da MARIA CARAMEZ CARLOTTO*
Per un bolide onesto e vittorioso uscito da un ciclo di sconfitte (2013-2023)
A Rivista rosa ha pubblicato, nel settembre 2023, un dossier nel giugno 2013 [disponibile qui]. Ho letto attentamente tutti gli articoli, in generale, molto interessanti. Ma come persona che ha seguito il dibattito sul 2013 sin dall'inizio, la verità è che non avevo bisogno di andare oltre l'indice per rendermi conto che la rivista ha scelto di limitare il dibattito al proprio ambito, vale a dire: quello delle opinioni puramente elogiative del 2013 e, allo stesso tempo e proprio per questo motivo, profondamente critico nei confronti del PT.
A onor del vero, avvertono gli organizzatori, nell'Introduzione, che l'idea originale era quella di organizzare un dibattito più ampio, ma, “dopo alcuni intoppi”, il dossier era “più piccolo del previsto”. Nulla indica, tuttavia, che tale ampiezza andrebbe oltre una semplice “rappresentanza regionale” e “identità”, come spiegato di seguito.
Pertanto, pur riconoscendo (secondo me, correttamente[I]) che il dibattito sul 2013 si divide tra tre posizioni principali: una visione critica della sinistra istituzionale, generalmente più vicina al PTismo; una visione positiva della sinistra junista, generalmente più vicina all’autonomismo; e una visione più mediata e, secondo loro, più “indipendente” – il fatto è che la rivista contemplava appena la mediazione, scommetteva tutto sulle odi e bandiva completamente la critica ai movimenti del 2013.
In questo, sia fatta di nuovo giustizia, Rosa Non era sola. Ignorando completamente la necessità di riflettere sui dati che indicano che la memoria, il sostegno e l’orgoglio rispetto al giugno 2013 non sono solo minoritari nella popolazione brasiliana, ma anche attraversati da gerarchie di classe e regionali,[Ii] la maggior parte dei dibattiti di sinistra su “June” erano limitati a coloro che ne celebrano il significato storico e, nello stesso movimento, esaltano una prospettiva critica sul PT che, in ultima analisi, proibisce al campo politico del PT di far parte del “legittimo” dibattiti di sinistra”.
Le poche eccezioni non hanno mancato di confermare la regola. È stato il caso, ad esempio, dell’interessante ciclo “Visioni di giugno: testi e contesti”, organizzato dal programma post-laurea in Filosofia della FFLCH-USP, che ha confinato la prospettiva “PT” in un tavolo, facendo di questa prospettiva un “ assente-presenza” – partecipativo, ma circoscritto e, quindi, non esattamente dibattuto[Iii] su “piano di parità” con altre posizioni.
E avrei trascurato, ancora una volta, questa circoscrizione logico-politica che ha segnato la celebrazione del 10° anniversario del giugno 2013, se non fosse stato per due “dettagli” che, insieme, mi hanno mobilitato a scrivere questo testo.
Il primo “dettaglio” ha a che fare con la storia del Rivista rosa, il cui titolo nasconde a malapena il fatto che si tratta di un progetto editoriale che nasce dall'interdizione della sinistra del PT e indica un tentativo, a mio avviso nato morto, di ricostruire la sinistra brasiliana senza il PT.
Il secondo “dettaglio”, profondamente connesso a questo, è quello dei testi contenuti nel dossier di Rosa – l’importante “La ricostruzione di un contropubblico dell’opposizione di sinistra (2013, 2023 e oltre)”, di Jonas Medeiros – ha deciso infine di difendere apertamente questo divieto, spiegando il progetto di una sinistra “anti-PT” e aprendo così la strada possibilità, per un dibattito di idee più franco in questo campo.
Dato che il diavolo è nei dettagli, ho pensato che questi due fossero motivi sufficienti per delineare questa valutazione critica.
Il dibattito e la sua natura: chi parla e chi tace?
Non abbiamo tutti i torti nel dire che il 2013 ha aperto un nuovo ciclo nella politica brasiliana. Senza dover concedere nulla alla teleologia dell’uovo di serpente, che ho già duramente criticato nei dibattiti interni ed esterni al PT,[Iv] Si può dire che il 2013 sia stato uno spartiacque per la politica brasiliana in generale e per la sinistra in particolare. Soprattutto se confrontiamo quest’ultimo decennio con quello precedente, inaugurato nel 2003, è difficile negare che, dal punto di vista del consolidamento e dell’avanzamento delle agende storiche della sinistra, il 2013 ha inaugurato un ciclo di sconfitte.
