da LUIS EUSTÁQUIO SOARES*
Prefazione al libro recentemente pubblicato di Vinícius Aguiar Caloti
L'avvento del ciclo trans-storico della piccola borghesia brasiliana.
Il Brasile ha avuto i suoi cicli economici, sovradeterminati dalle metropoli occidentali; e i suoi colpi di stato. Iniziati con il ciclo della canna da zucchero nel Nordest, i cicli economici non sono un fenomeno brasiliano. Sono forme coloniali, capitaliste e imperialiste di accumulazione primitiva del capitale, onnipresenti in America Latina, Africa e Asia; e sono anche e soprattutto forme oggettive di destituzione delle memorie lavorative, economiche, sociali e culturali, che rendono il Paese dei cicli senza passato, senza presente e senza futuro. Senza anima.
Per quanto riguarda l'America Latina, il libro Le vene aperte dell’America Latina (1971), di Eduardo Galeano, è un'opera da leggere, perché descrive con perplessità ciò che viene dopo ogni ciclo economico: distruzione ambientale, prostituzione in declino (il picco è l'apice del ciclo), miseria, abbandono, tragedie impersonali perché collettive, di qualsiasi tipo.
Nel caso del Brasile, oltre ai cicli economici ci sono stati e ci sono stati cicli di (i) trapianto istituzionale-culturale e (ii) cicli di colpi di stato. Tutti svolgono la funzione di interrompere il continuo storico-mnemonico, come il coloniale portoghese, il liberale britannico e il neoliberista nordamericano, per il primo punto; e i colpi di stato del 1889, 1930, 1937,1964, 2016, XNUMX, come esempi del secondo punto, per non parlare delle frodi elettorali oligarchiche e delle interruzioni sotterranee portate avanti dall'incessante ingerenza delle potenze imperialiste, in alleanza con le piccole potenze settori borghesi, proprietari terrieri e imprese.
Ad ogni fine del ciclo economico-culturale, il Paese si illudeva di poter ripartire da zero. Dal ciclo della canna da zucchero a quello dell'oro nel Minas Gerais, si verificherebbe un importante mutamento temporale, che merita una riflessione a parte perché riguarda il primo passaggio di ciclo, sia economico che culturale, con la sottomissione del Portogallo all'Inghilterra all'inizio del XVIII secolo. Gli inglesi, in questo contesto, divennero in pratica il nuovo centro coloniale del Brasile.
Rivolte come la Guerra di Emboabas (1707-1709), la Guerra dei Venditori Ambulanti (1710-1711), la Rivolta di Vila Rica (1720), l'Inconfidência Mineira (1789) e la Conjuração Baiana (1789), per restare nel periodo in questione, ha avuto, come sapete, Lisbona come riferimento da negare, contro cui ha combattuto, anche se è stata Londra a manipolare di fatto le carte; e si appropriarono di quanto più oro e diamanti possibile.
Em Riassunto della storia della cultura brasiliana (1978), Nelson Werneck Sodré affronta questo anacronismo presentando il suo soggetto, vale a dire: la piccola borghesia (categoria immaginaria; non è una classe sociale) che, secondo lo storico di Rio, era emersa in Brasile prima del predominio delle relazioni capitaliste della produzione, descrivendola come fluttuante e tendente a fare riferimento alla metropoli che rappresenta le nuove forze produttive.
Questo fenomeno divenne una legge storica della struttura della dipendenza brasiliana, che si delinea così: ad una piccola borghesia ispirata al liberalismo londinese se ne seguì un'altra richiamata negli stili di vita del periodo dell'egemonia americana, senza disdegnare la voga culturale francese della fine del XIX secolo, coprendo la prima metà del XX, mescolato con una prosodia e una postura nobili, fuori dall'ambito nazionale.
Accumulazione economico-culturale interna
Ma il comportamento della piccola borghesia non è l'eccezione, bensì la regola. I cicli economici erano e sono disegnati dalle metropoli, nel periodo coloniale; e attraverso scambi ineguali, sotto il dominio del capitale monopolistico del sistema imperialista europeo-nordamericano. Il risultato è sempre stato lo stesso: assenza di mercato interno e, come tragico effetto, autocecità culturale, identitaria, politico-istituzionale; insensibilità al tema della sovranità nazionale e cinica distanza rispetto al destino della maggioranza esclusa, della classe operaia supersfruttata, abbandonata a un inferno inappropriato.
