da DANIELE COSTA*
Un momento di intensa disputa per l'egemonia del discorso e dei movimenti culturali
L’inizio del XX secolo è stato segnato come un periodo di intense trasformazioni sociali, politiche e culturali. Dall'emergere delle avanguardie estetiche allo scoppio della prima rivoluzione proletaria in un paese ancora arretrato, dalla prima guerra mondiale all'ascesa dei regimi totalitari, i primi anni del secolo scorso possono essere considerati il preambolo di quello che sarebbe secondo le parole dell’italiano Giovanni Arrighi, “il XX secolo lungo”, mentre per lo storico britannico Eric Hobsbawm sarebbe il “XX secolo breve”.[I]
Nel mezzo di un processo di cambiamento così accentuato, Brasile e Portogallo non potevano rimanere indenni da questa dinamica di trasformazioni. Vale la pena chiarire che in tutto l'articolo ci concentreremo sulle trasformazioni culturali, in particolare sui rapporti letterari tra intellettuali di entrambi i paesi. Per effettuare tale riflessione, propongo di utilizzare la produzione epistolare di questi argomenti come guida per comprendere questo processo.
Dobbiamo capire che il periodo analizzato, poiché è un momento di forte sconvolgimento culturale, è anche un momento di intensa disputa per l'egemonia del discorso e dei movimenti culturali. Qui lavoriamo con il concetto di egemonia secondo la concezione di Antonio Gramsci, per il quale l’egemonia sarebbe il risultato della disputa sulla costruzione di diversi progetti aziendali.
Sempre secondo il pensatore italiano, due grandi “piani” sovrastrutturali: quella che può essere chiamata “società civile” (cioè l’insieme degli organismi comunemente chiamati “privati”) e quello della “società politica o Stato”, “che corrispondono a la funzione di “egemonia” che il gruppo dominante esercita su tutta la società e quella di dominio o comando diretto, che si esprime nello Stato e nel governo legale” (GRAMSCI, 1982, p.11).
Sebbene l'impostazionegramsciana sembri circoscritta all'ambito politico, l'evoluzione degli studi ne riguarda la produzione[Ii] ha contribuito a far percepire che la sua interpretazione potesse essere estesa anche alla sfera culturale, non potendo e non dovendosi pensare come un corpus autonomo all’interno della società.
Vediamo cosa dice il britannico Raymond Williams Marxismo e letteratura: “La definizione tradizionale di “egemonia”[Iii] è il potere o il dominio politico, soprattutto nei rapporti tra Stati. Il marxismo ha esteso questa definizione alle relazioni tra classi sociali, in particolare alle definizioni di classe dominante (…). “Egemonia” è un concetto che include immediatamente, e va oltre, due potenti concetti precedenti: quello di “cultura” come “intero processo sociale”, in cui gli uomini definiscono e modellano tutta la loro vita, e quello di “ideologia”, in qualsiasi delle sue accezioni marxiste, in cui un sistema di significato di valori è l'espressione o la proiezione di un particolare interesse di classe. L’“egemonia” va oltre la “cultura”, come l’abbiamo definita in precedenza, nella sua insistenza nel mettere in relazione “l’intero processo sociale” con specifiche distribuzioni di potere e influenza” (WILLIAMS, 1979, p. 111).
Carlos Nelson Coutinho in prova”Cultura e società in Brasile”, avverte che “uno dei primi temi per una giusta concettualizzazione della “questione culturale” in Brasile è l’analisi del rapporto tra cultura brasiliana e cultura universale” (COUTINHO, 2011, p. 36), sulla base del monito posto di Coutinho è che cercherò di analizzare non solo la cultura brasiliana, ma anche quella portoghese alla luce della cultura universale, cioè come le trasformazioni e l’emergere dei movimenti culturali hanno influenzato la scena intellettuale in entrambi i paesi.
