Saggi filosofici – tra Marx e Hegel

Mona Hatoum, Sospeso, 2011
WhatsApp
Facebook
Twitter
Instagram
Telegram

da FÁBIO MASCARENHAS NOLASCO*

Presentazione del libro recentemente pubblicato di Marcos Lutz Müller

Oltre a due libri: la tesi di dottorato, Teoria della negazione di Sartres, pubblicato da Peter Lang, di Francoforte, nel 1976, e la traduzione commentata del Linee fondamentali della filosofia del diritto di Hegel, pubblicata postuma da Editora 34 nel 2022 —, Marcos Lutz Müller ha contato, da quanto abbiamo potuto verificare, altre 34 pubblicazioni originali, che vanno dalla monografia universitaria sull'argomento fenomenologia dello spirito, intitolato Esperienza, via verso la verità?, pubblicato nel 1967, fino al 2019, quando sono apparsi gli ultimi due articoli pubblicati in vita: “La contraddizione dialettica e la sua risoluzione nella fondazione” e “Libertà ed etica: la diagnosi critica della modernità politica in Hegel”.

Queste 34 pubblicazioni,[I] noti per la profondità e il rigore nell'elaborazione teorica, sono stati finora diffusi in una miriade di riviste scientifiche, raccolte, atti di convegni, spesso di difficile accesso o già fuori circolazione. Anche negli ultimi decenni della sua vita, come abbiamo potuto constatare più volte, è stato richiesto molto all'autore di riunire tali pubblicazioni e renderle nuovamente accessibili al pubblico, insieme – un compito che Marcos Müller, se l'ha accettato, rimandato sine die, o almeno fino alla traduzione commentata del Filosofia del diritto, dove aveva operato dalla fine degli anni Ottanta, sempre con le deviazioni più fruttuose, come si vedrà.

Ironia della sorte, poche ore dopo aver firmato e inviato all'editore l'ultima versione della sua “Presentazione” sulla grande opera finalmente compiuta della sua carriera scientifica, l'autore ha cominciato a lasciarci, la notte del 12 agosto 2020.

È toccato quindi a noi, sue allieve, amiche e amiche, con l'aiuto amorevole e paziente di Jeanne Marie Gagnebin, raccogliere, digitare/digitalizzare, rivedere e riproporre al pubblico, in un formato più accessibile alla ricerca, questi 34 testi in cui Marcos ha documentato e esemplificato ogni momento decisivo della sua rara dedizione alla filosofia. Data la grande quantità di materiale, alcune decisioni metodologico-editoriali sono state adottate nelle prime fasi del processo.

Poiché era sempre chiaro che si sarebbe trattato di una raccolta di due o tre volumi, la prima decisione da prendere ha riguardato l'ordinamento dei testi: avremmo semplicemente seguito l'ordine cronologico della loro pubblicazione, offrendo al lettore un ritratto fedele delle continuità , deviazioni e riprese dell'dotto ascendente' che l'autore e il suo tempo, come la coscienza naturale nel suo tortuoso cammino, hanno effettivamente tracciato? Oppure, seguendo l'dotto discendente', ci intrometteremmo in questo procedere cronologico — non come coscienza filosofica, ovviamente, ma come meri redattori/curatori —, aprendo al lettore la possibilità di giocare una sorta di gioco della campana con il tempo e lo spazio, alla ricerca di un ordinamento dei testi in base ai legami teorici e tematici che stabiliscono tra loro?

La scelta per la seconda opzione è dovuta soprattutto alla sua efficacia, non solo pratico-editoriale, ma anche epistemologica. Spieghiamoci. In un primo tentativo di suddivisione del materiale, confermato poi nella progettazione dei tre volumi della raccolta, si è notato che un terzo dei testi trattava di Filosofia del diritto. Contengono, per così dire, la sala macchine in cui è stato documentato il duro lavoro del traduttore e del ricercatore di quest'opera cruciale della filosofia di Hegel e della filosofia politica e giuridica contemporanea.

Un altro terzo è stato dedicato a fenomenologia dello spirito, per scienza della logica e ad aspetti importanti del pensiero di Marx e della sua eredità hegeliana. L'ultimo terzo era composto da testi più generali sulla filosofia hegeliana e sull'hegelismo, su Kant, Sartre e sulla filosofia buddista giapponese di Nishida e Dogen.

Come la traduzione commentata di Filosofia del diritto è stato pubblicato di recente, è sembrato sensato rinviare la pubblicazione dei testi relativi a quest'opera al terzo volume. D’altra parte, il lavoro editoriale con l’insieme di testi più generali su Hegel, Kant, Sartre e la tradizione buddista giapponese, ci è sembrato, proprio per la sua ampiezza, offrire ostacoli più vari al lavoro di preparazione editoriale appena concluso iniziato, e per questo motivo la sua pubblicazione è stata rinviata al secondo volume.

L’insieme dei testi su Marx, fenomenologia dello spirito e scienza della logica Erano di più facile accesso e consentivano di iniziare il lavoro più rapidamente. Avendo deciso, quindi, che questo insieme di testi costituisse il primo volume della raccolta, non ci siamo sorpresi di vedere, più che un mero nesso o prossimità, rapporti di quasi unità monografica tra i testi.  

