Florestan Fernandes marxista

Immagine: Jan van der Zee
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da ANTONIO CANDIDO*

La sua fermezza teorica e pratica è una vera dimostrazione della vitalità del pensiero marxista.

È significativo e opportuno rendere omaggio a Florestan Fernandes nell'ambito di un simposio dedicato alla celebrazione del centenario della morte di Frederico Engels,[I] perché Florestan era un marxista convinto, anche se non dogmatico. Anche perché è arrivato al marxismo nel corso di un complesso processo intellettuale, che non ha annullato, ma ha incorporato altre linee teoriche.

Basti pensare che studiando l'opera di Marx, negli anni '1940, ha guidato la sua indagine dai principi del positivismo sociologico francese e del funzionalismo anglo-americano. A quel tempo, da un lato, ha tradotto e ha dato una solida introduzione a Critica dell'economia politica, di Carlo Marx; d'altra parte, ha utilizzato l'arsenale teorico del funzionalismo per svelare l'organizzazione sociale dei Tupinambá. Militava inoltre nel gruppo trotskista guidato da Herminio Sacchetta, che nel 1945 cercò di formare un ampio fronte chiamato Radical Democratic Coalition, che non funzionò, ma al quale il giovane Florestan dedicò molto impegno per una Mentre.

Ciò premesso, ci si potrebbe chiedere: era un eclettico? NO. Innanzitutto, notate che sto descrivendo la fase iniziale di una formazione non ancora pienamente maturata. In secondo luogo, perché guardando le cose oggi, ci si rende conto che, da socialista, esplorava in modo per così dire parallelo delle linee teoriche, estraendo infine una visione coerente e flessibile dalla loro interazione. Così, dopo un certo numero di anni, il suo parallelismo teorico raggiunse quello che si potrebbe chiamare un marxismo arricchito, che fu la sua formula personale. Marx esplorò anche linee diverse, a volte potenzialmente contrastanti, come l'economia liberale, inclusa la teoria di Ricardo, il radicalismo democratico francese, il materialismo filosofico tedesco, e non fu per questo eclettico.

Florestan Fernandes può quindi essere considerato un marxista dalla formazione lenta e composita, ma molto personale. Il suo grande successo in questo senso è stato quello di fondere armoniosamente il rigore della sociologia accademica con la prospettiva politica. A questo era pronto il maturo Florestan Fernandes, il Florestan Fernandes che istituì in Brasile un nuovo tipo di sociologia, trasformando la sociologia scientifica neutra in sociologia partecipativa, senza perdere nulla del suo rigore metodologico e della sua oggettività nella ricerca. Credo che sia stato il primo e ancora il più grande praticante in Brasile di questo tipo di scienza sociologica, che è allo stesso tempo un arsenale di prassi, facendo scivolare la conoscenza verso la critica della società e la teoria della sua trasformazione.

Questo gli fece sentire il bisogno di un esito logico, cioè lo stesso attivismo politico, che aveva praticato in gioventù, poi messo da parte e ripreso finalmente nel 1985, quando aderì al Partito dei Lavoratori e divenne un politico sostenuto. alla sua forte base teorica e traducendo il suo pensiero a livello collettivo attraverso l'attività giornalistica. Fu allora che canalizzò la sua prodigiosa cultura ed esperienza intellettuale nella riflessione sulla vita quotidiana, rendendo accessibile a centinaia di migliaia di persone il punto di vista socialista sui problemi del momento.

La sua traiettoria era completa, poiché la prassi emergeva purificata dalla farmacia sociologica e filosofica che aveva allestito con una grande capacità di sintesi, ma una sintesi trasfigurante. Partito con la difficile scrittura per specialisti, tipica dell'attività universitaria, è finito in un giornalismo denso e chiaro, fatto per illuminare il maggior numero possibile di lettori, compiendo i passi che definiscono un tipo molto fecondo di pensatore socialista.

È importante sottolineare che il consolidamento della sua posizione teorica, nel corso degli anni Sessanta, ha dato maggiore coerenza alla sua azione politica. Fin da giovane si è impegnato per il socialismo, ma dopo aver lasciato l'esercito nel piccolo gruppo trotskista di cui ho parlato, è stato soprattutto un militante solitario. sui generis, senza alcun nesso partitico, pur essendo, come ho detto una volta, partito in sé, come si vede nella sua lotta per la scuola pubblica, nel dispiegarsi dei suoi studi sul pregiudizio razziale, nella lotta per la riforma dell'istruzione a tutti i livelli, nel analisi radicale della struttura e del comportamento delle classi.

Nei limiti della mia incompetenza in materia, credo di poter dire che Florestan Fernandes, consolidatosi a partire dagli anni Cinquanta, è stato a suo modo un vero marxista. Non è mai stato interessato a far trapelare le sue opere nella terminologia ortodossa, né a forzare la realtà per giustificare teorie e slogan. Si è mosso all'interno del marxismo, non solo con libertà, ma con una coerenza e una fedeltà che hanno resistito a tutte le vicissitudini attraverso le quali sta attraversando ai giorni nostri l'eredità di Marx ed Engels.

Nella mia giovinezza ho letto un opuscolo tedesco chiamato Perché i marxisti rinnegano? Ora, Florestan Fernandes è stato uno di quelli che non si sono mai rinnegati, e la sua fermezza teorica e pratica è una vera dimostrazione della vitalità del pensiero marxista, oggi oggetto di tante esitazioni e di tante diserzioni. Quella coerenza, quella fedeltà, corrisponde alla rara integrità che lo caratterizzava e gli permetteva persino di non aver paura di essere fuori moda.

Si sono manifestati nel loro comportamento in qualsiasi settore, e quindi voglio concludere dicendo che si sono manifestati eccezionalmente in amicizia. Pertanto, sempre sotto questo aspetto, è opportuno onorarlo nel centenario della morte di Frederick Engels, cioè di un uomo che seppe essere uno dei più grandi amici che la storia ricordi.

*Antonio Candido (1918-2017) è stato Professore Emerito presso la Facoltà di Filosofia, Lettere e Scienze Umane dell'USP. Autore, tra gli altri libri, di Letteratura e società (Oro su Blu).

Pubblicato nel libretto Ricordando Florestan Fernandes, San Paolo, 1996, ed. dall'autore.

Nota


[I] L'articolo è stato letto in omaggio a Florestan Fernandes, in occasione del Seminario nel 100° anniversario della morte di Friedrich Engels, tenutosi presso l'USP il 10 novembre 1995.

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