All'interno di questo amalgama in cui il particolare e l'universale si sintetizzavano, forgiando un'idea di modernità, Jorge Schwartz affermava che “il Brasile ha moltiplicato i 'modernismi' in tutto il paese (…) La grandezza del progetto non risiede solo nell'individuo attributi dei fondatori del movimento, ma nel suo carattere interdisciplinare” (SCHWARTZ, 2008).
Nei primi decenni del XX secolo, il Brasile attraversa ancora un periodo di grandi trasformazioni, dovute sia al consolidamento del regime repubblicano recentemente insediato, sia alle trasformazioni sociali derivanti dalle lotte abolizioniste, sia al salto demografico causato dalla grande contingente di immigrati in arrivo nel paese. Warren Dean dentro L'industrializzazione di San Paolo,[Iv] rileva che il periodo che va dal XIX al XX secolo è fondamentale per la trasformazione di San Paolo, che da provincia secondaria divenne la grande metropoli del Paese accanto a Rio de Janeiro, allora capitale federale.
Warren Dean ci mostra che durante questo periodo San Paolo fu teatro di una crescita demografica senza precedenti, passando da 30.000 abitanti nel 1872, a 240.000 nel 1900, raggiungendo infine quasi 600.000 abitanti all'inizio degli anni '1920 (DEAN, 1991)[V]. In questo modo, la crescita demografica sommata all’enorme influenza portata dalla popolazione immigrata appena arrivata sarebbe fondamentale per questo processo di trasformazione culturale.
Questo flusso migratorio, sommato all’emergere di numerose pubblicazioni culturali, sarebbe significativo per la diffusione delle idee d’avanguardia che ribollivano nel vecchio continente. Una delle prime manifestazioni di avanguardia che finisce per avere risonanza oltreoceano è il futurismo,[Vi] una manifestazione apparentemente rivoluzionaria che nel mezzo delle trasformazioni avvenute all'interno della società italiana finisce per rivelare il suo lato conservatore, trasformandosi in un'appendice del fascismo.
L'allora giovane intellettuale peruviano José Carlos Mariátegui, soggiornando in Italia, fu testimone oculare del movimento creato da Marinetti, vediamo cosa dice del movimento futurista: “Il futurismo non è come il cubismo, l'espressionismo e il dadaismo, solo un'avanguardia scuola d'arte o tendenza. È soprattutto una cosa peculiare della vita italiana. Il futurismo non ha prodotto, come il cubismo, l’espressionismo e il dadaismo, un concetto o una forma di creazione artistica definita o peculiare (…). Ci fu un momento in cui nell'ambito del futurismo parteciparono gli artisti più consistenti dell'Italia moderna (…). Il futurismo era allora un impetuoso e complesso desiderio di rinnovamento (…). La guerra diede ai futuristi un'occupazione adatta ai loro gusti e alle loro attitudini. La pace, invece, era loro ostile (…). Il futurismo negava soprattutto i suoi antecedenti anticlericali e iconoclasti (…). Il futurismo diventa così paradossalmente passato. Sotto il governo di Mussolini e delle Camicie Nere, il loro simbolo è il fascio littorio della Roma Imperiale” (MARIÁTEGUI, 2010, p. 240).
Durante il processo di consolidamento del modernismo brasiliano, un argomento che suscitò molte controversie tra gli aderenti al movimento fu proprio il presunto legame tra i suoi membri e il movimento di Marinetti. La questione era così delicata da provocare una scissione nel rapporto tra i due grandi esponenti del modernismo brasiliano, Oswald e Mário de Andrade. Secondo Kenneth Jackson, la visita di Marinetti in Brasile nel 1926 suscitò “fascino e disgusto” (JACKSON, 2022, p.140) generando le critiche di Mário, che classificò la conferenza tenuta a Rio de Janeiro come ermetica, falsa e monotona.