Come redattori, non abbiamo nulla da dire con certezza sulle intenzioni profonde dell'autore, se tali “monografie” fossero parte di un grande piano, dispiegato a campana, incasinando spazio e tempo.[Ii] Al contrario, può darsi che tali “monografie” siano presenti più ai nostri occhi che nei testi. La questione rimane aperta. Di seguito elencheremo e descriveremo brevemente le presunte tre “monografie” (A, B e C) di cui è composto il primo volume di questa raccolta:

(A) Cominciamo dal primo, il cui asse tematico è il pensiero di Marx e i suoi sviluppi, letti a partire dalle sue diverse eredità hegeliane:

Epistemologia e dialettica (1981)

Esposizione e metodo dialettico in La capitale (1982)

Prefazione a Il negativo del capitale, di Jorge Grespan (1998)

La democrazia in Marx: contesto di emergenza e ambivalenza del concetto (2018)

Il primo testo di questa 'Monografia-A', “Epistemologia e dialettica”, presentato nel 1978, fu anche il primo che Marcos pubblicò di nuovo in Brasile come professore all'Unicamp. Secondo la sua stessa descrizione informale, si trattava di una “recensione cattiva” del libro di Jürgen Habermas, Erkenntnis und Interest, del 1968, con cui Marcos, da un lato, cercò di stabilire ponti di dialogo con le ricerche epistemologiche allora svolte presso il Centro di Logica ed Epistemologia (CLE) dell'Unicamp, all'epoca in cui ne era direttore Oswaldo Porchat; e, dall'altro, ha cercato di tracciare l'arco drammatico delle discussioni critico-epistemologiche avviate da Max Horkheimer e Theodor Adorno negli anni '1920, svolte da quest'ultimo durante tutto il positivismusstreit e, presumibilmente, finalmente consumato dalle riflessioni esaustive offerte da Habermas nel testo rivisto.

Questo notevole sforzo volto alla comprensione interna del modo in cui Habermas riteneva, nel 1968, di aver indicato la via per il superamento dell’opposizione diametrale fino ad allora vigente tra epistemologia e dialettica si rivela, tuttavia, nella prospettiva di dotto regressivo, come 'presupposto negativo' dei testi successivi di Marcos Müller, vale a dire come uno scenario teorico di cui l'autore ha dovuto ricomporre da solo il nesso concettuale, per poi smontarlo meglio in seguito - soprattutto l'aspetto "negativo" della critica di Hegel a Kant, che avrebbe portato Hegel a dissolvere la teoria della conoscenza nella conoscenza assoluta “monologica” (cfr. Müller, 2024, pp. 34s.).

Questo smantellamento si è reso necessario perché, nel corso degli anni Settanta, il progetto habermasiano di «ricostruzione del materialismo storico» ha fatto passi da gigante nella condanna sempre più stridente della dialettica, dell'antropologia, della filosofia della storia, insomma dell'intero spettro della concezione hegeliana. patrimonio come causa fondamentale di un supposto positivismoLa capitale (id., pp. 43-45), e su questa strada si avvicinò a un certo “marxismo analitico”, patologicamente allergico a Hegel e alle sue 'mistificazioni' dialettiche.

Il secondo testo, “Esposizione e metodo dialettico in La capitale” – senza dubbio il saggio più noto del nostro autore – inizia lo smantellamento positivo della visione fondamentalmente negativa di Habermas e dei marxisti analitici nei confronti di Hegel e Marx, e questo con l’obiettivo di offrire un percorso più fondato nel corso della critica di Diamat.

Marcos Müller, agendo ancora una volta come traduttore, non solo di testi, ma di concetti e contesti teorici, ha poi introdotto nel dibattito nazionale le tesi di Theunissen e Fulda apprese durante i suoi anni di dottorato a Heidelberg e Berlino. Si trattava quindi di specificare, con il rigore e la sottigliezza che impressionarono gli studiosi di Marx in Brasile, in che misura Marx avrebbe inevitabilmente incorporato aspetti del metodo dialettico hegeliano per il gusto di scrivere La capitale, cioè per amore della concezione epistemologica e storicamente appropriata dell’oggetto stesso dell’economia politica: il lavoro astratto come base sociale del valore e l’autovalorizzazione del valore come substrato/soggetto contraddittorio del capitale.

Se il giovane Marx di Critica alla filosofia del diritto di Hegel aveva accusato il Logica, e soprattutto il dotto regressivo del metodo dialettico speculativo, come causa fondamentale dell’apologia hegeliana della sovranità del principe, in opposizione alla sovranità popolare – intuizione Feuerbachiano/Giovane Marxiano più volte ricostruito dai giovani Lukács, Adorno, Althusser, Habermas et al. –, il Marx maturo diLa capitale, d'altro canto, non presenta sicuramente lo sviluppo delle categorie dell'economia politica “solo” successive al dotto progressivo, storico-temporale, propugnato dal materialismo feuerbachiano: non comincia con l'operaio, il capitalista o la sua proprietà, ma con l'analisi della forma merce come manifestazione storica del valore, che dà innegabilmente segni dell'operatività della dotto regressivo nella modalità o metodo di presentazione/esposizione dell'oggetto.

