da ERIVELTO DA ROCHA CARVALHO*
Commento al libro di Pedro Almodóvar
Pubblicato lo scorso anno con ampia diffusione nel mondo ispanico e traduzione brasiliana nell'anno che ormai si conclude, L'ultimo sueño, di Pedro Almodóvar è succeduto in Spagna modificando la sceneggiatura di La stanza accanto, film tratto, a sua volta, dal romanzo Cosa stai passando? (2021) della scrittrice americana Sigrid Nunez, tradotto in Brasile da Carla Fortino con il titolo Cosa stai affrontando.
Prima di ciò, Pedro Almodóvar aveva pubblicato due libri, anch'essi con storie di natura diversa: Fuoco nelle viscere (1981) e Pathy Diphusa e altri testi (1991). Entrambi generalmente seguivano il tono comico e provocatorio per il quale il loro cinema era ampiamente riconosciuto e premiato.
Pur non essendo la prima incursione di Pedro Almodóvar nell'universo letterario, la sua opera più recente ha la particolarità di riunire una serie di racconti in cui l'autore presenta una visione di se stesso, basata su un persona costruita in parallelote la sua riconosciuta e pluripremiata carriera cinematografica.
Pur facendo più volte riferimento alla sua filmografia e recuperando la figura iconica della sex-symbol Pathy Diphusa (una sorta di alter-ego o eteronimo scherzoso dell'autore), il libro rivendica la sua figura di scrittore come una sorta di destino relativamente autonomo. che diventa noto in l'ultimo sogno attraverso il particolare codice della lingua letteraria.
Pedro Almodóvar come scrittore
L'“Introduzione” del libro funge da prologo e, allo stesso tempo, è una sorta di mappa di un'autobiografia vissuta e non ancora scritta. Nel presentare i dodici racconti che compongono l'opera, Pedro Almódovar tiene a sottolineare che il libro che il lettore ha tra le mani si propone deliberatamente di non scrivere una biografia ad uso pratico, pur riconoscendo che presenta qualcosa di simile a un “frammentato, incompleto e un po’ criptico”.
Alcune delle storie presentate si riferiscono a passaggi della vita del cineasta, come la morte di sua madre in “El last sueño” o il bellissimo omaggio che scrive alla cantante messicana Chavela Vargas (“Adiós, volcán”). Gli ultimi due del libro appaiono come una sorta di frammenti di diari d'autore (“Memoria de un día vacío” e “Una mala novela”) e gli altri possono essere inseriti nell'elenco delle finzioni brevi o frammenti di sceneggiatura cinematografica la cui completa identificazione con la biografia civile di Pedro Almodóvar Caballero è, a dir poco, difficile e rischioso.
In un mondo saturo di autofiction, da un lato, e di biografismi e autobiografismi, dall’altro, Almodóvar sceglie di seguire un percorso separato e presenta una biografia criptica che può essere decodificata (se non del tutto) solo a partire dal rapporto di vita di lo scrittore con la scrittura, che, a sua volta, trascende la figura dello scrittore ed è legata alla sua performance di produttore e creatore di argomenti e sceneggiature cinematografiche.
Si tratta, senza dubbio, di una sorta di autobiografia segreta che non si presenta come tale e che chiede al lettore una certa complicità nel tentativo di capirla, dal momento che la figura che ora la scrive non è il cineasta di successo e nemmeno il giovane iconoclasta. che ha vissuto l'euforia della Movida Madrileña, ma il personaggio che si descrive come “qualcuno più oscuro, più austero e più malinconico, con meno certezze, più insicuro e più spaventato”, uno scrittore che come tale si è forgiato tra i cambiamenti del mondo nei primi anni del nuovo millennio.
Cinema e letteratura
Questo nuovo letterario Almodóvar dice che è proprio da questa sorta di malinconia diffusa e da ogni tipo di ibridismo di genere (uno dei racconti si intitola appunto “Demasiado cambio de géneros”, riferendosi al celebre film Mujeres al borde de un Attack de nervios e alla rete intertestuale tracciata in quest'opera tra Jean Cocteau, Tenesse William e John Cassavaettes), che la sua letteratura si struttura (definendola postmoderna) nel senso della sua tendenza ad appropriarsi di tutto ciò che è alla sua portata, come fa quando inserisce un certo tipo di musica nei suoi film, o dal trattamento letterario che riserva alle sue sceneggiature, che, a sua volta, si basa ed è intrinsecamente legato alla sua tentativi frustrati di affermarsi come scrittore prima di esserlo.
