da SERAFINO PIETROFORTE*
Concetti derivati dalla semiotica, come “narrativa”, “discorso” o “interpretazione”, sono diventati fluenti nei nostri vocabolari
Attualmente, dal discorso accademico alla sfera pubblica, sia nei dibattiti politici che nelle proposte pedagogiche, il termine “semiotica” sta diventando popolare; Se ciò non accade con la semiotica stessa, come studio del significato, almeno i concetti che ne derivano, come “narrativa”, “discorso” o “interpretazione”, sono diventati fluenti nei nostri vocabolari.
Detto ciò, con l’obiettivo di motivare i lettori alla conoscenza della semiotica, abbiamo preparato le seguenti considerazioni. Non si intende, ovviamente, offrire un corso sull'argomento; tutt'altro, si tratta piuttosto di presentare argomenti fondamentali, con l'obiettivo di incoraggiare chi è interessato alle teorie dei segni a proseguire lo studio.
Etimologia della parola “semiotica”
Usare l'etimologia per spiegare il significato delle parole non sempre si rivela una strada sicura perché, di norma, la storia del vocabolario non coincide con la sua comprensione da parte dei parlanti della lingua; Inoltre, a causa delle somiglianze tra suoni e sensi, si verificano facilmente diversi errori.
In mezzo a questi errori semiotica non significa certo “mezzo occhio”. Se così fosse, sarebbe “semiotico”, poiché “ottica” si riferisce alle orecchie mentre “ottica” si riferisce agli occhi; In questo caso la parola semiotica deriva dal greco sēmeiotiko, cioè “relativo ai segni”, ed è in questo senso, approssimativamente, che la parola “semiotica” viene utilizzata nelle scienze umane del mondo moderno.
La parola “segno” ha origine dall’indoeuropeo sekw, il cui significato coincide con “indicare, indicare”; Presa in senso lato, la parola “segno” è vicina ai concetti di “senso” e “significato”, cioè oggetto di studio della “semiotica”. Tuttavia, affinché questa introduzione diventi illuminante, resta da definire, contemporaneamente e da diversi punti di vista, il concetto di significato.
Significato e segno
La parola “semiotica”, come “semantica” e “semiologia”, deriva da “sema”, parola greca, il cui significato è “segno”, mantenendo il significato indoeuropeo sekw, da cui deriva. La parola greca sema, a sua volta, ha una storia interessante; sema Un tempo significava “tomba”, ora designava la lapide, cioè la pietra posta a coprire la tomba, arrivando così a significare “segno”, in questo caso il segno di qualcuno che viene sepolto sotto la lastra. In questo processo il significato si manifesta, poiché la pietra rimanda ad altri significati oltre a sé stessa, diventando così il significante correlato arbitrariamente ai significati “tomba”, “cadavere”, “morte” (Cornelli, 2011: 173-185).
La parola “significato” deriva dalla parola “segno”, derivata dal latino Signum, il cui significato è “segno”, riferito ancora all'indoeuropeo sekw; la stessa parola “segno”, in portoghese, deriva dal latino Signum, rivelando che si tratta dello stesso campo semantico. Ma prima di procedere con il segno, come definire il campo semantico? Questa concezione utilizza una metafora ispirata alla geometria; Attraverso di essa immaginiamo un'estensione formata non da punti, ma dai limiti concettuali di un dato tema.
Questo tema, a sua volta, viene costruito attraverso i discorsi fatti al riguardo; in altre parole, il tema, in quanto campo semantico, si definisce in una rete discorsiva, nella quale acquista significato, inserendosi così in un certo ambiente socioculturale. Detto ciò, così come viene definito in una rete di discorsi, il concetto di segno, lungi dall'essere consensuale, si genera nelle controversie discorsive; definire un segno, quindi, equivale a conoscere le polemiche discorsive che ne delineano il campo semantico.
Per sviluppare questo, tra i numerosi teorici del segno e del significato, è essenziale conoscere due pensatori: Charles Sanders Peirce (1839-1914) e Ferdinand de Saussure (1857-1913).
Dal logos divino all'ideoscopia
Pur occupandosi, di seguito, delle teorie contemporanee del segno e del significato, vale la pena tornare indietro di qualche secolo per raggiungere le idee di sant'Agostino (354-430), che sviluppò, a suo modo, una semiotica. A tal fine ci rivolgiamo a Tzvetan Todorov (1939-2017) nella sua opera Teorie dei simboli (Todorov, 1979: 15-54), in particolare, quando si fa riferimento al simbolismo universale basato sul Vangelo di San Giovanni e alle famose considerazioni sul Verbo e sulla carne; In questo contesto, la parola “Verbo” viene utilizzata per tradurre la parola greca loghi e, di conseguenza, tutte le implicazioni e complessità che lo accompagnano.