Marx estrae così dall'involucro ideologico il nucleo razionale del metodo dialettico speculativo di Hegel, differenzia e, soprattutto, oppone il carattere euristico della dialettica di Hegel al carattere esclusivamente espositivo della sua appropriazione di questa dialettica (id., p. 66). ) ; e Marcos Müller, presentando tale “ribaltamento” in modo rigoroso e dettagliato, evitando l’esausta “opportunità” (id. pp. 59s), ha dimostrato che questa tardiva riappropriazione di Hegel nonO capitale un esempio di positivismo, al contrario, le ha dato gli strumenti che, ben compresi, hanno aperto alla scienza economica (contemporanea) la possibilità di andare oltre l'apologia dell'esistente.

Al centro di questa rivalutazione (critica) di Logica di Hegel da Marx sono i concetti hegeliani di contraddizione e di soggettività (del concetto) — della cui spiegazione più dettagliata occuperà Marcos nel 1993 e nel 2019, nei due testi finali della 'Monografia-C' di questo volume —, che ora sono indicati come operatori centrali della “ragione del capitale” (id., p. 70), della lotta per il potere tra capitale e lavoro, e oggi più che mai, tra capitale e natura.

Nell’idea logica hegeliana Marx vedeva l’“anticipato”, come un’astrazione reale, un “analogo speculativo della legge di valorizzazione e di riproduzione sistematica del capitale”, del capitale come un contraddittorio “soggetto automatico”, la cui contraddizione, tuttavia, data la sua “ pretesa di dominio totale irrealizzabile”, non si risolve su una base, come nel caso della contraddizione in Logica di Hegel (id, pp. 72s.). Ciò non attenua la notevole differenza tra l'uso (euristico ed espositivo o semplicemente espositivo) di questo nucleo razionale del metodo in Hegel e Marx. La riconsiderazione di Hegel da parte del Marx maturo non sospende del tutto, ma permette piuttosto di comprendere più in profondità il senso della critica a Hegel del giovane Marx.

Il terzo testo precede il libro di Jorge Grespan, Il negativo del capitale, del 1998, risultato della tesi di dottorato, supervisionata da Marcos Müller, e difesa nel 1994, in cui si sviluppa nel dettaglio strettamente economico dellaLa capitale i parametri di lettura filosofica inaugurati tra noi dall’articolo “Esposizione e metodo dialettico in La capitale”. Da questa “Prefazione” è possibile ricavare, quindi, in forma sintetica, alcuni tratti guida per la letturaLa capitale portato avanti da Marcos Müller, si è sviluppato e approfondito nei corsi di Epistemologia dell'Economia tenuti presso il Dipartimento di Economia dell'Unicamp negli anni '1980, corsi che si concentravano in particolare sul concetto di “legge della tendenza decrescente dei profitti”.

Troviamo anche in questa “Prefazione”, mediata dagli sviluppi prodotti dallo studente, i mobiles propriamente marxiani (in particolare, la “logica della crisi”, id., p. 81s) operanti nella vera monografia che Marcos, nel 1993 , dedicato alle categorie dei concetti hegeliani di necessità, modalità e causalità, concludendo la “Logica dell'essenza”.

Ciò è un’indicazione, a nostro avviso, che nonostante la “crisi teorica del marxismo” alla fine degli anni ’1980, “associata all’impasse economico-sociale e all’oppressione politica del socialismo reale e, anche, a una riconversione capitalista sotto l’egida del neoliberismo” (id., p. 77) – crisi che ha portato l’autore ad una profonda riflessione e, in un certo senso, ad un aggiustamento nella direzione della sua ricerca, iniziando quindi il viaggio attraverso Filosofia del diritto e scienza della logica –, Marcos non ha tralasciato però le ricerche su Marx. L'ha semplicemente portata fino al fondo.

Il quarto e ultimo testo di questa 'A-Monografia', “La democrazia in Marx: contesto di emergenza e ambivalenza del concetto”, pubblicato alla fine del fatidico anno 2018, sembra confermare questa indicazione. Ritorna al lavoro sul corso Critica alla filosofia del diritto di Hegel che Marcos ha ripetuto e approfondito praticamente durante tutta la sua carriera di insegnante – finalmente completata nel 2018 da qualcuno che aveva già attraversato il labirinto di Linee fondamentali della filosofia del diritto.

Se il rilancio della ricerca su scienza della logica in Germania — da Gadamer, Theunissen, Fulda, Henrich, Jaeschke et al., in una reazione variata alla storia di Heidegger dell'oblio dell'essere e alla dialettica negativa di Adorno – ha aperto la strada a una 'nuova lettura' diLa capitale, questa rilettura sarebbe ancora tardiva e incompleta, questa sembra essere la diagnosi delineata da Marcos, senza una correlata riscoperta del Filosofia del diritto di Hegel.

L'articolo/corso in questione conclude quindi la prima 'monografia' di questo volume non solo perché è uno degli ultimi testi preparati da Marcos, ma perché taglia come un dardo i tre precedenti. In esso, l'autore riunisce, sistematizza e presenta i risultati più toccanti dell'adeguata costellazione di questi quattro compiti, simultanei e interdipendenti: rinnovare la lettura di scienza della logicaDi Filosofia del diritto, da Critica alla filosofia del diritto di Hegel e d'O capitale.

