Fiaba

Fotogramma da "Fiaba" di Alexander Sokurov/Disclosure.
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da JOÃO LANARI BO*

Commento al film di Aleksander Sokurov, nelle sale cinematografiche

“A rigor di termini, la superficie dello schermo cinematografico e la tela pittorica sono la stessa cosa… l’immagine cinematografica deve essere creata secondo i canoni della pittura, perché non ce ne sono altri” (Alexander Sokurov)

Solo la Russia sarebbe in grado di produrre un regista disposto a fare una dichiarazione del genere, fatta in un'intervista alla rivista Forum d'arte, del 2001 – una proposta logica che articola due insiemi inizialmente incongrui, come se il cinema non fosse altro, in termini visivi, che un'imitazione della pittura.

Il critico Roger Bird vede in questo paradosso una possibile spiegazione della posizione che Alexander Sokurov occupa nella scena culturale russa – qualcuno che, allo stesso tempo, si presenta sia come volto pubblico del cinema sperimentale sia come portavoce del tradizionalismo estetico. La sua enorme produzione, fin dall’epoca sovietica, è esemplare come innovazione formale, sia in termini di ottica che di narrativa – ed è anche un omaggio alla tradizione artistica di questo immenso paese.

Fiaba è un’altra tappa di questo viaggio, un film che certamente esige una diversa fruizione nel flusso audiovisivo contemporaneo: dispositivi di costruzione dell’immagine unici e arditi, allo stesso tempo in sintonia con la modernità che bussa quotidianamente alle nostre porte – il cosiddetto “metaverso" - e radicato in un deserto di edifici classici abbandonati, macerie, nebbia, alberi scheletriti, scene delle incisioni di Gustav Dorè, in una parola, purgatorio.

Cos’è il purgatorio se non un metaverso? È stato Papa Benedetto XVI a suggerire che il purgatorio è l'esperienza piena dello sguardo di Gesù, che prende la forma di una benedizione ardente. Gesù, infatti, è il principale personaggio secondario di questa avventura, i cui protagonisti sono portatori dei più grandi ego del XX secolo (in mancanza di una caratterizzazione più raffinata): Stalin, Hitler, Mussolini e Churchill, non necessariamente in quest'ordine. Certo, siamo in territorio eurocentrico, ma diciamocelo, l’impatto di questo quartetto sull’ordine mondiale ha attraversato oceani e continenti.

Em Fiaba questi spettri camminano lentamente, come in un videogioco rallentatore, incrociandosi tra loro e con i loro doppi, facendo battute e provocazioni, infine confermando affermazioni politiche - e aspettando, come previsto, l'accesso al paradiso.

“Alzati, pigro”, mormora Stalin a Gesù, prima di uscire dalla comune prigione ed entrare nello spazio grigio, striato di carbone, pieno di rovine e campi aperti, magmi di sofferenti che gridano la salvezza della propria anima, per l'espiazione dei peccati (Gesù, furbo, ribatte in aramaico e non segue il sovietico). Fuori, camminando come se fosse immerso nel liquido amniotico, Hitler mormora: “Stalin odora di pecora”. Churchill, dopotutto l’unico non dittatore del gruppo, riprende e adatta una frase famosa – “Non offro altro che lacrime, sudore e morte” – e passa il resto del tempo cercando di comunicare con la Regina.

Mussolini, lo spaccone, invidia il cappello di Hitler e grida: “Tutto tornerà, basta attraversare il Rubicone” – e, per irritare Stalin, azzarda: “Lenin mi piaceva”. Hitler non è da meno: “Stalin, tu sei un ebreo caucasico, un tipo raro!” Il comandante dell’Armata Rossa non lascia perdere: “Puzzi di carne bruciata, Hitler, puzzi del tuo passato”. Qualcuno impazzisce ed esclama: “Malevich, Malevich, maledetto Malevich!”, una breve pausa di riflessione pittorica, seguita dall'autocritica dello stesso regista, con la voce di Hitler: “qui non c'è posto per la malinconia, non ascoltate Sokurov, guarda avanti”. E Churchill conclude: “Tedeschi e comunisti sono ovunque, si distinguono dall’olfatto”.

I dialoghi patafisici sono il primo strato di straniamento Fiaba. In questo manicomio di anime erranti, anche Napoleone, oggetto di ammirazione dei Leader, ha il suo momento – una sorta di guardiano del Paradiso. Il secondo livello sarebbe il mix visivo orchestrato da Alexander Sokurov, fondali ispirati ai classici (Gustave Doré, ma anche l'infallibile Hubert Robert, il preferito del regista) con cartoni animati di personaggi celesti. figure.

E la terza, la migliore, l'idea geniale del regista: generare immagini di Stalin, Hitler, Churchill e Mussolini da cinegiornali e fotografie – recuperando così un immaginario di gesti, sorrisi, movimenti del corpo e piccole espressioni, un'ottica inconscia sepolta chissà dove. nella cultura visiva del XX secolo.

Ma attenzione: non si tratta di questo deepfake, tecnologia che maschera il movimento e viene categoricamente rifiutata dal regista. Il processo iniziale è stato analogico: esaminare centinaia di ore di materiale d'archivio, raccogliendo le frasi dette dai protagonisti, in particolare riguardo alle guerre. La combinazione di testo e immagine era il principio organizzatore del film. Quando Stalin guarda la telecamera, cosa gli passa per la mente? o quando Hitler pensava a qualcosa, nel momento in cui qualcuno gli parlava? E così via: ciascuno dei personaggi ha un attore che recita, nelle rispettive lingue originali, queste, diciamo, battute – solo i sussurri di Gesù non sono accreditati.

“Volevo che nel mio film comparissero solo i veri protagonisti; non attori, non immagini computerizzate, solo i veri protagonisti”, ha rivelato il regista. Di questo viaggio nelle profondità del purgatorio, nel miglior stile dantesco, è rimasta una certezza, come diceva ancora Alexander Sokurov: “la Seconda Guerra Mondiale non è ancora finita”.

*João Lanari Bo È professore di cinema presso la Facoltà di Comunicazione dell'Università di Brasilia (UnB). Autore, tra gli altri libri, di Cinema per russi, cinema per sovietici (Bazar del tempo). [https://amzn.to/45rHa9F]

Riferimento


Fiaba (Skazza)
Russia, Belgio, 2022, 79 minuti.
Regia e sceneggiatura: Aleksander Sokurov.
Narrazione: Alexander Sagabashi, Vakhtang Kuchava, Fabio Mastrangelo.


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