Unicamp al momento della verità

Immagine: Mona Hatoum
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da FRANCISCO PIEDE HARDMAN*

Il 6 agosto il Consiglio universitario Unicamp dovrà decidere se sospendere i rapporti attuali con una delle istituzioni coinvolte nella strage di Gaza

1.

Ci sono momenti nella vita e nella storia che sono decisivi. Il 6 agosto il Consiglio Universitario Unicamp dovrà deliberare su una questione la cui gravità e urgenza richiedono molta attenzione e impegno nel riaffermare i valori pedagogici, morali e umanitari che giustificano il nostro lavoro e la nostra vocazione di università pubblica. Tali valori, contrariamente a quanto possa immaginare chi crede nelle illusorie cupole di cristallo, sono inseparabili. La vita ci richiede qui e ora. La storia ci giudicherà domani in base a ciò che saremo degni di costruire e condividere oggi, come agenti culturali pacificatori e, solo allora, civilizzatori.

Sì, senza dubbio: c’è molta missione nel nostro lavoro di educatori pubblici. E solo le istituzioni che adotteranno questi valori come prassi, senza tante storie o clamori, saranno degne del nome: università. Come studente universitario all'Unicamp durante la dittatura militare per oltre 50 anni e come professore in questa stessa casa per quasi 40 anni, sono convinto di dire: abbiamo costruito un'università degna di questo nome, in Brasile e fuori dal Brasile, dove Scrivo adesso.

Si scopre che, in un momento sfortunato, Unicamp ha firmato un accordo di cooperazione accademica con l'Istituto Israeliano di Tecnologia (TECHNION), con sede ad Haifa, nell'agosto 2023. Nonostante le presunte buone intenzioni scientifiche di entrambe le parti al momento della firma dell'accordo , il fatto è che, fino ad oggi, la nostra comunità accademica non ne conosce i termini.

E, dall’ottobre dello scorso anno fino ad oggi, purtroppo, lo scenario della guerra di sterminio dello Stato di Israele contro il popolo palestinese di Gaza, ignorando tutte le richieste di cessate il fuoco immediato, anche da parte di agenzie come l’ONU, ci spinge ancora una volta ad appellarci qui, come nella Lettera Aperta inviata alla CONSU lo scorso maggio, per l'immediata sospensione di tale accordo, per i suoi più che evidenti nessi pericolosi.

Poiché TECHNION, purtroppo, secondo numerosi studi ed articoli di ampia conoscenza pubblica, partecipa attivamente e strategicamente, producendo tecnologia militare d'avanguardia, agli infiniti attacchi perpetrati dall'attuale governo israeliano contro la popolazione civile palestinese. Nessun pretesto tecnologico-scientifico può giustificare che Unicamp sia partner, reale o simbolico, di tanta barbarie contemporanea. Di qui la nostra insistenza affinché, per quanto dipende dalla volontà espressa della nostra Università, diciamo no alla guerra, il che equivale a dire, nei limiti delle nostre funzioni: no alla TECHNION!

2.

Non parliamo più delle immagini che ci affliggono, ogni giorno, ogni notte. Per coloro che vogliono comprendere e situarsi meglio in questo mondo così devastato dalla guerra di sterminio in Palestina, raccomandiamo, dopotutto, il lavoro sereno, instancabile ed erculeo di questa donna straordinaria che merita il nostro massimo rispetto e considerazione.

