da CELSO FAVARETTO
Commento alla traiettoria artistica di Regina Silveira
Riferendosi al disegno come luogo prescelto dell'invenzione, provocando altri mezzi (incisioni, installazioni, oggetti), Regina Silveira li situa come “una ricerca del mondo delle idee”. Nel libro Cartografie d'ombra – dedicata alla presentazione e all'analisi del suo percorso artistico – è interessante osservare come nell'intervista rilasciata ad Angélica de Moraes il tema della persecuzione riappaia ripetutamente.
Ad accompagnare il suo discorso sicuro, lucido nelle scelte, intelligente nelle iscrizioni sull'opera, si avverte la presenza di chi caccia con determinazione. Ricorda molto, invece, l'immagine della persecuzione nel racconto di Cortázar: mentre Johnny, il jazzista allucinato, persegue l'illuminazione attraverso la distruzione, Regina rende presente la distruzione dell'idea di arte, disponendo operazioni che rivelano l'inverosimile . L'arte di Regina è un tentativo di verosimiglianza.
Distaccandosi da ogni origine, comprese le pratiche artigianali della pittura e dell'incisione all'inizio del suo lavoro, gioca con il fascino delle similitudini e delle simulazioni. Rigore e ironia conducono a un infaticabile esercizio concettuale, i cui virtuosismi tecnici -progettati e recentemente ampliati dalle risorse delle nuove tecnologie dell'immagine- e paradossali immaginazioni fanno proliferare dispositivi di controillusione. Ombre, anamorfosi, disegni topografici mediano un'indagine che si costituisce in un progetto, che evidenzia una posizione sull'arte, un modo di pensare, una certa articolazione dell'estetico e del culturale, talvolta con un significato politico.
Nel libro Cartografie d'ombra interpretazioni dell'opera di Regina Silveira – testi di Angélica de Moraes, Walter Zanini, Aracy Amaral, Annateresa Fabris, Tadeu Chiarelli e Kim Levin – mettono in luce la coerenza delle operazioni impegnate nella realizzazione della concezione non retinica dell'arte, in cui però , l'enfasi geometrica non rinuncia a effetti surreali. In tutti i passaggi della traiettoria, cioè nell'unità della successione dei punti percorsi dal momento dell'immersione nella tonica concettuale, spicca il riflessivismo: la messa in discussione dell'idea di arte, della percezione sensoriale, delle modalità convenzionali di visione. Contemporaneamente, la figura dell'artista e dell'insegnante appare come una figura coerente con le direzioni della sperimentazione: anticonformismo sociale e rigore tecnico; impegno professionale e definizione estetica.
Oltre a mettere in luce questa figura esemplare di artista, eminente nella formazione e nella definizione dei percorsi di molti artisti che, a partire dagli anni Settanta, hanno precisato la tendenza concettualista, questo libro permette di comprendere le destinazioni della decostruzione dopo le esperienze di limiti compiuti dalle rotture delle avanguardie degli anni Sessanta.
La poetica di Regina, rilevabile nel suo lavoro e da lei chiaramente esposta nella citata intervista – configurando la matrice storico-teorica del suo percorso-, manifesta scommesse di fondo su proposizioni moderne e contemporanee: de-automatizzazione e decentramento dello sguardo, messa in discussione delle modalità di percezione, problematizzazione della mimesi, i limiti del sistema dell'arte e la posizione dello spettatore. Il suo concettualismo, l'uso della parodia e dei simulacri, l'esplorazione degli effetti perversi della proiezione prospettica, l'uso dei segni e dei codici culturali sovvertiti, mirano a smantellare le idealizzazioni che ricoprono l'arte, le illusioni della percezione centrata e la stessa nozione di realtà. che sta alla base dell'opera d'arte.
Regina dialoga incessantemente con una costellazione moderna presa a riferimento: Duchamp, De Chirico, Magritte, in primis. Da essi vengono indicazioni per il suo controillusionismo; questo però si riproietta sui vari illusionismi: manierista, surrealista, prospettico ecc. Se alcuni dialoghi sono diretti, come con Duchamp, altri sono intriganti, come nel caso del surrealismo.
Simulazioni e deformazioni prospettiche, ombre e anamorfosi, distorsioni di forme, fotogrammi e reticoli lavorano alla snaturalizzazione dello sguardo: gli interventi moderni sono così specificati secondo le condizioni dei mezzi di produzione disponibili. Secondo l'osservazione di Annateresa Fabris, propongono allo spettatore la reificazione dei modi convenzionali di vedere.
Regina percorre, quindi, l'interno dell'opera moderna secondo un procedimento concettuale – per riconcettualizzarla; questo è tuo approche contemporaneo. Si concentra sul problema dell'immagine, forse la questione più urgente nell'arte contemporanea. Perché, dalla radicalizzazione pop e minimalista -che completa l'opera moderna di smantellamento dell'immagine- come proporre ancora l'efficacia delle immagini desublimate? Come spingere i limiti della decostruzione, giocando ancora con le operazioni che l'hanno resa efficace e, ancor di più, nella situazione in cui la ricerca converge con l'istituzionalizzazione dell'arte? Ritornando infine su un tema caro all'artista: come è possibile mantenere la carica simbolica dell'arte?
Per lei, forse, tutto è questione di strategia e tattica. Secondo Michel de Certeau, la strategia delinea una traiettoria, circoscrive un luogo di enunciazione che mira a molti obiettivi e fonda un'autonomia; la tattica è l'astuzia degli interessi, dell'umorismo e dei desideri, proprietà dell'istante che sovvertono il disegno strategico. Le soluzioni per la visualità, proposte dall'artista, risultano dalla combinazione di strategie costruttive e tattiche perverse, speculando sulle attuali possibilità del concettualismo.
*Celso Favaretto è critico d'arte, professore in pensione presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell'USP e autore, tra gli altri libri, di L'invenzione di Helio Oiticica (Edusp).
Riferimento
Angelica de Moraes (org.). Regina Silveira: Cartografie dell'ombra. Edusp, 360 pagine.