Stato parallelo e stato profondo

Immagine: Marcelo S. da Silva
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da VINÍCIO CARRILHO MARTINEZ & VINÍCIUS SCHERCH*

In Brasile, destinato a un destino scoraggiante, è proprio la sicurezza giuridica a dare i primi segni di scosse sismiche

Quando il banditismo diventa un concetto politico, sistemico e sistematico, per non parlare della corruzione istituzionale, è segno che forse abbiamo oltrepassato il limite di ogni ragionevole livello di sicurezza. Se i paesi dell’America Latina si trovano ad affrontare attacchi diretti alla sovranità nazionale, alla loro sicurezza nazionale, in Brasile, destinato a un destino scoraggiante, è la sicurezza giuridica che mostra i primi segni di scosse sismiche. Come si suol dire, minacce, attacchi e attacchi si verificano sia nel mondo reale che nel mondo digitale.

La nozione stessa di sicurezza giuridica, a poco a poco, crolla di fronte alla perdita di autonomia e sovranità statale nell’ambito delle relazioni digitali. Questo perché, nella creazione di identità su Internet, il targeting algoritmico costruisce bolle capaci di minare la democrazia. I parametri di riferimento dei diritti umani, del giusto processo e della razionalità deliberativa sono indeboliti dall’intolleranza globale richiesta dai sistemi democratici (Appadurai, 2019, p. 29).

Vengono così distrutte le prospettive imposte dallo Stato di diritto democratico, soprattutto per quanto riguarda la costruzione di una Repubblica meno ingiusta, non privatizzata, più pubblica. Per quanto la democrazia si dissolva nel nulla, tanto più lo è l’idea che contenga pluralismo, diversità, dialogo, inclusione, su base concettuale.

Da un punto di vista più tecnico, la scossa sismica viene diagnosticata nella frattura esposta del cosiddetto “dominio razionale-giuridico” (qualcosa come il corollario del principio di legittimità – al di là della stretta legalità) e, approfondendo questo aspetto , è imminente la rottura delle strutture civilizzatrici del “monopolio legislativo” e, di conseguenza, dell’“uso legittimo della forza fisica”.

In altre parole, è su questo desideratum, sull’attacco al cuore del principio civilizzatore, che il ministro Cármen Lúcia del Tribunale Supremo Federale (STF) attira la nostra attenzione, concludendo che: “Questo scenario è “abbastanza serio”. “Soprattutto considerando l’audacia del reato di voler essere formulatore di leggi. Esiste il rischio reale che questo comportamento si estenda a livello statale e persino nazionale. Questa audacia criminale è grave”, ha sottolineato.[I]

La posizione dell'eccellente ministro Cármen Lúcia ci indica ancora l'azione, non solo l'attenzione, dello Stato-Giudice, di fronte all'“audacia” della criminalità organizzata nel posizionarsi come legislatore. Il fatto è soprattutto grave se pensiamo che la regolazione stessa del Potere Pubblico sarebbe alla sua mercé. E, in modo molto cinico (in rapporto allo stesso potere pubblico), è la possibilità che la criminalità organizzata – nel sistema solare del legislativo – indichi se stessa e i suoi metodi (tribunale penale) non solo come elementi di standardizzazione, ma piuttosto di normalizzazione. , del controllo sociale.

Il che ci porta al titolo, prima di passare all'indicazione sistemica e concettuale, perché, pur non essendo nomenclature siamesi, sono molto correlate. Se per stato profondo possiamo intendere l’esistenza di gruppi, famiglie (dinastie) e perfino individui che manipolano le corde dell’impalcatura sociale brasiliana, per stato parallelo intendiamo la forte presenza di organizzazioni criminali, le mafie, all’interno della macchina pubblica.

È rispetto allo Stato parallelo che ci dedicheremo un po' di più. Se è ancora un dato di fatto che non è possibile legiferare in modo chiaro contro lo Stato di diritto democratico – poiché permangono reati contro progetti chiaramente anticostituzionali – le possibilità che cercano di raggiungere il cuore dello Stato brasiliano sono evidenti. Citiamo ancora il ministro Cármen Lúcia: “Prevede, nel dovuto iter legislativo, il rispetto dei principi di moralità e probità, volti a “evitare che le norme costituzionali siano soggette a modifiche attraverso l'esercizio di un potere costituente derivato e distanziato dalle fonti di legittimità”. situato nelle sedi di una sfera pubblica che non può essere ridotta allo Stato”. (Informazioni 998 – STF, ADI 4887/DF, rel. Min. Cármen Lúcia, prova virtuale terminata il 10.11.2020/XNUMX/XNUMX)

D'altro canto, è possibile manipolare facilmente il bilancio pubblico in modo che i fondi pubblici non riforniscano l'apparato repressivo dello Stato, coinvolto nel monitoraggio e nel contrasto a quella stessa criminalità organizzata che cerca il controllo esecutivo e legislativo. Rompendo tutte le barriere, la sicurezza pubblica diventerebbe effettivamente sicurezza nazionale – come visto in Ecuador, El Salvador e Messico: uno dei precursori del cosiddetto narco-Stato.

