da DANIELE BRASILE*
Commento al romanzo di Tiago Feijó
Albert Camus ha detto, nella sua opera Il mito di Sisifo, che esiste un solo problema filosofico veramente serio: il suicidio. Se valga la pena vivere è, per lo scrittore algerino, una questione che nasce da una riflessione sulla mancanza di controllo sul destino, sugli ingranaggi sociali che determinano e modellano la vita, sulle catene etiche e morali che ci imprigionano.
Il romanticismo Dodici giorni, di Tiago Feijó, non parla di suicidio, ma in vari momenti porta alla luce questi temi. Approfondendo il difficile ricongiungimento tra un figlio e un padre che non si vedono da quindici anni, nella terapia intensiva di un ospedale, l'autore ci coinvolge in uno spazio-tempo senza contorni definiti, dove i giorni variano nell'ordine e le i fatti a poco a poco rivelano sfumature sui personaggi.
Ciò che potrebbe risultare in un dramma oscuro e masochista è gestito abilmente da Tiago Feijó. Introducendo nella stessa anticamera di terapia intensiva un'anziana coppia, che interagirà con padre e figlio per alcuni giorni, evoca la possibilità di vite felici, di speranza in una cura, descrivendo il fervore ingenuo di chi crede nei miracoli . Un contrappunto luminoso all'orizzonte grigio in cui si ritrovano i protagonisti.
Altri personaggi emergono dall'ombra. La madre, separata dal signor Raul da molti anni, e che ha cresciuto suo figlio Antônio praticamente da sola (presumiamo). La sua sorellastra, che conosce a malapena, la seconda moglie di suo padre, che fa una fugace apparizione. Gli infermieri, sempre efficienti e insufficienti. In alcuni punti, la narrazione lascia l'ospedale e segue il figlio che torna nella casa paterna ormai vuota, a Lorena, per annaffiare le piante su richiesta del padre.
Il grande personaggio di Dodici giorni è il narratore. Onnisciente, dialoga con il lettore, a volte descrivendo lo stato mentale dei protagonisti, a volte anticipando azioni che avverranno solo poche pagine dopo. Mette a nudo nei dettagli la vita dissoluta del signor Raul, rivela le insicurezze di suo figlio e non perde tempo nel dettagliare i personaggi secondari.
Tiago Feijó controlla magistralmente tutti gli strati della narrazione e offre un bellissimo romanzo in cui il lettore condividerà un dramma presente nella vita di milioni di persone che sentono, quando si avvicinano alla morte, una compulsione naturale a rivalutare i propri legami familiari, le proprie emozioni. relazioni e anche la tua stessa vita. Senza l'intento di dare lezioni, ma di fare buona letteratura.
* Daniele Brasile è uno scrittore, autore del romanzo seme di re (Penalux), sceneggiatore e regista televisivo, critico musicale e letterario.
Riferimento
Tiago Feijó. Dodici giorni. San Paolo, Penalux, 2022, 186 pagine.
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