Specchio giornaliero

Immagine: Rosangela Rennó
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da ANNATERES FABRIS*

Commenta la videoinstallazione e il libro di Rosangela Rennó e Alicia Duarte Penna

In un'intervista rilasciata a Maria Angélica Melendi e Wander Melo Miranda, Rosangela Rennó attribuisce la genesi di Specchio giornaliero a un problema con il nome stesso. Attirata dalla notizia del rapimento di una socialite di nome Rosangela, pubblicata su un giornale di Rio de Janeiro nel 1992, iniziò a raccogliere articoli su donne con “un nome così popolare”, per un totale di 133 testi.

La trasformazione della notizia in diario è affidata ad Alicia Duarte Penna, sua collaboratrice nella sceneggiatura che darà origine al video, in cui l'artista impersona “donne che non ho mai visto, non vedrò e non so cosa sono come".

A prima vista, ciò che attira l'attenzione di Rosangela Rennó è l'aspetto insolito dei fatti che sono diventati cronaca. C'è però una componente personale nel progetto, nato grazie a una Bolsa Vitae e ai fondi ottenuti dalla Fondazione Guggenheim. Come afferma nell'intervista, l'idea di personificare tutte le Rosangela è stata un modo per risolvere la difficoltà nell'affrontare le proprie immagini e la propria memoria.

La trasposizione di storie vere in un diario collage, che rimanda ironicamente al quotidiano sensazionalista inglese Specchio giornaliero, ha un aspetto peculiare, in quanto trasforma in finzione la realtà di un gruppo di donne colte in momenti traumatici della loro vita o nella banalità della quotidianità. I monologhi provati davanti alla telecamera attestano non solo la loro esistenza, ma la realtà stessa del mondo in cui vivono, allo stesso tempo diverso e basato su categorie stagne.

Il gioco tra differenziazione e non differenziazione è uno degli assi determinanti di Specchio giornaliero, strutturato da situazioni ricorrenti, pose stereotipate, costumi ripetuti o quasi identici utilizzati in circostanze diverse. Si configura così una soggettività eterogenea, fatta di frammenti e, soprattutto, di usurpazione di momenti di vita altrui, sottratti al contesto della comunicazione sociale e trasferiti in un ipertesto, che dà loro un nuovo significato, a metà tra identità e alterità .

È possibile applicare Specchio giornaliero la domanda che Anne Sauvageot pone al lavoro di Sophie Calle: perché le storie degli altri interessano l'artista? La risposta data dall'autore aiuta a comprendere il dispositivo che sta alla base della videoinstallazione di Rennó: sempre più molteplici e contraddittorie, le immagini di sé sono sperimentazioni immaginarie di possibili identità offerte alla quotidianità dalle realtà fittizie dei mass media. Appropriandosi delle storie di vita dei suoi omonimi, Rosangela Rennó innesca un processo empatico, che la porta a interrogarsi sul significato di certe esperienze e sulla possibilità di viverle personalmente.

Sebbene l'artista brasiliana non persegua una forma di autobiografia attraverso la vita degli altri, il parallelo con Sophie Calle non sembrerà offensivo, se si ricordano le istruzioni che le diede Paul Auster in manuale gotham (1994). Seguendo il copione d'azione creato dalla scrittrice, Calle non solo si apre alla possibilità di interpretare ruoli non determinati da lei, ma finisce per configurare un altro sé, molteplice e abbastanza flessibile. Rosangela Rennó affronta la stessa sfida quando diventa coautrice della sceneggiatura di Specchio giornaliero. Il personaggio chiamato “Rosângelas” la pone immediatamente di fronte al problema di una soggettività definita dall'esistenza di altre soggettività, dall'incontro con la differenza e, quindi, con il principio di alterità.

Poiché il personaggio “Rosângelas” dimostra che la soggettività può essere solo intersoggettiva, è possibile vedere in Specchio giornaliero una manifestazione di estetica relazionale, in quanto opera con la sfera delle interazioni umane e il loro contesto sociale, come proposto da Nicolas Bourriaud.

Il personaggio “Rosângelas”, che nasce dall'incontro con l'altro, è un dispositivo relazionale, così come i passanti anonimi celebrati da Braco Dimitrijevic, gli incontri con sconosciuti provocati da Sophie Calle, il ristorante gestito da Gordon Matta-Clark, le cene organizzate da Daniel Spoerri, solo per citare alcuni esempi. Il contesto sociale è presente nella videoinstallazione. I racconti, che rivelano situazioni inquietanti, lungi dall'aspirare a una totalità, preferiscono esplorare il microscopico, il casuale, il provvisorio, cercando un principio organizzatore nei molteplici tagli di una vita quotidiana banale e irregolare.

Nell'intervista del 2001, Rosangela Rennó afferma anche di sentirsi autorizzata ad entrare nel territorio delle altre Rosangela per l'impossibilità di identificarsi con esse, ma il modo scelto per configurare questo universo intersoggettivo permette di problematizzare questa affermazione. Con i suoi giochi corporei, le sue mimiche facciali, le sue intonazioni, la videografica “Rosângelas” acquista una dimensione concreta, palpabile, diventa un essere dotato di grande plasticità, che opta per diversi registri espressivi: distanziato, ironico, patetico, tragico, diretto, auto -assorbito. Recitando davanti alla telecamera, scandendo i discorsi di “Rosângelas”, l'artista, nonostante la sua prima intenzione, finisce per diventare un'interprete, un'attrice convincente. Questo aspetto risalta quando si sfoglia il libro, che porta il lettore all'interno del processo lavorativo dei due autori, rivelando il dialogo che si instaura tra testo e immagine, sia in termini tecnici che espressivi.

Il gioco di realtà-fiction stabilito in Specchio giornaliero sembra essere la risposta offerta dagli autori al problema dell'individualità di oggi. Lungi dal postulare un'unità inesistente, il personaggio “Rosângelas” attesta che l'identità è una costruzione continua, fatta di molteplici ruoli e molteplici messe in scena, che non può essere racchiusa nello spazio di una biografia, poiché aspira all'indeterminazione e al transito costante.

* Annateresa Fabris è professore alla School of Communications and Arts dell'USP. Autore, tra gli altri libri, di Antonio Lizárraga: una poetica della radicalità (Edusp).

Originariamente pubblicato su Giornale delle recensioni no. 4, agosto 2009.

 

Riferimenti


  1. Video Specchio giornaliero: http://www.rosangelarenno.com.br/obras/exibir/26/1
  2. Rosangela Rennó e Alicia Duarte Penna. Specchio giornaliero. Belo Horizonte / San Paolo, Editora UFMG / Edusp, 480 pagine.

 

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