da IVAN DA COSTA MARCHESE
Le forme delle auto elettriche ottenute nascono, tra mille altre circostanze, non dalle menti e dalle azioni di generici scienziati e ingegneri, ma da scienziati e ingegneri americani, tedeschi e cinesi.
“Se disponiamo degli strumenti che ci permettono di dimostrare che la moderna conoscenza scientifico-tecnologica è il risultato di un’attività collettiva, e non è né cattiva, né buona, e soprattutto non neutra, cosa possiamo fare con questi strumenti?” (Ivan da Costa Marques)
Epistemologia moderna
La moderna divisione epistemologica tra il mondo delle cose-in-sé, la natura, e i mondi degli esseri umani-tra-sé, le società, ha generato le dicotomie soggetto-oggetto, conoscenza-credenza, fatto-finzione, contesto-contenuto, scienza-cultura eccetera. e diede origine alla divisione tra le cosiddette scienze naturali, esatte o dure e le scienze umane, sociali, sociali applicate, le lettere, le lettere e le arti (la CHSSALLA, questo acronimo comincia a diffondersi).[I]
Questo divario è presente nell’istruzione elementare, secondaria e universitaria, nella creazione di discipline, nella valutazione della ricerca e nella tabella delle aree di conoscenza CNPq-CAPES che condiziona la costruzione della conoscenza negli studi post-laurea brasiliani. Questo divario ci condiziona ad accettare/creare la conoscenza che ci viene insegnata e che insegniamo, vale a dire che la conoscenza della bomba atomica non dice nulla sulla democrazia o sull’autoritarismo, o che le inondazioni del Rio Grande do Sul sono “fenomeni naturali” e non dire nulla sulla politica.
Da secoli, da un lato, i CHSSALLA hanno avvertito e cercato di evitare i pericoli dell’“oggettivazione” e hanno preferito non oltrepassare il grande divario, anche se questo ha imposto loro l’alto costo di non avere una risposta all’accusa che i loro fatti sono “soft”. Per secoli, invece, gli epistemologi hanno cercato di difendere la modernità euroamericana da tutti i mali che sarebbero portati da una moltitudine indisciplinata di conoscenze provenienti dall'esterno dei canoni moderni, cercando di contenerle mitologicamente come se fossero in un vaso di Pandora. (LATOUR, 2001)
In Europa e negli USA, circa mezzo secolo fa, gli Studi STS aprirono il “vaso di Pandora” alla ricerca della speranza che lì era rimasta. Mettere a nudo i processi che fissano il quadro delle forme scientifiche della verità, mostrandone i limiti di validità, apre nuove possibilità per il rapporto dell'Occidente con le altre culture. Non era più possibile, di fronte alla Cina e all’India, mantenere come dato di fatto la fede nella conoscenza delle scienze occidentali come qualcosa di assolutamente universale, neutrale e oggettivo.[Ii] Ma l'apertura del vaso di Pandora disturba anche il forte pregiudizio a favore della colonizzazione della conoscenza che esiste da secoli nella creazione e nella validazione della conoscenza.
L'apertura del vaso di Pandora può essere giustapposta alla lotta per superare la colonialità che prevale in Brasile. Per noi, brasiliani della periferia dell’Occidente, il vaso di Pandora resta chiuso mentre accettiamo, rassegnati, la separazione epistemologica e il conseguente deprezzamento della conoscenza che supera il grande spartiacque e circola senza l’approvazione dell’epistemologia occidentale naturalizzata: saperi popolari indisciplinati o addirittura indisciplina radicate nelle tradizioni africane e indigene.
Mentre ci sforziamo di sfruttare l’opportunità storica di riequilibrio epistemologico, nella digestione antropofagica del mito moderno, possiamo evidenziare che, da un lato, (i) ciò che il vaso di Pandora imprigiona non sono necessariamente mali, poiché sono rimasti lì fino a ora, oltre alla speranza, la conoscenza delle tradizioni popolari del Brasile, ivi isolate a causa del deprezzamento epistemologico; e d’altro canto, (ii) non c’è motivo di smettere di sfruttare antropofagicamente le scienze euro-americane che sono ormai libere di circolare fuori dal vaso di Pandora, sfruttando ciò che possono offrirci, ma ri-situando ” loro, cioè togliendo loro i privilegi epistemologici di assoluta universalità, neutralità e oggettività con cui ci sono stati storicamente presentati. (DA COSTA MARQUES, 2012), (HARAWAY, 1988)
Auto elettriche
È proprio il punto (ii) su cui si concentrerà questa parte di questo breve testo. Quando si abbandona il dualismo moderno, non è necessario cancellare le caratteristiche distinte delle varie parti che compongono un collettivo amalgamato di cose e persone. Possiamo avere chiarezza analitica senza ricorrere alla divisione epistemologica tra soggetti e oggetti. Non si tratta di soggettivare le cose o di trattare le persone come cose.
