Cielo bianco

Immagine: Scott Webb
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da LEONARDO BOFF*

L'avvertimento di Vladimir Putin sulla possibilità di utilizzare armi nucleari non sembra un bluff, ma una decisione presa dall'intero corpo di difesa della Confederazione Russa

In recenti dichiarazioni, Vladimir Putin, riferendosi alla guerra che sta conducendo contro l’Ucraina, che si difende con armi sempre più potenti provenienti da USA e NATO, ha dichiarato: “se c’è un pericolo esistenziale per il mio Paese, userò armi nucleari” .

Non saranno certamente strategie dal potere distruttivo devastante. Provocherebbe una ritorsione da parte degli Stati Uniti con lo stesso tipo di armi. Ciò probabilmente spazzerebbe via gran parte della vita umana e della biosfera.

Ma Vladimir Putin utilizzerebbe tattiche più limitate, ma anche con effetti altamente distruttivi. La minaccia non sembra essere un bluff, ma una decisione presa dall'intero corpo di difesa della Confederazione Russa. Ha detto bene il segretario generale dell’Onu, António Guterrez, aprendo i lavori a settembre: “Ci stiamo avvicinando all’inimmaginabile: una polveriera che rischia di inghiottire il mondo”. Se ciò dovesse accadere si correrebbe il serio rischio di un’escalation molto pericolosa per il nostro futuro.

Al limite potrebbe verificarsi un inverno nucleare in cui il cielo diventerà bianco (secondo l'espressione di Elizabeth Kolbert nel libro Il cielo bianco: la natura del nostro futuro) a causa di particelle radioattive. Gli alberi riuscirebbero a malapena a svolgere la fotosintesi, garantendoci sufficiente ossigeno, e la produzione alimentare sarebbe fortemente compromessa. Una simile catastrofe metterebbe a rischio la vita umana e la biosfera.

L’argomento è troppo minaccioso per ignorarlo. Toby Ord, un filosofo australiano che insegna a Oxford, ha scritto un libro approfondito sui rischi presenti: Precipizio: rischio esistenziale e futuro dell’umanità. Questo non è né allarmismo né catastrofismo. Ma dobbiamo essere realisticamente fiduciosi ed eticamente responsabili. Abbiamo già l’esperienza di quello che è stato il più grande atto terroristico della storia, quando gli Stati Uniti sotto Harry Truman sganciarono due semplici bombe nucleari su Hiroshima e Nagasaki che decimarono duecentomila persone in pochi minuti.

Successivamente abbiamo creato armi molto più devastanti e persino il “principio di autodistruzione”, come lo definì il compianto ed eminente cosmologo Carl Sagan. Papa Francesco, nel suo discorso alle Nazioni Unite del 25 settembre 2020, ha messo in guardia per due volte dall’eventuale scomparsa della vita umana come conseguenza dell’irresponsabilità nei nostri rapporti con la Madre Terra e dello sfruttamento eccessivo della natura. Nell'enciclica fratelli tutti (2020) afferma severamente: «siamo tutti sulla stessa barca, o siamo tutti salvi o non si salva nessuno» (n. 32).

Il premio Nobel Christian de Duve, nel suo noto polvere vitale attesta che “in un certo senso, il nostro tempo assomiglia a una di quelle importanti rotture nell’evoluzione, segnate da massicce estinzioni” (p. 355). In passato, erano le meteore radenti a minacciare la Terra; Oggi la meteora radente viene chiamata essere umano, dando origine ad una nuova era geologica, l’Antropocene e nella sua fase più acuta, l’attuale Pirocene (i grandi incendi).

Théodore Monod, forse l'ultimo grande naturalista moderno, ha lasciato come testamento un testo di riflessione con questo titolo: E se l'avventura umana dovesse fallire? Afferma: “siamo capaci di comportamenti insensati e dementi; D'ora in poi si potrà temere tutto, tutto, compreso l'annientamento del genere umano» (p. 246). E aggiunge: «sarebbe il giusto prezzo per la nostra follia e le nostre crudeltà» (p. 248).

Se prendiamo sul serio il dramma sanitario e sociale globale e il crescente riscaldamento durante l’era del Pirocene, questo scenario horror non è impensabile.

Edward Wilson, grande biologo, lo attesta nel suo libro stimolante il futuro della vita: “L’uomo fino ad oggi ha svolto il ruolo di assassino planetario… l’etica della conservazione, sotto forma di tabù, totemismo o scienza, è quasi sempre arrivata troppo tardi” (p. 121).

Vale la pena citare anche un nome di tutto rispetto, James Lovelock, il formulatore dell'ipotesi/teoria della Terra come Superorganismo vivente, Gaia, con un titolo che dice tutto: La vendetta di Gaia. Durante la sua visita in Brasile, ha raccontato alla rivista Guardare: “entro la fine del secolo, l’80% della popolazione umana scomparirà. Il restante 20% vivrà nell'Artico e in alcune oasi di altri continenti, dove le temperature sono più basse e piove poco... quasi tutto il territorio brasiliano sarà troppo caldo e secco per essere abitato” (Giallo Pagine del 25 ottobre 2006).

Il più grande pensatore del XX secolo, Martin Heidegger, considerava bene, in un testo pubblicato 15 anni dopo la sua morte, consapevole del rischio planetario: “Solo un Dio può salvarci” (Nur noch ein Gott kann uns retten).

Non basta aspettare Dio, perché Egli non è un palliativo di fronte all’irresponsabilità umana, ma piuttosto prendersi cura dell’essere umano impazzito, porre limiti a una ragione divenuta irrazionale al punto da forgiare vie ad autodistruggersi. Confidiamo che, di fronte a questa catastrofe, ci sarà un minimo di saggezza e moderazione tra i decisori.

Dopo che abbiamo ucciso il Figlio di Dio che si è fatto uomo, nulla è impossibile. Ma Dio, e non chi detiene le armi di distruzione di massa, è il padrone della storia e del destino umano. Egli può creare dalle rovine un nuovo cielo e una nuova Terra, abitati da esseri umani trasfigurati, assistenti e amici di sempre. È la nostra fede e speranza.

*Leonardo Boff è un ecologista, filosofo e scrittore. Autore, tra gli altri libri, di Prendersi cura della Casa Comune: indizi per ritardare la fine del mondo (Voci).


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