da PRODUZIONE MARIAROSARIA*
Considerazioni sul film di Jean-Marie Straub (1933-2022) e Danièle Huillet (1936-2006), tratto dal libro di Elio Vittorini
Nel maggio 1941 Elio Vittorini lancia, tramite Bompiani, Conversazione in Sicilia (conversazioni in Sicilia), romanzo che aveva avuto una precedente edizione nel marzo dello stesso anno, con il titolo di nome e lacrima ed era già stato pubblicato in cinque capitoli su una rivista letteraria, tra l'aprile 1938 e l'aprile 1939.
Conversazione in Sicilia narra il ritorno di Silvestro, un uomo siciliano che vive in una città imprecisata del nord Italia, nella sua isola natale, con il pretesto di far visita alla madre, ma, in realtà, alla ricerca della propria infanzia e, a livello metaforico, la propria identità...
Nel 1998, Danièle Huillet e Jean-Marie Straub, registi svizzeri caratterizzati da un cinema sperimentale e apertamente anticommerciale, presentano Sicilia! (popolo siciliano), traendo spunto dall'opera di Vittorini, da cui riescono a cogliere, in modo molto stimolante, un tema fondamentale – quello della memoria – senza però riprodurre integralmente il romanzo.
Nei due fotogrammi finali del film, le parole “costellazioni / dialoghi del romanzo / Conversazione in Sicilia/ di Elio Vittorini / 1937-1938” e una foto dell'autore, quasi a confermare che i due registi si pongono sotto l'egida dello scrittore siciliano, anche se utilizzeranno solo pochi capitoli della sua opera, privilegiando i passaggi dialogati . Interessante notare la scelta del termine “costellazione” che punta all'aspetto, insieme, frammentario e unitario del film, perché, in una costellazione, possiamo distinguere ogni parte che la integra, senza perdere di vista la sua totalità. Infatti, Sicilia! è composto da circa una dozzina di sequenze, ognuna finita in sé e “indipendente” dall'altra, cioè il rapporto tra loro avviene per giustapposizione e non per subordinazione.
Trasformando Conversazione in Sicilia in Constellations, Huillet e Straub riescono a portare sullo schermo le intenzioni di Vittorini, grazie all'esplorazione pressoché fedele delle battute del romanzo, che, unita all'antinaturalismo nella declamazione dei dialoghi, al distanziamento brechtiano degli attori nei confronti i personaggi e l'asciutto e spoglio della narrazione, permettono di apprezzare la qualità letteraria dell'opera originale.
Il romanzo si compone di cinque parti (quarantotto capitoli), seguite da un Epilogo (49o capitolo) e una Nota, mentre il film può essere suddiviso in tre macrosequenze. La prima parte di Conversazione in Sicilia copre i capitoli da uno a otto, in cui Silvestro, preso da un furore astratto e motivato da una lettera del padre che aveva abbandonato la moglie, decide di tornare in Sicilia per visitare la madre. È allora che avviene l'incontro con il piccolo siciliano, che maledice le arance che non riescono a tirarlo fuori dalla sua miseria; con rappresentanti della repressione, Com Bigode/Sem Bigode; e con il Gran Lombardo, personaggio che, lungo tutto il romanzo, diventerà archetipico, poiché tutti gli uomini evocati nel viaggio in Sicilia contribuiranno alla sua composizione.
Questa parte iniziale corrisponde grosso modo alla prima macrosequenza di Sicilia!, che però si apre direttamente con la conversazione tra Silvestro e il piccolo siciliano (cioè quasi in corrispondenza del quarto capitolo del romanzo), quando il protagonista si dichiara americano quindici anni fa, in una risposta ambigua, che può o corrispondono al desiderio di non deludere l'attesa del suo interlocutore, in quanto egli potrebbe esprimere la distanza da quella realtà che un tempo era sua e nella quale si inserirà gradualmente di nuovo durante il suo percorso.
Prima dell'inizio della seconda macrosequenza, c'è una specie di pausa nel film, che corrisponde ai primi due capitoli della seconda parte del romanzo. Abbiamo una sequenza lungo il mare, in cui, dopo i momenti iniziali, il suono scompare e l'immagine, ora al rallentatore, a tratti accelerato – seguendo il ritmo del treno su cui si trova Silvestro – finisce per accelerare all'estremo (richiamando il paesaggio visto da quello stesso treno in corsa), fino a quando ogni traccia realistica scompare e l'immagine diventa sempre più astratta, come se fosse un lavoro di pittura d'azione. Questa sequenza riecheggia l'osservazione di Silvestro nel decimo capitolo del romanzo, quando ha la sensazione di viaggiare nella quarta dimensione.
Nella sequenza successiva abbiamo due vedute panoramiche di centottanta gradi, pressoché identiche – da sinistra a destra e da destra a sinistra –, che possono essere interpretate, nella loro diversa luminosità, come il passaggio da un giorno all'altro successiva e che potrebbe rappresentare la visione di Silvestro del paesaggio entro il quale è inserita la casa in cui vive sua madre e la cui visione attiverà il recupero della memoria infantile. Successivamente, l'incontro con Dona Concezione (la madre) dà inizio alla seconda macrosequenza del film, che corrisponde alla seconda parte del romanzo, comprendente i capitoli da nove a venti (tranne diciassette, dove Vittorini approfondisce l'immagine del nonno materno di Vittorini. Silvestro) .