In termini generali, per molti interpreti delle scritture cristiane, Cristo si identifica con l'incarnazione del Verbo, tuttavia, da altri punti di vista religiosi, lo stesso Dio cristiano coincide con il Logos, essendo la sua carne, appunto, l'universo in ogni sua forma. la sua grandezza e con i suoi misteri. In questa prospettiva, il mondo diventa simbolo di Dio nella semiotica di sant'Agostino, stabilendo rapporti tra i significanti davanti agli uomini e i rispettivi significati sacri; In questa teoria del significato, gli uomini comprendono le cose del mondo perché sono animati dallo stesso Spirito Divino espresso nella natura.
Molte sono le fonti precedenti dell'Antichità e le implicazioni di questa dottrina del significato, comprese le leggi analogiche medievali sulle corrispondenze tra le cose, che sono ancora in vigore in alcuni discorsi moderni; secondo tali leggi, per esempio, se nel mondo celeste c'è il Sole, nel mondo terrestre c'è l'oro, nell'animale il leone, nel corpo umano il cuore, ecc.; il pensatore e medico rinascimentale Robert Fludd (1574-1637) (Godwin, 1991) e diversi poeti simbolisti, lettori di Emanuel Swedenborg (1688-1772), si ispirarono a quelle teorie (Balakian, 1985: 17-28).
Messi in discussione dall’umanesimo e dai suoi giudizi materialistici, però, quei pensieri, poiché basati su precetti religiosi, furono parzialmente abbandonati, lasciando non più alla religione o a discorsi simili, ma alla filosofia il compito di rispondere in che modo gli uomini comprendono il mondo.
A Critica della ragion pura, di Immanuel Kant (1724-1804), pubblicato nel 1781, risponde esattamente a questa esigenza; Sempre in termini generali, secondo lui, la coscienza umana non si relazionerebbe passivamente con le cose del mondo, perché, una volta governata da categorie proprie e specifiche, è guidata, a priori, da certi modi di concepire la presunta realtà emergente, appunto, da questa tabella delle categorie.
La categoria di quantità, ad esempio, viene proiettata nel mondo attraverso le relazioni tra i termini unità vs. pluralità contro totalità, essendo l'ultima la complessificazione dei primi due, a loro volta termini tra loro contrari; la categoria della qualità si articola in realtà vs. negazione vs. limitazione; ci sono anche le categorie di relazione e di modalità.
Ora, tra i vari contributi di Kant al pensiero occidentale, vale la pena trattenere, per la conoscenza semiotica e semiologica, la nozione di attività della coscienza in relazione alle cose del mondo. Attraverso questa concezione dialoghiamo con il passato utilizzando le categorie di pensiero proposte da Aristotele (384ac-322ac); può anche essere confrontato con teorie successive, come il pensiero fenomenologico di Edmund Husserl (1859-1938) o l'ideoscopia, concepita da Peirce, direttamente collegata alle teorie semiotiche del segno e del significato.
Edmund Husserl si oppone alle idee della psicologia sulla coscienza come capacità cognitiva; per lui la coscienza è un fenomeno e non una cosa, e non può essere localizzata nel cervello o in altre parti del corpo. In questo fenomeno, analogamente a Kant e alla sua tavola delle categorie, non c'è passività della coscienza, ma si tratta piuttosto di modalità di adeguatezza tra intuizione, cioè la capacità umana di proiettarsi nel mondo, e significato.
Quanto a Peirce, cercando di differenziarsi dalla fenomenologia, propone l'ideoscopia, il cui compito, secondo le sue stesse parole, si concentra sulla descrizione e classificazione “delle idee che appartengono all'esperienza ordinaria o che emergono naturalmente in connessione con la vita attuale, senza tener conto tener conto della loro psicologia o della loro validità o meno” (Pignatari, 2004: 41-47).
Tornando all'etimologia, la parola “ideoscopia” è formata dalle parole greche idea, il cui significato è vicino, in questo caso, al concetto di pensiero in senso lato, e skopeo, che significa sguardo; Si tratta, quindi, dell'osservazione delle relazioni tra le cose nel mondo, del pensiero e dei modi di esprimere cose e pensieri, il cui processo, per Peirce, è spiegato attraverso la definizione di segno.
