Parliamo di Antonioni

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da AFRANIO CATANI*

Commento su alcuni aspetti della filmografia di Michelangelo Antonioni, il grande premiato al 47°a. Festival Internazionale del Cinema di San Paolo

“Michelangelo Antonioni è un cineasta raro, che ha cercato ed è riuscito a esplorare con la macchina da presa non solo la realtà tangibile, ma anche quella dell’immaginazione, dei sogni, tutto ciò che non possiamo vedere, se non nel cinema” (Inácio Araujo, 2023)

1.

Immagino non ci sia critico cinematografico che non abbia scritto qualcosa su Michelangelo Antonioni, il grande uomo premiato alla 47esima edizionea. Festival Internazionale del Cinema di San Paolo. Me stesso, con i miei alti e bassi, solo dentro la terra è rotonda, ho scritto due commenti, a novembre 2019 e a marzo 2021.,

Il pubblico ha avuto la grande opportunità di vedere/rivedere, tra gli altri, un rumore (1961), L'eclissi (1962), Il Deserto Rosso (1964), Blow-Up: dopo quel bacio (1966), Il passeggero (Professione: Reporter) (1975), Lo sguardo di Michelangelo (2004), così come alcuni dei suoi cortometraggi.

Non analizzerò qui molto il lavoro di Antonioni, composto da 34 film tra lungometraggi e cortometraggi. Mi limiterò a evidenziare alcune peculiarità del suo fruttuoso lavoro.

Di Michelangelo Antonioni, Inácio Araujo scrive che “dire che è un cineasta dell'incomunicabilità, della noia, del nulla, del vuoto borghese, non spiega molto sul rapporto del cineasta con il cinema e le immagini che produce. far sì che lo spettatore appassionato lo classifichi immediatamente come noioso o pedante. Non è proprio così (…) Antonioni cercherà il significato della parola “realtà” e, non di rado, la metterà in discussione”.

Inácio Araujo cita un esempio evidente di tale affermazione, in Blow-Up: dopo quel bacio. La foto scattata dal fotografo rivela e nasconde allo stesso tempo ciò che lo preoccupa. Cosa ha fotografato, quando il “vero” apparentemente non è più visibile? “Una scena 'reale' o solo la tua immaginazione? Perché per Antonioni c'è in realtà qualcosa che il cinema non cattura, che è l'immaginazione. Oppure un altro: forse il reale è composto da uomini e oggetti, ma anche dai loro sogni, dall'immaginario e da ciò che mobilita”.

Em Il Deserto Rosso Non sappiamo esattamente quale male colpisca Giuliana, interpretata da Monica Vitti, attrice in cinque film del regista. In quello stesso film, che ricorda Seymour Chatman e Paul Duncan, Giuliana e Conrado (Richard Harris) tengono in mano un foglio di giornale mosso dal vento e lo esaminano. Per loro, “il significato di questa sequenza è che lo spettatore può creare il proprio significato, nello stesso modo in cui i personaggi creeranno il proprio. In questo consiste il contributo di Michelangelo Antonioni al cinema (…), nel trovare immagini in cui ciascuno spettatore possa ritrovare il proprio significato.”

Il titolo stesso del film è più suggestivo che descrittivo, secondo Cássio Starling Carlos, poiché l'azione non si svolge nel deserto, “ma la desolazione del paesaggio e lo stato d'animo del protagonista suggeriscono questo spazio. Il colore rosso è stato interpretato come metafora della ricerca erotica con cui si intende colmare il vuoto esistenziale.”

Michelangelo Antonioni ha spiegato in un'intervista il motivo per cui ha scelto il titolo di L'eclissi per il film con Monica Vitti e Alain Delon, in cui indaga l'ambiente urbano e il suo impatto sui suoi abitanti: “Ero a Firenze per filmare un'eclissi di sole. Silenzio, diverso da tutti gli altri silenzi, luce terrena e poi buio, immobilità totale. Durante l'eclissi probabilmente fermi anche i tuoi sentimenti, ho pensato. In qualche modo, questa sensazione è nata L'eclissi.” (Chatman e Duncan). Ebbene, ma nel film non c'è eclissi, e il titolo acquista un valore simbolico, evocando la sensazione di sconvolgimento della consueta vita emotiva di fronte al minaccioso arrivo dell'era atomica.

Secondo diversi critici, L'avventura (1960), un rumore (1961) e L'eclissi (1962) costituiscono la cosiddetta “trilogia dell’incomunicabilità”. Alcuni si espandono in una tetralogia, incluso Il Deserto Rosso (1964) – si vedano, ad esempio, le considerazioni di Cássio Starling Carlos, per il quale “l'insieme dei titoli mescola temi come l'angoscia amorosa, la nevrosi della vita coniugale e lo sfasamento tra successo materiale e frustrazione soggettiva con un modo di narrare quella rompe con le convenzioni”.