È il nucleo di Sicilia!, in cui assistiamo allo scontro tra il personaggio-narratore e la potente figura materna, in dialoghi franchi e talvolta anche aspri, in cui le reminiscenze dei due si confrontano e si completano, e durante i quali madre e figlio scoprono che forse non n conoscersi così profondamente, poiché l'uno può ancora rappresentare una sorpresa per l'altro, soprattutto per la madre per Silvestro, quando scopre in Dona Concezione una sessualità vissuta al di fuori del matrimonio di cui non era a conoscenza.
Questi dialoghi sono momenti importanti della narrazione, in quanto è grazie ad essi che avviene il reincontro con la memoria e questo, nel film, è molto più marcato che nel romanzo, per la scelta dei registi di privilegiarli a scapito dell'azione.
Le conversazioni tra madre e figlio ruotano attorno alle abitudini alimentari di Silvestro durante l'infanzia, in cui sia il romanzo che il film esplorano l'olfatto (l'odore di aringhe e melone) come fattore scatenante dei ricordi del protagonista. Da ciò si ricostituiscono le abitudini della casa, la routine domestica, i rapporti familiari. Vengono inoltre evocate le figure del nonno e del padre, che nei ricordi di Dona Concezione sono spesso confuse e con cui Silvestro finisce per identificarsi caratterizzandoli come Grandi Longobardi: cioè grandi uomini insoddisfatti della quotidianità .
Al termine della seconda macrosequenza, abbiamo di nuovo quella specie di pausa, che ora non corrisponde a nessun capitolo, ma è la reiterazione del panorama ripetuto all'inizio di quella stessa macrosequenza, inquadrando così il nucleo centrale di Sicilia!.
La terza parte del romanzo, che va dal cap. . Della quarta parte, che comprende i capitoli da trentadue a quaranta, Huillet e Straub usarono solo i capitoli trentatré e trentaquattro. In essi viene narrato l'incontro tra Silvestro e Calogero, l'arrotino, che reclama coltelli, forbici e altre armi per combattere l'ingiustizia, con gli altri personaggi con cui Vittorini ha configurato il tema del “mondo offeso” in via di abolizione: Ezechiele, che scrive delle pene del mondo, e Porfirio, venditore di stoffe, che vuole l'acqua corrente per lavare queste pene e consolare il genere umano offeso.
In questa compressione che opera il film, però, non si perde il tema dell'uomo offeso, poiché sarà rappresentato dalla somma dei piccoli siciliani, Silvestro e Calogero, rispettando così uno dei fulcri del romanzo.
la quinta parte di Conversazione in Sicilia e l'Epilogo, così come la Nota, non compaiono nel film, cioè vengono soppressi i capitoli relativi all'incontro di Silvestro con i fantasmi del passato (suo fratello, ucciso in guerra; gli eroi shakespeariani che suo padre rappresentava ) e l'addio della madre, che trova a lavare i piedi a un vecchio (il padre, il nonno, l'amante/viandante?). L'Epilogo, però, chiarendo che le conversazioni in Sicilia sono durate tre giorni e tre notti, sembra far luce sui tre blocchi narrativi in cui i due registi hanno suddiviso il loro film.
Alla luce dei tagli operati da Huillet e Straub, quindi, si comprende chiaramente il motivo della scelta del termine costellazione per caratterizzare il loro lavoro. Costellazione, infatti, rimanda alla costruzione frammentaria della memoria, attraverso la libera unione di isolati blocchi di memoria. E se la memoria è frammentaria, è dialogo, è conversazione che permette di recuperare, ricucire e reinterpretare il passato.
Abbandonando la quotidianità e intraprendendo un viaggio alla ricerca della propria infanzia, Silvestro sta cercando di recuperare la propria identità, poiché il passato ricordato – e, soprattutto, rivissuto – diventa fonte del presente e non più evento remoto. E l'identità di Silvestro si costruisce identificando il ragazzo che era nell'infanzia con il piccolo siciliano, con il gran lombardo, con il padre, il nonno, i fantasmi del passato e il genere umano offeso, cioè si ristruttura quando parla con o di questi personaggi.
Nella scelta per una forma dialogica, il film, più del romanzo, privilegia la memoria, perché, eliminando praticamente l'azione, permette ai ricordi di farsi presenti, di imporsi, rompendo i limiti del tempo e dello spazio e liberando l'essere umano ... dall'oppressione della realtà, permettendole di trascendere questa realtà attraverso la creazione e l'immaginazione.
*Mariarosaria Fabris è professore in pensione presso il Dipartimento di Lettere Moderne della FFLCH-USP. Autore, tra gli altri libri, di Neorealismo cinematografico italiano: una lettura (Edusp).
Originariamente pubblicato sul giornale Lo Stato di San Paolo, il 4 maggio 2003.
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