Le mutazioni del presente

Immagine: Said Anvar
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da GENERE TARSUS*

E le elezioni cilene e il processo politico-elettorale brasiliano

Sulla base dei risultati delle elezioni cilene che hanno eletto il giovane attivista di sinistra Gabriel Boric, possiamo fare – per analogia – una riflessione sul nostro processo politico-elettorale, per capire cosa c'è di “universale” nel processo cileno. Questo è importante per le sinistre che saranno insieme, in un eventuale secondo turno, e che – sicuramente – dovranno unirsi per governare in una democrazia dilaniata dall'odio ultraliberista, qua e là, siamesi della psicopatia dell'estremo fascismo giusto, in un ambiente vessato dalla violenza delle milizie e da una distruzione ambientale senza precedenti.

I cambiamenti nella base produttiva del sistema del capitale, la distruzione del sistema di protezione socialdemocratico e la diluizione “liberale” delle regole a tutela del lavoro vivo – fornito in maniera subordinata e legalmente subordinata – hanno portato (qua e là in Cile ) nel nuovo mondo della distopia liberale: è una nuova e peggiore vita comune, più anarchica e “liquida”, in cui le classi lavoratrici organizzate, nonostante il coraggio delle loro lotte, hanno perso il ruolo di leader e i partiti di sinistra, a favore di un più o meno, in misura minore, non si sono resi conto che questi cambiamenti nella materialità sociale hanno alterato forme e contenuti comunicativi, il linguaggio politico del senso comune e le modalità con cui le nuove collettività si organizzano e si autorganizzano, nelle reti di relazione e nei nicchie di disincanto per "tutto ciò che c'è".

Giovani, donne, nuovi attori sociali e culturali, nuove attività lavorative per la sopravvivenza, informalità crudeli e alternative, sono emerse con nuove esigenze economiche, di genere e ambientali, insieme a nuovi movimenti sociali ed etnie storicamente espropriate. Si tratta di cambiamenti che hanno alterato la gerarchia tra le classi – da oppressive a più oppressive e da rapporti più subordinati nel processo produttivo a rapporti più controllati dal risultato – che hanno colpito in faccia i vecchi modi di fare politica. Le organizzazioni tradizionali – politiche e corporative – che si presentavano come “rappresentanze” delle classi lavoratrici, oltre a mostrare la debolezza del sindacalismo tradizionale di fronte all'epica devastazione neoliberista, negativa della tutela al lavoro classico della Seconda Rivoluzione Industriale, ha dimostrato una certa irrilevanza delle tradizionali forme parlamentari del “fare politica”.

Tutti i paesi, siano essi membri del primo livello del sistema capitalista globale o quelli del secondo livello, hanno qualcosa a che fare con quanto accaduto in Cile, per imparare e considerare le specificità economiche, culturali e politiche di ogni formazione sociale. Si scopre che il presente è già diverso e anche il passato non è più quello descritto dalla scienza politica contemporanea. Le forti mutazioni del presente mutano il passato pietrificato dalla teoria.

La fede irrazionale nel mercato è un attributo della destra, che non è necessariamente incompatibile con il fascismo. È una fede che permette di sacrificare i valori della democrazia all'autorità dittatoriale, che qui cerca di integrare – in tempi di crisi – gli interessi del capitalismo “selvaggio” e l'eleganza finanziera di Faria Lima, con gli aguzzini in Potere e, se necessario, coesistere con negazionismo e genocidio “sanitario”, se questo mantiene alta la borsa e il profitto speculativo producendo fortune.

La “fede” nella democrazia e nella Repubblica, al contrario, cerca la sua validità etico-morale e politica, quindi, nell'uguaglianza e nella solidarietà, tra uomini e donne che si muovono sia dentro che fuori dal mercato, valorizzandolo. le loro peculiarità umane, acquisite al di fuori del mercato, che possono far credere in qualcosa, perdere la fiducia o continuare a credere con dubbi. La fede irrazionale nel mercato autorizza, come si è visto in Brasile, la naturalizzazione della morte e il blocco delle istituzioni democratiche dello Stato, ma la fede nella democrazia e nella Repubblica è necessariamente dialogica, perché non accetta la chiamata alla morte , all'orizzonte, come soluzione agli enigmi della vita presente. A quale passato faranno riferimento queste persone? Agli istinti selvaggi della specie oa nuove utopie di uguaglianza e solidarietà umana? La base bolsonarista ha già deciso la sua scelta con la prima ipotesi.

