L'urgenza delle cure e l'autocontrollo

Immagine: Eugene Liashchevskyi
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da LEONARDO BOFF*

La cultura del consumo di porzioni opulente, egocentriche e senz’anima pretende già più di una Terra e mezza per soddisfare la propria voracità

Mi allineo a quegli scienziati descritti dalla giornalista scientifico-ecologica Elizabeth Kolbert nei suoi due famosi libri La sesta estinzione e l'altro Sotto il cielo bianco: la natura del futuro (Intrinseco). Pur suscitando qualche speranza, Elizabeth Kolbert delinea come sarebbe il cielo dopo una devastante guerra nucleare: bianco, che impedirebbe il passaggio dei raggi del sole da cui dipende quasi tutto sulla Terra.

È un fatto sperimentale, anche se ci sono un gran numero di negazionisti, in particolare tra gli amministratori delegati di grandi oligopoli, che negano lo stato degradato della Terra che ora, forse, ha inaugurato una nuova era: il Pirocene.

La cultura del consumo di quelle porzioni opulente, egocentriche e senz’anima pretende già più di una Terra e mezza (1,7) per soddisfarne la voracità. Il sovraccarico terrestre di quest'anno è stato rilevato il 22 luglio. Ciò significa che i suoi beni e servizi rinnovabili, essenziali per la nostra sopravvivenza, sono stati esauriti. Hanno acceso tutte le luci. Anche così gli fanno violenza, togliendogli ciò che non può più dargli. Essendo un’entità supervivente che funziona in modo sistemico, la Terra reagisce inviando eventi estremi come grandi siccità da un lato, nevicate strepitose dall’altro, diminuzione del volume dell’acqua, aumento dei deserti, distruzione di intere regioni con tifoni, sacrificio biodiversità, trasmettendo più virus e altre malattie.L’aumento della temperatura previsto per il 2030, una crescita di 1,5 gradi C, viene rapidamente anticipato per i prossimi 3-5 anni.

È comprensibile che molti climatologi siano scettici e addirittura fatalisti quando si rendono conto che la scienza e la tecnologia sono arrivate tardi. Non abbiamo molto da fare se non prevenire le catastrofi e mitigarne gli effetti dannosi. La Terra sta cambiando, giorno dopo giorno, in modo irreversibile, alla ricerca di un nuovo equilibrio di cui non conosciamo il centro di gravità. Partiamo dal presupposto che climaticamente si stabilizzi tra i 38-40 gradi C. Chiunque riuscirà ad adattarsi a questa temperatura sopravviverà ma molte persone, bambini e anziani e soprattutto innumerevoli organismi viventi non avranno abbastanza tempo per adattarsi e saranno condannati a scomparire dopo milioni di anni di vita su questo pianeta.

Gli avvertimenti dei saggi sono gravi. UN Carta della Terra (documento adottato dall’ONU) o le due encicliche di Papa Francesco:Come prendersi cura della Casa Comune e l'altro Tutti fratelli e sorelle Denunciare perentoriamente l’allarme ecologico. UN Carta della Terra avverte: “L’umanità deve scegliere il suo futuro… o formare un’alleanza globale per prendersi cura della Terra e degli altri o rischiare la distruzione di noi stessi e della diversità della vita”. Il Papa è più severo: «Siamo tutti sulla stessa barca; O siamo tutti salvi oppure non si salva nessuno”.

La stragrande maggioranza non pensa a queste cose, poiché sembra insopportabile fare i conti con i limiti e, infine, con il disastro collettivo, ancora possibile nella nostra generazione. Alienati, finiranno per unirsi al corteo di coloro che si dirigono verso la fossa comune.

Ci resta un raggio di speranza suscitato sempre dal saggio 102enne Edgar Morin: “La storia ha dimostrato più volte che l’apparenza dell’inaspettato e l’apparenza dell’improbabile sono plausibili e possono cambiare il corso degli eventi” . Crediamo che entrambi – l’inaspettato e il plausibile – siano possibili. Sarebbe la nostra salvezza.

Dobbiamo però fare la nostra parte. Se vogliamo garantire un futuro comune, per la Terra e per l’umanità, sono necessarie due virtù: l’autocontrollo e l’equa misura, entrambe espressioni della cultura della cura.

Ma come postulare queste virtù se l’intero sistema si fonda sulla loro negazione? Questa volta, però, non c’è scelta: o cambiamo e ci lasciamo guidare dalla cura, imitando noi stessi nella nostra voracità e vivendo la giusta misura in ogni cosa oppure ci troveremo di fronte a una tragedia collettiva. La cura ci porta a stabilire un legame emotivo con tutti gli esseri affinché rimangano tra noi.

Autolimitazione significa un sacrificio necessario che salvaguarda il Pianeta, tutela gli interessi collettivi e instaura una cultura di semplicità volontaria. Non si tratta di non consumare, ma di consumare in modo responsabile e solidale con chi verrà dopo di noi. Hanno anche diritto alla Terra e ad una vita di qualità.

*Leonardo Boff è un ecologista, filosofo e scrittore. Autore, tra gli altri libri, di Abitare la Terra (Voci) (https://amzn.to/45gjjKP).


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