Cinquantesimo anniversario delle relazioni diplomatiche Brasile-Cina

Immagine: Ricardo Stuckert/ PR
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da FRANCISCO PIEDE HARDMAN*

Per la pace globale: ponti tra Brasile e Cina verso una nuova era

Domanda guida

Andiamo subito al tema che ci interessa in questo viaggio: nel cinquantesimo anniversario dell'instaurazione delle relazioni diplomatiche tra Brasile e Cina, e 50 anni dopo la guerra di liberazione nazionale e di rivoluzione sociale che ha fondato la Repubblica Popolare Cinese, come potrebbe questi due grandi Paesi, approfondiscono le loro eccellenti relazioni, nel senso di contribuire, non solo con parole o buone intenzioni, ma con progetti e azioni concrete – molti dei quali, infatti, hanno già avuto luogo nella pratica dei nostri scambi, culturale, scientifico, economico o politico – per la costruzione, da quello che convenzionalmente viene chiamato il Sud del mondo, di un’effettiva pace mondiale?

Che per essere Pace ed essere Mondiale, essa deve basarsi, in modo reale, su un mondo più egualitario, più libero e più solidale, molto diverso, quindi, dagli scenari a cui siamo purtroppo abituati ad assistere nel mondo di oggi?

Considerazioni generali

Nei cinque saggi che ho pubblicato, dal 2016 a oggi, sul carattere “disuguale e combinato” dello spazio-tempo in paesi antichi, enormi e complessi come il nostro, concetto in qualche modo basilare e attuale nella tradizione marxista, ho ha evidenziato la necessità di superare alcuni pregiudizi e dicotomie semplificatrici che abbiamo ereditato dal pensiero occidentalista.[I]

Tra le illusioni da superare ho trovato illusioni geografiche (articolo del 2016) e illusioni cronologiche (articolo del 2022). Dobbiamo cioè cercare di abbandonare l’idea di una continuità omogenea tra gli spazi che compongono le nostre società, così come abbandonare l’idea di una linearità evolutiva continua tra fasi o periodi diversi delle nostre storie.

Queste false dicotomie negano il pensiero dialettico e popolano i nostri libri di discipline umanistiche. tradizionale x moderno; comunità x società; centro x periferia; rurale x urbano; globale x locale; nazionale x regionale; internazionale x nazionale; eccetera. Per rendere più concreta la nostra riflessione, farò riferimento ad alcuni autori importanti su questo tema. Potresti aver già sentito parlare dell'espressione o del neologismo “Glocal” o “Glocalizzazione”.

Tra i tanti autori che hanno adottato e iniziato a lavorare con questo termine, ricordiamo il sociologo inglese Roland Robertson (1938-2022), che fu a lungo professore all'Università di Aberdeen, in Scozia, e che già in un convegno nel 1997, su “Globalizzazione e cultura indigena”, ha stabilito che “glocalizzazione significa la simultaneità – la compresenza – di entrambe le tendenze, quella dell'universalizzazione e quella della particolarizzazione”. Il suo merito più grande sembra essere stato quello di “rubare” questo neologismo che appariva legato alle strategie di marketing in Giappone e di ridefinirlo, in una prospettiva dialettica più ampia e adattata ai cambiamenti socioculturali derivanti dall’avanzamento della tecnologia digitale.[Ii]

Devo ora segnalare un autore brasiliano che mi ha sempre fatto molto piacere. Si tratta del geografo di Bahia, nero, di sinistra ed esiliato dalla dittatura militare, Milton Santos (1926-2001). Per il suo ultimo libro, pubblicato nel 2000, un anno prima di morire, propose proprio questo titolo Per un'altra globalizzazione: dal pensiero unico alla coscienza universale. Pienamente consapevole delle problematiche che abbiamo qui riassunto, lui, che è stato anche un grande studioso di urbanistica, propone una nuova modalità di globalizzazione che si oppone completamente al potere del capitalismo finanziario e astratto e si concentra, invece, sui luoghi, sulle comunità e nelle persone.