Tuttavia, prima di procedere, vale la pena considerare lo statuto del significato nella storia umana, perché, sebbene vengano citati solo otto pensatori, l’importanza di Aristotele, Agostino, Fludd, Swedenborg, Kant, Husserl, Peirce e Saussure giustifica il vivo interesse del tema. . Da un punto di vista storico e discorsivo, tali autori non rappresentano solo idee particolari; considerando le circostanze storiche, o meglio, i rapporti di lavoro, le ideologie e le culture di volta in volta vigenti, esprimono pensieri collettivi, generati in controversie discorsive.
In queste controversie, i rapporti tra umanità, mondo e significato assumono, nella storia del pensiero umano, caratteristiche variegate; Ciò avviene dalla religione alla filosofia, dalla metafisica al discorso scientifico, dall'arte alla politica.
In questo modo, lungi dall'essere un argomento banale, frutto di discussioni banali, le questioni di significato occupano il centro del pensiero umano, permettendoci di identificare il fenomeno del significato con l'avvento degli ominidi sul nostro pianeta e, di conseguenza, della vita stessa. .
La semiotica di Charles Sanders Peirce
Per Charles Sanders Peirce, la mediazione tra l'uomo e il mondo è descritta da una logica, che chiama semiotica, basata su segni, in linea di principio, quantità formate da referente, interpretante e fondamento; in teoria i tre concetti si definiscono a vicenda, senza predominanza o presupposto dell'uno rispetto agli altri.
Sarebbe sbagliato, nello spiegare il significato, considerare il mondo oggettivo delle cose preesistenti all'uomo e poi far sì che tali cose diventino pensieri, che vengono infine espressi nei linguaggi umani; tali processi non corrispondono, rispettivamente, ai concetti di referente, interpretante e fondamento, sebbene possano eventualmente essere ad essi correlati.
Bisogna considerare che il referente non viene semplicemente confuso con le cose del mondo; né l'interpretante equivale al pensiero come fenomeno centrato su se stesso, quindi autosufficiente; Nemmeno il fondamento coincide con immagini, parole o suoni usati per esprimere cose e pensieri, che esisterebbero indipendentemente dai riferimenti appropriati.
Il referente, infatti, è definito come tutto ciò che si presenta alla conoscenza; per spiegare come ciò avvenga, Peirce, nella sua semiotica, propone l'articolazione tra soggetto conoscente e oggetto conoscibile secondo la logica formata dai tre termini, essendo il segno e il significato definiti, appunto, nel rapporto triadico.
Il modello sembra essere piuttosto complesso; nelle articolazioni della triade proposta emergono distinte tipologie di segni – icone, indici, simboli; remi, studenti, argomenti; segni-peccato, segni-quali, segni-legi – che, a loro volta, si articolano tra loro in nuove combinazioni. Inoltre, poiché l'interpretante si presenta alla conoscenza, ciò lo rende un oggetto conoscibile, diventa cioè un referente, inaugurando nuove relazioni semiotiche, chiamate “semiosi infinita” da Charles Sanders Peirce (Peirce, 1977).
Infine, nei suoi sviluppi, la semiotica di Charles S. Peirce, inizialmente una antroposemiotica, cioè una semiotica ristretta al significato umano, si dispiega nella zoosemiotica, nella fitosemiotica e anche nella fisiosemiotica, semiotica i cui oggetti di studio sono, rispettivamente, il significato animale, quello vegetale significato e il significato tra esseri inanimati, ad esempio particelle elementari, atomi, stelle e altre quantità cosmiche (Deeley, 1990: 69-123).
La teoria del segno di Ferdinand de Saussure
Sebbene Charles S.Peirce e Ferdinand de Saussure siano teorici del significato e del segno, le formazioni, gli obiettivi e le proposte teoriche corrispondenti differiscono significativamente, e non c'è spazio per approssimazioni tra loro senza la dovuta attenzione. Saussure non era un filosofo; Le sue opere principali sono dedicate agli ambiti della linguistica storica – in particolare agli studi indoeuropei –, oltre ad essere considerato il fondatore della linguistica strutturale.
Il XIX secolo è stato segnato, nel campo delle scienze del linguaggio, dalla linguistica storica, caratterizzata dalla concezione del cambiamento delle lingue e dai loro raggruppamenti in tronchi linguistici; Secondo quei pensatori, le lingue cambiano nel tempo grazie a precise leggi fonetiche, le cui determinazioni consentono la ricostruzione di grammatiche e vocabolari, rendendo possibile, attraverso confronti, tracciare gradi di parentela tra lingue diverse.