Agitato internamente dalle esigenze delle metropoli, il Paese non esiste per se stesso; La sua piccola borghesia accademica, internazionalizzata e storicamente desiderosa di mode comportamentali, teoriche, estetico-culturali e ideologiche stilizzate, come in un teatro in maschera, ha avuto come ragion d'essere l'imitazione del burlesque, perché idee e stili fuori luogo, della piccola borghesia borghesie delle metropoli del sistema imperialista occidentale-americano.
Come possiamoI segreti delle ragazze (1656), dipinto barocco del pittore spagnolo Diego Velásquez (1559-1660), tutto è duplicato: il dipinto da dipingere, che rappresenta il nucleo simbolico burlesco della corte spagnola, re e regina sullo sfondo, dame in in attesa, i giullari di corte, il pittore stesso nell'atto di dipingere, di lavorare, ciò che realmente è dipinto, e si riflette e si riflette, è la decadenza dell'impero coloniale spagnolo, già superato dall'Olanda, ecco perché, come specchio di specchio, necessita di essere replicato simbolicamente e metafisicamente, poiché ha già perso il filo della storia.
È questa regressione speculare e donchisciottesca delle obsolete forze produttive che le piccole borghesie brasiliane rispecchiano in sé stesse, tanto più cercano di essere il riflesso invertito delle nuove forze produttive, incarnandole in un paese che rifiuta di vedere se stesso.
La questione, però, non è l'essenza morale o metafisica della piccola borghesia; è storico ed economico. In assenza di mercato interno, lo specchio in cui riflettersi guarda attraverso il volto speculare del sistema ideologico e biopolitico dell’attuale metropoli, tesi che può essere verificata considerando come contrappunto i seguenti periodi: dal 1822 al 1889 e dal 1914 al 1964.
Nel primo caso, José Bonifácio (1763-1838), Luis Gama (1830-1882), Quintino Bocaiúva (1836-1912), André Rebouças (1838-1998), Machado de Assis (1839-1908), Castro Alves (1847 - 1871) Joaquim Nabuco (1849-1910), José do Patrocínio, (1953-1905), Cruz e Souza (1831-1898) ed Euclides da Cunha (1866-1909) sono esempi di intellettuali e personaggi pubblici emersi all'interno dello Stato Imperiale e rappresentarono un progetto paese che aveva l'assioma di Joaquim Nabuco , da Oh, l'abolizionismo (1988), la sintesi dialettica dell’emancipazione nazionale: “Senza indipendenza non ci sarà abolizione di fatto e senza abolizione di fatto non ci sarà indipendenza”.
Non si tratta di essere a favore dell’Impero con i rapporti di produzione schiavistica che ne erano alla base. La domanda in questione è continuo storico, culturale ed economico. Sebbene nel XIX secolo la classe alfabetizzata che aveva l'indispensabile consapevolezza dell'ingiustizia sociale fosse quella che si batteva per la fine della schiavitù e per la repubblica, l'avvento di quest'ultima fu in termini generali un colpo di stato contro il pensiero sociale, la prassi politico-istituzionale che si è accumulato, nel tempo, per più di ottant’anni.
Alla fine di Storia economica del Brasile (2003), Caio Prado Junior si è soffermato su questo tema, sottolineando che, dopo il cambio di regime, nel 1889, gli imprenditori emergenti e gli speculatori, desiderosi di ricchezze facili, si presentarono in prima linea come mediatori dei loro omologhi nelle metropoli. soprattutto dall'Inghilterra e dagli USA, per negoziare, cioè consegnare, il bottino non propriamente dell'Impero, ma della ricchezza nazionale e delle materie prime per attraverso scambi ineguali sanciti da nuovi prestiti, dalla finanziarizzazione della società brasiliana, rappresentata, ad esempio, dall’encilhamento, nome dato alla politica finanziaria speculativa espansionistica adottata tra il 1889 e il 1891, che generò un’inflazione incontrollata e un aumento del debito statale.
Il romanticismo Esau e Jacó (1994), di Machado de Assis, ha plasmato in modo unico le due prospettive, con il vecchio Conselheiro Aires a rappresentare il diplomatico sensibile e ponderato della struttura statale del Secondo Regno; e Santos, il profilo arricchito dei tempi nuovi arresi al capitale monopolistico delle metropoli, nell'era dell'emergere della fase imperialista del capitalismo.
Il secondo periodo di accumulazione interna culturale-politico-istituzionale durò, con interruzioni, dal 1914 al 1964, all'interno del quale il Paese cominciò a sviluppare un mercato interno, con tutte le contraddizioni possibili ed immaginabili, soprattutto considerando la dinamica di industrializzazione attuata nell'importazione processo di sostituzione avvenuto durante la Prima e la Seconda Guerra Mondiale.