Tali categorie, a loro volta, vengono ridefinite e acquisiscono una nuova centralità storica ed epistemologica. E dobbiamo condividere la grande novità della ristampa di questo libro in Brasile, nel 2021, con la prefazione dello scrittore nero baiano contemporaneo, Itamar Vieira Júnior, autore, tra gli altri, del pluripremiato romanzo Aratro storto (2019). Geografo e impiegato dell'INCRA, studioso delle popolazioni quilombola, Itamar Vieira Júnior è preciso in questa presentazione, quando formula, lucidamente: “Per un'altra globalizzazione si tratta della globalizzazione come favola e come perversità”.[Iii] E ora lo sappiamo anche noi Aratro storto può essere letto dal pubblico cinese, poiché è stato tradotto in mandarino da Augusto Souto Pestana e recentemente pubblicato qui!

Devo infine citare un altro brasiliano, sociologo e antropologo molto noto anche qui in Cina, che è Gilberto Freyre (1900-1987), uomo dal profilo conservatore, che sostenne la dittatura fascista-colonialista di Salazar in Portogallo e la dittatura militare in Brasile. Ma nonostante tutto questo, nel suo lavoro troviamo aspetti interessanti della nostra cultura e della nostra società. Tra questi, il concetto di “rurbanizzazione” o “rurbano”, da lui utilizzato a partire dal 1945, ma consolidato in un saggio pubblicato nel 1982, come concezione, al di là della dicotomia rurale x urbana, “che definisce una situazione intermedia tra puramente rurale e esclusivamente urbana – poiché la definisce come una posizione mista, dinamica e coniugale tra i valori che quelle vite rappresentano”.

O, in alternativa: “Un processo di sviluppo socioeconomico che combina, come forme e contenuti di un’unica esperienza regionale – quella del Nordest, per esempio, o nazionale – quella del Brasile nel suo insieme – valori e stili di vita rurale e di valori e stili di vita urbana. Da qui il neologismo: rurbanos”.[Iv]

Si può osservare, finora, che queste revisioni di vecchi concetti hanno sempre cercato di relativizzare le dicotomie tradizionali ed eurocentriche che dominavano (e in parte dominano ancora) la visione prevalente nelle scienze umane. E dobbiamo anche al sociologo del nord-est di Recife, Gilberto Freyre, che tra l’altro non si recò mai in Cina (fu solo in India, paese che anch’egli ammirava molto, soprattutto la figura di Gandhi), per il suo luminoso intuito, diciamo, sulle più profonde affinità culturali tra il popolo brasiliano e quello cinese, al punto da scrivere il suo famoso saggio “Perché la Cina tropicale?”, nelle prime versioni pubblicate a New York, nel 1945 e nel 1959, all'interno di un quadro più ampio di opere in cui proponeva di ripensare le basi della civiltà di un “nuovo mondo ai tropici”, con il Brasile al centro e la Cina come modello.

Va notato a questo proposito che, nonostante il suo conservatorismo di fondo, l’autore valorizzava molto, nell’ambito di un nazionalismo moderato, esperienze storiche e culturali lontane sia dagli Usa che dalle principali potenze colonialiste europee, fatta eccezione, è vero, per la sua passione quasi cieca per il Portogallo e quello che chiamava luso-tropicalismo.

Chiarisco qui che quando ho intitolato le mie cronache di viaggio, fatte e scritte tra il 2019 e il 2020, La mia Cina tropicale, ho intenzionalmente invertito i termini suggeriti da Freyre nel suo saggio sopra citato. Perché, nel mio immaginario recente, è, al contrario, la Cina quella che più somiglia a certi paesaggi e rappresentazioni culturali del Brasile.[V] In questo caso, il pronome personale “minha” è un segno di lettura letterario più soggettivo; e, allo stesso tempo, ispirato ma diverso dal grande sociologo di Pernambuco.

A questi riferimenti che ritengo necessari, occorre aggiungere due ricercatori cinesi di grandissimo rilievo, uno dei quali oggi possiamo definire “classico” e l’altro, nostro contemporaneo. Mi riferisco al pionieristico scienziato sociale Fei Xiaotong (1910-2005) e al politologo Qin Yaqing (1953-), attualmente professore all'Università di Shandong ed ex professore alla China Foreign Affairs University ed ex direttore del BEIDA Institute of Strategic e studi internazionali.

Del primo di questi autori, Fei Xiaotong, segnalo la bella raccolta di saggi di fine carriera che l'editore Springer, di Berlino, ha pubblicato nel 2015, intitolata Globalizzazione e autocoscienza culturale. Il suo spirito generale, a nostro avviso, presenta numerosi punti di contatto e affinità elettive potenzialmente produttive con la prospettiva dell'opera-testamento del geografo baiano Milton Santos, in Per un'altra globalizzazione, già menzionato.

