da LUIZ WERNECK VIANNA*
Con la successione presidenziale del 2022, è giunto il momento per la società di fare i conti con i misfatti che le sono stati inflitti.
Ci resta ben poco per liberarci della misera situazione a cui siamo stati esposti in tre lunghi anni e sette mesi, anche se non c'è modo di prevedere se la diremo addio in mezzo a gravi disordini o senza di loro. Il ritorno al regime AI-5, progetto a pettore di chi detiene ancora le redini del potere, non è più un'ipotesi plausibile e la società ha ampiamente dimostrato il suo rifiuto del fascismo e affronta il suo destino attraverso la via democratica del processo elettorale. È in questo terreno inospitale per il bolsonarismo, ancorato al Centrão, che gioca la sua ultima carta con l'effusione di denaro tra i più poveri che ora inizia con l'obiettivo di accaparrarsi i voti, iniziativa dagli esiti imprevedibili.
Tale iniziativa, formulata in fretta e furia per effetti elettorali di breve periodo, non manca di rivelare, a prescindere dalle intenzioni dei suoi attori, di scommettere anche sulla via delle urne, nonostante il polverone promosso quotidianamente sul loro essere inaffidabile. In ogni caso, in un testo di analisi come questo, ipotizzando per ipotesi che questo torbido orientamento conduca la successione a un esito favorevole, non avremmo una nuova edizione del governo Bolsonaro, ma un inedito governo Centrão, una burlesca cogitazione che popola l'immaginazione dei loro mentori.
Tale ipotesi, tuttavia, è lungi dall'essere attendibile, come risulta evidente dal sorgere di coscienze democratiche nella difesa che si sono diffuse tra l'intelligence e settori consistenti delle élite economiche dei valori e delle istituzioni che conformano lo Stato democratico di diritto, in i vigorosi manifesti letti l'11 agosto alla Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di São Paulo, quello dei giuristi e degli imprenditori della FIESP, ai quali si sono aggiunti decine di altri, provenienti da vari stati della federazione, replicando l'intero contenuto del testo realizzato pubblico in quel simbolico giorno di agosto sottoscritto da un milione di persone e da numerosi soggetti, tra cui i più rappresentativi del capitale e del lavoro e dei movimenti sociali.
In questo caso, il fatto che questa manifestazione abbia scelto di stabilire una linea di netta convergenza con le manifestazioni del 1977 in opposizione al regime dittatoriale dell'epoca è di particolare rilevanza, sia nel testo che nel luogo in cui entrambe sono state rese pubbliche. In questo senso, molto più che una protesta d'attualità contro i misfatti dell'attuale governo e la sua natura autocratica, la potente manifestazione di oggi affronta l'intenzione di realizzare l'incompiuta democratizzazione della società brasiliana.
Si tratta di un'occasione propizia e imperdibile, come quella a cui non siamo riusciti a sottrarci per incuria politica consentendo la separazione tra i temi della questione sociale e quelli della democrazia politica. Il tentativo di guida dall'alto del PT, basato sull'azione dello Stato al fine di soddisfare l'agenda sociale, ha portato al disprezzo dei limiti istituzionali e, cosa ancora più grave, a pratiche dannose nella composizione delle sue articolazioni politiche che, in molti casi, princìpi ineludibili dell'etica repubblicana.
Questo infelice tipo di intervento, nel tentativo di accelerare l'avanzamento delle questioni sociali, soprattutto nel governo Dilma Rousseff, ha favorito l'irruzione di un ampio movimento di denunce che ha preso la forma della cosiddetta operazione Lava Jato, le cui azioni hanno eroso il basi di appoggio alla coalizione guidata dal PT, aprendo la strada ai cavalieri di ventura nella successione presidenziale, vinta agevolmente da Jair Bolsonaro.
Il nuovo governo nasce sotto l'ispirazione revanscista della falange autoritaria sconfitta dall'ampia coalizione democratica degli anni '1980, avendo come obiettivo le conquiste civilizzatrici accumulate nei governi FHC e Lula, in particolare nel campo delle questioni sociali e ambientali, in un versione predatoria del capitalismo vittoriano che in politica ammette, a volte di nascosto, a volte apertamente, la sua adesione al fascismo, intervento malevolo finora rifiutato dalle nostre istituzioni democratiche.
Ora, con la successione presidenziale del 2022, è giunto il momento per la società di fare i conti con i misfatti che le sono stati inflitti, riportandola sui suoi binari naturali alla ricerca di ideali civilizzatori. Non sarà un compito facile, i tuoi avversari intendono opporsi con tutte le risorse che possono. Le gesta dello scorso 11 agosto dovrebbero servire da righello e bussola nei tuoi prossimi passi. Ci danno la parola d'ordine – andare avanti uniti in larghe alleanze – per tornare nell'alveo delle nostre migliori tradizioni, la democrazia sempre come hanno chiamato forte e chiaro.
*Luiz Werneck Vianna è professore presso il Dipartimento di Scienze Sociali della Pontificia Università Cattolica di Rio de Janeiro (PUC-Rio). Autore, tra gli altri libri, di La rivoluzione passiva: iberismo e americanismo in Brasile (Revan).
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