In questo senso, e andando oltre una visione politica puramente elettorale, è necessario riconoscere che, anche l’elezione di Dilma Rousseff nel 2014 e l’elezione di Lula nel 2022, sono avvenute in un contesto di forte offensiva da parte della destra e dell’estrema destra , il che rende comprensibile – anche se non necessariamente corretta – la scelta di abbassare l’agenda, al punto da non andare molto oltre slogan come “unione e ricostruzione”.
Detto questo, non c’è molto futuro per la sinistra brasiliana senza una valutazione critica di questo ciclo di sconfitte che, per essere un bolide “vittorioso”, deve prima essere onesto. Questo vale per “PTismo”, al quale aderisco e con il quale dibatto in diversi spazi, dentro e fuori il partito. Ma vale anche per i settori non PT – o meglio, anti-PT – della sinistra brasiliana che, a mio avviso, hanno ancora bisogno di critiche e autocritica della loro posizione in questi 10 anni.
Ed è in questo senso che ritengo importante premettere che l' Rivista rosa emerso dalle macerie di un'altra rivista, the Fevereiro. Anche se nel comitato editoriale di Fevereiro Ci sono sempre state tensioni e divergenze di varia natura, il progetto della rivista è diventato impraticabile proprio sulla scia della valutazione critica di uno dei periodi più duri di questo ciclo che inizia nel 2013: il quadriennio 2015-2018.
In sostanza, il cuneo “insormontabile” che è stato posto nella redazione della Revista riguardava il futuro della sinistra e del PT alla luce dell'operazione Lava-Jato, del colpo di stato contro Dilma, dell'arresto di Lula e dell'imminente ascesa di Jair Bolsonaro.
Per essere più precisi: mentre una sezione della rivista considerava un “guadagno” l’inchiesta sulla corruzione, sotto l’egida di Lava Jato, puntando il bilancio sugli errori del PT e sottolineando così la necessità di superarla, lasciando il PT tra l'altro, un altro gruppo, al quale ho fatto parte, ha difeso la necessità di incorporare, in questa valutazione critica e in modo centrale, la denuncia dell'autolavaggio e la condanna del golpe del 2016, concentrando il fuoco sulla disputa sulla direzione del il PT, nel difendere l'innocenza di Lula e, quindi, il suo diritto a candidarsi, se lo avesse voluto, nel 2018.
Per quanto riguarda la mia posizione specifica in questo scontro, pur condividendo la seconda posizione, ho capito che la valutazione da fare non ha risparmiato al PT critiche, che includevano, tra l'altro, la posizione (errata) del partito rispetto al 2013, la cui incomprensione , come ho sostenuto in un testo pubblicato in Fevereiro Anche nel 2013, ciò imporrebbe un prezzo elevato al PTismo.[V] Semplicemente non ero d'accordo sul fatto che l'errore principale del PT fosse legato alla corruzione, come sottolinearono insieme all'epoca, Rede Globo, i procuratori di Lava Jato, gran parte del Movimento “Non ci saranno i Mondiali” e altri settori importanti della destra e della stessa sinistra.
Questa analisi delle posizioni semplifica un po', ma non molto, il dibattito che si è svolto in sede Fevereiro. In breve, si è verificato uno scontro, che continua ancora oggi in molti contesti e con temi diversi, tra una posizione che comprende che la ricostruzione della sinistra brasiliana implica il superamento critico del PT, visto come un ostacolo, e un'altra che comprende che il PT, per le sue dimensioni e il suo radicamento popolare, è una parte inevitabile di questa ricostruzione e, come tale, ha bisogno non solo di essere contestato ma, almeno, di integrare, con le sue diverse posizioni interne, questi dibattiti sul futuro del Sinistra.
In questo senso, il problema non è che esistano almeno due posizioni: una PT e una, per così dire, “non PT”. Il PT non ha mai egemonizzato completamente la sinistra brasiliana e ha sempre coesistito con altre importanti tradizioni e partiti. Il problema è che, nel contesto della crisi brasiliana iniziata nel 2013, la posizione non-PT si è trasformata, segretamente o apertamente, in anti-PTismo – il che è evidente nella decisione di settori della sinistra di vietare la partecipazione del partito Il PT e i membri del PT, compresi i membri critici del PT, nei dibattiti sull’equilibrio del ciclo storico 2013-2023 e sul futuro della sinistra da quel momento in poi.
