Dittatura della gioia

El Lissitzky, Epico. Literaturnyi sbornik, nn. 1-4 - 1922-1923
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da CAMILA GÓES*

due poesie

100 1000

Nella dittatura della gioia i sorrisi sono congelati e tutti si divertono” grazie a Dio”
Qui non c'è possibilità di sofferenza, né di contestazione
Su questa Terra, piatta come la carta, quando c'è una cifra sinistra di 100 morti
le macchine suonano il campionato vinto
La sofferenza è assolutamente vietata!
Le case sono predisposte per respingerlo, protette con le più moderne tecnologie.
La sofferenza “ha colore” e cammina scalza e vive lontana
Non puoi nemmeno parlare di povertà, è una regola grammaticale!
La lingua, d'altra parte, è miserabile
Ci mancano tante parole...
100mila vite “andate”, impossibile enunciare la morte
Esprimere dolore è come parlare una lingua strana,
E ammucchiata come l'angoscia, a volte trabocca nel rosso degli occhi
Un colore che sboccia in un ambiente “pulito”.
Quindi si parla una lingua indigente
Anche qui il conflitto è peccato e la differenza è vergogna.
Le conversazioni, molto ben provate, non si discostano mai dalle norme
Senza tensione, non è necessario pensare…. Ufa!
L'altro semplicemente non esiste, tranne forse da bambino
Ai quali obbediamo agli ordini, con profondo sollievo
E tutto è sempre una questione di educazione, "un grande malinteso"
Se non c'è altro, non c'è discorso, non c'è ascolto...
La lingua si contorce in eufemismi per rendere conto di ciò che non sa, non vuole e non può tollerare di dire.
Non c'è morte, non c'è dolore, non c'è conflitto
… il rumore"
Un eufemismo tra i tanti su questa Terra
dove fa caldo, ma tremiamo di freddo

 

200 1000

La parte di me che vuole morire è gelosa
Sì, perché in ognuno di noi c'è sempre una parte che vuole la morte.
E in quel momento è lei che festeggia e sembra essere sazia
Soddisfatto, poiché è avido di morte, e la morte ne ha molta
Questa è la parte che non è imbarazzata e non vede le notizie,
ma chi è esperto di notizie...
L'ideologia regna trionfante, capovolgendo tutti i termini
Nutre in abbondanza quella parte disperata di noi,
chi disprezza la realtà quando sembra veramente insopportabile
E questa non è nemmeno la parte più spregevole di noi, umana dopotutto.
C'è ancora quell'altro, più specifico: verde giallo bianco blu indaco
ma soprattutto bianco
Chi si diverte a dimostrare che può e che paga!
La libertà qui ha le sue particolarità: si eredita, ma si compra anche
Non ci vacciniamo, tanto siamo abituati alla malattia, ma sempre volubili: non privateci del diritto di pagarla!
Ciò che conta è assicurarsi il posto di parola, colui che ti parla in primo e secondo grado, il proprietario della piantagione e il nipote della sua milizia
Per regnare supremo sulle menti e sui cuori deboli del nostro popolo
Scenari paradisiaci si alternano tra pagine e pagine di necrologio
Che ci raggiungono attraverso reti, mail, incubi e terribili telefonate
In uno spettacolo davvero grottesco dove le maschere sono sospese,
Si svolge una guerra silenziosa tra chi bandisce la parola morte e la morte che insiste a circondare
Ma l'odore di zolfo non si sente più, gli infetti sembrano essere tutti
Dal virus che sprigiona i sette angeli e le sette trombe, ma ostruisce le nostre narici.

*Camila Goes ha conseguito un dottorato di ricerca in scienze politiche presso Unicamp. Autore di Esiste un pensiero politico subalterno? (Viale).

 

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