XVII frammenti

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da AIRTON PASCHOA*

cinque brevi pezzi

crepacuore

Morì di dolore, diceva mia madre. Come potresti morire per questo? Ecco uno dei più grandi enigmi della mia infanzia. A proposito, che cos'era? Disgusto… Come hai potuto sentirlo? Sapeva di crepacuore? Rimasi a lungo a bocca aperta, non so se pensavo ma con quello che mi girava la testa, rispettabile com'era il contingente di esseri viventi sgozzati dal flagello, — vicino alla pandemia secondo i miei attuali calcoli, poiché poco contava ciò che è stato ufficialmente registrato nella morte... Era morto di dolore. Ma non è stato chiudendo la bocca che ho cominciato a sentire un sapore così strano e così familiare, a intuire la natura surrettizia del male. Era così per niente, chiudendo gli occhi un giorno, abbassando la testa con naturalezza, appoggiando lentamente le mani sul tavolo, tamburellandole leggermente con l'uno e l'altro dito, una specie di segnale, chiedendo dell'acqua a fine giornata , proprio così. e quello che ha fatto mio padre. Che è morto di crepacuore, disse mia madre.

 

Il Caseggiato II

Sposato a quattordici anni, nubile e magro. Suo marito l'ha chiusa in casa, camionista e cavernoso, sigillando la porta e il cardine. Ne ha approfittato e ha giocato a casa. Sulla via del ritorno, di notte, la riempiva di prelibatezze, caramelle al cocco, zucchero di canna, paçoca, pé de moleque, jawbreaker, maria-mole, sigh, strangeo, il giovanotto dalla voce pacata. Nemmeno dieci mesi dopo, ha dato alla luce il primo di un gruppo di pervertiti: tossicodipendenti, dissoluti, omicidi, suicidi, epilettici, artisti, e il creatore sa quanti altri difetti, roba da romanzo naturalista che proprio non so scrivi perché è passato di moda (e io non ne voglio nemmeno sapere dei guai con i propri cari).

 

pomeriggio dolente

Nella stanza squallida e buia, accanto al figlio-che-sarà-di-questo-ragazzo-malaticcio, la seduta pomeridiana era da capogiro. Lì, nascosta al marito, ha baciato Clark Gable, Gregory Peck, Cary Grant; lì ha cantato ed è stata cantata da Frank Sinatra; lì ha ballato con Gene Kelly e Fred Astaire. Non so se avevano la stessa faccia, o anche lo stesso corpo, ma era la stessa dolcezza, la stessa leggerezza con cui la portavano. Inoltre non so se è stato più facile o più difficile alzarsi e scegliere i fagioli per cena, non avevo scelta, avevo cinque figli e una piccola speranza nel domani di un bel film, prima di raggiungere l'età, la chiesa e il FINE. Eccessivo? Lo spero, dal profondo del mio cuore, dal profondo della memoria oscura e povera, dal fondo di questa poltrona dove, non meno malaticcio, ma più vecchio e più esperto, cambio ancora con gli stessi musical.

 

volere

Mari Almeida
(in ringraziamento)

Mentre i giocolieri umani evitano inorriditi di salire sulla scacchiera, le pavoncelle, ignare del rito privato, passeggia con grazia sul prato delle lapidi.

Quello che voleva... non ce l'ha mai detto. Forse non lo sapeva... Una vita migliore, forse, come la maggior parte delle persone. Non ce l'aveva, così come non ce l'avrà la maggioranza indigente.

Quello che voglio... penso di non saperlo neanche io. Chissà cosa ho sempre desiderato... Ma un'altra vita nella vita, emulando la sorella naturale (o soprannaturale), richiede una fede tale che di solito non sopravvive al tempo.

Quello che volevo-volevo ora, a questo punto della curva, è forse poco più che volere-volere. E questo è quanto di più vicino posso ottenere.

 

[romanzo familiare]

Faccio sapere, a chi può interessare, che di fantasia non aveva nulla, caso unico nella storia della Psicoanalisi, il nostro romanzo familiare. Fui affidato dalla fasciatura alla balia, bianco e sgridato, perché confinato, per espresso ordine, nel mondo della Letteratura. E così è stato. Non potevo giocare per strada, non potevo guardare la TV, non potevo giocare a pallone, tutto per un bambino. Non poteva fare niente, insomma, e scomparire presto! altrimenti leggi e leggi e niente fumetti! anche una cosa da bambini. Così il ragazzo pregò, per un'ora e mezza, rapito dal vivace corteo di trattini e storte e storte e confessando e mormorando e sussurrando e palpando e annuendo, entrò nel dialogo e, presto, nella gabbia. Oggi, da anni e per strada, (l'altra bocca del canonico) attende, non dico la presenza in una mammella cadente della Baronessa di Itararé, (oh mama, Mamãe, mama, ubi assunta?) che deve sono già passati da questo alla più plebea delle repubbliche, attende almeno il feudo di Petrópolis... o di Parati — i cui festeggiamenti, tra l'altro, termineremo subito, per ristabilire il primato della gravità storica.

*Airton Paschoa è uno scrittore, autore, tra gli altri libri, di vedi navi (e-galaxia, 2021, 2a edizione, rivista).

 

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