João Cezar de Castro Rocha, discutendo delle controversie e dell’eredità legata ai manifesti dell’epoca, sottolineerà che, pur avendo come asse la polarizzazione dell’esperienza artistica, il futurismo, “per la sua avversione alla tradizione, fu importante come primo passo strategico , nel momento successivo, però, ‘il problema è diverso’” (ROCHA, 2022 p.164), trasformando il movimento in un baluardo di un discorso in cui la libertà – su cui Marinetti ha così mal lavorato secondo Mário de Andrade – sarebbe la giustificazione per aderire al progetto mussoliniano.
Come ci mostra Monica Pimenta Velloso nel suo lavoro sul tema dell’amicizia nella scrittura modernista, le lettere, oltre ad essere un’attività finalizzata all’esercizio della socialità, potrebbero anche essere considerate uno strumento per misurare la portata collettiva dei progetti estetici e culturali del tempo. Trattando nello specifico della produzione epistolare di Mário de Andrade, l'autore osserva come la produzione di lettere sia stata fondamentale per rilanciare il movimento modernista brasiliano, vediamo: “È attraverso questa rete che circolano idee e si riattivano affinità che danno slancio originale al movimento modernista brasiliano movimento. Le lettere sono strumenti per comporre reti, innescare scambi, appartenenze e socialità. Storicamente conosciamo l'importanza della scrittura epistolare, favorendo movimenti intellettuali che cambiarono forme di pensiero, azione e sensibilità (…). Nella modernità amicizia e socialità diventano un binomio inscindibile. L'amicizia stabilisce una rete di influenze, inventa luoghi di convivenza, legami di resistenza, riuscendo ad ampliare le occasioni di incontro e di interazione sociale” (VELLOSO, 2006, p. 2).
Qui non possiamo non essere d'accordo con l'autore nel considerare la lettera come un modo per riunire le persone attorno ad un progetto culturale comune. Un’ipotesi da sollevare e su cui si può lavorare posteriore, sarebbe esattamente l'idea della distinzione tra sfera pubblica e privata come campi indipendenti dell'attività intellettuale. Come arena pubblica possiamo identificare i giornali e le riviste che all'epoca tenevano accesi dibattiti pubblici su questi movimenti d'avanguardia, libri di recente pubblicazione, ecc., cioè rendevano pubblica la circolazione di opere e idee.[Vii]
La corrispondenza, d'altro canto, essendo ristretta alla sfera privata, sarebbe il momento per consolidare legami più stretti tra alcuni personaggi. Prendendo in prestito il concetto dal tedesco Max Weber, potremmo dire che questo è il momento in cui le affinità elettive vengono a galla.
Sempre riguardo alla scrittura delle lettere possiamo rivolgerci a Genèvieve Haroche-Bouzinac per la quale: “Una lettera è una comunicazione da individuo a individuo, il suo autore è sempre il principale interpellato; non va però dimenticato che, dietro di essa, si cela un insieme di pratiche in uso, di automatismi e di codici che dipendono strettamente da fattori socioculturali e da norme radicate nella storia (…) la lettera si trova al “crocevia” dei cammini individuale e collettivo” (BOUZINAC, 2016, p. 25).
Oltre a delimitare il quadro per la nascita e lo sviluppo di un programma comune, possiamo attestare attraverso letture e confronti epistolari che essi sono fondamentali non solo per delineare questo progetto, ma anche affinché in questo quadro di affinità elettive emerse il l'interlocutore attraverso il contatto con l'altro personaggio fornisce una migliore comprensione delle sue influenze interne.
La lettera, quindi, oltre ad essere una testimonianza di come si costruiscono queste reti di socialità, è per noi importante anche per il processo di memoria riguardante la circolazione e la ricezione delle opere. La documentazione di come è stata effettuata una certa lettura, critiche e suggerimenti riguardo ad essa, ecc., senza dimenticare di osservare anche le relazioni che si disegnano intorno al concetto di cultura comune, costruita attraverso affinità personali e accordi programmatici. Senza però trascurare gli aspetti di classe che guidano questi rapporti.
