la soluzione giudiziaria

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Di FÁBIO KONDER COMPARATO*

La magistratura sarà in grado di prendere le misure costituzionali necessarie e urgenti per liberarci da questa calamitosa cattiva gestione?

I fatti

In diverse occasioni, l'attuale Presidente della Repubblica ha partecipato ad atti pubblici, convocati con l'obiettivo di rovesciare l'attuale ordinamento costituzionale, al fine di istituire, in sua vece, un regime politico autoritario e antidemocratico. In una riunione ministeriale tenutasi a Palazzo Planalto, il 22 aprile del corrente anno, il cui video è stato diffuso per decisione del Ministro Celso de Mello del Tribunale Supremo Federale, le nostre istituzioni politiche sono state vilipese dal Capo dell'Esecutivo e da alcuni suoi Ministri, in mezzo a volgarità e turpiloqui di ogni genere.

D'altra parte, tra le profonde sofferenze di ogni genere, causate dalla pandemia di coronavirus, il governo federale è praticamente incapace di affrontare questa terribile malattia, con l'attuale Capo dello Stato che esprime costantemente la sua mancanza di preoccupazione al riguardo. Ora, secondo studi effettuati in 48 paesi dal Imperial college da Londra, il tasso di contagio della pandemia in Brasile è il più alto al mondo.

 Un delitto a porte aperte

È indiscutibile che tali atti e omissioni caratterizzino reati di varia natura.

Innanzitutto i reati di responsabilità, previsti dalla Costituzione federale (artt. 85 e 86), in quanto tali atti violano la Costituzione federale e in particolare contro “il libero esercizio del potere legislativo, del potere giudiziario, del pubblico ministero e i poteri costituzionali delle unità della Federazione”; nonché contro “l'esercizio dei diritti politici, individuali e sociali” (art. 86, commi II e III). Tali reati, come è noto, sono stati definiti nella legge nº 1.079, del 10 aprile 1950.

Inoltre, gli stessi atti configurano anche, in teoria, delitti contro la sicurezza nazionale, in particolare quello definito dall'art. 23 della Legge 7.170 dicembre 14, n. 1983, cioè “incitare: I – a sovvertire l'ordine politico o sociale; II – animosità tra le Forze Armate o tra queste e classi sociali o istituzioni civili; III – la lotta alla violenza tra le classi sociali; IV – la commissione di alcuno dei delitti previsti dalla presente legge”.

Quanto ai reati di responsabilità, invece, non si può non considerare che il relativo processo non è giudiziale ma parlamentare. Comincia cioè davanti alla Camera dei deputati, che ammette l'accusa con il voto dei due terzi dei suoi membri, e finisce al Senato federale, che è l'unico organo competente a giudicare. Si tratta, quindi, di una procedura di natura chiaramente politica, in cui l'interpretazione formale dei dettami costituzionali può lasciare il posto a interessi puramente personali o di partito.

Il perseguimento dei delitti contro la sicurezza nazionale si svolge davanti alla Giustizia militare, salva, peraltro, l'originaria giurisdizione del Tribunale federale, nei casi previsti dalla Costituzione (art. 102, capo I, commi b e c). Proprio per questo, a quanto pare, il Procuratore Generale della Repubblica ha chiesto alla Corte Suprema di aprire un'inchiesta per “indagare su presunti fatti criminosi”, avvenuta durante la manifestazione contro il Congresso Nazionale e la Corte Suprema Federale, il giorno Il 20 aprile a Brasilia, alla presenza del Presidente della Repubblica e di diversi membri del Congresso Nazionale.

Deposito di reclamo per inosservanza del precetto fondamentale n. 686

Succede, però, che oltre al procedimento penale, vi sia anche la possibilità di proporre al Tribunale Supremo Federale una Argomentazione di Inosservanza di un Precetto Fondamentale, in base all'art. 102, § 1 della Costituzione federale, dispositivo disciplinato dalla legge n. 9.882, del 3 dicembre 1999.

In primo luogo, perché tale causa non è contenziosa, e quindi non c'è confronto tra querelanti e imputati. Si tratta di una misura proposta con l'obiettivo di “evitare o riparare il danno ad un precetto fondamentale, risultante da un atto del Pubblico Potere” (Legge nº 9.882/1999, art. 1).

In secondo luogo, il suo iter, in linea di principio, è più rapido di quello di un procedimento penale, e vi è addirittura la possibilità che il relatore di causa conceda l'ingiunzione, “in caso di estrema urgenza o pericolo di grave danno, o anche, in sospensione periodo, referendum della Corte plenaria” (Legge nº 9.882, art. 5º, § 1º).

In terzo luogo, perché la decisione finale “sarà efficace contro tutti e vincolante nei confronti degli altri organi del Pubblico Potere” (Legge nº 9.882, art. 10, comma 3).

Per questi motivi il PSOL ha deciso di depositare l'ADPF nº 686, nominando relatrice la ministra Rosa Weber. Oggetto del ricorso è il riconoscimento della manifesta violazione da parte dell'attuale Presidente della Repubblica di due principi fondamentali del nostro ordinamento costituzionale, vale a dire il principio dello stato di diritto, sancito dall'art. 1 della Costituzione federale e il principio che la salute è diritto di tutti e dovere dello Stato (art. 196 della Magna Carta).

Contestualmente, l'ADPF nº 686 richiede, ai sensi dell'art. 5, § 1, della Legge n. 9.882/1999, la concessione di misure cautelari, per la protezione immediata del popolo brasiliano da danni gravi e difficilmente riparabili. Mentre scrivo queste righe, però, non c'è stata alcuna decisione in merito a questa misura cautelare.

Oserei dire che lo svolgimento di questa causa darà una prognosi certa sul futuro politico del nostro Paese. La magistratura sarà in grado di prendere le misure costituzionali necessarie e urgenti per liberarci da questa calamitosa cattiva gestione?

*Fabio Konder Comparato Professore Emerito presso la Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di São Paulo, Dottore Honoris Causa dell'Università di Coimbra.

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