto compiuta, per due ragioni: la prima, riguarda l’esistenza della classe dominante, avendo a suo favore il potere costante avanzamento delle forze produttive, della scienza e della tecnologia e, se oggi consideriamo esistente il neoliberismo, significa confermare, anche con maggiore vigore, la validità e il rinnovamento di quei principi liberali.
La seconda ragione deriva dalla prima, poiché la rivoluzione liberale è continuata fino ai nostri giorni, essa è andata molto più in là di quanto la piccola borghesia avrebbe voluto, poiché le dinamiche tecnologiche hanno ricollocato le forze produttive su altri livelli di sfruttamento e anche i rapporti di produzione liberali influenza il modo di pensare e fare politica.
La via aperta al proletariato e alle masse popolari, nell’ambito di questa rivoluzione liberale permanente, era quella di cambiare periodicamente tattica; grosso modo, configurati come: (a) Rivoluzioni e insurrezioni proletarie e popolari. Coloro che hanno vinto hanno attuato il socialismo per alcuni decenni, in alcuni paesi; (b) Strategia di resistenza armata. Di fronte all'irrigidimento dei regimi si strutturarono varie forme di organizzazioni guerrigliere ed eserciti rivoluzionari che, tuttavia, dissociati dalle insurrezioni, non ebbero successo e scomparvero.
(c) La ricerca di un percorso elettorale pacifico. Per conquistare spazio all’interno della rivoluzione liberale permanente fino al raggiungimento del potere, la via istituzionale si è rivelata la più opportuna, soprattutto negli ultimi quarant’anni. Tutto ciò dimostra perché quest’ultimo fenomeno di declino delle forze di sinistra è mondiale e non è un semplice errore da parte di un partito o di un altro. L’accelerazione della rivoluzione tecnologica ha causato questo fenomeno di esaurimento dei tentativi di superamento del capitalismo. Per continuare è necessario aprire una nuova forma di offensiva.
Se in qualche modo i tre periodi sopra indicati rappresentano, anche parzialmente, ciò che è accaduto, dobbiamo convenire che, a partire dal 1848, le generazioni si sono susseguite e si sono sempre confrontate con le stesse forze comandate dal capitale che hanno saputo guidare la rivoluzione liberale permanente. Le vittorie che trasferirono il potere nelle mani delle forze socialiste si verificarono in parte in tempi di crisi estreme, che portarono alle guerre mondiali.
Oltre a ciò, il capitale, sia esso produttivo, finanziario o speculativo, con le sue leggi di tendenza di: produzione, esplorazione, accumulazione, circolazione, espansione e speculazione, in modo più accelerato, o un po’ più lento, ha continuato, fino ai nostri giorni, a rispondere alle esigenze della propria riproduzione, concedendosi il “lusso” di, in determinate situazioni, realizzare esperimenti di sterminio della popolazione, come è stato, per citarne alcuni, il nazismo, il fascismo e, attualmente, il sionismo.
Ciò non scuote il predominio delle forze produttive decisive, né incide mortalmente, nonostante le crisi, sul processo di accumulazione. Anche se in declino in alcuni settori, il capitalismo continua a riaffermarsi e a fornire risposte ai problemi che crea.
3.
Se guardiamo più da vicino, vedremo anche che, sebbene le forze di dominio si basino sull’economia, i nemici simbolici per le masse popolari sono sempre stati identificati con la politica e radicati nella struttura dello Stato. In questo senso, se in certi momenti furono fatti enormi sforzi per difendersi dalle forze della repressione, in altri, nonostante la repressione fosse presente, fu più preziosa la tattica rivendicativa, nel senso di esercitare pressione sui capitalisti e i governanti, semplicemente per garantire in modo ordinato alcuni diritti e non per sottrargli il potere.
In questo senso, i partiti politici di sinistra e le organizzazioni popolari e sindacali, alleati di questi partiti, negli ultimi decenni, hanno lottato contro la classe dominante, finché i governanti sono diventati essi stessi rappresentanti dei lavoratori. Pertanto, gli universali compiacimenti che hanno provocato e impedito la reazione contro la rivoluzione liberale sono almeno tre: (i) la storica educazione morale cristiana e costituzionale, incentrata sul rispetto del sacro e intoccabile diritto della proprietà privata; (ii) le lotte ordinate, pacifiste, di carattere esigente, condotte contro il capitale, senza la minima intenzione di impadronirsene e controllarlo (iii) la visione del nemico politico, simboleggiato da cattivi governanti che potrebbero essere sostituiti da buoni governanti, creando aspettative che avrebbero fatto tutto per noi e, ad ogni mandato, avrebbero rinnovato i loro scopi nei secoli dei secoli.
Questi tre fattori hanno sempre coinvolto le masse povere e le hanno spinte a seguire gli appelli, non perché consapevoli, ma per abbandono secolare, proiettato dalle élite bianche o per bisogni materiali. Identificati con il linguaggio aggressivo, provenienti da leader coraggiosi capaci di esprimere parole che lottavano contro la fame reale, la mancanza di alloggi, le terribili condizioni educative, i disastri sanitari, la carestia, la corruzione, ecc., hanno sempre combattuto coraggiosamente come forze alleate .
Prendendo il controllo dei governi e prendendo il posto dei loro nemici politici, i rappresentanti di sinistra hanno cominciato a pronunciare parole morbide e a fornire soluzioni apparentemente insufficienti, come quelle fornite dai loro predecessori di destra, contro i quali le masse hanno protestato. I cambiamenti nella posizione delle forze politiche al governo hanno elevato la sinistra allo status di situazione. In questi processi liberali, capendo contro chi le masse dirigono le loro proteste, possiamo concludere che, anche se cooptate, la tendenza è quella di essere oppositive e lottare contro i politici visti come cattivi, mansueti e ipocriti.
Se vogliamo discutere su come passare dalla difensiva all’offensiva, dobbiamo capire che stiamo vivendo, anche con diverse crisi, un’accelerazione distruttiva della rivoluzione liberale capitalista permanente. Per affrontarla, dobbiamo pensare al La rivoluzione all’interno di questa rivoluzione, che probabilmente avrà luogo, si tradurrà in un ritorno alla strategia insurrezionale, radicata, più strettamente, nella disobbedienza civile.
Per fare ciò, è necessario attaccare i tre addomesticamenti: (a) delle idee che impongono un comportamento morale di rispetto della proprietà (b) delle rivendicazioni pacifiche che le invertono verso l’appropriazione del capitale e dei mezzi di produzione e, (c) dell’illusionismo politico elettorale, a dimostrazione che la democrazia non può essere rappresentativa, ma partecipativa e distributiva della ricchezza.
Le masse non sono né di destra né di sinistra, ma, mobilitate, possono diventare controrivoluzionarie o rivoluzionarie. Dipende tutto da chi c'è con loro.
*Ademar Bogo è un insegnante del Dipartimento di Filosofia e Scienze Umane dell'Università Statale di Santa Cruz (Uesc).
Nota
[I] MARX/ENGELS. Messaggio del comitato centrale alla Lega del marzo 1850. In. FERNANDES, Florestan (org). Storia. San Paolo: Ática, 1984, p. 224.
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