La psichiatra Samah Jabr, direttrice dell'Unità di salute mentale del Ministero della Sanità palestinese, nata a Gerusalemme Est nel 1976, non ha mai lasciato la sua gente e il suo Paese. Lì continua a lavorare – in condizioni di rischio permanente – praticando la resistenza ogni giorno, senza armi, solo con la sua vasta conoscenza medica e psichiatrica, e con un forte sentimento di solidarietà e di affermazione, difficile da tradurre, che nel suo linguaggio è semplicemente chiamato Sommud, e che, grazie al competente lavoro di Editora Tabla, i lettori brasiliani possono ora accedervi, nonostante la sua prima edizione sia esaurita.[I]

Il Consiglio Regionale di Psicologia – Minas Gerais (CRP-MG) ha avuto la felice idea di invitare il Dr. Samah Jabr al suo primo. Congresso Brasiliano di Psicologia e Migrazione (CBPM): Per una Società senza Frontiere, tenutosi a Belo Horizonte, alla fine di giugno. E grazie al giornalista Lucas Wilker possiamo leggere la luminosa intervista realizzata con questo medico interamente dedicato.[Ii]

Questa non è una scelta ideologica, né religiosa. Qui il senso della civiltà umana deve prevalere su tutto il resto. Mi permetto di rivolgermi al professor Antonio José de Almeida Meirelles e alla professoressa Maria Luiza Moretti, rispettivamente, Rettore e Vicerettore di Unicamp, perché so che sono sempre in sintonia con un giusto umanesimo, così da considerare, con particolare attenzione, la che l’attuale tragedia in Palestina richiede.

E sono anche convinto che ai validi e validi attuali membri del Consiglio dell’Università non mancherà discernimento affinché, nella prossima riunione, il 6 agosto, smettiamo di prestare il nome del nostro Ateneo, anche se inavvertitamente, a un’industria di morte che, in ogni caso, non ci riguarda.

Ma come concludere questo appello, quando si parla di Unicamp, senza ricordare ciò che ha fatto questo collega brillante, carismatico e umanitario che è stato il professor emerito Mohamed Habib, egiziano di nascita e brasiliano di adozione, un grande direttore di unità e prodeano che molti di noi, come me, hanno avuto il privilegio di convivere per decenni? Come dimenticare le sue lezioni di solidarietà incondizionata e di pacifismo, motivo per cui si dedicò, come oggi padre Julio Lancelotti, ai rifugiati di ogni ceto sociale, soprattutto ai palestinesi?

E proprio mentre stavamo finendo questo testo, ci arriva un'altra notizia molto triste, portata da suo figlio, Nader Ezz El Din Habib: il nostro collega, il professor Hazem Adel Ashmawi, del Dipartimento. di Anestesiologia, Oncologia e Radiologia presso la Facoltà di Scienze Mediche dell'Unicamp, la casa della sua famiglia materna a Gaza è stata attaccata da Israele nelle prime ore del 10 luglio, insieme a due delle sue tre zie, donne di 75 e 80 anni, oltre a alla frattura del braccio della terza donna, una donna anziana su sedia a rotelle. Al professor Hazem e alla sua famiglia, le nostre più sentite condoglianze e solidarietà.

Quanti altri civili palestinesi, tra cui donne e bambini, dovranno essere decimati affinché la nostra coscienza umanitaria si risvegli? Morte e sterminio circondano i nostri destini, compresi quelli dei colleghi della nostra comunità universitaria.

Non chiediamo alcuna guerra. Chiedo solo alla CONSU di porre fine agli attuali pericolosi rapporti di Unicamp con una delle istituzioni coinvolte in questa strage. È il minimo che possiamo fare in mezzo a tanto dolore. Facciamolo!

*Francisco Piede Hardman È professore presso l'Istituto di Studi Linguistici dell'Unicamp. Autore, tra gli altri libri, di L'ideologia di San Paolo e gli eterni modernisti (Unesp). [https://amzn.to/45Qwcvu].

note:


[I] JABR, Samah. Sumud in tempi di genocidio. Rio de Janeiro: Tabla, 2024 (org. e trad. di Rima Awada Zahra).

[Ii] WILKER, Luca. "La salute mentale dei palestinesi viene deliberatamente presa di mira", afferma lo psichiatra palestinese. Brasile di fatto, Belo Horizonte, 29 giugno 2024, 16:44. Un momento e una voce che, inutile dirlo, i media mainstream cancellano e mettono a tacere.


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