In questo modo vengono raggruppate le lingue latina, ellenica, germanica, slava, celtica, vedica, ecc. sul trono indoeuropeo; si concepiscono altri rami, ad esempio, il ramo afro-asiatico, in cui sono raggruppate le lingue semitiche; Secondo gli esperti, la tesi più brillante dell'epoca era la teoria di Saussure sulle vocali indoeuropee. Seguendo la tradizione dei suoi insegnanti e colleghi, Ferdinand de Saussure comprese profondamente diverse lingue, le loro somiglianze e differenze; tale conoscenza gli ha permesso di formulare una teoria sul significato.
Nelle teorie dei segni, la presenza dell'oggetto, del referente o della cosa rimane costante; In tutti, compresa la semiotica di Peirce, il segno è legato al riferimento. Per Saussure, invece, un segno si definisce in relazione ad altri segni, e non in relazione alle cose; Ciò deve essere spiegato attentamente, poiché va contro il buon senso riguardo al funzionamento della lingua.
In termini generali, non è difficile accettare che ci siano cose nel mondo, che le persone ci pensino e che parole e altri segni siano usati per comunicare tali cose e pensieri. Saussure, però, prendendo le distanze dalle riflessioni filosofiche sui rapporti tra uomo, lingue e mondo, concentra i suoi studi sulle strutture fonologiche e morfosintattiche nell'ottica di pensare alla storia interna delle lingue, cioè alle trasformazioni nelle strutture linguistiche capace di consentire la ricostruzione dell’indoeuropeo e delle lingue da esso derivate.
A chi non ha familiarità con la linguistica sembra che esistano relazioni dirette tra parole e cose, tuttavia, oltre alle dimensioni fonologiche e morfosintattiche, nelle lingue esistono dimensioni semantiche, riferite al significato, che variano anche da lingua a lingua.
Nelle lingue romanze portoghese, spagnolo, italiano e francese, la parola accoppia fratello e sorella, fratello e sorella, fratello e Sorella, frere e soeur sono sistematizzati attraverso la categoria semantica maschile vs. femminile, con la categoria di età vecchio vs. nuovo. In ungherese, invece, oltre alla categoria della sessualità, diventa pertinente la categoria dell'età, generando, nella sistematizzazione dello stesso campo semantico, le quattro parole batya – fratello maggiore, occ - fratello minore, Bambino – sorella maggiore e abbraccio - sorella minore; A differenza di quelle lingue romanze e dell'ungherese, in malese c'è solo la parola sudore, senza riferimento al sesso o all'età (Pietroforte, 2002: 85-87).
Pertanto, sulla base di pochi dati, sembra che il significato delle parole dipenda dai rapporti tra il significante fonologico e il significato semantico, ma dipenda anche dai rapporti tra una parola e altre parole della stessa lingua; In altre parole, il significato dipende piuttosto dal valore linguistico, cioè dalla sistematizzazione delle parole attraverso categorie semantiche specifiche in una data lingua, che dalle relazioni tra parole e cose.
Avendo una conoscenza approfondita di numerose lingue e delle loro trasformazioni storiche, Ferdinand de Saussure notò questa proprietà della significazione linguistica, determinata sia dal rapporto tra significanti e significati nella formazione di segni specifici, sia dal rapporto tra tali segni e altri segni dello stesso sistema (Saussure, 2012: 158-170). Per l'autore, ribadendo, il linguaggio è un sistema di segni verbali, che, a sua volta, condivide l'esistenza sociale con sistemi di segni di altri ordini – cioè sistemi formati da segni non verbali –; di conseguenza si concepisce la scienza generale dei segni, la semiologia, la cui branca responsabile dell’analisi dei segni verbali sarebbe la linguistica (Saussure, 2012: 47-49).
La semiologia
Durante la sua vita, Ferdinand de Saussure non sviluppò la semiologia; a realizzarlo furono soprattutto Roland Barthes (1915-1980), il cui libro Elementi di semiologia (Barthes, 1992) costituisce praticamente la prima sistematizzazione dei procedimenti analitici della nuova scienza. In termini generali si tratta dell'applicazione delle dicotomie di Saussure, dedotte dalla linguistica, ad altri sistemi di segni, rendendo necessaria la loro conoscenza per comprendere minimamente i principi della semiologia.
Il tempo di Ferdinand de Saussure coincide con il consolidamento degli stati nazionali europei; Se i poeti e i romanzieri romantici si concentravano sul nazionalismo e sulla nascita dei propri paesi, i linguisti, immersi nello stesso periodo, studiavano i tronchi linguistici, alla ricerca delle origini delle lingue, delle culture e delle società moderne.