I punti di forza attuali e critici del Critica alla filosofia del diritto di Hegel, così come il proprio Filosofia del diritto, che sembra allora trovare nella critica di Marx non la sua impalcatura definitiva, ma il mezzo concreto della sua più adeguata comprensione. Il concetto marxiano di democrazia reale, e la sua contraddizione o ambivalenza rispetto alla democrazia rappresentativa, non si pone, quindi, nonostante le Filosofia del diritto, ma come realizzazione del proprio significato, poi rimodellato per agire criticamente non più sul riformismo illuminato prussiano degli anni venti dell'Ottocento (contesto hegeliano), ma sul nuovo mondo del capitale, che si andava affermando a grandi passi nell'Europa dell'aldilà il Reno nei primi anni del 1820 (contesto di Marx).

Si apriva così la strada, dopo la comprensione dettagliata della critica e dell'appropriazione marxiana di Hegel, a una comprensione più pertinente dello stesso Hegel, nel senso di osservare che egli in un certo senso già operava — nella forma dell'identità e della differenza tra logica idea, da un lato, natura e spirito oggettivo, dall'altro — con l'identità e la differenza tra idea logica e capitale che Marx elabora, con Hegel e contro Hegel (cfr id., pp. 64s).

(B) La seconda “Monografia” che proponiamo al lettore, a sua volta, contiene fenomenologia dello spirito di Hegel il suo oggetto. Ecco i testi da cui è composto:

Esperienza, via verso la verità? Sul concetto di esperienza fenomenologia dello spirito di Hegel (1967)

Libertà assoluta tra critica alla rappresentazione e terrore (2008)

La critica di Hegel ai postulati della ragion pratica come spostamenti dissimulatori (1998)

Dal 2017, data dell'ultimo testo della 'Monografia-A', facciamo un salto indietro al 1967, quando Marcos Müller, all'età di 24 anni, pubblicò la sua monografia universitaria e si affermò, per così dire, nella ricerca su la filosofia hegeliana. Si nota fin dall’inizio una certa parzialità marxista, in particolare nella collocazione del tema dell’inversione/conversione (Umkehrung/Umstülpung) tra coscienza e scienza, anche se ancora circondato da, e già in conflitto con, un certo retroterra fenomenologico husserliano/heideggeriano – un conflitto che sarà dispiegato in dettaglio, dieci anni dopo, nella già citata tesi di dottorato su Sartre.

Abbiamo qui tra le mani uno studio brillante su una questione introduttiva e fondamentale fenomenologia dello spirito: chi opera e sperimenta il passaggio dalla coscienza naturale alla coscienza filosofica? È la coscienza naturale stessa che, nel dotto progressivo, è sospeso al di là di se stesso nella coscienza filosofica? Oppure, seguendo il dotto regressivo, è la coscienza filosofica che sperimenta realmente l'emergere del nuovo oggetto e della nuova figura della coscienza? Esiste un dialogo possibile tra i due, nonostante la differenza e il divario tra il senso di esperienza (ristretto) della coscienza naturale e il senso di esperienza (pieno) della coscienza filosofica?

Opponendo, alla maniera delle antinomie kantiane, entrambe le alternative, Marcos Müller mette in luce la loro autocontraddittorietà e codipendenza, e le riferisce alla contraddizione dello spirito con se stesso, che “lacera lo spazio dell'esperienza” ed “è, nella sua radice, l'esperienza stessa» (id., p. 123). Vale la pena notare, quindi, che Marcos Müller, a partire dal 1967, aveva già affrontato, contemporaneamente, sia il tema della “mostra/presentazione” (Rappresentazione),[Iii] spiegato nel già citato articolo del 1982, nonché il concetto hegeliano di contraddizione, la cui decifrazione Marcos delineerà solo nel 2015.

Il secondo e il terzo testo di questa 'B-Monografia' offrono una lettura dettagliata e la spiegazione di una sequenza molto speciale di sottocapitoli del capitolo VI della fenomenologia dello spirito, vale a dire: “La verità dell'illuminazione”; “Libertà assoluta e terrore”; “Il giusto spirito di sé: la moralità”; “La visione morale del mondo”; “Lo spostamento dissimulante” (registrazione). Questa sequenza presenta, per così dire, la dialettica dell'Illuminismo di Hegel.

In “Libertà assoluta tra critica della rappresentazione e Terrore”, Marcos Müller ripercorre i fili dell’amalgama culturale, risultante dalla lotta contro Antico Regime, che fece dell’Illuminismo francese un vettore attivo per la riduzione di tutte le “differenze e determinazioni istituzionali nel mondo” a “rapporti di utilità” (id., p. 147). In questo contesto si spiega fino a che punto il Terrore giacobino, attuando radicalmente questa riduzione – in particolare nella soppressione unilaterale del “malinteso sulla volontà generale”, dell’identificazione sieyèsiana tra libertà assoluta e volontà universale ottenuta quantitativamente dall’eventuale voto dei singolari in quanto singolari —, e quando naufragò sotto la forza della propria contraddizione interna (id., pp. 154-157), arrivò a stabilire oggettivamente le condizioni per l'emergere, al di là del Reno, di esperienza interiorizzata (e quindi incompleta) di libertà assoluta sublimata nella filosofia morale di Kant e Fichte.