In entrambi i pensatori siamo di fronte a una profonda critica alla direzione della globalizzazione finanziaria astratta, a favore di una nuova coscienza “universale” o “culturale”, che sia critica e capace di stabilire ponti pacifici tra persone, luoghi e comunità. Che tali prospettive potenzialmente trasformative siano state proposte da un autore cinese[Vi] e un altro brasiliano, solo, già rinnova le nostre speranze.

Quanto al professor Qin Yaqing, il cui lavoro è ancora in costruzione, egli ha il merito di proporre una teoria “relazionale” o costruttivista delle relazioni internazionali contemporanee, criticando il paradigma realista lineare e dominante negli studi consueti in quest’area, ancora largamente dominati dai concetti occidentali.

La sua nuova teoria, presente in diverse opere, come, ad esempio, Una teoria relazionale della politica mondiale (2018), da lui scritto, o Teoria della globalizzazione della IR: impegno critico (2020), in qualità di organizzatore, propone una visione letteralmente “disarmata” delle relazioni geopolitiche nel mondo attuale, cercando di stabilire collegamenti significativi con la politica attuata dieci anni fa dalla Cina, la cosiddetta Nuova Via della Seta. Senza dubbio, una proposta ampia e ambiziosa, nelle sue sfide, sia a livello teorico che pratico.[Vii]

Considerazioni pratiche su Brasile e Cina

Non mi occuperò qui, perché non rientra nel mio campo di studi, dell’ovvia e significativa curva di crescente espansione del commercio tra Brasile e Cina. La Cina è ormai da molto tempo, e sempre più, il principale partner delle esportazioni e importazioni brasiliane. Il quadro è molto rilevante, sia nel contesto dell’America Latina e del Sud America, sia nel contesto dell’Europa. Ci auguriamo che continui così. E crediamo che ci siano condizioni pienamente favorevoli affinché questo trend possa essere mantenuto e ampliato, nell’attuale momento storico.

Vorrei sottolineare qui il ruolo fondamentale che gli scambi culturali, compresa la produzione artistica e letteraria in generale, di entrambi i nostri Paesi, possono svolgere in questo processo. Non si tratta solo, come amano definirlo alcuni analisti economici, dell’esercizio del cosiddetto “potenza morbida” a livello degli scambi Cina-Brasile. Perché ogni scambio culturale disinteressato, cioè al di là dei suoi valori di mercato, contribuendo alla conoscenza reciproca e all’amicizia tra i popoli, sarà un fattore di influenza pacifica, non egemonica e, quindi, contro i conflitti ideologici e le guerre fredde e calde, di cui il 21° secolo ci ha offerto gli scenari peggiori…

Ma poiché siamo qui, e non a caso, nel campus dell’Università di Pechino, riferimento nazionale e internazionale, è necessario sottolineare, senza rischio di esagerare, l’enorme potere che l’istruzione pubblica superiore e la cooperazione interuniversitaria possono apportare e significano per i nostri paesi, proprio in questo particolare contesto delle loro funzioni urgenti e insostituibili, nella partnership e nella leadership consensuale di questo blocco chiamato Sud del mondo. Gli insegnanti e gli studenti cinesi hanno bisogno di viaggiare di più in Brasile e conoscere meglio il nostro Paese. Gli insegnanti e gli studenti brasiliani hanno bisogno di viaggiare di più in Cina e di conoscere meglio le varie sfaccettature del paesaggio, della società e della cultura cinese.

Quando ho viaggiato per la prima volta in Cina e a Pechino, nel 2013, il sogno di espandere l’insegnamento della lingua portoghese brasiliana stava ancora muovendo i primi passi. Oggi, più di un decennio dopo, e nonostante le condizioni sfavorevoli della pandemia di Covid-19, questo sogno è già una realtà molto più tangibile, non solo qui a Pechino, ma anche in diverse altre città dell’intero Paese. In Brasile, di fronte a sfide enormi e alle minacciose nubi di disinformazione, l’interesse per la Cina, la sua lingua e cultura, senza dubbio, aumenta ogni giorno. Tutto ciò implica compiti che ci vengono assegnati con un grande potenziale di successo.