E il motivo non è altro che questo: le metropoli monopolistiche europee si stavano distruggendo nelle guerre interimperialiste, alleviando tutela, controllo, ricatto e allentando l’alleanza dell’oligarchia agraria-esportatrice e commerciale con le manovre di imposizione di scambi ineguali attuate attraverso dei diversi meccanismi di esportazione di capitali attuati dal centro del sistema imperialista.
Lo sciopero generale del 1917 a San Paolo, la fondazione del Partito comunista brasiliano nel 1922 e la rivolta del Forte 18 nel 1922 collocano il paese in un mondo in fermento, con epicentro nella rivoluzione sovietica del 1917. Questa convergenza è interna una deriva della presenza dei rapporti di produzione capitalistici e con essi i primi abbozzi di organizzazione della classe operaia. Dal punto di vista estetico-culturale, la Settimana dell'Arte Moderna del 1922, finanziata dalla borghesia di San Paolo, rappresentò per la prima volta il profilo di una borghesia che, lungi dall'essere rivoluzionaria, era interessata a promuovere un aspetto più coraggioso e a sintonizzarsi con l’era moderna del sistema mondiale capitalista occidentale.
Composto da uno strato piccolo-borghese come i pittori Anitta Malfatti, Vicente do Rego Monteiro, i poeti e scrittori Mário de Andrade, Oswald de Andrade, Menotti Del Picchia, Manoel Bandeira, lo scultore Victor Brecheret, i musicisti Villa-Lobos e Guiomar Novaes , la ceramista di Minas Gerais, Zina Aita. In comune, tutti questi agitatori culturali erano: (a) in sintonia con le nuove mode europee, soprattutto considerando le avanguardie artistiche, con il loro epicentro in Francia; (b) impegnato a dialogare con la diversità culturale brasiliana.
C'era sicuramente molta ingenuità nel gruppo, espressa generalmente attraverso uno spirito anarchico e iconoclasta, e non è un caso che il poeta, scrittore e saggista Oswald de Andrade, figlio della borghesia di San Paolo e rappresentante della prima linea Di Zeitgeist avanguardia della piccola borghesia culturale europea, fatta, nella prefazione a Serafino Ponte Grande (2010), romanzo del 1933, la sua autocritica retrospettiva nei seguenti termini: “Ero un clown della borghesia”. Questa generazione mancava di materialismo storico-culturale. La rottura con l’oligarchia café au lait, con il colpo di stato del 30, rappresentò un duro colpo al sistema oligarchico di esportazione agraria che centralizzava il potere, in alleanza con l’architettura imperialista, soprattutto anglosassone. I rapporti di produzione capitalistici superarono quelli del settore rurale.
Nella dialettica della trasformazione della quantità in qualità, si apre una finestra per il confronto letterario con il passato coloniale brasiliano, a partire dalla formazione immaginaria del passato coloniale del Brasile dei mulini da zucchero, con riferimento al Nordest del Brasile nobile e patriarcale oligarchia e l’emergere di scrittori come José Américo de Almeida, José Lins do Rego, Graciliano Ramos, Jorge Amado, Rachel de Queiroz.
Con l'incisività estetico-realista più espressiva di Graciliano Ramos, in termini generali questi scrittori avevano il vantaggio realistico del distacco, dalle seguenti prospettive: (i) essendo una generazione successiva al primo Modernismo, marcatamente piccolo-borghese e referenziata nelle avanguardie europee mode d'avanguardia; (ii) perché si collocano nell’ambito dei rapporti di produzione capitalistici, una posizione che sussume e fornisce uno sguardo più plastico e critico nei confronti degli obsoleti rapporti sociali di produzione nel mondo dei grandi latifondi e degli zuccherifici patriarcali.
Sia il primo che il secondo punto sopra esposti si riferiscono anche all’emergere di una ripresa del pensiero sociale brasiliano, abbandonato nella seconda metà del XIX secolo. Nel 1933 apparve Caio Prado Júnio Evoluzione politica del Brasile (1980), un'opera che cercava di riannodare i fili spezzati tra passato e presente; E Casa Grande e Senzala (2018), di Gilberto Freyre. Più tardi entra in scena Sérgio Buarque de Holanda, con Radici del Brasile (1995), opera del 1936; e Nelson Werneck Sodré con Storia della letteratura brasiliana nei suoi fondamenti economici (1940)
Il Paese torna a pensare a se stesso, alla formazione del suo popolo, alla sua cultura, storia, prospettive. Dal 1930 al 1936 il paese fu in subbuglio come mai prima, spinto dall'accumulazione culturale-istituzionale interna, con il progresso dell'organizzazione della classe operaia che portava sempre più al suo fronte la piccola borghesia generalmente ambigua ed esitante.