Dopo questa fase, Cássio Starling Carlos ricorda che Antonioni, dal 1966 al 1975, girò successivamente a Londra (Blow-Up), negli Stati Uniti (Zabriskie Point, 1970), nella Cina maoista (Cina, 1972) e in Spagna (Giornalista di professione). Questa serie di film “prolunga il concetto di indeterminatezza, spezza la fede nell'identità e sottolinea le debolezze dell'uomo forgiate nelle convinzioni politiche del consumismo e del comunismo”.

Nel 1980 ha diretto Il mistero di Oberwald, adattato da Jean Cocteau (1889-1963), sfruttando le innovazioni tecnologiche emerse all'epoca. Questa produzione di Radiotelevisione italiana (RAI), con Monica Vitti nel ruolo principale, è girato in video “Per esplorare le possibilità espressive del supporto elettronico, manipolando i colori per distorcere l'immagine secondo il tono emotivo dei personaggi” (Carlos, 2011).

Data dal 1982 Identificazione di una donna, che racconta la storia di un regista ossessionato dal fantasma della creazione, in cui cerca un'attrice per il suo prossimo film e una compagna, fallendo in entrambi i tentativi. Successivamente realizza diversi cortometraggi e alcuni episodi e, con l'aiuto di Wim Wenders, dirige il lungometraggio oltre le nuvole (1995). Ha detto addio alla fiction nel 2004, con un episodio del film Eros. Vale la pena ricordare che nel 1986 Antonioni fu colpito da un infarto che lo lasciò paralizzato in una parte del corpo e con problemi di parola.

Nello stesso 2004, della durata di 15 minuti, è uscito il documentario Lo sguardo di Michelangelo. Si tratta della visita di un altro Michelangelo, Antonioni, alla basilica di San Pedro in Vincoli, dove si trova la tomba restaurata di Giulio II, opera di Michelangelo Buonarroti (1475-1564) – Ignazio Araujo scriveva che il Michelangelo nato a Ferrara nel 1912 è il moderno Michelangelo, fragile, piccolo, barcollante, di fronte all'opera monumentale dell'uomo rinascimentale, la scultura del Mosè. “Michelangelo, il cineasta, contempla Michelangelo, lo scultore, che contempla Mosè. L'uno non esiste senza l'altro. Il fragile Antonioni che visita la chiesa (…) dove si trova la statua si confronta con la solidità del marmo e, allo stesso tempo, con la forza dello sguardo di Mosè. Uno segue l'altro, misteriosamente. E anche se Antonioni dovesse morire, come avvenne tre anni dopo aver realizzato questo piccolo film, l'incontro immaginario verrà registrato su pellicola, aspirando all'eternità tanto quanto lo sguardo di Michelangelo sullo sguardo di Mosè”.

2.

Anche quando sbaglia, le cose vanno bene nei film di Antonioni: è riuscito a presentare un Rod Taylor convincente in Zabriskie Point – Rod Taylor aveva lavorato Gli uccelli (1963), di Alfred Hitchcock – e, sopra Il Deserto Rosso, dichiarò qualche anno dopo che al momento delle riprese “gli attori italiani che volevo o non erano liberi, o chiedevano tanti soldi o non erano abbastanza conosciuti. Richard Harris non era l'attore di cui avevo bisogno, ma non perché fosse straniero. L'ho scelto ed è stato un mio errore. La voce che ho dato al personaggio di Harris, la cui voce era dolce e rilassata, si adattava meglio al ruolo, che richiedeva una voce forte”.

Nei quasi cinquant'anni di attività come regista, Antonioni ha avuto molti collaboratori che gli sono rimasti fedeli nel campo della sceneggiatura, della fotografia e del montaggio. Per quanto riguarda il cast, invece, ad eccezione di Monica Vitti, che ha recitato L'avventura, un rumore, L'eclissi, Il Deserto Rosso e Il mistero di Oberwald; di Lucia Bosé, attrice di Cronaca di un amore (1950) e La signora senza camelie (1953); di Jeanne Moreau e Marcello Mastroianni (hanno lavorato in un rumore e oltre le nuvole), è vasta la costellazione di attrici e attori apparsi nei loro film in una sola occasione – come Massimo Girotti, Franco Fabrizi, Alida Valli, Lea Massari, Alain Delon, Francisco Rabal, Vanessa Redgrave, Sarah Miles, Jane Birkin, Verushka, Richard Harris, Jack Nicholson, Maria Schneider, John Malkovich, Sophie Marceau, Fanny Ardant, Jean Renno, Vincent Perez, Irène Jacob…