Infatti, quando la sicurezza pubblica interferisce con quella nazionale, viene dato un altro avvertimento, scatta il segnale di una sorta di colpo di stato – è stato così nel Brasile post-1964 ed è così in Ecuador ed El Salvador. Quindi, progettare a cappio di eccezione, un colpo di stato nel colpo di stato, che limita sempre più i diritti fondamentali e richiede sempre più l’aggiunta del potere assoluto.

Se la criminalità organizzata ha una banca, come si può dire che il sistema politico-legale sia immunizzato? Non lo è, soprattutto se si considera che le risorse vengono destinate anche al finanziamento delle campagne per l'esecutivo e il legislativo.[Ii]

Il nostro obiettivo non è quello di difendere uno Stato gendarme o uno Stato penale, ma di evidenziare le minacce più serie e serie che oggi si trovano ad affrontare la pacificazione sociale, la stessa giustizia sociale, nel quadro del fragile contratto sociale. Soprattutto perché, secondo Wacquant (1998), lo Stato penale costituisce uno spostamento delle politiche penali e la decimazione delle politiche sociali. In altre parole, si registra una diminuzione abissale di quello che è considerato un diritto fondamentale sotto l’apice delle libertà individuali, delle conquiste sociali e delle pratiche di solidarietà e un brusco aumento delle politiche criminali sotto l’aspetto punitivo.

Non difendiamo uno Stato che si presta unicamente al controllo sociale e alla repressione criminale, anche e soprattutto perché la legge del più forte, della capitale della barbarie sociale abita il Brasile nel suo profondo, tanto quanto muove lo Stato profondo – lo Stato potere pubblico privatizzato dalle oclocrazie e dalle plutocrazie. A meno che non si consideri l’élite della criminalità organizzata, in parte già confinata nelle carceri federali di massima sicurezza, è possibile prevedere che il Brasile non abbia élite, ma piuttosto plutocrazie in difesa degli interessi sociopatici.

È in questo senso che lo Stato parallelo e lo Stato profondo si posizionano come specie del genere Stato incostituzionale, poiché racchiudono al loro interno tutto il parallelismo e la profondità di una crisi di “abusi indicibili” (Bonavides, 2009, p. 41) che scuotono le fondamenta dello Stato di diritto: legalità e legittimità.

Se l'art. 37 della Costituzione federale del 1988 stabilisce i principi-regole di legalità, impersonalità, moralità, pubblicità ed efficienza che sono obbligatori per l'applicazione dei meccanismi di garanzia dell'ordine e della sicurezza sociale, le figure parallele e profonde dello Stato dimostrano la logica della polizia potere, sorveglianza e ispezione statale, trasformando le istituzioni in ostaggi della riorganizzazione che cresce accanto, nell’albero anti-legale.

La soluzione, senza dubbio, starebbe nel godimento dei presupposti e degli orientamenti dello Stato di diritto democratico, nell'adempimento e nella promozione dei diritti umani, nel godimento dei diritti fondamentali. Questo insieme, seguendo altre composizioni, corrisponde al principio di regressione non morale/sociale: socialmente, la fame, la povertà, l'analfabetismo, ci dimostrano quanto siamo lontani dalla giustizia sociale; mentre l’intolleranza, la discriminazione, l’esclusione sociale, la ricerca dell’egemonia legislativa da parte della criminalità organizzata ci portano alla regressione morale. Ed è su questi due punti che la criminalità organizzata investe i suoi capitali, al fine di fare leva sul disgregamento sociale e sul disfunzionamento istituzionale.

Per concludere, basta immaginare (anche se non esiste una “immaginazione politica”) su quali basi, come verrebbe organizzato, per quali scopi si presenterebbe quello che viene chiamato potere estroverso, insito nel potere pubblico come istituto regolatore e come corpo di persecuzione sociale – se fosse sotto il giogo della criminalità organizzata.

*Vinicio Carrilho Martínez È professore presso il Dipartimento dell'Istruzione dell'UFSCar. Autore, tra gli altri libri, di Bolsonarismo. Alcuni aspetti politico-giuridici e psicosociali (APGIQ). [https://amzn.to/4aBmwH6]

*Vinícius Scherch Ha un dottorato di ricerca in Scienza, Tecnologia e Società presso UFSCar.

Riferimenti


APPADURAI, Arjun. La stanchezza della democrazia. In: La grande regressione: un dibattito sui nuovi populismi e su come affrontarli. Trans. Silvia Bittencourt, et al. 1 ed. San Paolo: Stazione Liberdade, 2019.

BONAVIDI, Paolo. Dal Paese costituzionale al Paese neocoloniale (Il rovesciamento della Costituzione e la ricolonizzazione da parte del colpo di stato istituzionale). 4 ed. San Paolo: Malheiros, 2009.

WACQUANT, Loïc. Dallo Stato sociale a quello penale. Atti di ricerca nelle scienze sociali. Vol. 124, settembre 1998. Disponibile su: http://www.persee.fr/issue/arss_0335-5322_1998_num_124_1.

note:


[I] https://congressoemfoco.uol.com.br/area/justica/crime-quer-formular-leis-diz-carmen-lucia-cenario-bastante-grave/.

[Ii] https://www.gazetaderiopreto.com.br/politica/noticia/2024/09/rio-preto-e-citada-em-investigacao-sobre-banco-do-pcc.html.


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