La dittatura di Vargas del 1937-1945, come parte intrinseca dell’inerzia dei cicli discontinui mnemonici, sono emersi con gli stessi volti dell'Antico Regime Coloniale, vestiti con i gesti eleganti dei nobili del latifondo, così come, tra quelli avidi di ricchezza, con il rinnovamento dei parvenuti post-1889, stile Santos, di Machado de Assis, con l'obiettivo di fermare l'accumulazione storico-culturale-economica interna, portata avanti dalle masse, dalla classe operaia, con i piedi per terra della realtà sociale brasiliana.
Fu il periodo degli arresti su scala nazionale degli affiliati al PCB, degli intellettuali e degli scrittori degni di questo nome, degli operai e dei contadini coscienti, nonché delle epurazioni dei quadri più nazionalisti delle Forze Armate. Il paese ha subito l’ennesima battuta d’arresto continuo storico-sociale e culturale.
Dopo il 1945, fine della seconda guerra mondiale, la saga dell'accumulazione culturale, economica, sociale, in una parola, di civiltà, riprende, in un contesto diverso e avverso. Se il XVIII secolo segnò la fine del trapianto culturale-istituzionale portoghese, con il progressivo insediamento del trapianto culturale-istituzionale britannico nel paese, l’egemonia americana su scala planetaria-occidentale avviò il terzo processo di trapianto culturale-istituzionale ed economico nel paese. , in un contesto in cui, in dialogo con Nelson Werneck Sodré de La verità sull'ISEB, il: “[…]breve intervallo tra la fine della Seconda Guerra Mondiale, in cui il nazismo, il fascismo e il militarismo giapponese furono sconfitti, e il mondo sembrò essere entrato in una fase di sviluppo pacifico – e l’inizio del così -chiamata guerra fredda, quando il mondo fu nuovamente diviso e la lotta ideologica assunse proporzioni minacciose (SODRÉ, 1986, p. 36)”.
Tra il 1945 e il 1964, il Paese cercò di riannodare i fili che erano stati spezzati con la precedente dittatura di Vargas. Questo rinnovamento del materialismo storico-culturale ed economico brasiliano è avvenuto in considerazione dei seguenti incroci geopolitici: (a) che riguardavano il processo di trapianto culturale britannico-europeo, intensificato dopo il colpo di stato del 1889; (b) l’inizio di una terza ondata di trapianto culturale, ora guidato dall’imperialismo nordamericano, con la sua industria culturale e la sua guerra fredda contro l’asse socialista centrato su URSS e Cina.
Nel primo caso si è avuta una sintesi dialettica interna con la trasformazione della quantità in qualità dell’accumulazione culturale, politica, economica e sociale dovuta alle dinamiche di sostituzione delle importazioni avvenute tra il 1914 e il 1945, al predominio dei rapporti di produzione capitalistici, alla ' lotte, della densità estetico-critica della cultura brasiliana e del pensiero sociale.
Nel secondo, la sindrome sisifica del “ricominciare” progressivamente (con il sostegno della repressione della Dittatura Militare del 1964) si è impadronita del Paese, con l’endocolonizzazione romantico-reazionaria del stile di vita americano, e con l’instaurazione sul campo delle industrie di consumo della triade imperialista USA, Europa e Giappone, finanziate con prestiti contratti dalle metropoli, soprattutto da Washington, aggravando così il debito e la dipendenza, ironicamente definito “miracolo economico”. Brasiliano".
Il colpo di stato del 1964 non è un caso isolato, ma trans-storico, essendo un altro capitolo delle forze militari formate come braccio armato del trapianto culturale metropolitano e della sua architettura di estrazione del reddito e sovrasfruttamento della manodopera. Uno degli effetti più positivi del processo materialista di accumulazione culturale interna, basato sulla sfida dell’emancipazione nazionale, è la formazione di quadri nazionalisti che iniziano a lavorare all’interno delle istituzioni, comprese le Forze Armate.