Si tratta piuttosto di riattrezzarci per parlare di entità, riconoscendole come reti fluide in cui gli esseri umani e le cose si intrecciano a tal punto che non possiamo comprendere noi stessi con loro se ci arrendiamo alla divisione epistemologica che per secoli la modernità europea è diventata culturalmente invincibile. (DA COSTA MARQUES, 2008) Ciò che cerchiamo è di catturare i movimenti attraverso i quali le reti che configurano un collettivo variano e in questi movimenti cambiano, generano altri collettivi e possono anche svanire fino a scomparire.
Pensiamo, ad esempio, alla transizione in atto da un collettivo definito da “conducenti di auto a combustione” ad un altro collettivo definito da “conducenti di auto a trazione elettrica”. Per superare il divario epistemologico radicale, propongo uno schema di pensiero, una caricatura se volete, del passaggio da un collettivo all’altro come una serie di movimenti coerenti.
Un primo movimento sarebbe una “traduzione-traduzione” che è il mezzo con cui gli studi STS articolano le differenze. In questo caso traduciamo “consumo di elettricità” con “meno inquinamento” e “minore costo per km percorso”. Accostando le questioni della colonialità, della gerarchizzazione e dell’internazionalizzazione, ricordiamo che le traduzioni avvengono sempre parzialmente all’interno di quadri di riferimento (montatura) con diversi gradi di arbitrarietà: meno inquinamento nelle città, sì, ma dov’è l’inquinamento provocato dalle batterie, da altri materiali e dall’energia elettrica aggiuntiva per alimentare le auto elettriche? Il costo per chilometro percorso oggi è inferiore, sì, ma qual è la stabilità della struttura contabile che definisce ciò che viene pagato da coloro che pagano nella catena di input che supporta questa traduzione-traduzione?
Un secondo movimento coerente incrocia proprietà umane con proprietà non umane, dando vita a nuovi ibridi. L’incrocio della “condizione di comfort” dell’uomo con la “silenzio e assenza di vibrazioni” delle auto elettriche, presto messe in circolazione da Marketing, dà vita ad una nuova entità ibrida che viene al mondo con nuovi bisogni e richieste. Si noti che non sono né il conducente né l’auto, separatamente, a sperimentare il pendolarismo con comfort, ma l’entità ibrida “autista-auto”. (LATOUR, 1999/2001)
Una terza coerenza risale ai laboratori e, come vedremo tra poco, alle fabbriche, dove entità prima non stabilmente configurabili, come le “auto elettriche”, assumono gradualmente forme “non umane” quando vengono manipolate, giustapposte, confinate , alienati e indotti nei collettivi nei processi di RS&I e di industrializzazione.
Gli studi CTS permettono di comprendere negli stessi termini l'ottenimento di “iscrizioni” nei laboratori e l'ottenimento di “oggetti” nelle fabbriche. Proprio come esiste un addomesticamento “di laboratorio” di quel petrolio una volta scoperto come petrolio tanto da farlo esplodere nei cilindri dei motori, esiste un addomesticamento “di laboratorio” dell’elettricità già visto in terrificanti fulmini e tuoni, o in innocenti pettini che attirano pezzi di carta, per far girare i motori.
Come nel caso del petrolio, c’è una mobilitazione “industriale” dell’elettricità in modo che l’addomesticamento “da laboratorio” possa essere indotto in collettivi di “conducenti di auto elettriche” su scala gigantesca facendo girare milioni di motori in tutto il mondo. In breve, in termini di Studi STS, sia nei laboratori che nelle fabbriche ciò che si ottiene è la stabilità di “giustapposizioni provvisorie di elementi eterogenei” in processi di scale diverse, ma che possono essere ben comprese senza rendere il soggetto (umano) divisore e oggetto (auto).
