da LUIZ WERNECK VIANNA*
Il movimento delle cose nel mondo comincia a ruotare in orbite più adatte al rafforzamento della democrazia
Dopo cinque lunghi decenni di sforzi frustrati da parte delle forze reazionarie, da Margaret Thatcher a Donald Trump, per imporre al capitalismo la prescrizione del neoliberismo, si può già vedere, senza trionfalismo, che l'analisi del buon vecchio Jürgen Habermas sul scenario contemporaneo che non perdono di vista il vigore delle fonti che alimentano gli ideali della democrazia.
Infatti, in Inghilterra dal Brexit Segnali di malessere nella conduzione della sua economia si stanno accumulando, rallegrando con promettenti promesse il Labour alle prossime elezioni, negli Stati Uniti la vittoria di Joe Biden con il suo governo che mantiene posizioni forti nella legislatura, accanto alla sconfitta di candidati privilegiati di Donald Trump crea possibilità per questo leader internazionale delle correnti reazionarie di diventare una carta fuori dal mazzo, mettendo in disordine la presenza politica della destra sulla scena mondiale.
Con questi risultati, il movimento delle cose nel mondo dà un cavallo di battaglia, iniziando a ruotare in orbite più adatte al rafforzamento della democrazia, affermando il ruolo delle istituzioni internazionali, in particolare dell'ONU. D'altra parte, in Oriente, va nella stessa direzione il movimento delle donne a favore dell'acquisizione dei diritti nelle società dominate dal patrimonialismo laico, indubbiamente smentito dalla guerra in Ucraina, per la quale si sta già cercando una via di negoziazione idonea ... interrompere la continuazione di questo conflitto.
Qui, alla periferia del mondo, un singolare cambio di direzione, operato dall'addestramento delle forze democratiche alleate contro i crescenti rischi di fascitizzazione della società che era in atto, ha portato alla vittoria della candidatura Lula-Alkmin. L'iter delle elezioni che gli diedero la vittoria fu seguito da vicino, con chiara approvazione dei suoi risultati, dall'opinione pubblica mondiale e da buona parte dei governi nazionali, tra cui Stati Uniti, Germania e Francia, che vi riconobbero elementi di affermazione. delle loro posizioni.
Il Brasile non solo torna nel mondo, ma torna anche in condizioni inedite a ricoprire ruoli influenti in un momento in cui risuonano allarmi sui rischi della questione ambientale dovuti all'avere nel proprio territorio l'Amazzonia, regione strategica per un'azione efficace contro il clima crisi che minaccia il pianeta, oltre a conoscere nuclei rilevanti della società civile applicata in sua difesa. In questo caso, è importante evidenziare questo tema come decisivo nell'elezione di Lula-Alkmin, che impone una sconfitta all'asse Bolsonaro-Trump e alla sua politica negazionista in materia ambientale, che, inevitabilmente, apre un fruttuoso percorso di partnership tra i nostri paese e gli Stati Uniti. Mai come adesso, se non nel corso della seconda guerra mondiale, i nostri rapporti con i nordamericani sono stati così promettenti, con i quali abbiamo un nemico comune: Donald Trump e i suoi scagnozzi antidemocratici.
Il nuovo governo brasiliano è ancora in attesa di investitura, ma tutto ciò che si rivela nel cosiddetto governo di transizione, guidato da Geraldo Alkmin, è di buon auspicio. Le linee di condotta che emergono nelle posizioni sul futuro governo indicano chiaramente che il Paese, da poco sfuggito al mondo delle tenebre, riprenderà il suo allineamento con gli ideali civilizzatori che sono sempre stati, in qualche modo, presenti nella nostra traiettoria nazionale.
In realtà non è e non sarà un compito facile, ma abbiamo già tra le mani il filo del gomitolo che può guidarci in questa ricerca, che è la via delle alleanze, il più possibile ampia, praticata nel campagna elettorale, che ha saputo rieditare le politiche di successo degli anni 1980. Anche in politica si fanno scoperte e si fanno scoperte, a volte sorprendenti, quando gli attori si adoperano avidamente per i propri fini, che ora è inequivocabilmente la democrazia.
Il successo della democrazia alle urne, per quanto importante, non nascondeva una forte presenza di forze antagoniste che, sconfitte, insorgono in movimenti corretti per tentare di sovvertire l'ordine con il pretesto che vi erano stati brogli nel processo elettorale in una presa in giro farsesca delle tattiche di Donald Trump. La vera eredità di Jair Bolsonaro è stata, come si vede, lasciare dietro di sé un'estrema destra orientata a mettere in imbarazzo i percorsi di restaurazione democratica, obiettivo principale del nuovo governo Lula-Alkmin, che affronta anche le sfide di animare consapevolmente una società disorganizzato dalle pratiche del governo Bolsonaro nei suoi quattro anni di governo.
Questo compito è reso ancora più arduo dal fatto che i partiti hanno sottovalutato il loro radicamento nel mondo popolare caduto sotto l'influenza dei pentecostali e la loro maldestra ideologia della prosperità, scenario aggravato dalla condanna da parte della gerarchia della Chiesa cattolica della teologia della liberazione con che i loro intellettuali cercavano di comunicare con esseri subordinati. Gli effetti disastrosi di queste linee guida hanno prodotto un disboscamento favorevole al licenziamento della politica e alla diffusione di valori antidemocratici in questi settori.
Tale desertificazione della politica, però, ha già conosciuto rimedio, una visita al popolo da parte dei suoi politici e intellettuali, un farmaco di uso continuato che richiede tempo nella sua applicazione. Nella nostra disastrosa esperienza repubblicana abbiamo già fatto uso di questa raccomandazione, ed è giunto il momento per noi di imparare le buone lezioni del nostro passato.
*Luiz Werneck Vianna è professore presso il Dipartimento di Scienze Sociali del PUC-Rio. Autore, tra gli altri libri, di La rivoluzione passiva: iberismo e americanismo in Brasile (Revan).
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