In termini di sceneggiature, Tonino Guerra (1920-2012), ex maestro elementare detenuto in un campo di concentramento durante la Seconda Guerra Mondiale, è stato il più grande partner di Antonioni: ha sceneggiato A Aventura, un rumore, L'eclissi, Il Deserto Rosso, Blow-Up, Zabriskie Point, Il mistero di Oberwald, L'identificazione di una donna, Al di là delle nuvole e “Il filo pericoloso delle cose”, puntata di Eros (2004). Tonino Guerra ha scritto anche per Vittorio De Sica, Mario Monicelli, Elio Petri, Federico Fellini, Paolo e Vittorio Taviani, Andrej Tarkovskij, Theodor Angelopoulos. Va comunque precisato che Antonioni è l'unico autore delle sceneggiature dei suoi cortometraggi e di alcuni episodi da lui diretti, nonché co-sceneggiatore di tutti i suoi lungometraggi. Nel libro Il filo pericoloso delle cose e altre storie Si rivelò un lettore vorace e si definì, con falsa modestia, “un regista che scrive, non uno scrittore”.

Carlo Ponti (1912-2007), a sua volta, è stato il produttore di tre dei suoi film fondamentali: Blow-Up, Zabriskie Point e Giornalista di professione.

Gianni di Venanzo (1920-1966) è stato il fotografo di “Tentativo di suicidio”, episodio di 20 minuti del film L'amore in città (1953), Gli amici (1955), L'urlo (1957), un rumore e O Eclissi. È stato l'unico direttore della fotografia italiano ad aver ricevuto cinque volte il Nastro d'Argento, premio assegnato ogni anno dal 1946 (che attualmente copre più di due dozzine e mezza di categorie), per le interpretazioni e le produzioni cinematografiche, assegnato dall'Unione Nazionale Cineasti Giornalisti cinematografici italiani. È stato premiato Gianni di Venanzo, morto prematuramente L'urlo, I Magliari (Francesco Rosi, 1959), O Bandito Giuliano (Rosi, 1962), 8 (Federico Fellini, 1963) e Giulietta degli Spiriti (Fellini, 1965).

Carlo di Palma (1925-2004) iniziò la sua carriera come cameraman e assistente alla macchina negli anni Quaranta, in film che rinnovarono il cinema italiano, come Ossessione (1943), debutto alla regia di Luchino Visconti, e ladri di biciclette (1948), di Vittorio De Sica.

Ha lavorato con Pietro Germi in Divorziare all'italiana (1961). “Lo status di maestro arrivò quando si assunse il complesso compito di proiettare l'intellettualismo di Antonioni in 'technicolor' nel primo film a colori del regista, Il Deserto Rosso" (Pedro Maciel Guimarães). Poi lo ha fatto Blow-Up e Identificazione di una donna, oltre ad altri tre episodi diretti da Antonioni. Guimarães sottolinea anche la sua straordinaria collaborazione con Woody Allen, per il quale ha fotografato 11 film tra il 1986 e il 1997.

Enzo Serafin (1912-1995) fotografò tre nastri di Antonioni: Cronaca di un amore, I Vinti (1952), La signora senza camelie, oltre ad aver lavorato con Roberto Rossellini, Ricardo gascó, Luigi Zampa e Alfredo Guarini, tra gli altri.

Alfio Contini (1927-2020) fotografato Zabriskie Point e oltre le nuvole, mentre a firmarlo è stato Luciano Tivoli (1936), anch'egli di vasta carriera Cina, Giornalista di professione e Il mistero di Oberwald. Aldo Scavarda (1923) è stato il fotografo di L'avventura.

Antonioni è stato il montatore di molti dei suoi cortometraggi, essendo stato co-montatore di Zabriskie Point, Giornalista di professione, Il mistero di Oberwald e oltre le nuvole – il co-assemblatore di Zabrisky, Giornalista di professione e Cina era Franco Arcalli (1929-1978). Da segnalare la costituzione di Franco Arcalli Il conformista (1970) e Ultimo tango a Parigi (1972), entrambi di Bernardo Bertolucci, ed Il portiere di notte (1974), di Liliana Cavani. Con la morte del suo collaboratore, vittima di un cancro, all'età di 48 anni, Antonioni decide di avviare, da solo, identificazione di una donna.

Eraldo da Roma (1930-1957), che lavorò anche con Rossellini e De Sica, curò per Antonioni otto lungometraggi e due episodi: I Vinti, La signora Senza Camelie, Gli amici, O Urlare, L'avventura, Di notte, L'eclissi e Il Deserto Rosso. Infine, anche Claudio di Marco (1953) ha curato uno degli episodi di oltre le nuvole, l'episodio “Il filo pericoloso delle cose” e i cortometraggi Neto, Mandorli, Vulcano, Stromboli, Carnevalli (1992), sulle famose isole italiane, e Sicilia (1998).