Il livellamento/annientamento generalizzato dei giacobini e del “vuoto pensiero della volontà” di Kant avrebbero quindi una radice comune, poiché si fondano sullo stesso evento epocale, la “splendida alba”, che nonostante il formalismo in cui è venuta alla luce deve avendone celebrato il contenuto storico-mondiale: l’autocoscienza collettiva e indomita della libertà assoluta, della capacità di astrarre da tutto, compreso l’“inganno” della moderna rappresentanza politica (id., pp. 150-154).

Hegel la celebra, a suo modo, smascherando la contraddizione della libertà assoluta e la sua risoluzione, «che enuncia la logica del naufragio della tirannia rivoluzionaria e dell’autodistruzione del regime del Terrore» (id., p. 158s), nonché la genesi logico-fenomenologica, e l'autocontraddizione, della “nuova figura dello spirito morale” (id., p. 163). Questa esposizione mette in pratica «l'esperienza che l'autocoscienza, [ancora] condensata nella sua singolarità puntuale, fa della negatività della volontà universale nella sua ultima astrazione», della sua «formazione suprema e finale», in cammino verso la «piena libertà» (id., p. 159).

In questo, infine, dopo aver ribaltato l’esperienza interiorizzata e inefficace della coscienza morale kantiana, si realizzerebbe una mediazione concreta della volontà singolare e della volontà universale, attraverso lo “sviluppo autonomo della particolarità” (id., p. 162). .

Nel testo seguente, “La critica di Hegel ai postulati della ragion pratica come spostamenti dissimulatori”, che conclude questa 'Monografia B', Marcos Müller continua dove era finito il testo precedente – anche se è stato scritto dieci anni prima. Troviamo in esso l'altra faccia della medaglia analizzata Terrore.

In entrambi i testi, quindi, lo scopo è quello di presentare come la coscienza “naturale”, sia nella figura del giacobinismo che nella visione morale del mondo kantiano-fichtiana, non può produrre/presentare da sola il concetto implicito nell'esperienza reale della libertà assoluta. che risultò, da una parte del Reno, Terrore, e dall'altro, il rifugio dell'autocoscienza morale (moralisches Selbstbewusstsein) nella convinzione ipocrita dell'autocertezza di una buona coscienza morale (Coscienza).

Troviamo così, in entrambi i testi, un'analisi dettagliata di due esempi che corroborano e illustrano sufficientemente la tesi presentata nel primo testo di questa 'Monografia-B'. Per quanto riguarda il testo sullo schermo, si tratta, senza dubbio, di un inevitabile climax dell'esposizione della critica di Hegel a Kant, in cui Marcos documenta il suo lavoro meticoloso, anche decennale, con la filosofia kantiana.

Siamo qui in procinto di considerare come “vere e proprie astrazioni”, perché contraddittorie, le rappresentazioni fondamentali della filosofia trascendentale, che poi rivela la sua verità proprio in ciò che sposta e dissimula – una constatazione che ci pone, quindi, , nel terreno fertile delle basi della critica dialettica dell'ideologia (tedesca). Marcos Müller non va oltre, ma la sua analisi prepara alla comprensione del terzo elemento attraverso il quale Hegel presenta, seguendo il fenomenologia dello spirito, l'arco completo delle figure dell'esperienza incompleta della libertà assoluta, cioè il bella anima, prototipo dell'azione estetico-politica del primo romanticismo tedesco (Frühromantic).

Se gli epigoni di questa corrente, battezzati nella filosofia trascendentale da Fichte, si lanciarono inizialmente nell'entusiasmo democratico-repubblicano scaturito dalla Rivoluzione francese, con altrettanta facilità e immediatezza si convertirono, con forza, dopo la caduta di Napoleone, in apologeti per la Restaurazione e difensori del fondamento nazional-religioso dello Stato. Sarà, quindi, attraverso la riflessione critica sul fallimento di queste tre figure incomplete dell’esperienza della libertà che Hegel produrrà il proprio concetto di libertà sociale, cristallizzato nell’idea di Stato etico.

(C) La terza ed ultima 'Monografia' che proponiamo al pubblico in questo volume riguarda l' scienza della logica ed è composto da tre testi:

La negatività dell'inizio assoluto (2014)

La contraddizione dialettica e la sua risoluzione nella fondazione (2019)

La genesi logica del concetto speculativo di libertà (1993)

Il primo è stato presentato ad un Congresso nel 2011 e affronta, come dice il titolo, la questione dell’inizio del Logica. Questa domanda riguarda, inizialmente, il rapporto apparentemente contraddittorio tra fenomenologia dello spirito e scienza della logica, tra il percorso verso il sistema e il sistema senza presupposti; e si dispiega nel rapporto circolare e contraddittorio tra l'inizio e la fine del Logica.

Come nel primo testo della 'Monografia-B', abbiamo qui un testo di apertura, che allo stesso tempo introduce, contestualizza l'opera e le fornisce un panorama globale pertinente - in particolare svelando le tre forme di negatività operanti nella Logica: negatività infinita, del passaggio della conoscenza assoluta (fine della Fenomenologia) all'inizio con il puro essere (principio di Logica); negatività astratta, che agisce nell'“assenza” di passaggio tra l'essere e il nulla; e, per contrasto, la negatività autoreferenziale, consumata nell’idea assoluta (fine di Logica). C'è un parametro inevitabile su cui iniziare qualsiasi conversazione scienza della logica tra di noi.