Getúlio Vargas eletto con voto popolare, prestato giuramento nel gennaio 1951, è colui che ospiterà un gruppo di intellettuali, tra cui consiglieri, che avranno il compito di ricercare diversi aspetti della realtà brasiliana, al fine di proporre progetti basati sulla sfida di esprimere le potenzialità del Paese, in modo multidisciplinare e interrelato. Poi nacque l’IBESP, l’Istituto Brasiliano di Economia e Politica, con Hélio Jaguaribe segretario generale e la rivista Quaderni del nostro tempo come riferimento per la pubblicazione e la diffusione. Uno dei suoi ideatori, Alberto Guerreiro Ramos, fu colui che invitò Nelson Werneck Sodré, il più importante intellettuale marxista delle Forze Armate, a unirsi al gruppo.
Con il suicidio di Getúlio Vargas e l'assedio dell'ala filo-yankee dei membri delle Forze Armate, l'IBESP fu destituito. Al suo posto, il presidente Café Filho ha creato con decreto l'ISEB, Istituto Superiore di Studi Brasiliani, legato al Ministero dell'Istruzione e della Cultura, con un proprio bilancio, libertà di espressione e presidenza. Durante la fase di Juscelino Kubitschek si dedicò al sostegno della ricerca per lo sviluppo sovrano nazionale.
Tra i suoi membri figuravano Hélio Jaguaribe, Alberto Guerreiro Ramos, Antonio Candido, Nelson Werneck Sodré, Cândido Mendes, Ignácio Rangel, Sérgio Buarque de Holanda, Abdias do Nascimento, tra gli altri, oltre all'autore oggetto di studio di questo libro, Álvaro Vieira Pinto e l'educazione nazionale sovrana, frutto di un'attenta ricerca di Vinícius de Aguiar Caloti.
Indagando sulle opere fondamentali di Álvaro Vieira Pinto, come Coscienza nazionale e realtà (1960), Ideologia e sviluppo nazionale (1956) e Sette lezioni sull'educazione degli adulti (1993), Vinícius Caloti è riuscito, in questo libro, ad articolare i primi due con il terzo, riprendendo, in una prospettiva filosofica, l'importanza di attualizzare il progetto di educazione emancipativa, di carattere nazional-sviluppo, a partire dalla mobilitazione popolare/ coscienza, una proposta di base del filosofo di Rio de Janeiro, accettata dall'autore di questo libro.
Il problema fondamentale, tuttavia, con questa filosofia di prassi di un’educazione nazional-evoluzionista, sostenuta dalla mobilitazione popolare, risiede nella battuta d’arresto subita dal precario e contraddittorio processo di accumulazione culturale interna con l’emergere dell’egemonia statunitense e, con questa, con la vittoria completa del trapianto culturale effettuato, attraverso la industria culturale, da parte dello Zio Sam.
Il Paese scivola nell’assurdo e ancora oggi si riferisce interamente a se stesso stile di vita americano e per questo, anche perché il modello yankee è assolutamente controrivoluzionario e antinazionale, tutto il vero materialismo storico, allo stesso tempo nazionale e evolutivo, anche se precario, portato avanti dal 1822 al 1889 e dal 1914 al 1945 , con un picco tra il 1951 e il 1964, è stato disprezzato e vilipeso, per non dire assolutamente sconosciuto.
Una cosa è certa, in ogni caso, senza riprendere il processo interno di accumulazione culturale, nucleo inconfutabile di una pedagogia esistenziale-sociale-civiltà-indipendente, l’anima brasiliana, il Brasile sarà sempre vulnerabile a un nuovo ciclo di colpi di stato. Questo libro di Vinícius de Aguiar Caloti va controcorrente rispetto alla ricerca piccolo-borghese contemporanea, che è prevalentemente apologetica per le mode provenienti da Washington.
È un libro audace perché dialoga con la visione del mondo di un tempo e di un autore che si è dedicato a riflettere e prassi dell’indipendenza nazionale, in chiave antimperialista, del Brasile per le donne e gli uomini brasiliani; per le classi popolari; piena sovranità.
*Luis Eustaquio Soares È professore presso il Dipartimento di Letteratura dell'Università Federale dell'Espírito Santo (UFES). Autore, tra gli altri libri, di La società del controllo integrato (Edufe).
Riferimento
Vinícius Aguiar Caloti. Álvaro Vieira Pinto e l'educazione nazionale sovrana. San Paolo, Edtora Terried, 2024, 86 pagine. [https://shre.ink/bFok]
Bibliografia
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___. Storia economica del Brasile. 15a ed. San Paolo: Brasiliense, 2003.
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___. Riassunto della storia della cultura brasiliana. Rio de Janeiro: Editora Civilização Brasileira, 1978.
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