Pedro Almodóvar, scrittore degli anni 2000, ci riporta allo sconosciuto Almodóvar della Madrid degli anni '70/'80, ed è lì che si stabilisce il ponte. L'ultimo sueño etra i frammenti di finzione in racconti come “Vida y muerte de Miguel” e i frammenti di film, messi in scena o meno, come nei racconti “La Visit” (un pezzo di La mala educación in forma letteraria) e altri come “La redención” (un genere esotico di L'ultima tentazione di Cristo), “La ceremonia del espejo” (un vamp-movie non girato) e, infine, “Juana, la bela durmiente”, una storia sorprendente che configura una riscrittura almodovariana della storia della Spagna attraverso le sue tanto enfatizzate leggi di Desiderio.
“Amarga Navidad”, l'unica storia che resta da menzionare qui, è organizzata proprio a partire da questa zona dubbia e nebulosa tra finzione e vita, cinema e letteratura, il cui titolo è già stato dato al prossimo film del cineasta, in fase di produzione.
Ultime osservazioni
Oltre ad essere un pessimo romanziere (secondo i canoni vigenti nel mercato editoriale), si può tranquillamente affermare che in l'ultimo sogno il biografo traspare dalla sua assenza, e qui sta, paradossalmente, una delle grandi attrattive dell'opera di Pedro Almodóvar. Qualcosa che lo distingue dagli attuali libri di “memorie”, ma che lo avvicina ad altre biografie (anche se di natura radicalmente diversa) come quella di Luís Buñuel, che in il mio ultimo respiro (1982) affermavano che l’intelligenza senza possibilità di esprimersi non è intelligenza.
I testi che compongono il suo libro di racconti (come lo definisce l’autore, che si discosta consapevolmente dai vincoli di genere) ci restituiscono questo personaggio che scrive camminando (come nell’esercizio mentale di “Memoria de un día vacío”) o che, abdicando dell'illusione di cercare la stesura del “grande romanzo”, si accontenta di prepararsi a scrivere un brutto romanzo o il romanzo possibile (come in “La mala novela”). Un romanzo che come tale inizia confrontandosi con la voce di chi lo scrive.
Nonostante le notevoli differenze, c'è qualcosa dell'umorismo e dell'ironia egocentrica di Pathy Difusa in questo Pedro Almodóvar letterario, malinconico e circospetto. Inoltre, la sua scrittura emula surrettiziamente l'ironia di uno dei più importanti autori spagnoli contemporanei della meta-letteraria, Enrique Vila-Matas, esponendo, in questo tipo di biografia non biografica, qualcosa di simile a una battuta d'arresto che avanza e indica nuove direzioni, come in Mac e la sua battuta d'arresto (2017), opera dello scrittore catalano citato nel racconto che chiude il libro.
La traduzione brasiliana di l'ultimo sogno era a capo di Miguel del Castillo. Sarebbe facile, ma poco efficace, avvicinare il libro di Pedro Almodóvar a una certa tradizione della letteratura spagnola che mescola vita e artificio letterario, come quella che comprende autori come Quevedo o Torres Villaroel. Nonostante ciò, vale la pena dire che, guardando al passato, la narrativa di Almodóvar solleva finalmente la questione di una tempesta che non si può spiegare, che risiede nella nuvola di un tempo incompleto, indefinito e in progresso, come il cinema e ampliando la letteratura (come nel caso in l'ultimo sogno).
È proprio in questa sorta di indefinitezza che non sta l'ultima parola di Pedro Almodóvar, ma la sua penultima parola sullo scorrere del tempo nell'era in cui viviamo.
*Erivelto da Rocha Carvalho é professore di Letteratura spagnola e ispano-americana presso l'Università di Brasilia (UnB).
Riferimento
Pedro Almodovar. l'ultimo sogno. Barcellona, Reservoir Books, 2023, 208 pagine. [https://amzn.to/4gHnipx]
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