Ciò che divide il campo bolsonarista dal campo democratico in Brasile – nei giorni che precedono la data delle elezioni – è molto più che “politico”, in senso stretto. È una posizione di principio su “ciò che è umano” e ciò che viene “rifiutato” – apertamente – come soluzione per rispondere al dissenso tra gli umani in ogni specifico momento della Storia. Coloro che (1) uniscono il mercato al fascismo sono diversi da coloro che (2) si limitano a difendere una società di mercato, ma si oppongono a coloro che (3) difendono i valori supremi della solidarietà e dell'uguaglianza, per assoggettare il mercato alla interessi universali degli esseri umani.

Questa divisione e la comprensione di queste "tre specificità" politiche distribuite tra le classi sociali del paese, sono alla base di un pensiero attraverso il quale si può pensare al Fronte comune contro il fascismo, in ogni paese. In Brasile, da questa base di comune intesa, la proposta di un fronte elettorale capace di affrontare – allo stesso tempo – il centro della politica bolsonarista di carattere fascista (che si identifica con la morte) e con “mano lunga” della borghesia ultraliberale (che deifica il mercato) e che ne fa la sua Chiesa mortale.

Il primo ricordo che mi è venuto in mente, quando ho iniziato questo articolo, è stata una lettera del 1938 (informazione di Adorno in “Aspetti del nuovo radicalismo di destra”) scritta dal liberale Wilhelm Röpke, che insieme a Friedman, Hayek, Von Mises, fu uno dei fondatori della Società di Mont-Pèlerin (élite intellettuale di destra e assolutista di mercato), che disse in tono apologetico: “la gente deve abituarsi al fatto che esiste anche una democrazia presidenziale , autoritario sì – orrendo detto – una democrazia dittatoriale”.

Il secondo ricordo viene da quello che presumo sia il libro più recente di Leonardo Padura (“Come polvere al vento”), in cui l'enigma posto da Clara – personaggio che rivaluta i suoi anni di innocenza nella rivoluzione cubana – propone il seguente : “Credere senza dubitare e poi perdere la fede, o mantenere la fede e continuare a credere nonostante i dubbi (...)”. La posizione dei liberali di Röpke consente di pensare, nella sua valutazione come razionalità concreta, che il mercato – se necessario – debba soffocare la democrazia con il sangue, ma che l'enigma che interpella Clara, appunto, si chieda se sia possibile credere senza dubitare.

La risposta ai liberali di Röpke la diede Hitler, con i suoi campi di sterminio, ma all'enigma di Clara Marx aveva già risposto dicendo che uno dei suoi aforismi preferiti era, secondo il suo biografo Franz Mehring, "tutto deve essere messo in dubbio". L'umanesimo, dunque, celebra il “cogito”, e il liberalismo – tendenzialmente fascista – celebra sempre la “forza”, per giungere alla morte.

Un fronte elettorale per affrontare la politica genocida di Bolsonaro e poi governare con un programma democratico e repubblicano, in difesa della vita contro la fame, in difesa della democrazia contro il fascismo, in difesa della sovranità contro allineamenti automatici con i paesi egemoni, è il punto di partenza per la ripresa la dignità della politica e la decenza di governare per il popolo concreto del Brasile, con le domande di Clara. E con le risposte del vecchio Marx, che fondono strategia e tattica in dubbio, in un unico atto di devoluzione della sovranità popolare.

* Tarso in legge è stato governatore dello stato del Rio Grande do Sul, sindaco di Porto Alegre, Ministro della Giustizia, Ministro dell'Istruzione e Ministro delle Relazioni Istituzionali in Brasile. Autore, tra gli altri libri, di possibile utopia (Arti e mestieri).

 

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