Elyeser do Sertão

Immagine: Elyeser Szturm
WhatsApp
Facebook
Twitter
Instagram
Telegram

da ANSELMO PESSOA NETO*

Commento alla mostra “Heavens and Us”, di Elyeser Szturm

La grande area degli studi umani e non, vedete, delle cosiddette “scienze” umane, può essere definita, in ultima analisi, dalla ripetizione, dalla costanza passeggera, dalla falsa innovazione e, principalmente, dall'invenzione e uso di nuove terminologie per dire il già detto.

Una di quelle domande che vanno e vengono è una domanda formulata più o meno così: l'autore spiega l'opera? La stessa domanda può essere invertita (è già un'innovazione relativa): l'opera spiega l'autore? O novità novità: esiste l'autore? L'ironia di quest'ultima formulazione è che nessun autore “morto”, da vivo, ha smesso di correre dietro ai soldi che la sua opera, per caso, ha guadagnato. Nemmeno chi ha “ucciso” l'autore l'ha fatto!

Credo che chiunque conosca Elyeser se ne vada convinto di spiegare il suo lavoro o, almeno, ciò che è leggibile in esso oggi. Può sembrare strano, ma dice poco del suo lavoro. E parla molto di qualsiasi altra cosa! Ed è qui che sta la chiave per conoscere "il cielo e noi" dal punto di vista dell'Autore. Elyeser parla di tutto e di tutti, con correttezza. Le sue case, appartamento in città e studio in campagna, sono vere e proprie biblioteche. Libri e libri e ancora libri. Dischi e dischi e ancora dischi (in formato CD). Film e film e film (tra le nuvole e nelle stanze). Vino e vino e vino (con gli amici). Ama una bella conversazione, con persone che hanno letto tanti libri e con persone semplici, di terra, di campagna. Ha adattato o ripreso la nostra lingua caipira regionale, il goianese. Parla senza agitarsi l'uno con l'altro.

Questo è il lavoro di Elyeser: sono prodotti realizzati con terra, piedi e mani a terra, in nodi! Testa e occhi nei cieli, nei libri. Testa e occhi sulla terra, sulle persone. Un solo viaggio. Cioè un viaggio da solo e, allo stesso tempo, con i tuoi libri, la tua musica, i tuoi amici, le tue conversazioni. La tua terra. Piedi e testa che giravano/camminavano per il mondo, in un modo o nell'altro, o in un modo e nell'altro! Chi ha camminato/attraversato il Sertão. Paris/Sertão, sempre uguale a se stesso, che cambia essere. Sertanejo, ecco la prima definizione precisa.

Gli piace questo: “Cieli e cieli in blu, alla benedizione del dio. Andate a vedere, a Goiás, come il mondo si adatta al mondo” (Grande Sertão: Veredas).

E da questo: “Le cose non vogliono più essere viste da persone ragionevoli. Vogliono essere guardati dal blu” (Manoel de Barros).

Ma gli piace anche un luogo fisso nello spazio, un bene materiale terreno. Ho scritto questa frase e, mentre la scrivevo, mi sono reso conto di quanto siano limitate le parole nel loro primo senso! dire che il Cappella degli Scrovegni, a Padova, è fisso nello spazio (e lo è), che è un bene materiale terreno (e lo è), è una contraddizione in termini. Una contraddizione insolubile, perché nello stesso tempo che è lì, a Padova, è ovunque. Il suo (il cielo) azzurro è universale e patrimonio dell'umanità, il suo bene è intangibile, perché di una bellezza che nessuna parola può raggiungere.

Il blu dell'Elyeser è il blu di Guimarães Rosa, il blu di Manoel de Barros e il blu di Giotto. È l'azzurro del cielo del Sertão, lo stesso azzurro che vide Giotto. E noi siamo quelle minuscole scintille, quelle minuscole cose davanti alla vastità di questo cielo di Giotto, questo cielo di Elyeser. Ma siamo noi con il nostro noi. I nostri nodi possono raggiungere l'azzurro sublime dei cieli e, allo stesso tempo, la terra selvaggia del Sertão. Elyeser ci fa vedere queste due dimensioni dello stesso, del diverso. Ma allo stesso tempo, attraverso il varco, i nodi. La nostra piccolezza di fronte a tutto. La meschinità del mondo che non è in esso ma è in noi.

E potrebbe fermarsi qui, ma il lavoro di Elyeser chiede di non farlo: ci chiede questo sublime. La condizione è sciogliere i nodi o, almeno, capire i nodi. Cresci verso il cielo, cresci nel Sertão. Giotto/Sertão. Elyeser/Sertão. E il cielo sopra di noi.

* Anselmo Pessoa Neto è professore di letteratura italiana all'UFG. Autore, tra gli altri libri, di  Paesaggi del Neorealismo (UFG).

Testo di presentazione della mostra di Elyeser Szturm, cielo e noi, presso il Centro Culturale UFG, nel marzo 2018.

Riferimento


Video mostra: https://www.youtube.com/watch?v=jXzdCNImuo4&t=21s

Vedi tutti gli articoli di

I 10 PIÙ LETTI NEGLI ULTIMI 7 GIORNI

Vedi tutti gli articoli di

CERCARE

Ricerca

TEMI

NUOVE PUBBLICAZIONI

Iscriviti alla nostra newsletter!
Ricevi un riepilogo degli articoli

direttamente sulla tua email!