I due testi seguenti affrontano proprio l'inizio e la fine della parte centrale del Logica, la “Logica dell'essenza”, che si traduce in una visione allo stesso tempo panoramica e dettagliata di questo cuore speculativo del metodo dialettico hegeliano, forse prescindendo dal Logica di Hegel su cui Marx si concentrò più intensamente. Identità, differenza, diversità, opposizione, contraddizione e fondamento: queste le categorie presentate e spiegate nel testo “La contraddizione dialettica e la sua risoluzione nel fondamento”, presentato ad un congresso nel 2015.

Questa è la sezione di Logica in cui Hegel presenta più in dettaglio la sua opposizione alla logica formale classica, per la quale “la contraddizione non è una determinazione così immanente ed essenziale come l'identità”, che, per Hegel, “è solo la determinazione del semplice immediato, dell'essere morto”, mentre “la contraddizione è la radice di ogni movimento e di ogni vitalità”. Non ci possono essere dubbi: Hegel non ha prodotto sicuramente una filosofia dell'identità, perché il suo stesso concetto speculativo di identità ha il suo fondamento (quindi negativo) nella differenza (assoluta), che è la contraddizione nel suo momento del sé.

Questa critica a Hegel, però, sottolinea Marcos Müller, “non intende […] eliminare e nemmeno mettere in discussione il principio logico di non contraddizione nella sua funzione di condizione di razionalità e di coerenza del discorso e, soprattutto, di dell’argomentazione filosofica” (id., p. 225). Il principio speculativo di contraddizione non sopprime né invalida, «non contraddice necessariamente il principio logico di non contraddizione» (id., p. 226). Ciò che Hegel critica è l’applicazione di questo e di altri principi – sotto forma di proposizioni evidenti (identità, non contraddizione, ecc.), isolate e presentate una accanto all’altra senza preoccuparsi della loro genesi o derivazione – come predicati di un certo soggetto indeterminato.

Marcos Müller, citando Hegel, conclude: «Sotto forma di proposizioni, esse 'risvegliano l'essere', non raggiungono l'essenza e nascondono la propria negatività, invece di essere analizzate in se stesse, 'nel loro essere in sé e per si', che ne mette in luce la derivazione e la catena sistematica” (id., p. 231). L'attenzione, quindi, non è nel distruggere e sostituire i principi logici stabiliti, ma nel ricostruire speculativamente la loro autocontraddizione (id., p. 240), la loro logica interna, la loro genesi concettuale (progressiva e regressiva).

Da ciò derivano parametri filosofici pertinenti per la costituzione di una scienza logica propriamente contemporanea, nella quale si aprono porte e finestre all'idea di una logica del movimento, del processo, del continuo, della vita, non in vista di una completa naturalizzazione o secolarizzazione della logica, sulla falsariga dei nominalisti e dei materialisti del 21° secolo. XVII, ma nel senso di stabilire una logica autoreferenziale e sufficientemente plastica perché la sua autoalienazione o proiezione di sé sull'altro – il lato dove tradizionalmente si ricercano i contenuti delle forme logiche pure – non rimanga intrappolata una “lotta per il potere”, non implica un rapporto di dominio assoluto o di estraniamento, ma piuttosto un'azione reciproca, lo “stare insieme all'altro”.

Venendo a patti con la contraddizione, la scienza logica si riconcilia con il suo contenuto, sia esso a priori ou a posteriori. Diventa, dopo secoli di assolutismo della matematica classica, logica contemporanea. La natura, articolata da una logica il cui fondamento è la differenza e non l'identità, mette inevitabilmente in gioco il pensiero della codeterminazione relazionale dei corpi e degli elementi chimici, e quello della metamorfosi e dell'evoluzione delle specie biologiche.

Le figure dell’etica e dello Stato, analizzate attraverso la lente di questa logica (o metodo) delle contraddizioni, permettono di abbandonare una volta per tutte gli antichi dogmi della filosofia classica e dell’economia politica e, come fece Marx, di dispiegare la comprensione scientifica dell’economia politica. la logica stessa, autocontradditoria, nel modo di produzione capitalistica. Ma questo passo avanti compiuto da Marx ha una condizione del tutto particolare, menzionata sopra: se la contraddizione in Logica Se risolta alla radice, la contraddizione del capitale resta necessariamente irrisolta, intrappolata nella lotta per il potere. Corollario: è nella differenza tra logica e manifestazione del capitale, tra presupposto e annientamento del suo principio, che si dipana la critica dell'economia politica.[Iv]

La presentazione genetica della catena, dei nessi e delle metamorfosi cristallizzate, per comprendere, in proposizioni o principi logici fondamentali, questa presentazione che produce il sorgere del concetto di contraddizione e la sua risoluzione, mette sul tavolo gli strumenti teorici con cui Hegel , quando avrà fine la “Logica dell'essenza”, opererà il passaggio dall'essenza al concetto, dalla sfera della necessità a quella della libertà. Questo passaggio avviene attraverso la serie categorica: possibilità, necessità, efficacia, sostanza, accidente, causa, effetto, controeffetto e azione reciproca – che in un certo senso rievoca, ora con maggiore dettaglio e contenuto, il movimento di apertura del “ Logica dell'essenza".

