da DAVI ARRIGUCCI JR.*
Commento al libro di Alfredo Bosi
Questo libro presenta il frutto di oltre vent'anni di lavoro. Ci sono articoli, prefazioni, studi e saggi che possono dare la misura esatta di chi li ha concepiti con lucidità e sensibilità. Alfredo Bosi è tutto presente in questi scritti – un vero viaggio dello spirito critico di un letterato, nel suo ininterrotto confronto con i testi e le molteplici problematiche del mondo che in qualche modo contengono.
Dai primi anni, dedicati alla cultura italiana, c'erano ancora tratti vivi nella sua personalità letteraria. Un certo gusto, raffinato nell'estetica dell'espressione del Croce; un modo per sondare l'intuizione di un universo nel linguaggio, concretizzando nel poema un nucleo di immagini e il sentimento che le anima. Allo stesso tempo, la visione d'insieme, la ricerca del senso umanistico delle arti; al suo livello più profondo, una persistente inquietudine – filosofica e socio-politica – si è risvegliata nel tessuto stesso dei testi.
A quel tempo più lontano risalgono diverse opere: come quelle che delineano una storia interna del realismo in prosa in Italia, legando Verga, Svevo, Pirandello, Moravia in un comune lignaggio. E anche analisi della poesia moderna di Montale e Ungaretti, della passione di Pasolini, del pensiero di Gramsci. Era profondo e fertile per palcoscenico Italiano di Bosi.
Ma è nello spazio della letteratura brasiliana e in alcune incursioni nel terreno teorico che il libro mostra la sua forza. Bosi è l'autore di storia concisa, manuale indispensabile per ogni studioso delle nostre lettere. Ora torna cambiato; più da vicino, penetrando a fondo nelle figure centrali della nostra letteratura – Raul Pompeia, Graciliano, Guimarães Rosa, Drummond… Il saggista maturò e intensificò la sua attenzione analitica, riflettendo sull'arte stessa dell'interpretazione, senza però abbandonare la prospettiva storica, fondamentale punto di vista negli studi letterari. Non trascura, quindi, l'analisi formale né prende le distanze dal presente. Al contrario, si sforza di integrare ogni dettaglio significativo nel movimento generale della società e nel corso delle idee, senza perdere di vista il proprio tempo.
La critica diventa allora un atto di comprensione e di giudizio, mosso da uno sguardo a duplice fuoco: rivolto al passato, ma sensibile alla novità del presente; allegato ai dati, ma consapevole di ciò che è implicito; fissato sulla struttura estetica, ma attento all'ideologia. Un atto governato da un pertinace senso etico, da una ricerca di valore e da un'ampia fiducia nella persona umana, corrispondente a un'acuta consapevolezza della necessaria negatività e resistenza ad ogni costo in tempi in cui vivere è diventato più difficile.
Di qui una certa tensione drammatica da parte del critico, sobriamente contenuto, ma talvolta feroce nella sua sottile ironia e sempre fervente di fronte alle brecce della speranza. Alimentato da una curiosità per la cultura davvero enciclopedica, ricorda, per alcuni di questi tratti che compongono il suo modo di essere, la figura esemplare e indimenticabile di Otto Maria Carpeaux. Come nel caso di questo, interpretazione e giudizio non si allontanano dalla persona su cui si basano, e una densa ondata di umanità imprime il suo caldo ritmo alla prosa del critico. È perché lei è qui la misura vivente di un uomo che guarda il mondo con lucidità e passione.
*David Arrigucci jr. È professore ordinario in pensione presso il Dipartimento di Teoria letteraria e Letteratura comparata dell'USP. Autore, tra gli altri libri, di lo scorpione intrappolato (Compagnia di lettere).
Riferimento
Alfredo Bossi. Paradiso, inferno: saggi sulla critica letteraria e ideologica. San Paolo. Editore 34, 496 pagine.