L'arazzo di Bayeux

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da WALNICE NOGUEIRA GALVÃO*

Un documento di feudalesimo riconosciuto come patrimonio dell'umanità

Una delle opere d'arte più spettacolari esistenti è l'arazzo di Bayeux (Francia), un documento di feudalesimo che ha il sigillo dell'Unesco come Patrimonio dell'Umanità. Registra la battaglia di Hastings e la conquista dell'Inghilterra da parte dei Normanni nel 1066. Il miracolo della sua sopravvivenza è millenario: deve essere sbiadito, ma si nota poco.

Una striscia di tessuto lunga 70 metri e larga mezzo metro costituisce la base. La parola arazzo è impropria, perché non è fatta a telaio, né le figure si intrecciano nel gioco della trama e dell'ordito. Qui si tratta piuttosto di un ricamo, in una tecnica chiamata appliqué, con figure ritagliate da altri tessuti e impunturate con un ago sul tessuto di base. Successivamente, le figure vengono ricamate con lineamenti, abiti, armi o, nel caso di cavalli, criniere e jaezes. E pensare che fino all'invenzione della macchina da cucire durante la Rivoluzione Industriale, tutto, ma proprio tutto, veniva cucito a mano con questi piccoli punti dalle donne. Cioè, letteralmente per millenni.

Ci sono non meno di 70 metri di illustrazioni. Una figura può contenere diversi pezzi. I cavalli non sono uniformi in quanto a mantello, la tavolozza è variegata: bai, sauro, neri. Leggende in latino, che chiamano i Sassoni “Angoli”, sono disposte lungo il bordo superiore, spiegando scene, commentando storie.

I guerrieri sono, come tutto il resto, trattati con cura. Vediamo quelli con l'elmo a punta e quelli a testa tonda, con la loro armatura a strati e la loro cotta di maglia ben visibile. I cavalieri portano lunghe lance e spade, i fanti sono armati di archi e frecce, tutti con scudi ovali con estremità inferiore affusolata. Raramente vedi qualcuno con un'ascia da guerra o un falco nel pugno. Non mancano castelli e chiese.

La battaglia di Hastings è il fulcro della narrazione, che inizia molto prima tra feudatari, quando il sassone Harold rende omaggio a Guglielmo di Normandia, in Francia. Ma in seguito, con un atto criminale, usurpò il trono d'Inghilterra, incoronandosi re. In reazione, Guilherme ordina la costruzione di una flotta di 700 barche, secondo il modello ancestrale del drago vichingo (Normanni = uomini del Nord). Gli alberi vengono abbattuti e le assi piallate; le forniture sono curate - stranamente, solo in armi e vino. Spiegate le vele, arriva la traversata della Manica, seguita dalla quotidianità del campo.

Nella scaramuccia vediamo i cavalieri in formazione, i cavalli al passo, e poi partire al galoppo. La morte di re Harald, trafitto da una freccia nell'occhio, è un terrificante dettaglio realistico. L'arazzo si conclude con l'incoronazione di William come re d'Inghilterra.

Due fregi delimitano la fascia, con effigi di uccelli e animali, formando un intero bestiario. In battaglia lasciano il posto a cadaveri sparpagliati per terra, con dettagli veristi: a volte decapitati o con arti amputati, testa e braccio posti a breve distanza, tra scudi e armi sparpagliate per terra. I corpi cadono mentre i cavalli vengono catapultati a testa in giù e con i piedi in aria.

La tradizione vuole che le artiste fossero le ancelle della regina Matilde, moglie di Guglielmo. Non fa male immaginarli in interminabili giri di cucito e conversazione nelle gelide stanze del castello, quando fa buio presto, mentre fuori cade la neve e scoppietta il fuoco nel camino.

Fanno venire in mente altre opere. Alcuni anni fa, il lavoro del arpilleras dal Cile, con figure applicate e ricamate su sacchi di juta. Questo era chiaramente politico e denunciava le violazioni dei diritti umani perpetrate dalla dittatura di Pinochet.

o lo spettacolo storie di donne, che aveva uno dei suoi settori dedicato al ricamo (Masp, 2019). O anche l'istigante e il provocatorio Overflow: trasgressioni del ricamo nell'arte (Sec, 2021). È una tendenza che irrompe con forza, ancora non del tutto soddisfacente, ancora timida, rivendicatrice di uno status, come chi arriva in ritardo alla festa delle arti.

Quando viaggi, non perderti una visita a Bayeux. Sono poco più di due ore da Parigi, su un treno ad alta velocità, il TGV, con il tempo di andata e ritorno lo stesso giorno, compreso il pranzo in un bistrot normanno. E torna stanco ma euforico.

*Walnice Nogueira Galvao è professore emerito presso FFLCH presso USP. Autore, tra gli altri libri, di Leggere e rileggere (Senac\Oro su Blu).

 

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