da GRUPPO DI AZIONE*
Lettera manifesto e invito ad agire pubblico il 10 ottobre
La storia delle forze armate brasiliane è stata troppo spesso la storia dell'uso delle armi e della repressione contro il popolo. È la storia di una guerra civile non dichiarata ma sempre presente. In Brasile, questo braccio armato ha ripetutamente svolto il ruolo di reprimere le rivolte popolari, perseguitare i più poveri e tutti coloro che si sono opposti all'abissale disuguaglianza sociale brasiliana. Ricordiamo i massacri di Canudos (1896, BA), di Caldeirão de Santa Cruz do Deserto (CE, 1937). Dei morti di Eldorado de Carajás (1996). Dei morti e degli scomparsi durante la dittatura (1964-1985). La morte quotidiana di giovani della periferia, per lo più neri e marroni, da parte della polizia militare.
Ancora una volta, il fantasma di un governo militare de facto incombe sulle nostre teste. Oggi come ieri, è partner del progetto liberale e garante dell'autoritarismo. Le forze armate e la polizia sono parte del problema. Sostengono gli eccessi, legittimano le disuguaglianze e cercano di gestire il caos.
Oltre a un capitano nostalgico della dittatura alla presidenza, altri 6.157 militari attivi e di riserva occupano posizioni di governo. I più esaltati predicano patetiche teorie complottiste, fomentano pregiudizi di ogni tipo e, come se non bastasse, sono incompetenti nella gestione pubblica. Quando non intervieni, le cose migliorano.
Entra dunque nel conto dei generali anche la catastrofe delle migliaia di morti per la pandemia. Ancora una volta applicano una politica di morte. Scompaiono con i corpi prevenendo il lutto. Alimentano l'indifferenza, naturalizzano una forma di governo basata su una politica mortale. La solidarietà sociale implode e il programma economico che sostengono distrugge i diritti e sopprime le tutele sociali.
Come negli anni '1970, la deforestazione e gli incendi sono in aumento. Soffrono, ma resistono anche, il popolo della foresta. La biodiversità e il clima sono minacciati. L'Amazzonia è tornata ad essere “l'inferno verde”, come veniva chiamato dai militari durante la dittatura. La nostra ricchezza ambientale, nella logica del capitale, è solo un bene, un input, una fonte di profitto.
Contro queste pratiche, c'è sempre stata resistenza e organizzazione. Ricordiamo le immagini della sottomissione di Canudos, le innumerevoli rivolte popolari, la resistenza indigena, chi ha combattuto contro la dittatura, chi lotta contro la distruzione delle vite e della natura.
La mano amica (del capitale) e il braccio forte (contro il popolo) così come esistono oggi non possono avere un posto nella società libera ed equa che meritiamo.
ACT – 10/10/2020 – 16:XNUMX – Piazza Carlos Gardel
*Gruppo d'azione è un gruppo apartitico e spontaneo di attivisti, artisti, avvocati, insegnanti, operatori sanitari, studenti, editori e comunicatori.