Pertanto, il secondo e il terzo testo di questa 'Monografia-C' si rispecchiano e si chiariscono a vicenda, pur essendo separati da due decenni. Vale a questo punto sottolineare la profonda importanza del testo con cui chiudiamo questo primo volume della raccolta di saggi filosofici di Marcos Lutz Müller.

Per sfuggire alle suddette domande che si trovò ad affrontare dalla metà alla fine degli anni '1980, Marcos, seguendo la strada aperta da Theunissen, decide di precisare e spiegare, come raramente si è visto fino ad oggi, una delle parti notevolmente più impenetrabili dell'impenetrabile Scienza della logica, e ciò con un triplice intento: (i) superare le critiche (di Heidegger, Adorno, Habermas, del marxismo analitico e del poststrutturalismo francese) riguardanti lo statuto epistemico dell'opera, e ciò nel punto in cui culmina la critica hegeliana della metafisica tradizionale e filosofia trascendentale; (ii) corroborare fermamente l'idea che si tratta di una “logica di libertà” e di “riconoscimento reciproco”; (iii) chiarire l'isomorfismo tra l'idea logica e l'idea di libertà, sottolineata da Hegel nell'“Introduzione” di Filosofia del diritto come punto di partenza indimostrato per l'analisi critico-normativa delle forme sociali in cui lo spirito si oggettiva nella storia.

Dunque, in un colpo solo, una chiave imprescindibile per comprendere il cuore dell'essere scienza della logica e il punto di partenza di Filosofia del diritto. Dato lo scenario quasi desertico che prevaleva nel 1993, salvo rare eccezioni, nel dibattito brasiliano e internazionale su entrambe le grandi opere di Hegel, la vera monografia che Marcos Müller ha pubblicato nel primo volume della rivista Analytica è passato completamente inosservato. Si dovette attendere quasi tre decenni perché i dibattiti nazionali e internazionali giungessero a una conclusione e perché il testo diventasse finalmente attuale.

Non è stata una sorpresa. Nel brano scritto da Marcos Müller, Hegel esce dalla concezione classica e moderna di sostanza (id., pp. 264s) presentando l'inversione di tendenza nel rapporto tra 'sostanza attiva' e 'passiva' — punto che rivela anche, retroattivamente , il laboratorio logico della celebre dialettica del padrone e del servo. Con la sua critica alla costruzione kantiana della causalità (id., pp. 267s), Hegel inaugura il pensiero contemporaneo delle causalità complesse, non lineari, in cui il controeffetto “contrasta-agisce sulla causa, reagisce sopprimendola in la sua presunta priorità all’effetto” (id., p. 271) – un pensiero che Marx, proprio nella sua legge della caduta tendenziale del saggio di profitto (ben intesa, ovviamente) fu uno dei primi a condividere consapevolmente .

Con la risoluzione della contraddizione dell'azione reciproca, “genesi immediata del concetto” e “unica vera confutazione dello spinozismo” (id., p. 279), Hegel lascia definitivamente dietro di sé l'elemento dell'identità e della necessità (“Logica oggettiva” ), e sblocca l’elemento della differenza, della libertà, del riconoscimento (“Logica soggettiva”) (id., pp. 288s).

La soggettività universale del concetto, o del pensiero puro, che si cristallizza qua e là in concetti singolari, non ha più come fondamento, come nella tradizione, la presupposta identità (dell'essere o della mente o di Dio con se stesso), ma la posizione di riconoscimento, cioè la “sostanza dell'etica”.

I concetti logici di cui Hegel parla tanto sono anche storici (anche se, in Logica, considerato fuori tempo massimo). Non sono meri principi metafisici o ontologici, nel senso tradizionale, ma “strutture logiche di riconoscimento”.

Terminiamo qui il nostro tentativo di delineare i contorni di queste tre “Monografie” che crediamo di poter trovare tra gli articoli, i capitoli di libri e le recensioni pubblicate da Marcos Lutz Müller. In una panoramica finale, si potrebbe suggerire che essi in definitiva compongono, andando più in profondità, una fenomenologia e una logica della contraddizione: cominciamo con le varie forme di apparizione e con la riflessione sulla contraddizione tra capitale e lavoro, che trova, sia nel contraddizione tra analitica e dialettica, ovvero nella contraddizione tra democrazia rappresentativa (moderna) e democrazia reale (di Marx), i suoi correlati epistemologici e politici; fa un passo indietro per considerare la contraddizione fondamentale di fenomenologia dello spirito, quello tra coscienza naturale e coscienza filosofica; e poi due passi avanti, con l'analisi della contraddizione e risoluzione della libertà assoluta (Terrore) e della contraddizione della dottrina morale di Kant (e dei suoi spostamenti dissimulatori); fino alla fine alla questione della contraddizione tra il fenomenologia dello spirito e scienza della logica (che pone più in profondità la contraddizione tra coscienza naturale e coscienza filosofica); quindi l'elaborazione del concetto stesso di contraddizione logica e la sua risoluzione; e la sua applicazione finale verso l'instaurazione definitiva di una logica della libertà, della soggettività del concetto che, attraverso la libertà, quando si estende e cerca di inglobare il suo altro (la natura, la storia), non ha bisogno di dominarlo, ma anzi è in un rapporto reciproco con lui.