In questo modo, quando negli studi si pone l’accento sulle trasformazioni dei sistemi linguistici, secondo Saussure si definisce la linguistica diacronica, cioè l’analisi delle lingue nel tempo; al contrario, quando lo studio si concentra sulle relazioni interne di un dato sistema di segni, isolato dal tempo, si definisce una linguistica sincronica. Questa prima dicotomia, diacronia vs. sincronia, porta alla successiva dicotomia tra linguaggio vs. parla.
Ogni ascoltatore attento nota quanto differiscono i discorsi delle persone, poiché ciascuno ha il proprio timbro di voce, gli accenti propri dei luoghi in cui vive, il vocabolario della propria terra, la propria classe sociale, la propria professione; Oltre alle caratteristiche individuali, le cui motivazioni sembrano per lo più psicologiche, ogni parlante eredita varianti sociolinguisticamente determinate della regione, dello strato sociale, della fascia di età e della situazione discorsiva della lingua.
Nonostante le differenze nel discorso, però, tutti i parlanti della stessa lingua si capiscono proprio perché la lingua è concepita come una forma astratta e generale, da cui emanano tutti i discorsi concreti e specifici. Di conseguenza, lo studio di qualsiasi lingua, siano essi cambiamenti e variazioni o struttura, inizia concentrandosi su questa forma generale e astratta, a partire dalla quale si sistematizzano le variazioni, si stimano i cambiamenti e si descrive la struttura.
Una volta proposta, la dicotomia tra linguaggio vs. il discorso porta avanti la dicotomia significato vs. significato, utilizzato nella definizione di segno ed essenziale nella definizione di linguaggio. Per Saussure, è bene ricordarlo, la lingua è un sistema di segni, formato dalla relazione tra immagini acustiche, cioè forme fonologiche, e concetti, forme semantiche, rispettivamente significanti e significati, i cui significati sono costituiti attraverso relazioni tra i segni di lo stesso sistema verbale, come spiegato in precedenza.
Infine, il paradigma vs. sintagma. Se le lingue vengono descritte attraverso sistemi di segni, è necessario determinare le regole che governano questi sistemi; a tal fine Ferdinand de Saussure propone rapporti associativi, quelli che si stabiliscono tra ogni segno e gli altri segni nella formazione del sistema, e regole di combinazione tra tali elementi nella creazione del linguaggio. Le prime costituiscono relazioni paradigmatiche, in cui un segno si definisce in relazione agli altri attraverso il significante, il significato o entrambi.
Non Corso di linguistica generale, Ferdinand de Saussure usa la parola “insegnamento” per esemplificare la proposta: (i) attraverso il significato, questo segno è legato all'“apprendimento” o all'“educazione” e anche ai termini opposti “ignoranza” o “brutificazione”; (ii) attraverso il significante, con “lento” o “elemento”; (iii) attraverso il segno morfologico del radicale, con “insegnamento” o “insegnamento”; (iv) attraverso il segno morfologico del suffisso, con “sfigurazione” o “armamento” (Saussure, 2012: 174-175).
Figure retoriche come rime, allitterazioni e assonanze sono stabilite in relazioni paradigmatiche tra significanti, mentre metafore e metonimie, attraverso il significato.
Quanto alle regole per combinare gli elementi linguistici, Saussure le chiama regole sintagmatiche. In termini generali, se i segni sono morfologici, esistono regole lessicali per combinarli nella formazione delle parole; Se i segni sono lessicali, esistono regole sintattiche per combinare le parole nella formazione delle frasi. In portoghese, secondo Mattoso Câmara (1904-1970) (Câmara, 1986: 65-71), i verbi sono allineati nella frase (radice) + (vocale tematica) + (modo e tempo) + (numero e persona), per esempio (am)+(á)+(va)+(mos), (am)+(á)+(sse)+(mos) oppure (am)+(a)+(rá)+(s); Sempre in portoghese, le parole sono allineate nella frase frasale (soggetto) + (verbo) + (complementi verbali).
Ebbene, se tali dicotomie permettessero di descrivere i sistemi verbali, una scienza generale del segno, costruita sugli stessi principi, non inizierebbe soltanto dall’applicazione della dicotomia significato vs. significato in altre lingue, ma anche l'applicazione delle altre tre dicotomie nella descrizione dei sistemi. In sostanza, questa è la metodologia di analisi della semiologia; In Elementi di semiologia (Barthes, 1992), Roland Barthes sviluppa esattamente una proposta del genere, basando i capitoli del libro sulle dicotomie di Ferdinand de Saussure.