Questo è quello che è successo nel caso specifico di Rivista di febbraio, dove lo scontro sul futuro della sinistra e sul posto del PT è stato particolarmente difficile, soprattutto per me, che non solo ero l'unica donna nella direzione politica della rivista, ma anche la “più giovane” e l'unica “sociologa” in un corpo denso di “filosofi”, alcuni dei quali “pesanti”.
Eppure, e credo che questa sia un'informazione importante, non ero io a voler chiudere il dibattito e la rivista. Al contrario: ho insistito fino all’ultimo sull’importanza di mantenere aperti, senza interdizioni, i canali di dialogo sul futuro della sinistra, il che presupponeva andare avanti con il progetto di Rivista di febbraio, come allora, amplificandone le divergenze interne. Alla fine, però, non è stata questa posizione, “aperta al conflitto aperto”, a prevalere e, nel 2018, Rivista di febbraio è stato risolto unilateralmente.
Dalle sue macerie, “depurate” dal “PTismo”, il Rosa. In questo senso, anche se il nome della rivista allude a un giusto omaggio al colosso Rosa Luxemburg, per me è impossibile dissociare il suo “colorismo” dai taciti divieti contro il PT che, sulla scia del ciclo che si aprì nel 2013, ha preso forza non solo nel dibattito pubblico generale ma, anche e più seriamente, in quello della sinistra. Ciò quando non ha prodotto un rafforzamento complice tra i due, in un processo in cui la sinistra anti-PT viene esplicitamente o implicitamente “premiata” con preminenza, apertura e posizioni nel dibattito politico più ampio, soprattutto nella stampa mainstream e nel mondo accademico.
Petismo e antipetismo nella sinistra brasiliana o demofobia altrui
Riguardo questo scenario credo sia importante fare alcune considerazioni. La prima è che ridurre, oggi, le proteste del giugno 2013 a questo brodo di cultura anti-PT, come fanno settori del PT, è profondamente anacronistico e, quindi, politicamente sbagliato e improduttivo. Come sottolineano alcuni critici, me compreso, questa posizione si presta comodamente alla difesa di una posizione, forte oggi nel PT, di costruire la governabilità del governo Lula III solo all’interno dell’ordine, cioè esclusivamente attraverso un fronte molto ampio e negoziati freddi con il Congresso Nazionale, a scapito di una tattica e strategia “calda” che favorisce la mobilitazione popolare e, attraverso di essa, espande gli orizzonti politici della sinistra brasiliana. È in questo senso specifico che la tesi secondo cui il PTismo istituzionale, in questo caso, flirta con una certa “demofobia” non è del tutto assurda.
Il problema, che ha a che fare con la seconda considerazione, è che, alla luce di tutto quello che è accaduto nel ciclo 2013-2023, è sorprendente che questa sinistra marginale rispetto al PT, che aderisce sempre più all’”anti-PTismo”, continui senza presentare alcuna critica o autocritica rispetto alle proprie posizioni, che operano ancora oggi e in modo rinnovato, all'interno degli stessi divieti che hanno segnato il ciclo aperto dieci anni fa.
E non solo per tutto quello che si è rivelato essere l'autolavaggio, la lotta alla corruzione e la persecuzione politico-giuridica di Lula, Dilma, del PT e dei membri del PT. Ma, soprattutto, per la resilienza e la forza popolare che il campo del PT ha dimostrato in questo processo, spiegando quanto sia essenziale non solo contenere la minaccia dell’estrema destra, essendo questo la chiave della sconfitta di Jair Bolsonaro e del tentativo al colpo di stato dell’8 gennaio, nonché per ricostruire la sinistra brasiliana in generale. In questo caso, non è assurdo affermare che la demofobia è presente anche negli altri, soprattutto nei sostenitori anti-PT, incapaci di riconoscere il carattere democratico e popolare dell'esperienza del PT, con tutte le sue contraddizioni.
Ed è alla luce di questo ampio contesto che ho trovato estremamente importante il testo di Jonas Medeiros intitolato “La ricostruzione di un contropubblico dell'opposizione di sinistra (2013, 2023 e oltre)”. Seguendo una vena etnografica che gli è peculiare, Jonas Medeiros apre il testo con un resoconto: “Tutti gli eventi, di persona o virtuali, dei dieci anni di giugno a cui ho partecipato durante l’intenso mese di giugno 2023 (sia come come ascoltatore, sia come relatore) aveva due caratteristiche in comune, in termini di tentativo di: (1) salvare e intensificare la circolazione di una memoria alternativa su giugno 2013 (alternativa rispetto al senso comune dell'"uovo di serpente", di cui Non perderò tempo qui; e (2) ricostruirò un contropubblico che chiamerei opposizione di sinistra”.