Nell'altro è ancora con se stesso, riconoscendo se stesso e l'altro come risultato della relazione, che precede le relazioni. Spero che questo suggerimento possa fungere da filo d'Arianna per la lettura di questo volume.

Infine, un avvertimento a chiunque possa entrare in contatto per la prima volta con i testi dell'autore attraverso questo volume: Marcos Müller non ha reso le cose facili. Il suo concetto di didattica o di spiegazione, in questo senso, è strettamente aristotelico: spiegare o insegnare non significa facilitare, ma spiegare le cause — e sono molte le occasioni in cui le cause da spiegare sono esse stesse sottili e molto difficili, e nel caso del contemporaneo, complesso in extremis.

Nessuno di questi testi è stato scritto con velocità, fretta o facilità. Non sono testi che placano, ma che esercitano e vivificano la sete di conoscenza. Non sostituiscono né sostituiscono le fonti che cercano di spiegare in dettaglio. Al contrario, forniscono solo gli strumenti fondamentali per lavorare correttamente con loro. Non si può ragionevolmente aspettarsi che venga letto con poco sforzo. Perciò - causa![V]

*Fábio Mascarenhas Nolasco Professore presso il Dipartimento di Filosofia dell'Università di Brasilia (UnB).

Riferimento


Marcos Lutz Müller, Saggi filosofici I: Tra Marx e Hegel. A cura di Antonio Florentino Neto, Erick Lima, Fábio Mascarenhas Nolasco, Paulo Denisar Fraga e Verrah Chamma. Campinas, Editora phi, 2024, 296 pagine. [https://amzn.to/46IYvgP]

note:


[I] Questo elenco non comprende i cinque opuscoli pubblicati nella raccolta Testi didattici da IFCH/Unicamp dal 1994 al 2005, contenente la traduzione introdotta e commentata della quasi totalità Filosofia del diritto (§§ 1-33; §§ 34-104; §§ 129-141; §§ 182-256; §§ 257-360). Né si tiene conto della traduzione, in collaborazione con Jeanne Marie Gagnebin, del Tesi sul concetto di storia, di Walter Benjamin (Boitempo, 2005). Il lascito del filosofo contiene anche una serie di testi inediti, che appaiono dotati di un elevato grado di rifinitura, tra cui spiccano i seguenti: Il pensiero fenomenologico di Husserl (1966, 26 pagine); Introduzione ai corsi di Epistemologia dell'Economia (SD, 14 pagine); Hobbes e l’aporia della rappresentanza politica moderna (SD, 15 pagine); Transitorietà (dialettica del finito e dell'infinito) e impermanenza (il ciclo della vita e della morte): un saggio di filosofia comparata (sd, 10 pagine); oltre ad appunti molto dettagliati e organizzati su praticamente tutti i corsi da lui tenuti ad Unicamp. Poiché richiedono un lavoro editoriale più sottile, la loro pubblicazione è prevista in un possibile quarto volume della Collezione.

[Ii] Questa “campana” ha imposto particolari difficoltà a questa edizione, poiché, nei primi testi, Marcos Müller si basa sulle edizioni allora classiche delle opere di Hegel (a cura di Hoffmeister per il Fenomenologia, ed. Lasson per scienza della logica e la redazione di Lavori per gli altri testi), mentre, nei testi più recenti, si avvale dell'edizione storico-critica del Opere raccolte. A questo proposito, la decisione editoriale adottata è stata quella di limitare lo slancio del dotto regressivo e lasciare i riferimenti quasi sempre com'erano - servendo da testimonianza, in ogni caso, dello stato delle trasformazioni avvenute nelle edizioni delle opere e dei corsi di Hegel negli ultimi decenni; tranne quando si trattava di riferimenti a Filosofia del diritto, che venivano quasi sempre aggiornati secondo la traduzione dell'autore.

[Iii] “[…] la vera via alla verità è l’esposizione, poiché appartiene all’essenza dell’esperienza, mentre è l’esperienza stessa ad essere pienamente consumata […].” (id., p. 137).

[Iv] “L’esposizione marxiana ricostruisce, sul piano ideale, il movimento sistematico del capitale come diverso, logicamente, dalla sua emergenza storica e universalizzazione e diverso, come metodo, dalla sua riproduzione sistemica reale”. (id., pag. 55)

[V] A nome degli altri curatori di questo volume: Antonio Florentino Neto, Erick Lima, Paulo Denisar Fraga e Verrah Chamma; e il team di digitalizzazione e revisione tecnica: Caio Rosalles, Gabriela Malesuik, Guilherme Balduíno, Henrique Valle, Iasmin Leiros, Igor Bessa, Janaína Teodoro, Maria Clara Rocha, Natan Oliveira e Rafael Siqueira.


la terra è rotonda c'è grazie ai nostri lettori e sostenitori.
Aiutaci a portare avanti questa idea.
CONTRIBUIRE

Vedi tutti gli articoli di

I 10 PIÙ LETTI NEGLI ULTIMI 7 GIORNI

Vedi tutti gli articoli di

CERCARE

Ricerca

TEMI

NUOVE PUBBLICAZIONI

Iscriviti alla nostra newsletter!
Ricevi un riepilogo degli articoli

direttamente sulla tua email!