Per esemplificare brevemente l'analisi semiologica, similmente a Roland Barthes, vengono utilizzate la cucina e la semiologia del cibo. Attualmente sia la feijoada che il sarapatel, e lo stesso si può dire della cucina a base di funghi, appartengono all'alta cucina; i primi divennero addirittura piatti tipici e celebrati della cucina brasiliana.
Tuttavia, poiché costituiti da avanzi scartati tra le parti morbide e saporite degli animali da carne o dalla natura di funghi e vegetali, erano considerati, in passato, alimenti di qualità inferiore, consentendo di tracciare valutazioni sincroniche e diacroniche.
Per quanto riguarda la dicotomia lingua vs. il discorso, adatto ad analizzare i rapporti tra le astrazioni del sistema e gli avvenimenti concreti, una volta esteso a qualsiasi astrazioni, consente di descrivere variazioni, ad esempio, della cucina del panino; Del resto, sia l'hot dog americano, fatto con salsiccia, senape e pane, sia quello brasiliano, fatto con gli stessi ingredienti precedenti più ketchup, maionese, patatine, purè di patate e salsa vinaigrette, diventano variazioni della stessa salsa generale e astratta. modulo.
Nel dominio del segno, nessun cibo significa solo cibo; su tutti vengono proiettate connotazioni culturali: (a) i riferimenti alla feijoada lo illustrano, poiché l'analisi diacronica coincide con l'analisi delle valutazioni culturali attraverso il significato; (b) pur essendo considerato cibo ordinario, esistono attualmente chef specializzati in panini artigianali; (c) gli animali da carne vengono analizzati, nel linguaggio dei macellai, secondo le qualità culinarie della carne, correlate a piatti specifici, ai quali corrispondono i consumatori divisi in classi sociali, cioè collo di manzo per il proletariato e filet mignon per il proletariato piccola borghesia.
Infine, ogni menu presenta la sequenza sintagmatica ritualizzata delle pratiche alimentari, in altre parole, l'ordine in cui il cibo viene consumato e le possibilità di scelta, quando esistono, in ciascuna fase. In Occidente, il sintagma del ristorante è solitamente composto da antipasto, piatto freddo, piatto caldo, dolce e caffè, e il paradigma, formato dai piatti disponibili in ogni fase, a seconda delle specialità della casa; Quindi, se è una mensa, i piatti caldi sono la pasta, se è una steakhouse, sono le carni.
Oltre alla semiologia, sviluppatasi direttamente a partire dalle idee di Saussure, esistono altre teorie del significato ad esse ispirate, tra le quali spiccano, per la loro portata analitica, la semiotica narrativa e discorsiva proposta da Algirdas Julien Greimas (1917-1992) e portata avanti da collaboratori, come Jean-Marie Floch (1947-2001), Dennis Bertrand (1949) e José Luiz Fiorin (1942).
La semiotica di Algirdas Julien Greimas
Per comprendere i concetti di semiotica proposti da Greimas senza perdersi nei dettagli, indubbiamente pertinenti, vale la pena scegliere un testo che, utilizzandolo, descriva il processo di significato chiamato percorso generativo del significato. A tal fine, ecco la poesia La montagna polverizzata, di Carlos Drummond de Andrade (1902-1987):
Arrivo al balcone e vedo la mia montagna,
le montagne di mio padre e di mio nonno,
di tutti gli Andrade che passarono
e passerà il monte che non passa.
Era una cosa indiana e l'abbiamo presa
per adornare e presiedere alla vita
in questa valle oscura dove la ricchezza
più grande è la tua vista ed osservala.
Da lontano ci svela il suo profilo serio.
Ogni svolta del percorso indica
una forma dell'essere, in ferro, eterna,
e respira fluentemente l'eternità.
Questa mattina mi sveglio e
Non riesco a trovarlo.
Schiacciato in miliardi di schegge
scorrevole su nastro trasportatore
intasando 150 vagoni
sul treno mostruoso a 5 locomotive
– il treno più grande del mondo, prendete nota –
la mia sega scappa, vai
lasciando sul mio corpo e sul paesaggio
misera polvere di ferro, e non passa.