Successivamente, dopo aver definito cos'è un contropubblico, afferma: “Si tratta ovviamente dell''opposizione di sinistra' al PT. E oggi, come dieci anni fa (sic), si tratta di un fronte ampio, che riunisce persone e istituzioni con innumerevoli differenze, ma che si uniscono, in un modo o nell’altro, attribuendo un significato positivo alla rivolta (che può andare con nomi diversi: rivolta, ribellione, insurrezione, insurrezione, ecc.). La maggioranza del PT, a sua volta, è disgustata e inorridita dalla rivolta, per ragioni che non è importante sviluppare qui, tantomeno enunciare (che possono essere riassunte nel termine “sinistra dell’ordine”); Sottolineo però che nell’organizzazione degli eventi e delle collette di questa celebrazione del 2013 c’è un aspetto minoritario della sinistra stessa del PT che accetta di discutere, convivere e collaborare con anarchici, autonomi, socialisti e comunisti, poiché non attribuisce un significato negativo alla rivolta”.
Credo sia importante chiarire che Jonas Medeiros non solo riconosce che esiste un divieto di dibattito, ma lo attribuisce anche alla maggioranza del PT, esonerandosi quindi da ogni responsabilità. Jonas Medeiros riconosce subito anche che il PT è un partito complesso e, come tale, ha posizioni diverse, il che getta pietre nel mulino delle sue posizioni. In questo senso è opportuno evidenziare che il lungo brano sopra citato si conclude con una nota che fa riferimento proprio al libro da me curato con Breno Altman, relativo a giugno 2013, evidenziandolo e condannandolo in questi termini: “La seguente raccolta è un esempio fuori dalla curva del buon senso che ha preso piede tra il pubblico lulista: Breno Altman e Maria Carlotto (a cura di). Giugno 2013: La Ribellione Fantasma. São Paulo: Boitempo, 2023. Tuttavia, la nozione di un ampio fronte alla base della diversità delle interpretazioni sul giugno 2013 contenute in questo libro implica di per sé un’ampiezza tale da dare visibilità pubblica alla famigerata tesi della guerra ibrida e della rivoluzione colorata applicata alle rivolte del 2013 in uno dei suoi capitoli. A mio avviso, la diversità di opinioni da dibattere a sinistra dovrebbe seguire il limite che separa, da un lato, tesi e argomentazioni con aspirazioni scientifiche (che articolano sistemi teorico-concettuali ed evidenze empiriche) e, dall’altro, tesi basate su sul complottismo. Ho scritto una recensione che rivela i retroscena della "teoria della guerra ibrida" sia nel pubblico della destra cristiana russa che nella propaganda che legittima la politica estera di Putin, per non parlare delle sue conseguenze dannose e intrinsecamente autoritarie per la libertà di espressione esercitata attraverso l'azione diretta e disobbedienza civile: Jonas Medeiros. “'Hybrid Wars', un pamphlet pro-Putin e demofobico”. PassaParola, 28 gennaio 2020."
E potrei dedicare molto tempo ad analizzare la scelta del termine “fronte ampio” per descrivere lo sforzo compiuto da me e Breno Altman per riflettere sulle diverse posizioni della sinistra brasiliana riguardo al giugno 2013. E questo non solo perché siamo pubblicamente riconosciuti come parte del i settori minoritari del PT che hanno criticato e criticano la tattica del fronte ampio adottata dal partito nel 2022, anche contro i settori non PT e anti-PT che oggi sembrano essere alla nostra sinistra, ma anche perché quello che abbiamo fatto lì era tutt'altro che un fronte ampio, nel senso stretto del termine, che unisce posizioni di diversi schieramenti politici.
Ciò che giustifica, a mio avviso, l'uso del termine fronte ampio in questo senso specifico è ciò che viene dopo e che contraddice, in larga misura, la tesi secondo cui il dibattito è vietato soprattutto dai settori maggioritari dello stesso PT. Ciò che Jonas Medeiros difende esplicitamente in questo commento critico al libro La ribellione fantasma è che avremmo dovuto bandire la posizione che lui stesso sostiene essere maggioritaria nel PTismo, quella dell'“uovo di serpente” e della “guerra ibrida”.
