Anitta

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da LUCIANO NASCIMENTO*

La crisi politica in Brasile è il risultato di secoli di fallimenti – o forse di successi – nei vari progetti educativi nazionali. Questi fallimenti prima o poi colpiscono gli anonimi ei famosi, gli agenti politici involontari ei volontari, professionisti e non.

La cantante Anitta ha risposto pubblicamente, sui suoi social, alle critiche che sta ricevendo, su queste stesse reti, per aver presunto la sua relativa mancanza di conoscenza nel campo delle Scienze Politiche. Il ragionamento dell'artista non poteva essere più preciso, e una sintesi onesta di esso è: “Non so di politica oggi perché prima non me l'insegnavano; ora chiedo perché voglio imparare a decidere meglio il mio voto dopo; deridere questa voglia di imparare ostacola il processo di maturazione politica che il Brasile deve affrontare”.

Senza dubbio l'intera puntata la dice lunga sulla “lotta con la falce nel buio” che è la politica nazionale nel 2020, una lotta fomentata irresponsabilmente da diversi attori almeno negli ultimi dieci anni. La dice lunga anche, purtroppo, sulla “nostra” misoginia, elitarismo e razzismo quotidiani. Tuttavia, intricato in questo episodio degli attentati ad Anitta, c'è un aspetto fondamentale – primo, quindi – che non può essere trascurato. Questo aspetto riguarda sia l'Educazione che la Comunicazione: il flusso di informazioni e conoscenze, in tempi di comunicazione mediatica istantanea, è un processo troppo delicato per essere affidato al caso oa presupposti personalistici generici, privi di supporti oggettivi e verificabili.

In poche parole, il Brasile del 2020 è la prova evidente di quanto sia necessario un progetto politico educativo volto a favorire l'effettiva circolazione dei molteplici saperi prodotti dall'umanità. Correre il rischio di peccare di esagerazione riduzionista, l'urgenza di costruire e adottare, in Brasile, una proposta pedagogica come questa, transculturale e comunicativa, è il grande allarme pulsante nelle pagine di Reinventare l'istruzione, uno degli ultimi libri dell'ex direttore della National Library Foundation e professore emerito dell'UFRJ, il giornalista Muniz Sodré – che, per inciso, nel momento in cui scrivo, si sta riprendendo dal COVID in un ospedale di Rio de Janeiro, con gioia di familiari e amici.

I dintorni della scena con protagonista Anitta attestano una serie di lacune nell'educazione del popolo brasiliano per quanto riguarda le questioni relative alla politica – Darcy Ribeiro, tra l'altro, ha suggerito che tali lacune potrebbero non essere accidentali. Nella vicenda in questione, mostrano l'ampiezza del loro spettro: da un lato, contrariamente a quanto sostengono i sostenitori della “Scuola senza partito”, la scuola brasiliana, considerata l'evidenza empirica dei risultati pratici della sua azione, non non indottrina nessuno, non è nemmeno capace di offrire, in modo adeguato e apparente, un minimo di informazione che permetta a bambini, adolescenti, giovani e adulti (in formazione scolastica estemporanea) di intravedere le dinamiche delle forze politiche che li tengono dominati , facilmente manipolabile e ignorante; d'altra parte, tra i pochi che in qualche modo sono riusciti a sfuggire a questa macchina dell'addomesticamento intellettuale e hanno raggiunto un certo grado di criticità, spesso mancano di impegno pedagogico e capacità politica per abbracciare chi vuole imparare, informarsi e sviluppare un senso critico, un primordiale iniziativa per il pieno esercizio politico, ma che, una volta ridicolizzata, si trasforma rapidamente in offesa, risentimento e avversione, che, al limite, facilitano di molto l'inganno del outsider, come abbiamo visto in giro per il mondo.

La crisi politica in Brasile è il risultato di secoli di fallimenti – o forse di successi – nei vari progetti educativi nazionali. Questi fallimenti colpiscono prima o poi gli anonimi ei famosi, gli agenti politici involontari ei volontari, professionisti e non. All'interno di quest'ultimo gruppo, quello degli agenti politici volontari, specialmente tra i professionisti, c'è chi beneficia dell'ignoranza politica della maggioranza della gente, e c'è chi vorrebbe combatterla. È ormai tempo che questi soggetti politici volontari, quelli che si dichiarano progressisti, comprendano l'urgenza fondamentale, vitale, nel momento storico e sociale in cui viviamo, di accogliere e insegnare politica al maggior numero possibile di persone, senza scherzi o revanscismo. Oggi è chiaramente matematico quanto ne dipenda la vita di milioni di brasiliani.

È il momento dell'affetto e del dialogo, due pilastri della pedagogia di Paulo Freire, patrono di fama mondiale dell'educazione brasiliana. E – punto ad Anitta e Gabriela Prioli! – “nessuna teoria che non possa essere comunicata in una conversazione quotidiana può essere usata per educare il pubblico”, come fa giustamente notare Bell Hooks (scritta così, con iniziali minuscole, per sua scelta, si chiamava Gloria Watkins); il passaggio è dentro Insegnare a trasgredire - L'educazione come pratica di libertà. hooks è un lettore entusiasta e impegnato di Freire, letto anche da Muniz Sodré, un altro difensore intellettuale dell'educazione attraverso la comunicazione.

L'incrocio dei pensieri di Freire, Hooks e Sodré è impresso nel confronto tra l'intelligente e bella Anitta, e la bestia rabbiosa della diseducazione politica brasiliana (a volte apertamente fascista, a volte solo superficialmente progressista). Impariamo a leggere i segni.

*Luciano Nascimento Ha conseguito un dottorato di ricerca in letteratura presso l'UFSC ed è professore al Colégio Pedro II.

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