Secondo la teoria dei segni di Saussure, la comprensione della poesia avverrebbe perché chi parla la lingua portoghese conosce il sistema di segni in cui è definita; Se questo è vero, la poesia è formata da segni del vocabolario e della grammatica portoghese, la cui padronanza permette la lettura del testo. In questo modo il lettore, attraverso i significanti espressi prosodicamente e fonologicamente, riconosce i significati, realizzando la dimensione sistematica della lingua; tuttavia, bisogna considerare, nel processo di significazione, la dimensione discorsiva, responsabile della collocazione di quei segni in narrazioni e discorsi specifici, in questo caso, la narrazione e il discorso portati avanti dal poeta quando enuncia la poesia La montagna polverizzata.
Da questo punto di vista, sotto i segni, ci sono processi semiotici, debitamente descritti nel modello del percorso generativo del significato, guidato dalla semiotica di Greimas. Secondo il modello, la scena espressa attraverso i segni si basa su percorsi figurativi, cioè nella poesia di Drummond, la scena in cui il poeta apre la finestra e riflette sulle montagne, sulla sua storia e sulla distruzione causata dalla locomotiva, metonimia di lo sfruttamento industriale della natura; questo percorso figurativo, per avere un senso, è subordinato a percorsi tematici, generali e astratti, in questo caso, i temi politici dello sfruttamento imperialista delle risorse naturali brasiliane e dell'occupazione delle terre indigene durante la colonizzazione.
Secondo la semiotica, le correlazioni tra temi e figure formano la semantica del discorso, che è subordinata alle categorie ancora più generali e astratte delle collocazioni discorsive di persona, tempo e spazio, cioè alla sintassi del discorso.
Il livello discorsivo, a sua volta, è subordinato alla narratività, che è descritta dalle relazioni tra soggetti e oggetti narrativi; nel poema si tratta dei controversi rapporti tra il soggetto del poeta e la personificazione della locomotiva, mediati dalle giunzioni con l'oggetto sega, in cui il primo appare depredato dal secondo. Infine, tali relazioni narrative si basano su valori generati nella categoria semantica natura vs. civiltà, organizzatrice sia della distribuzione narrativa che figurativa enunciata nei versi (Pietroforte, 2016: 15-24).
Schematicamente il modello è configurato come segue:
Il piano dell'espressione e del semi-simbolismo
Nello schema precedente si nota l'enfasi della teoria sul contenuto dei testi, facendo dei significati dei segni la base concettuale per la formazione di percorsi figurativi; Così facendo, i teorici del percorso generativo del significato, nei primi momenti di elaborazione del modello, isolano il piano dell'espressione, considerando il piano del contenuto indipendentemente dal sistema di segni in cui si manifesta. Secondo Greimas l’uomo è il significato di tutte le lingue (Greimas, 1981;116); In questa prospettiva, il percorso generativo del significato descrive, appunto, il processo di significato, propriamente umano, attraverso il quale l'umanità si costruisce semioticamente, cioè attraverso il quale l'umanità dà significato a se stessa e al mondo.
Nei discorsi poetici, invece, il piano dell'espressione, poiché partecipa attivamente al significato, nonostante la sua costituzione semiotica, sia essa verbale, visiva, ecc., è incluso nel percorso generativo del significato attraverso la teoria del semisimbolismo, un'altra proposta ispirata a Le idee di Saussure. Per il linguista, all'interno del segno linguistico, il rapporto tra significanti e significati è arbitrario, o meglio, non esiste alcuna motivazione tra il concetto e la sua espressione fonologica; tuttavia, quando in certi sistemi di significazione avviene il contrario, cioè quando c’è motivazione tra significato e significante, ad esempio, se immagini di teschi sono associate alla morte, si verifica un segno specifico chiamato simbolo (Saussure, 2012: 105 - 110).
Ciò premesso, considerando non più le relazioni tra significanti e significati all'interno dei segni, ma il processo di significazione dei segni nei percorsi semiotici narrativi, discorsivi e testuali, è possibile tracciare correlazioni tra categorie semantiche e categorie del piano espressivo; in questo modo non vengono trasmessi né segni arbitrari né simboli motivati, ma correlazioni tra i piani contenutistici ed espressivi, dette semisimboliche, che suggeriscono motivazioni tra i segni specifici del testo in questione.
Nella poesia di Drummond, citata nel punto precedente, si stabiliscono delle correlazioni tra la categoria semantica natura vs. civiltà, attraverso la quale si strutturano i percorsi narrativi, discorsivi e figurativi, svolti sul piano contenutistico, e le forme prosodiche, manifestate sul piano dell'espressione verbale. Nelle prime tre strofe, quando la natura si effettua sul piano del contenuto, in termini prosodici, sul piano dell'espressione i versi sono decasillabi; Nel poema, a suo modo, la stabilità della natura, cantata nelle prime tre strofe, appare correlata alla stabilità prosodica.
