da MARCELO GUIMARÉS LIMA*
Dei tanti paradossi e contraddizioni che permeano il progetto artistico di De Chirico, il più fondamentale è forse quello del costruttore della modernità pittorica
L'opera di Giorgio De Chirico (1888-1978) può essere considerata, insieme a Picasso, Braque, Matisse, tra gli altri maestri innovativi, come uno dei momenti fondamentali nell'evoluzione della pittura moderna. Il suo lavoro guida un intero filone della pittura e dell'arte moderna che ha nel Surrealismo, come movimento artistico, una delle sue espressioni più strutturate e la cui influenza sopravvive alla scomparsa del Surrealismo come dottrina estetica e pratica programmatica.
Una selezione di cinque opere del pittore italiano, provenienti dalla collezione del Museo d'Arte Contemporanea dell'USP, è stata presentata in una breve mostra presso la Cidade Universitária. Sono loro: Indovinello di un giorno, olio su tela, 1914 (opera esposta a Venezia nella grande mostra celebrativa del centenario della nascita del pittore); Gladiatori con i loro trofei, dipinto nel 1927; Gladiatori dal 1935; Cavalli al mare, 1932-33; È Natura morta dei primi anni Quaranta. L'ensemble costituisce un campione ristretto ma comunque importante di uno degli artisti più controversi e influenti del XX secolo.
Dei tanti paradossi e contraddizioni che permeano il progetto artistico di De Chirico, il più fondamentale è forse quello del costruttore della modernità pittorica, attraverso l'influenza della sua opera nei primi decenni del Novecento, come cultore di un'essenziale atemporalità (Nietzsche ). Va notato che, accanto alle contraddizioni, si delinea una profonda coerenza nel percorso della sua pittura, o meglio, nei motivi e nelle forze individuate che la muovono. Possiamo addirittura dire che nella polemica che ben presto contrappose De Chirico ai surrealisti, dopo l'iniziale celebrazione del genio del pittore italiano da parte di André Breton e dei suoi seguaci, entrambe le parti, ognuna a modo suo, ebbero ragione.
Per André Breton l'opera iniziale di De Chirico è, e rimarrà nonostante le successive violente polemiche, un "faro" che indica la via verso un'intera dimensione poetica del sogno a occhi aperti, verso una terra sconosciuta dello spirito e della cultura moderna che il poeta francese aveva una premonizione nelle sue indagini e sperimentazioni letterarie, e nello schema di programmi artistici, ma la cui forma concreta gli viene presentata o rivelata, poiché per Breton è proprio lo shock di una rivelazione, nella pittura del giovane e ancora sconosciuto Artista italiano che venne a Parigi nel 1911.
Per De Chirico, invece, la coincidenza della sua tematica e della sua visione poetica con quella dei surrealisti, con i quali condivideva stretti interessi di principio, si rivelerà ben presto frutto di un malinteso da parte del suo iniziale ammiratori. Questo grande individualista, formatosi a Monaco di fine secolo, nella lettura di Nietzsche e Schopenhauer, si ribella all'uso delle sue creazioni, o alla loro lettura, attraverso il dispositivo surreale che si proiettava come uno dei volti dell'arte modernità nella sua definizione essenziale.
Come osserva W. Schmied,, De Chirico è, per circostanze ma anche per profonda inclinazione e convinzione, a fuori dagli schemi. Nato in Grecia da genitori italiani, educato in Germania e in Italia, residente a Parigi, ha presto prodotto una sintesi individualizzata delle sue esperienze personali e culturali, sullo sfondo dell'atmosfera classica, il paesaggio della sua infanzia rielaborato nella connessione germanica della filosofia di Nietzsche, che possiamo definire “transclassica”, con la Grecia pagana e mitologica. È bene ricordare che la poetica di Nietzsche comprende anche una visione romanzata, per così dire, del Mediterraneo e delle città italiane.
La Grecia, invece, si riflette nell'arte e nella cultura tedesca di fine Ottocento nella pittura di temi mitologici di Feuerbach e soprattutto di Böcklin, che unisce una fantasia narrativa a un virtuosistico realismo del disegno e del colore, arrivando, a volte, a un vigoroso simbolismo, altre volte a una letteralità e persino a una certa volgarità borghese nella trattazione “realistica” di temi classici e mitologici.
Cavalcando tra culture e anche tra epoche storiche e spirituali diverse, tra Parigi, cuore della modernità, e Monaco, la cui concezione del moderno è ancora radicata per molti aspetti nell'Ottocento, De Chirico giunge inizialmente a una sintesi “classicizzante”, la conciliazione utopica, momentaneamente felice, di pulsioni contrastanti al centro stesso del progetto Modern Painting.
Dopo la fase chiamata Pittura Metafisica, con le sue caratteristiche desolate trasfigurazioni degli spazi urbani e dell'architettura italiana, degli spazi insieme discontinui e unificati, del rapporto contiguo di oggetti e frammenti di un'architettura d'interni o interiorizzata, la “classicizzazione” i temi acquistano risalto nell'opera del pittore, che viene poi accusato di tradire la causa moderna e la propria visione iniziale. Di questa evoluzione le opere esposte al MAC hanno potuto presentare, seppur sommariamente, testimonianze. La concezione di una rottura artistica nell'opera di De Chirico prevarrà nella storiografia del modernismo.
D'altra parte, possiamo anche osservare che i segni della Metafisica, della Memoria, del Sogno e del Simbolismo spesso, o addirittura sistematicamente, raccolgono in De Chirico l'equivoco come uno dei suoi tratti fondamentali che rimanda sempre, in questo stesso modo, a un profondo , ironia sottile e inquietante come l'altra faccia del Simbolismo e del Significato, attaccata alla superficie silenziosa e attiva del quadro. In questo senso, il solipsismo dechiriano si rivela come una possibile maggiore e più coerente fedeltà a uno dei volti, oscurati e fondamentali, della stessa modernità. De Chirico sarebbe così, da provocatore, buffone, eccentrico e pazzo, il surrealista più consequenziale.
*Marcelo Guimaraes Lima è un artista, ricercatore, scrittore e insegnante.
Nota
[1] W.Schmied. L'art Metafisica di Giorgio De Chirico nel suo rapporto con Tedesque Philosophy: Schopenhauer, Niezstche, Weininger. in: De Chirico nel Centenario della Nascita, la cura di M. Calvesi, Venezia, Museo Correr, 1988.
la terra è rotonda esiste grazie ai nostri lettori e sostenitori.
Aiutaci a portare avanti questa idea.
CONTRIBUIRE