Domenico de Masi (1938-2023)

WhatsApp
Facebook
Twitter
Instagram
Telegram

da GENERE TARSUS*

Qui si registra la grandezza di Domenico de Masi, morto in quest'anno di riscatto dell'idea democratica in Brasile

Domenico De Masi è morto il 9 settembre, all'età di 85 anni. Lo volevo come un fratello intellettuale maggiore – sempre presente e sempre lontano – che ricordo con affetto e con la gioia di averlo conosciuto e ricevuto il suo affetto e anche – chissà – meritato da lui una certa ammirazione. Subito dopo aver terminato il mio primo mandato come sindaco di Porto Alegre, sono stato invitato, se ricordo bene, dal sindaco di Roma Walter Veltroni, a tenere una conferenza sulla nostra esperienza di governo, in particolare sull'invenzione locale del Bilancio Partecipativo.

Quando ebbi finito il mio intervento, vidi sullo sfondo una persona che non riconobbi da lontano, che mi salutava con la mano: era Domenico. Sono andato subito in fondo all'Auditorium del Campidoglio, dove si svolgeva l'evento, ed eccolo lì con la sua cordialità e semplicità. Un po’ spaventato ho chiesto “Domenico, cosa ci fai qui?” Mi ha risposto con voce bassa, complice, ironica e irriverente: “è solo che la maggior parte dei politici qui in Italia mi dà fastidio e tu non mi dai fastidio”. Immagina il mio orgoglio!

Ricordo qui una corrispondenza datata 4 febbraio 1995 da lui inviata, quando ero ancora sindaco di Porto de Porto Alegre. Allora governavamo una delle più importanti esperienze mondiali di gestione pubblica locale, qui conosciuta come Bilancio Partecipativo, costruita da molte mani e molte teste pensanti, che si unirono attorno all’ideale democratico che elesse Olívio Dutra nostro sindaco (ero il suo vice) divenne la nostra capitale è una città famosa e rispettata in tutto il mondo.

Questa esperienza è stata osteggiata o ignorata dalla stampa mainstream, detestata dai grandi imprenditori locali e attaccata dalla destra politica, perché metteva il Bilancio Pubblico al servizio della maggioranza delle classi medie impoverite e – soprattutto – dei più poveri della città. , in una società radicalmente diseguale, che persiste ancora nel nostro Paese e in tutta l’America Latina. Le classi dirigenti locali hanno sempre cercato in Porto Alegre – dopo l'elezione di Olívio Dutra – un manager per i loro interessi immobiliari, in particolare, non un sindaco per tutti in città. Ne hanno trovati ed eletti alcuni, dopo l’ascesa dell’amoralità fascista del bolsonarismo.

La lettera di Domênico segnala l'esperienza del Bilancio Partecipativo come la più importante “che esista” al mondo, in termini di gestione pubblica democratica, e afferma che il suo soggiorno a Porto Alegre è stato uno dei periodi più interessanti della sua vita. Ha menzionato anche il suo ultimo libro, basandosi sulla Conferenza che ha tenuto qui, informandomi anche di aver letto il mio ultimo libro (possibile utopia) e che lo consigliava ai suoi studenti del Dipartimento di Sociologia dell'Università “La de Sapienza”, di Roma.

Anni dopo, il 27 settembre 2017, De Masi tenne una conferenza presso l’Università di Caxias do Sul, che gli conferì il titolo di dottore Honoris Causa. In precedenza, nel suo “vagare” per il mondo – come ha affermato – il 5 novembre 2012 aveva anche tenuto la conferenza di apertura del “Congresso dell’Amministrazione” a Rio, proponendo l’apertura di una “era di giustizia sociale” nella società democratica , guidato da un nuovo assetto del mondo del lavoro, basato sulla riorganizzazione del “tempo libero”, trasformato in “ozio creativo”.

Quando è stata annunciata la sua morte, una serenata di elogi anche da parte dei “neoliberali”, dei settori liberali e conservatori – dalla sinistra al centro-destra dello spettro politico – ha inondato i nostri media. Alcuni tentarono semplicemente di prendersi gioco del suo prestigio, senza sapere bene chi fosse, altri – sicuramente legati al mondo imprenditoriale – lo ricordavano per una visione distorta del suo lavoro che considerava inevitabile la disoccupazione, non considerando che lui difendeva – combattere l’abbandono sociale – che tutti dovrebbero lavorare di meno affinché tutti possano lavorare, e che ciò implicasse un enorme processo di distribuzione del reddito come vera sfida di civiltà.