Ciò non ha senso né dal punto di vista accademico, né tantomeno da quello politico. L’ipotesi, che non condivido, che il giugno 2013 sia stato parte di un ciclo internazionale più ampio, legato a una tattica di guerra di quarta generazione, non è radicata solo in ampi settori della sinistra brasiliana, come riconosce lo stesso autore, ma è sostenuta da studi accademici nel campo delle relazioni internazionali e dell’economia politica internazionale, se non come tesi empiricamente dimostrata, almeno come ipotesi costruita teoricamente.
In ogni caso, non avrebbe alcun senso escludere dal dibattito del giugno 2013 una delle posizioni più diffuse nella sinistra, a meno di non legittimare tacitamente la logica politica del divieto divenuto luogo comune. Questa scommessa sul divieto è, dal mio punto di vista, completamente sbagliata, soprattutto se, da una prospettiva critica di sinistra, vogliamo superare gli “errori” del PT dialetticamente, cioè incorporando il suo potenziale e superando i suoi limiti, in un grande “ passo avanti.”” della sinistra brasiliana, di cui il PT non può che far parte.
Ma sulla base del tono prevalente del dibattito del giugno 2013 e dello spirito generale delle pubblicazioni della sinistra accademica come Rivista rosa, la scommessa va in un'altra direzione: invece di incorporare il PTismo, nelle sue diverse correnti, nel dibattito pubblico sul futuro della sinistra, la scommessa è di metterlo a tacere, tacitamente, ma anche così, violentemente, nella peggiore tradizione della sinistra. L’élite brasiliana è innegabilmente demofobica e anti-PT.
In un libro straordinario, che ha dato origine a un film altrettanto straordinario – Ricordi di sottosviluppo di Edmundo Desnoes e Tomaz Gutiérrez Alea, rispettivamente autore del libro e regista del film – c’è una frase che potrebbe caratterizzare un’epoca: il sottosviluppo è l’incapacità di accumulare esperienze. Il protagonista, refrattario alla sua stessa classe, ripete la frase e forse la classe stessa nel ripeterla, sullo sfondo della crisi missilistica del 1961 e della radicalizzazione della Rivoluzione cubana del 1959.
Nel film e nel libro il richiamo alla memoria ha uno spunto critico, legato allo spirito del tempo, di superamento del sottosviluppo. Qui la memoria serve a scopi meno decisivi o certi: non si tratta di ricordare per non sbagliare, di ricordare per imparare, ma, molto modestamente, di ricordare per sapere quanto si ripete l'errore e, con ciò, chissà, “accumulare esperienze” e aprire strade per produrre qualcosa di “nuovo”.
*Maria Caramez Carlotto è professore del corso di Relazioni Internazionali presso l'Università Federale di ABC, autore, tra gli altri libri, di Percorsi di cambiamento nella scienza brasiliana. Ed. 34, San Paolo: 2013. [https://amzn.to/3u2HI8X]
note:
[I] Va notato che ho sottolineato, in tutte le mie pubblicazioni sul 2013, l’importanza di riconoscere l’esistenza di queste tre posizioni, evidenziando che mi identifico con la terza di esse. Vedi: CARLOTTO, Maria Caramez. “Giugno 2013: colpo di stato e rivoluzione”. In. CARLOTTO, Maria Caramez. & ALTMAN, Breno. Giugno 2013: La Ribellione Fantasma. San Paolo: Boitempo, 2023; CARLOTTO, Maria Caramez. “Giugno 2013 nel gennaio 2023”. Esquerda PT, n.14, pag. 74-79, 2023.
[Ii] vista: https://oglobo.globo.com/blogs/pulso/post/2023/06/dez-anos-depois-sentimento-de-orgulho-por-junho-de-2013-e-maior-entre-mais-ricos.ghtml
[Iii] Il panel si è svolto il 10 agosto ed era composto da me e dalla professoressa Marilena Chauí che, a dire il vero, è una figura fondamentale per comprendere questo gioco di complicità tra l'anti-PTismo di sinistra e il più ampio dibattito politico pubblico nel Brasile proibizionista. delle posizioni in modo corretto.
[Iv] Vedi: CARLOTTO, Maria Caramez. “Giugno 2013: colpo di stato e rivoluzione”. In. CARLOTTO, Maria Caramez. & ALTMAN, Breno. Giugno 2013: La Ribellione Fantasma. San Paolo: Boitempo, 2023; CARLOTTO, Maria Caramez. “Giugno 2013 nel gennaio 2023”. Esquerda PT, n.14, pag. 74-79, 2023.
[V] vista: CARLOTTO, Maria Caramez. Decifratimi o ti divorerò. L'enigma di giugno. Rivista di febbraio, v. 6, pnp, 2013.
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