Nella quarta strofa, diversamente, quando la natura viene negata – nel verso si legge “stamattina mi sveglio e / non la trovo” –, il verso decasillabo si scompone in due versi, il primo, di sette sillabe – “stamattina mi sveglio e” –, e la seconda, di tre sillabe – “non la trovo” –; la quinta strofa, infine, è composta da otto versi privi di stabilità prosodica, configurando così una strofa formata da versi liberi, che finisce per essere correlata, sul piano contenutistico, ai cambiamenti derivanti dalla civiltà, quando viene descritta la locomotiva e le conseguenti distruzione della natura.
Schematicamente, il semisimbolismo, di cui è composta la poesia, è rappresentato in questo modo: (versi decasillabi/natura) → (versi decasillabi disarticolati/negazione della natura) → (versi liberi/civiltà). In termini semiotici, l'espressione prosodica del poema è sistematizzata nella categoria dell'espressione verbale verso misurato vs. verso libero, che si correla alla categoria semantica natura vs. civiltà, secondo il semi-simbolismo (natura/verso misurato) vs. (civiltà/verso libero), che porta a sviluppi narrativi, discorsivi e testuali caratteristici diLa montagna polverizzata (Pietroforte, 2016: 24-26).
Il linguaggio quotidiano, al contrario, non è guidato da simili correlazioni. Sebbene tutta la semiotica verbale si esprima attraverso categorie fonologiche e prosodiche – cioè attraverso vocali, consonanti, accentuazione tonica e curve inattive –, nel linguaggio colloquiale gli effetti del significato poetico, come rime, allitterazioni, assonanze e piedi versi, sono neutralizzati , eventualmente verificandosi; Nei discorsi sociali non poetici si dà priorità al contenuto dei testi, evitando così deviazioni dal piano espressivo.
Il fenomeno del semisimbolismo, comune nei discorsi poetici, non si limita alla semiotica verbale; nella semiotica plastica, cioè pittura, fotografia, scultura, architettura, fumetti, ecc., esistono semisimbolismi con categorie cromatiche, eidetiche e topologiche, relative, rispettivamente, a colori, forme e distribuzione di colori e forme; Nella semiotica musicale esiste il semi-simbolismo con categorie di frequenza, altezza, intensità, durata e timbro, distribuite in categorie cronologiche.
In questo modo, indipendentemente dallo statuto semiotico del piano espressivo, è sempre possibile stabilire correlazioni tra le categorie della sua forma e le categorie semantiche delle forme contenutistiche; di conseguenza, correlazioni semisimboliche si trovano potenzialmente in tutti i sistemi semiotici.
Cos'è la semiotica?
Dopo questa breve introduzione all’argomento, come rispondi alla domanda? Nei punti precedenti vengono discusse le etimologie e i campi semantici delle parole segno e significato; sono state brevemente introdotte alcune concezioni religiose e filosofiche sull'argomento; studiato dal logos alla fenomenologia, dall'ideoscopia di Peirce alla semiologia di Saussure e perfino alla semiotica di Greimas; È noto, infine, che, oltre ad esse, esistono altre proposte semiotiche, alcune che cercano riconciliazioni, altre che affermano posizioni contrarie e contraddittorie. In queste circostanze, l’unica risposta possibile alla domanda iniziale è la consapevolezza che si tratta soprattutto di controversie nate tra discorsi simili.
In questa prospettiva, dichiarare che oggetto degli studi semiotici sono il segno e il significato, in verità, dice ben poco sull'argomento; per migliorare la chiarezza occorre definire segno e significato, e tali definizioni, come si vede, non sempre coincidono, date le diverse concezioni nelle diverse proposte.
Infine, invece di prendere posizioni esclusive su cosa sarebbe o non sarebbe semiotica, la risposta migliore è considerare i concetti di segno, significato e il concetto stesso di semiotica essendo, appunto, una controversia di concezioni diverse; La semiotica coincide, da questo punto di vista, con il campo discorsivo formato dall'insieme delle proposte di quello che sarebbe un segno, un significato, la semiotica.
*Serafino Pietroforte È professore ordinario di semiotica presso l'Università di San Paolo (USP). Autore, tra gli altri, di Semiotica visiva: le traiettorie dello sguardo (Contesto). [https://amzn.to/4g05uWM]
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