Donald Trump e il nuovo spirito delle persone

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da GENERE TARSUS*

L’attuale fase di decadenza della democrazia liberale non convince più nessuno

1.

Nell’ambito dei normali standard della democrazia rappresentativa e degli standard di rispetto delle regole minime di una democrazia politica riconosciuta legittima nel XXI secolo, si può dire che Donald Trump ha vinto rispettando le regole del gioco. La democrazia liberale diventa sempre più difficile da accettare universalmente, da applicare in modo coerente, sulla base delle sue idee “fondatrici” e dei suoi presupposti della ragione illuminista. La sua attuale fase di decadenza non convince più nessuno.

Proprio a causa di questo fallimento si creano maggioranze che non sono “incoscienti” rispetto a tali finalità umanistiche, ma sono attive per – militantemente – sterminarle del tutto, per godere dell’altra parte – quella del dominante – in un’esistenza senza protezione, controllato dalla rabbia e dal risentimento. Questo è, per usare una formula hegeliana, il “nuovo spirito del popolo” della maggioranza della nazione americana, formato da molte guerre, dalla produzione di corsi di tortura all’estero e dall’uso di una violenza illimitata per sottomettere i popoli e consolidare interessi egemonici.

All'alba cercavo qualche testo su cui appoggiarmi per riflettere sulla nuova catastrofe del secolo. Sono uno di quelli che pensava che l'elezione di Kamala Harris, da parte di una maggioranza politica democratica nella società americana, potesse offrire un buon sostegno alla lotta al neofascismo, che sta emergendo in ogni angolo del pianeta. Quando Hitler e Mussolini salirono al potere, l’idea che lo spettro del comunismo stesse “circondando l’Europa” era abbastanza forte da far sì che, nei paesi capitalisti egemonici, emergessero movimenti di condiscendenza con il nazifascismo in ascesa.

Sono uno di quelli che pensava che se la maggioranza del popolo americano non fosse soggiogata dalla farsa “trumpista” del fascismo e se Kamala Harris vincesse, questa condizione ci aiuterebbe – a livello mondiale – a rafforzare la lotta contro la cultura della destra. estremismo di ala che infuria oggi sul pianeta. La politica estera imperial-coloniale americana, in caso di vittoria di Kamala Harris, non presenterebbe differenze sostanziali rispetto a ciò che è e sarà Donald Trump per il resto del mondo, ma la “nazione civile” americana potrebbe avere le stesse differenze storiche. ruolo svolto dalla maggioranza del popolo americano nel porre fine alla guerra del Vietnam. Ha contribuito – in quell’occasione – alla vincente solidarietà globale che ha portato alla sconfitta, nell’Asia bollente, della più grande potenza militare del mondo.

L’articolo raccolto è stato scritto prima dell’inchiesta (Narbon, 20224): “Donald Trump è vicino alla presidenza degli Stati Uniti. Ai suoi elettori non importa che sia razzista, xenofobo, misogino, autoritario, sessista e un criminale condannato. Infatti lo hanno votato per questo motivo. L'America, bianca e protestante, non sopporta la diversità che circola nella “terra degli uomini liberi e patria dei coraggiosi”. Anche gli immigrati latinoamericani documentati non hanno simpatia per i loro compatrioti. La scialuppa di salvataggio è molto piena e potrebbe affondare se imbarca più persone. Gli uomini vedono con risentimento la crescente influenza delle donne e gli amanti delle armi non sopportano l’idea che vengano imposte restrizioni nonostante 600 sparatorie all’anno”.[I]

Nella grigia mattinata della mia visione impattata dalla vittoria di Donald Trump (che certamente porta molto vicino al pozzo la democrazia liberale americana e il suo “rule of law”) non azzarderei un giudizio sulle conseguenze storiche a lungo termine, sulla sua vittoria, ma intendo solo contribuire alla formazione di un minimo di senso comune a sinistra riguardo a questa sconfitta della democrazia liberale. Per comprendere meglio la nuova situazione e collaborare con questa riflessione a sinistra, registro due impressioni: una sulle questioni nazionali brasiliane, in questo contesto, e l'altra sull'importanza esterna della sconfitta di Kamala Harris.

2.

L’insicurezza in generale, sociale, militare e nella sfera pubblica, è diventata una questione centrale nella politica moderna, qui e in tutta l’America Latina, il che mi fa pensare a due problemi: se il governo Lula non risolve quello che è il Piano Immediato di Sicurezza che verrà applicata all'inizio del prossimo anno (oltre alle riforme costituzionali che richiederanno almeno tre anni per essere approvate e attuate); e se il governo non sarà in grado di fornire una destinazione accettabile e legittima per il quadro fiscale (in assenza di qualsiasi altra proposta che possa essere approvata dal Congresso Nazionale) la stessa vittoria di Donald Trump – con lo stesso senso fascista e reazionario – potrebbe verificarsi qui in Brasile dalle elezioni del 2026 in poi.

Le conseguenze esterne della sconfitta di Kamala Harris possono essere viste ad occhio nudo, in due direzioni: una di carattere economico, con la forte ripresa del protezionismo americano, che potrebbe contribuire a ridisegnare il sistema di alleanze della Cina al di fuori del continente africano e, dall'altra, un'altra , interferendo in modo ancora più aggressivo nell’utilizzo del “keynesismo” militare dell’“era Bush”, con alti tassi di crescita nell’industria militare – in termini di attrezzature, armi e altri input per sostenere guerre a lungo raggio – potenziato con nuove tecnologie per il settore militare.

Il nuovo mondo che ci attende è lontano sia dall’utopia farsesca dello “stile di vita americano”, sia dalle idee di socialdemocrazia, eroicamente erette nel secolo scorso.

* Tarso in legge è stato governatore dello stato del Rio Grande do Sul, sindaco di Porto Alegre, Ministro della Giustizia, Ministro dell'Istruzione e Ministro delle Relazioni Istituzionali in Brasile. Autore, tra gli altri libri, di possibile utopia (arti e mestieri).

Nota


[I] NARBON, Raffaello. Il problema non è solo Donald Trump. Madrid, 6 novembre 2024.

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