3.

Michelangelo Antonioni lavorò fino alla fine dei suoi giorni. Dopo l'infarto subito nel 1985, che gli lasciò paralizzata la parte destra del corpo e lo privò praticamente della parola, imparò a disegnare con la mano sinistra e, secondo Wim Wenders, pronunciò una dozzina di parole fondamentali in italiano, come “si, no, Ciao, doppio, via, Fuori, domani, Andiamo, vino, Mangiare”. Ma era al culmine delle sue capacità mentali. Fatto sta che Michelangelo Antonioni, dopo il 1985, dirigeva ancora quattro cortometraggi, due episodi e, con Wim Wenders, il lungometraggio episodio oltre le nuvole, essendo stato co-editore di tre di essi.

Un'altra attività alla quale si dedicò intensamente fu la pittura. Michelangelo Antonioni scriveva che un aspetto curioso della sua esperienza pittorica è che “quando dipingo non mi sento pittore”. Racconta che fin da piccolo dipingeva, soprattutto volti: quelli di sua madre e di suo padre, “o quello di Greta Garbo (…) Qualche anno fa ho dipinto altri volti, di amici sconosciuti e immaginari. Ho tagliato uno di questi dipinti in piccoli pezzi e poi l'ho ricostruito. Il risultato è stato una montagna, ed è così che ho iniziato. Da allora mi sono lasciato trasportare dall'entusiasmo. Ho provato un grande senso di libertà e sollievo quando ho smesso di cercare di trarre ispirazione da problemi o idee quando mi avvicinavo a un dipinto. Pensavo che non sarebbe mai finita. La gioia del lavoro, della tranquillità o dell'equilibrio, come la definiva Gide” (Chatman e Duncan).

Michelangelo Antonioni ha dipinto decine (o centinaia?) di opere intitolate “Le montagne incantate”, il cui procedimento tecnico consiste nell’ingrandimento – e l’ingrandimento “rivela nel dettaglio gli elementi invisibili dell’immagine originale. Questo è un processo simile a quello discusso Blow-Up. Inoltre, questo processo si traduce in un’esperienza molto interessante per me come regista, poiché non avrei mai immaginato di far parte del mondo dell’arte, perché non sapevo dire quale forma d’arte avrei potuto attribuire a questi oggetti” (Chatman e Duncan).

Non posso non ricordare che l'Instituto Italiana de Cultura di San Paolo espone, dal 23.10 al 28.11.2023, una mostra di disegni di Antonioni. L'evento “Michelangelo Antonioni – piccoli disegni su carta” riunisce 24 dipinti da lui realizzati” e caratterizzati da un colore intenso e astratto che contrasta con i toni grigi caratteristici della capitale di San Paolo.,

Da una di queste immagini è nato il manifesto ufficiale dell'Esposizione di San Paolo del 2023. Secondo Enrica Antonioni, sua vedova, i disegni rappresentano “L'Ultimo Antonioni”. Spiega che “negli ultimi sette anni della sua vita si è espresso attraverso questi dipinti, questi colori. Aveva voglia e urgenza di comunicare” (Idem).

*Afranio Catani è un professore senior in pensione presso la Facoltà di Scienze della Formazione presso l'USP. Attualmente è visiting professor presso la Facoltà di Educazione dell'UERJ, campus Duque de Caxias..

Riferimenti


Cassio Starling Carlos. Michelangelo Antonioni: Il Deserto Rosso. San Paolo: Collezione Folha Cine European, vol. 12, 2011.

Inácio Araujo. L'omaggio ad Antonioni alla Mostra recupera le origini del cinema moderno. Folha de S. Paul, “Illustrato all'Esposizione di San Paolo”, p. C8, 25/10/2023.

Michelangelo Antonioni. Il filo pericoloso delle cose e altre storie. Rio de Janeiro: Nuova Frontiera, 1991.

Pedro Maciel Guimarães. Michelangelo Antonioni. Il Deserto Rosso. San Paolo: Collezione Folha Cine European, vol. 12, 2011.

Seymour Chatman; Paul Duncan (a cura di). Michelangelo Antonioni: L'indagine. Madrid: Taschen, 2004.

note:


[1] Cfr. Afranio Catani. “Antonioni e il limite pericoloso delle cose”. La Terra è rotonda, 30/11/2019; Afranio Catani. “Antonioni in Amazzonia”. La Terra è rotonda, 21/03/2021.

[2] San Paolo ospita una mostra di disegni di Michelangelo Antonioniwww.terra.com-br.cdn.ampproject.org>


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