 E per concludere questo argomento, parlerò di un settore lontano dai nostri ambiti di studio: il tema dello sviluppo agrario. Oltre alla visita del Presidente Lula in Cina nel 2023, completata pochi giorni fa dalla visita del Vicepresidente Geraldo Alckmin, desidero sottolineare, nel contesto della VII Riunione dell'Accordo ad alto livello sino-brasiliano e Cooperazione (COSBAN ), le visite, circa due settimane fa, del Ministro dello Sviluppo Agrario, Paulo Teixeira, e del Ministro dello Sviluppo Sociale, Wellington Dias, che hanno partecipato ad un Forum per combattere la povertà e la rivitalizzazione rurale.

La più grande novità di questo incontro, oltre alle autorità attese, è stata la presenza e la partecipazione delle più grandi organizzazioni sociali e sindacali delle campagne brasiliane, vale a dire: il Movimento dei Lavoratori Rurali Senza Terra (MST), la Confederazione Nazionale dei Lavoratori Agricoli ( CONTAG), la Confederazione Nazionale dei Lavoratori dell’Agricoltura Familiare del Brasile (CONTRAF) e il Movimento dei Piccoli Agricoltori (MPA).[Viii]

Sottolineo questo punto non a caso. Oltre a non essere stata annunciata dai nostri media mainstream, la questione agraria, sia dal punto di vista della lotta alla povertà estrema che dal punto di vista della sostenibilità ambientale, è ancora, senza dubbio, una questione strategica centrale nella proiezione del Sud del mondo verso un pianeta più abitabile.

Ma, prima di concludere, non posso non citare il discorso accurato e ispirato del Presidente Lula, il 13 giugno, in apertura della Conferenza Internazionale del Lavoro, dell'ILO (Organizzazione Internazionale del Lavoro), tenutasi a Ginevra, in Svizzera, quando la Coalizione Globale per È stata lanciata la giustizia sociale. Questo importante intervento di quello che è senza dubbio uno dei grandi leader del Sud del mondo, è stato solennemente ignorato dai principali media brasiliani. E cosa c'era di importante in Lula?

La crescita della povertà estrema nel mondo, accompagnata dal lavoro precario e informale. D’altronde, la ricchezza estrema, questa è la vera polarizzazione: “Mai prima d’ora il mondo ha avuto così tanti miliardari. Parliamo di 3mila persone che detengono patrimoni per 15mila miliardi di dollari. Ciò rappresenta la somma dei Pil di Giappone, Germania, India e Regno Unito”. Ha dichiarato: “La concentrazione del reddito è così assurda che alcuni individui hanno i propri programmi spaziali. Non abbiamo bisogno di cercare soluzioni su Marte. È la Terra che ha bisogno delle nostre cure”. Per chi fosse più interessato, uno dei blog di giornalismo alternativo indipendente in Brasile, gestito da Luis Nassif, con un gesto solitario, ha pubblicato integralmente questo discorso.[Ix].

Pensieri finali

Amici: sappiamo che nella Scienza, così come nella Cultura, non esistono verità assolute o eterne. Tutta la ricerca universitaria e accademica che possa essere considerata di qualità deve ammettere il principio del buon dubbio e le incertezze che accompagnano ogni “scoperta”. Nelle cosiddette scienze umane ciò è del tutto accettato, anche se molte persone e istituzioni sembrano talvolta dimenticare questa condizione variabile del nostro lavoro, e quindi quella che è scienza condivisa, pur nei suoi dubbi, diventa dogma religioso, fondamentalista e non soggetto a critiche o qualsiasi dubbio. Si scopre, però, che il segno di punteggiatura più appropriato per il nostro lavoro è in realtà un punto interrogativo, e mai il punto.

E di fronte ad un mondo ancora turbolento, a causa di tante guerre di aggressione e distruzione, di tanta violenza contro le popolazioni umane e, altrettanto, contro i biomi più ricchi dei paesaggi naturali che conosciamo sulla Terra, non possiamo che dire che, sorella Paesi come Cina e Brasile possono e devono unire le forze, rafforzando linee d’azione comuni nel cosiddetto Sud del mondo, in modo che il mondo migliori, verso l’emancipazione dei popoli ancora oppressi – verso un mondo più giusto, egualitario, solidale e prospero.

E questo, sempre con l’obiettivo di preservare le condizioni più favorevoli per l’habitat dell’uomo e delle altre specie viventi sul nostro Pianeta, così come ci hanno lasciato in eredità i nostri antenati, il che costituisce di per sé la nostra responsabilità cercare di fare lo stesso per i nostri discendenti.