Vediamo cosa ci dice a riguardo TS Elliot: “Il termine cultura ha associazioni diverse a seconda che si abbia in mente lo sviluppo di un individuo, di un gruppo o di una classe, di un’intera società. Parte della mia tesi è che la cultura dell’individuo dipende dalla cultura della società a cui appartiene questo gruppo o classe” (ELLIOT, p. 33).
Nonostante contenga un argomento conservatore, dove il duplice discorso della cultura alta prevale come contrappunto a una certa cultura popolare, notiamo nell'opera di TS Elliot un forte carattere di classe nella sua riflessione, discorso che ritroviamo anche in Terry Eagleton, come ciò che può essere visto qui sotto, nell'estratto evidenziato dal suo breve saggio Marxismo e critica letteraria: “Le relazioni sociali tra gli uomini, in altre parole, sono in stretto rapporto con il modo in cui producono la loro vita materiale (…). L’arte per il marxismo è quindi parte della “sovrastruttura” della società. Fa parte dell’ideologia di una società – un elemento in quella complessa struttura della percezione sociale che garantisce che la situazione in cui una classe sociale ha potere sulle altre sia vista dalla maggior parte dei membri della società come “naturale” o per niente”. (EAGLETON, 2011, pag. 19).
Non possiamo applicare automaticamente il cut-off di classe per analizzare queste relazioni, altrimenti escluderemmo gran parte delle convergenze costruite in questa corrispondenza. Due grandi esempi che possiamo citare per confermare il fatto che la cultura mette in risalto la questione della classe è il legame tra lo stesso Oswald de Andrade e Mário de Andrade, il primo proveniente dall'élite del caffè di San Paolo e il secondo dalla classe media di San Paolo, un altro esempio può essere trovato nel dialogo emerso dalla corrispondenza tra Casais Monteiro e Ribeiro Couto, qui abbiamo la registrazione del dialogo intellettuale tra un diplomatico già riconosciuto e un giovane studente aspirante a scrivere.
Nel suo lavoro sulle connessioni tra Portogallo e Brasile tra Ottocento e Novecento, Tania Martuscelli, affrontando il dialogo intellettuale tra autori brasiliani e portoghesi, evidenzia alcuni fattori che per noi sono fondamentali per cercare di comprendere questa dinamica di scambi tra scrittori , ambasciatori, giornalisti di entrambi i paesi, uno di questi è specificamente il fenomeno noto come ibridismo culturale. Come dimostrato da Tânia Martuscelli, il periodo premodernista è un momento segnato da grandi scambi tra le due culture con una marcata influenza della cultura francese su entrambe, vediamo: “Possiamo pensare a un ibridismo culturale legato alla percezione e persino all'ostentazione di quale è stato il ruolo culturale della Francia nelle due nazioni, anche se non è limitato a loro (…). La società brasiliana cominciò a essere vista agli occhi portoghesi come una scimmia di Parigi, alla sua maniera tupiniquim, quindi ridicola. Tale prospettiva portoghese, che tende a considerare l’imitazione come assurda, sembra incapace di fare un’autovalutazione e, quindi, di riconoscere l’insensatezza che vede negli altri” (MARTUSCELLI, 2016, p.37).
L'autore dimostra che, nonostante ci fossero molti legami e un immenso scambio intellettuale tra le due nazioni, il protagonismo intellettuale/culturale ricercato da una parte degli intellettuali brasiliani era qualcosa che causava disagio ai portoghesi, disagio che può essere spiegato dal fatto che Il Brasile è stato una colonia portoghese fino all'inizio del XIX secolo, un fatto che dopo quasi un secolo giustificherebbe ancora una presunta inferiorità brasiliana rispetto alla sua ex metropoli. Inferiorità inesistente, soprattutto perché, come attestano diversi studi, la diffusione delle pubblicazioni all'epoca era più redditizia in Brasile che in Portogallo. In altre parole, ciò che abbiamo qui sarebbero ancora tracce di imperialismo culturale.