Quindi, un quarto movimento coerente riguarda l’aumento di scala. Le auto elettriche, dette “non umane”, possono allora venire al mondo in grandi quantità dall’industria, trovando potenziali consumatori, detti “umani”, generando di fatto un gran numero di entità ibride, “conducenti di auto elettriche”, che camminare senza disagio, aggiungendo e mobilitando nuove domande e risorse che producono ancora più ibridi.
Continuità coloniale
Lo Studio CTS indica come la composizione del primo collettivo si modifichi per configurare il secondo, per effetto di cambiamenti apportati da nuovi ibridi e non da soggetti separati da oggetti. La divisione epistemologica colonizzatrice che guida l’educazione e la ricerca in Brasile ci insegna che una natura oggettiva universale e neutrale (oggetti separati dai loro soggetti, materia prima) è raggiunta dalle menti di scienziati e ingegneri generici (soggetti separati dai loro oggetti, cugini umani). che agiscono imponendo l’ordine dell’auto elettrica alla materia efficiente. Ma quanto sono distanti i costrutti moderni “materie prime” e “cugini umani” nella configurazione stabile “soggetto-conducente-auto elettrica-oggetto”?
Gli studi CTS indicano come coprire questa distanza senza separare soggetti e oggetti, visualizzando i movimenti sulla base della caricatura sopra riportata. In questo caso, le forme delle auto elettriche ottenute risultano, tra mille altre circostanze, non dalle menti e dalle azioni di generici scienziati e ingegneri, ma da scienziati e ingegneri americani, tedeschi e cinesi, “soggetti” tanto “situati” quanto le materie prime alla loro portata, “oggetti” inseparabili che si giustappongono nei laboratori e nelle fabbriche.
*Ivan da Costa Marchesi È professore nel programma post-laurea di Storia delle scienze, delle tecniche e dell'epistemologia (HCTE) presso l'UFRJ. Autore del libro Brasile: apertura dei mercati (Contrappunto). [https://amzn.to/3TFJnL5]
Riferimenti
DA COSTA MARQUES, I. Fare NECSO: Localizzare il globale e – parzialmente – globalizzare il locale. https://www.necso.ufrj.br/Inst.htm. 2001.
DA COSTA MARQUES, I. Fatti e artefatti della “moderna invincibilità”. In: ALMEIDA, M. d. e VERGARA, M. d. Rosso.). Scienza, storia e storiografia. Rio de Janeiro: Museo dell'astronomia e delle scienze correlate, 2008. p. 231-244.
DA COSTA MARQUES, I. Possibilità di pratiche ontologiche situate. In: KERBAUY, MTM;ANDRADE, THN d., Et al (a cura di). Scienza, tecnologia e società in Brasile. Campinas, SP: Editora Alínea, 2012. p. 67-86.
HARAWAY, D. Conoscenze situate: la questione scientifica nel femminismo come luogo di discorso sul privilegio della prospettiva parziale. Studi femministi, 14, n. 3, pag. 575-599, 1988.
HIRSCHMAN, A.O. Passioni e interessi. Argomenti politici a favore del capitalismo prima del suo trionfo. Traduzione CAMPEIO, L. Rio de Janeiro: Paz e Terra, 1979. 119 p. 8501057843.
LATOUR, B. Un collettivo di umani e non umani – Nel labirinto di Dedalo. In: LATOUR, B. (a cura di). La speranza di Pandora. I saggi sollevano la realtà degli studi scientifici. Bauru, SP: EDUSC, 1999/2001. cap. 6, pag. 201-246.
LATUR, b. La speranza di Pandora. Traduzione SOUZA, GCC d. EDUSC, 2001. 372 pag. 8574600628.
WEBER, M. L'etica protestante e lo spirito del capitalismo. Traduzione SZMRECSÁNYI, MI d. QF e SZMRECSÁNYI, TJMK 5a ed. San Paolo, SP: Livraria Pioneira Editora, 1987 / 1904. 233 p.le.
note:
[I] Su questa separazione si veda, tra gli altri, (HIRSCHMAN, 1979)
[Ii] Un'affermazione di questa sorprendente fede nella semplicità si trova nei primi paragrafi del classico (WEBER, 1987/1904).
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