Possiamo dire che è un desiderio o una sfida piena di buone intenzioni oppure “pio desiderio”. Ma possiamo anche, con un’azione collettiva, riflessa e articolata, rendere questa speranza una realtà condivisa in continua progressione. Nella multipolarità che sogniamo, il mondo vedrà e il mondo dirà.

*Francisco Piede Hardman È professore presso l'Istituto di Studi Linguistici dell'Unicamp. Autore, tra gli altri libri, di L'ideologia di San Paolo e gli eterni modernisti (Unesp). [https://amzn.to/45Qwcvu].

Testo rivisto e adattato dalla conferenza tenuta all'Università di Pechino – PKU o BEIDA – il 21/06/2024, in occasione del cinquantesimo anniversario delle relazioni diplomatiche Brasile-Cina.[X]


[I] Cfr. i seguenti riferimenti di F. Foot Hardman: – Illusioni geografiche: sulla volubilità della nozione di periferia nello spazio-tempo globale. Letteratura D'America. Roma, vol. 161, 2016; – Dov’è il centro? Note sull’ordine globale del malessere e sull’età dei rifugiati. In: Birman, D.; Foot Hardman, F. (org.) Esodo: cambiamenti nella letteratura, nel cinema e in altre arti. Belo Horizonte: Relicário Eds., 2020; – Simultaneismo e fusione nel paesaggio, nella cultura e nella letteratura cinese. In: Musse, R. (Org.). La Cina contemporanea: sei interpretazioni. Belo Horizonte: Autêntica, 2021; – Illusioni cronologiche: eterei che vogliono essere eterni. In: Saliba, ET (Org.). Modernismo: il lato opposto e gli altri lati. San Paolo: eds. SESC, 2022; – Brevi commenti su “Disuguali e combinati” nelle relazioni interculturali contemporanee. TLA: lavora in linguistica applicata. Campinas, IEL-Unicamp, 2024 (dossier tematico III Exodus+GEDLit International Colloquium).

[Ii] Tra i tanti riferimenti di Roland Robertson sull'argomento, vorrei citare il suo articolo pubblicato in Brasile: Identità nazionale e globalizzazione: errori contemporanei. In: Globalizzazione e identità nazionale. San Paolo, Atlas, 1999. Cfr. Alejandra Aguilar Pinto: Globalizzazione culturale “controegemonica” nel cyberspazio: il caso dei popoli indigeni. Brasilia, IPEA, 2010 (https://www.ipea.gov.br>pdf GT4.Art5. Alej).

[Iii] Vedi Itamar Vieira Jr., Prefazione in: Milton Santos, Per un'altra globalizzazione: dal pensiero unico alla coscienza universale. Rio de Janeiro: Record, 2021.

[Iv] Guarda l'eccellente edizione curata da Edson Nery da Fonseca e presentata da Vamireh Chacon: Gilberto Freyre, Perché la Cina tropicale? In: Cina tropicale. San Paolo: Globale, 2013, pp. 155-179.

[V] Cfr. F. Piede Hardman, La mia Cina tropicale: cronache di viaggio. San Paolo: Ed. Unesp, 2024, 104 p. illustr. L'edizione cinese, bilingue e illustrata, è: My China Diary: la Cina attuale attraverso gli occhi di un brasiliano. Pechino: PKU Press, 2021, 220 p.

[Vi] Vedi Xiaotong Fei, Globalizzazione e autoconsapevolezza culturale. Berlino: Springer, 2015. Raccolta di 23 saggi esaurienti dell'Autore, da una prospettiva critica e attuale sugli usi della “cultura”.

[Vii] Vedi Yaqing Qing, Una teoria relazionale della politica mondiale. Cambridge, Università di Cambridge. Stampa, 2018; Yaqing Qing (a cura di), Teoria della globalizzazione della IR: impegno critico. Abingdon, Routledge, 2020.

[Viii] Vedi Mauro Ramos, "Il Brasile vuole trasferire la tecnologia agricola", afferma il ministro Paulo Teixeira in visita in Cina. Pechino, Brasile di fatto, 08-giugno-2024, 15:10.

[Ix] Cfr. Camila Bezerra, Combattere la disuguaglianza e tassare i miliardari: il discorso di Lula in Svizzera. San Paolo, Giornale GGN, 13-giugno-2024, 20:08.

[X] Devo ringraziare i colleghi Fan Xing e Min Xuefei e il collega Wang Yuan per questo gentile invito. E allo studente post-laurea Li Wutaowen, per l'impeccabile traduzione simultanea.


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