Ritornando a Terry Eagleton, possiamo fare luce su questo discorso quando l’autore afferma, tra l’altro, che i due significati centrali della parola “cultura” sono, quindi, “socialmente distribuiti: la cultura come insieme di opere artistiche e intellettuali è dominio delle élite, mentre la cultura nel suo senso antropologico appartiene alla gente comune. Ciò che è vitale, tuttavia, è che queste due forme di cultura si intersecano” (EAGLETON, 2011, p. 167).
Questa visione elitaria della cultura, qualcosa che a nostro avviso potrebbe essere osservato in alcuni aspetti delle relazioni Brasile – Portogallo nel contesto della costruzione e dello sviluppo del movimento modernista, sarebbe la negazione della visione della cultura come habitus e anche la negazione della negazione della possibilità di autoriflessione (EAGLETON, 2011, p. 164) come capacità intrinseca dell'uomo.
Infine, ci preme affermare che, nonostante le tensioni presenti nel corso dell'opera, è essenziale evidenziare quanto sia stato positivo il dialogo tra le due nazioni per l'affermazione di una cultura dal respiro cosmopolita, attenta alle trasformazioni artistiche e intellettuali di altri paesi. . Questo contributo non potrebbe essere adeguatamente analizzato senza esaminare le rispettive pubblicazioni e documenti pubblici nonché la produzione epistolare degli attori coinvolti in questo processo di rinnovamento culturale che risuona ancora oggi in entrambe le nazioni.
*Daniele Costa laureato in storia all'UNIFESP.
Riferimenti
ARECO, Sabrina. Passato presente. La Rivoluzione francese nel pensiero di Gramsci. Curitiba: Appris, 2018.
BOUZINAC, Genèvieve Haroche. Scritti epistolari. San Paolo: EDUSP, 2016.
COGGIOLA, Osvaldo. (org.). Spagna e Portogallo. La fine delle dittature. San Paolo: Sciamano, 1995.
COUTINHO, Carlos Nelson. Cultura e società in Brasile: saggi su idee e forme. San Paolo: espressione popolare, 2011.
DANO, Warren. L'industrializzazione di San Paolo. San Paolo: DIFEL, 1991.
EAGLETON, Terry. L'idea di cultura. San Paolo: Editora UNESP, 2011.
______________ . Marxismo e critica letteraria. San Paolo: Editora UNESP, 2011.
ELIOT. TS Appunti per una definizione di cultura. San Paolo: Editora Perspectiva.
GRAMSCI, Antonio. Intellettuali e cultura dell'organizzazione. Rio de Janeiro: Civilizzazione Brasileira, 1982.
JACKSON, Kenneth. Le cornici del modernismo. In: ANDRADE, Genesi (org.). Modernismi 1922-2022. San Paolo: Companhia das Letras, 2022.
LEITE, Rui Moreira. (Org.). Corrispondenza. Coppie Monteiro e Ribeiro Couto. San Paolo, Editora UNESP, 2016.
LIGUORI, Guido; VOZA, Pasquale (org.). Dizionario Gramsciano. San Paolo: Boitempo, 2017.
MARIÁTEGUI, José Carlos. Marinetti e il futurismo. In: PERICÁS, Luiz Bernardo. (org.) Le origini del fascismo. San Paolo: Alameda, 2010.
MARTUSCELLI, Tania. (Dis)Connessioni tra Portogallo e Brasile. XIX e XX secolo. Lisbona: Edições Colibri, 2016.
ROCHA, João Cezar de Castro Rocha. Manifesti: estetica, politica, controversie ed eredità. In: ANDRADE, Genesi (org.). Modernismi 1922-2022. San Paolo: Companhia das Letras, 2022.
SCHWARTZ, Jorge. Avanguardie latinoamericane. Controversie, manifesti e testi. San Paolo: Edusp, 2022.
