bagnato di sangue

Immagine: ColeraAlegria
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da SIMONIA DOS ANJOS*

Insieme a Marielle, sono morto

Ieri sono morto! Molte persone sono morte ieri! Infatti, ogni giorno ne muoiono migliaia! Per l'esattezza, ogni 23 minuti muore un giovane nero.

La mortalità materna tra le donne nere è più alta che tra le donne bianche. Gli omicidi di donne di colore sono cresciuti del 22% tra il 2005 e il 2015. Una donna di colore ha il doppio delle probabilità di morire vittima di un omicidio oggi in Brasile.

Il lesbocidio (caratterizzato dall'omicidio o suicidio di donne lesbiche, a causa della loro sessualità) è in crescita nel Paese. Marielle era una madre, nera, lesbica, periferica. Ha riunito così tante intersezioni di oppressione sociale che è stata, di fatto, la portavoce di tutti noi, di tutti noi.

Non a caso ne è stata portavoce, è diventata rappresentante, eletta con 46.502 voti. È diventata una rappresentante costruendo una bellissima carriera di empatia, dedizione agli altri e denuncia contro i nostri carnefici. È la tipica figura che la meritocrazia esalta: “guarda lì l'ha fatto, smettila di piangere per l'elemosina".

Di fatto ci è riuscita e, in men che non si dica, ha smesso di gridare alle politiche pubbliche per la riparazione storica di quella che è stata la schiavitù dei neri nel nostro Paese.

Ha rotto con le corde ostili che la circondavano, e cosa le è successo? Mataram!

NO! Questo non è un caso. Per centinaia di anni la nostra carne è stata segnata dalla frusta, dalla miseria e dalla morte.

Ci hanno rapito dalla nostra madre Africa, ci hanno strappato dalla nostra terra di Re e Regine e ci hanno costretti a produrre ricchezza per gente marcia. Così marcio, ci fa schifo.

Anche con tanta violenza, tanta disuguaglianza e mancanza di rispetto, siamo rimasti vivi, oh, come siamo rimasti vivi. Non potevano cancellarci, nemmeno con politiche di sbiancamento eugenetico. Hanno criminalizzato la nostra capoeira, la nostra samba, il nostro cibo, la nostra bellezza. Ma siamo qui, siamo ancora qui.

Marielle proveniva da un popolo forte e combattivo, ha seguito le orme dei suoi antenati, ha urlato, ha amato, ha protetto. Lottare contro la violenza della polizia nelle periferie, contro la violenza sulle donne (lesbiche, trans, cis, nere, bisessuali), contro schemi di corruzione che stanno promuovendo un genocidio della popolazione nera!

È morta, sono morto un po' anch'io, e ogni parola scritta qui era bagnata di sangue.

Sangue che i nostri antenati versarono quando furono ridotti in schiavitù; sangue di bambini uccisi in periferia; sangue del mio popolo, del nostro popolo. Però c'è speranza, il sangue dei nerazzurri è come un seme buono, quello che porta 100 frutti per seme.

Siamo così arrabbiati nel vederlo rovesciato, che ci muoviamo. La rabbia muove il mondo, più della paura paralizza.

Ieri sono morto, ma sono risorto.

Sono risorta insieme a migliaia di suore nelle strade che gridavano: Marielle, presente! E infatti lo è, oggi, e lo sarà sempre.

Ci sarà sempre una Marielle da urlare, urleremo sempre. La più grande minaccia non è la paura della morte, è la repulsione a vivere questa vita che ci vogliono imporre! Per questo, diciamo non! No al genocidio della popolazione nera! Per oltre 400 anni abbiamo trasformato il nostro dolore in una lotta e non ci fermeranno ora!

Sorellina Marielle, presente!

* Simonia degli Angeli è uno studente del Master in Education presso USP.

 

 

 

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