Privata di significato per sponsorizzare i sogni di una comunità di libertà e di autocontrollo quotidiano, soprattutto a causa del rifiuto del lavoro alienato, la politica andrebbe recuperata – secondo De Masi – come strumento di liberazione e di autoaffermazione degli individui alienati la routine dello sfruttamento di fabbrica, il cui superamento avverrebbe solo quando “la pienezza dell’attività umana (si) raggiunge solo e quando lavoro, studio e gioco coincidono, si accumulano e si fondono; cioè quando lavoriamo, impariamo e giochiamo, tutto allo stesso tempo.

Il tempo libero, inteso come tempo libero per la cultura, gli affetti, l’arte, l’affermazione delle potenzialità liberate degli individui, senza la stupidità del lavoro ripetitivo e mal retribuito, sarebbe più che un programma di “partito”, ma un programma di unità civilizzante contro il barbarie dell’obsoletismo programmato. Sarebbe la fine degli schemi di produzione e di consumo manipolati per generare dipendenza dal superfluo, della dittatura del mercato dei falsi bisogni e delle vere esclusioni: un mercato senza regolamentazione efficiente, che presuppone la guerra tra individui per sopravvivere e presuppone la guerra tra nazioni, per sopravvivere. dominare territori e ricchezze.

Quando Domenico de Masi parlava, insegnava o scriveva i suoi libri, non indirizzava la sua proposta di riordino della società e delle forme di produzione della ricchezza verso un progetto socialista o capitalista, ma diceva che la politica si è sviluppata in entrambe le società – proprio come è stata messo in atto fino ad ora – non ha organizzato le condizioni per procurare felicità e superare il bisogno: le macchine e le nuove tecnologie accumulate negli ultimi 100 anni non hanno consentito, per lui, l’uso razionale ed emotivo del tempo libero – lasciato in eredità dalle nuove tecnologie della produzione – affinché l’essere umano si liberi dall’“ozio dissipante e alienante” di cui godono i ricchi, e liberi i comuni cittadini del nostro tempo dalla povertà indegna. In altre parole, nel linguaggio di Martin Heidegger, il “progresso tecnico” sarebbe stato appropriato – secondo la visione di Karl Marx – dai proprietari dei mezzi di produzione.

Ho sempre letto e apprezzato le lezioni di Domênio basate sulle mie convinzioni socialiste e democratiche, che non potranno mai prevalere senza – di tanto in tanto – teste come la sua e tanti altri intellettuali come lui, Karl Marx, Boaventura de Sousa Santos, Antonio Gramsci , Manuel Castells, Marilena Chaui, István Mészaros, Roberto Lyra Filho e molti altri che vanno sempre oltre i classici e osano pensare al di fuori dei sillabari programmati che circolano nel mercato delle idee.

Capisco come l'albanese Lea Ypi, al termine del suo bellissimo libro autobiografico “Livre”, che “i fallimenti assumono forme diverse e, se non siamo capaci di capirli, saremo divisi per sempre. Ho scritto la mia storia – continua – per spiegare, riconciliare e continuare la lotta”. Questo è ciò che mi hanno sempre ispirato pensatori come questi, con le loro sfumature, diversità di opinioni e grandezza. Qui si registra la grandezza di Domenico de Masi, morto in quest'anno di riscatto dell'idea democratica in Brasile.

* Tarso in legge è stato governatore dello stato del Rio Grande do Sul, sindaco di Porto Alegre, Ministro della Giustizia, Ministro dell'Istruzione e Ministro delle Relazioni Istituzionali in Brasile. Autore, tra gli altri libri, di possibile utopia (arti e mestieri).
https://amzn.to/3ReRb6I


la terra è rotonda esiste grazie ai nostri lettori e sostenitori.
Aiutaci a portare avanti questa idea.
CONTRIBUIRE

Vedi tutti gli articoli di

I 10 PIÙ LETTI NEGLI ULTIMI 7 GIORNI

Vedi tutti gli articoli di

CERCARE

Ricerca

TEMI

NUOVE PUBBLICAZIONI

Iscriviti alla nostra newsletter!
Ricevi un riepilogo degli articoli

direttamente sulla tua email!