VELLOSO, Monica Pimenta. Ragione e sensibilità: il tema dell'amicizia nella scrittura modernista. In: Nuovo Mondo Nuovi Mondi, 2006. http://journals.openedition.org/nuevomundo/1919
WILLIAMS, Raimondo. Marxismo e letteratura. Rio de Janeiro: Editori Zahar, 1979.
[I] Vedi: ARRIGHI, Giovanni. Il lungo XX secolo. Denaro, potere e le origini del nostro tempo. Rio de Janeiro: Contrappunto; San Paolo: Editora da Unesp, 1996 e HOBSBAWM, Eric. L'era degli estremi. Il breve XX secolo. San Paolo: Companhia das Letras, 1995.
[Ii] Di fronte a questa domanda è fondamentale capire come Gramsci intendeva il rapporto tra arte e politica. Secondo Sabrina Areco: Il modo in cui trattò Balzac offre indicazioni interessanti per affrontare questo argomento (ARECO, 2018, p. 200).
[Iii] Secondo Giuseppe Cospito in una voce pubblicata su Dizionario Gramsciano, il termine egemonia la cultura della, non dovrebbe essere contrastato politica, come testimonia l'uso di espressioni quali “egemonia politico-culturale”, “politico-intellettuale”, “intellettuale, morale e politica” e simili, oltre alla tesi per cui “la filosofia della prassi concepisce la realtà dell'uomo rapporti di conoscenza come elemento di “egemonia politica” (LIGUORI; VOZA (a cura di), 2017, p. 365).
[Iv] Per un'interpretazione dei rapporti tra società e cultura a San Paolo nello stesso periodo si veda: SEVCENKO, Nicolau. Orfeo estatico nella metropoli: San Paolo – società e cultura nei ruggenti anni '20. San Paolo: Companhia das Letras, 1992.
[V] A causa dello spazio e dell’approccio proposto, non approfondiscono la discussione sulle trasformazioni in Portogallo. Per maggiori informazioni consultare: LEONZO, Nanci. Benvenuto, generale! Il Brasile e la resistenza alla dittatura in Portogallo e MEDINA, João. Salazar e Franco: due dittatori, due dittature. I due articoli fanno parte del lavoro curato dallo storico Osvaldo Coggiola dal titolo: Spagna e Portogallo. La fine delle dittature.
[Vi] Nell'introduzione alla raccolta degli scritti di Mariátegui sulle origini del fascismo, lo storico Luiz Bernardo Pericás presenta al lettore il contesto italiano del periodo. Riguardo alla posizione del gruppo futurista, l'autore afferma che: Era essenziale che si costituisse uno Stato forte, autoritario ed espansionista (…) Anche i futuristi, dal canto loro, seguirono percorsi politici simili. Nel 1909 Filippo Tomaso Marinetti aveva pubblicato sul quotidiano parigino il suo “Manifeste de futurisme”. Le Figaro, e presto le sue idee cominciarono ad essere adottate da alcuni seguaci in Italia. Un anno dopo avrei pubblicato Mafarka, un romanzo caotico che avrebbe approfondito le sue teorie, seguito dall'opera teatrale Le ROI Bombace e Antineutralità, così come teatro sintetico futuristico. Difenderà la guerra e l’interventismo italiano (PERICÁS, 2010, p.17).
[Vii] Oltre al lavoro di Castro Rocha, guarda anche: PIRES, Paulo Roberto. Il secolo modernista che sarà futurista: tra titoli di giornale, avanguardia e consenso dei 22; TRINCEA, Daniele. La forma inquieta. Da Klaxon al supplemento domenicale del Jornal do Brasil e FONSECA, Maria Augusta. Modernismo brasiliano: critica letteraria pionieristica. Tutte le opere sono raccolte in: ANDRADE, Gênesis (org.). Modernismi 1922-2022. San Paolo: Companhia das Letras, 2022.
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